Il Socialismo - Anno III - n. 22 - 10 gennaio 1905

IL SOCIALISMO 343 sforzo deve es.:;ere maggiore, e la vittoria molto piì.1 in– certa e dillkile. fnoltre. pcrchè l'esempio di un danno che debba tener dietro all'azione trattenga ctlìcacemente dall'azione stessa, conviene che il tristo effetto segua inevitabilmente e immediatamente: la cau!-a: e queste due condizioni non sono oggi caratteri essenziali delle sanzioni penali. Tutto sommato. quando in casi così comuni, non si può per le ragioni suesposte fare assegnamento sul– l'emenda del reo, e neppure contare sull'efficacia del– l'esempio, che cosa resta per sostenere i benefici ef– fetti della pena ciel carcere? Del concetto clelln reinte– grazione di un ordine ideale turbato non si può occupare che chi ha del tempo da perdere in questioni inutili; rimane dunque soltanto la soddisfa7,ione del sentimento pubblico in genere e di quello della parte lesa in par– ticolare. commossi e indignati chi delitto. !vfa anche qui si potrebbe ripetere la vecchi:i. domanda: Q111 /rompe– i-on ici? Non è lecito ad una società civile il fare assurgere al grado di superiore norma di convivenza la formula puerile e semplicista del render male per male. Quel che importa si è che il colpevole di un'azione :rntiso– ciale, non ricavi dal fotto proprio il vantaggio deside– rato, e ne risenta invece una diminuzione cli benessere con il doppio obbligo del ri-;arcimento del danno in– flitto. e della prestazione dell'opera propria anche in pro' dei consociati in generale. Risarcimento del danno, lavoro utile. e allontanamento dal consorzio sociale se– condo il grado di temibilità del delinquente e per il tempo reputato necessario per il ripristinamento e il rafforzamento del suo senso morale i ecco i tre cardini fondamentali del trattamento cui i criminali debbono essere sottoposti. Se oggi un condannato esce miglio– rato dal carcere, ciò avviene per eccezione, e malgrado b pena subìta; bisogna dunque far sì che ciò che co– stituisce eccezione divenga regola, cambiando sistemi, regolamenti, ambiente, in modo che gli stabilimenti di pena si trasformino in istituti di cura per i passionali e per gli altri criminaloidi, mentre i manicorni crimi– nali terranno segreg<!,ti a tempo indeterminato gli indi– vidui seriamente pericolosi) e serviranno come stanza di osservazione per casi dubbi i. Ecco come le cifre ter– rificanti della nostra criminalità si potranno abbassare. Infatti, se di fronte ai vantaggi presunti degli attuali sistemi penalogici si pongano i vantaggi offerti dal cri– terio della difesa sociale sostenuto dalla scienza positiva, si otterranno dei risultati non dubbi. Se tizio invece di essere condannato a rimanere recluso per un detenni– nato numero cli anni in uno cli quegli stabilimenti dove i precetti della igiene fisica. e morale sono così mal noti e peggio applicati, venisse obbligatoriamente adibito ad esercitare un ufficio che stesse in accordo con le sue attitudini, egli potrebbe in tempo relativamente non lungo riparare il mal fatto e riabilitarsi. Cli s:irebbe imposto un lavoro piì1 continuativo e piì1 prolungato di quello ordinario, e mccli:rnte q.Jesto lavoro, retribuito secondo il suo valore reale, sopperirebbe al manteni– mento proprio e della famiglia. riducendone le spese al necessario in osservatiza di speciali regolamcnti 1 per formare coi resto un fondo destinato alla restituzione, fino al limite possibile. delle somme indebitamente ap– propriatesi. Uno scrupoloso e <liuturno esame basato sui molteplici dati antropologici indicherebbe in seguito quando fosse giunto il momento di poter rendere a co– stui la piena libert.'t dei suoi atti, salva la garantia. ove occorresse, per la continu:izione dei versamenti al fondo del risarcimento dei danni. Taluno disse, e non senza ragione, che bisogna trat• tare i nostri nemici in modo da non rendere impossi– bile che essi eventualmente ci ridivengano amici; ebbene. la società che ha il dovere di difendersi contro i de– linquenti, i quali, in tesi generale, possono essere con• sid~rati come suoi nemici, deve saper distinguere indi– viduo da individuo, valutare di ciascuno i motivi determinanti la condotta, nonchè il grado tli temibilità, e adottare il trattamento caso per caso. Così allorchè si tralli di rei d'occasione non induriti nel de1iuo e senza speciali note degenerative, essa, obbligandoli a risarcire i danni prodotti dalla loro azione, li sotto– ponga ad una cura fisiopsichica quali ammalati guaribili, e, senza istupidirli o inferocirli col terrore o col noncu– rante disprezzo, niostri loro che la via della riahilita- 1.ione è aperta per essi, non appena all'occhio clinico del cosce111.ioso psichiatra appariranno, mercè l 'eserci1.io della onesta operosit.'t equ:tmente rimunerata, eliminati o soffocati i germi che già diedero sviluppo alle condi– zioni morbose del criminaloide. Ecco come si può tutelare insieme i diritti della 'so– cietà in genere e dei danneggiati in particolare, senza spingere alla estrema rovina chi ha ceduto ai mali im– pulsi per deficienza di energia. non per insanabile cor– ruzione, sen1.a abbrutirlo con la cura sistematica delle quattro mura e del chiavistello, applicabile in varie dosi secondo l'ispirazione data dalle formule astratte, e non secondo la convinzione desunta cbllo stato reale del– l'ammalato. L,,ro R1x1r:1H Dr: Roccm. SCIENZA ED ARTE I patriarchi del socialismo XXIII. MA LO N. ( I 841· I 893). Dih~ <'h<' Bcnoit .\f. . .. 1011 è l'iniziatore del -soeiali.,mo rìformi<,;ln - che in fondo è mNodo, <lottrinn e progr:unmn tulio frnn<.'(''>l' 1· .,i ,;p!~gn lwni'i.,imo <,;toric-nnwntt• ,wl pnc-s<· <li B'nnc - ~ 1.1011 -;hnglit'r~t.-. Antonio I ~1briob. il g :mdi-;,imo crittC'o 110<,;tro dd -;ocinlismo, l'intCq):CI(' pih ncuto (' pih \':lSIO del mnt1•ri:'1H<;mo<;torico, <;Ok\'a ript•ter~· che i frnncesi nmkintl'ndono il m:uxismo. Dìnnnzi nl pro• bkm:1 soci:ilc, In i'rnncin pcn<;:,trice è \('Tllpt,· idrologiea o, alllleno, non l· m. 1tcri:l.listn . l't•r qu1•<;to i hiologi'>ti d1•1\n<,;loria, ddl:l 1ctU'· mtnrn <' dcli<' sci<"nll' ,;ot":nli, Tnine, S.1i11t-B1•u,·t·. il primo ,;l)('('ial– mt"nll', hanno 111•lk1 loro 11:lpienzn qunkhe co11:1 di :mglo-sn-.,mw ,. di tt·<lc-.t"o <' ìn.,km<" ìrr:'lcli:1110 l'op<'rn. loro c-<>nun lirismo ,·i\·o di rnppr<''i('!lt:"11.io1w. Una n1\tn ,;i dil'('\':l: In Fr:lnci:l non 'it•nt(• ~lmk<'Sl)(' :l.TI ' - fu il Ul'rvinu<; clw \o 1>Ni..,<;1•, mi p;"Ln• 1 rid1iama11<10 la fr:ise c-l'l•·bre di

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