Il Socialismo - Anno II - n. 22 - 10 gennaio 1904

IL SOCIALISMO studiare le varie proposte prima di porle in discussione pubblica, ed essa li aveva tutti respinti. Quasi tutti questi ordini del giorno, quale in una forma, quale in un'altra, reclamavano << l'amministrazione collettiva dei mezzi di produzione», oppure «l'intero frutto del lavoro», altri aggiungevano la necessità della lotta politica. La Fede– razione dei fornai propugnava « il possesso collettivo delle terre e del capitale ». Appena la Commissione in pubblica assemblea si di– chiarò sfavorevole agli ordini del giorno socialisti, il com– pagno Afax 1-Iayes di Cleveland Ohio, uno ne presentò, il quale compendiava tutti gli altri ed era così concepito: « Poichè il salario non può mai essere considerato « l'intero equivalente del lavoro, il Congresso racco– « manda che i lavoratori rivolgano la loro attività nel « campo economico e politico alla conquista del!' intero « prodotto del loro lavoro ». . Questa mossa di liaJ,es fu abilissima; cd egli so– stenne con calore I~ sua proposta, ricordando gli inu– tili sforzi fatti da 38 anni a questa parte dalle Unioni di mestiere pure e semplici sul campo della lotta econo– mica e concludendo essere oramai necessario che i lavo– ratori lottino sotto la bandiera della lotta di classe e non solo sul terreno economico, ma anche su quello politico. Posta la qùestione come la pose HaJ1es, quale dei de– legati avrebbe potuto opporsi a che si votasse un or– dine del giorno auspicante « alla conquista dell'intero prodotto del lavoro »? Quali ragioni avrebbe potuto addurre un rappresentante di operai per avversare una simile proposta? Gompers capi ed adoperò ogni suo sforzo per im– pedire che l'ordine dCI giorno Hayes fosse preso in considerazione. In un discorso, che farebbe onore ad un procuratore del re d'Italia, frequentemente inter– rotto dalla folla operaia accorsa ad udire il dibattito, egli si scagliò contro il Socialismo, facendo uso dei so– liti luoghi comuni che il Socialismo è un'utopia, che esso divide il proletariato, che la politica guasta e cor– rompe le Unioni e via di seguito, Atfilcl1ell, rafforzò con altri simili argomenti il dire elci suo presidente. Non valsero gli abili e forti discorsi cli Hayes, di Mikol, di Lughlin e di \Vhecler, la pro– posta socialista fu schiacciata con 17 mila voti contrari contro 2200 favorevoli e nella ele1.ione presidenziale il compagno Ernesto K,~efl di Filadelfia ebbe r I 34 voti contro 12,524 dati al Compers. Il risultato, che era preveduto e prevedibile, dato il fatto che la classe operaia nord-americana è lontanis– sima ancora dal possedere una salda coscienza cli classe, non ha per nulla scoraggiati i proponenti dell'ordine giorno socialista, i quali al contrario sperano di poter poco a poco far breccia in questo baluardo del vecchio e gretto corporativismo egoista che è l' A111e1 irmt Fede~ ration of Labor. Compers e Afitcht'll usarono naturalmente di tutta la loro influenza per vincere i ma quando i vec<.hi dèi se ne saranno andati, e quando - cessate le intestine discordie - i socialisti nord-americani daranno mag– giori cure alla formazione delle coscienze proletarie ed alla educazione delle menti, allora quello che oggi è ancora sogno e speranza di pochi, potrà essere realiz– zato; e le Unioni di mestiere, sbaraz7.atesi degli utopisti o dei furbi che sogn~.no le impossibili armonie, potranno porsi di conserva col proletariato internazionale e con esso marciare alla conquista integrale del prodotto ciel 1:1.voroper tutti i lavoratori. G. l\f. Serrati. LoStato elesue funzioni nella Nuova Zelanda La Nuova Zelanda è l'esempio pratico e luminoso che nei piccoli Stati e nelle terre nuove le idee indi– vidualiste ed anarchiche non possono allignare. I pic– coli Stati posseggono troppo pochi capitalisti, e questi posseggono troppo piccoli capitali perchè possano essere compiute da privati - anarchicamente. individualisti– camente - quelle grandi imprese di cui lJno Stato, per quanto piccolo, non può fare a meno. È dunque Jo Stato che solo può procurarsi i capitali necessari ad un interesse non usuraio. Date queste condizioni. l'anar– chia significherebbe e sarebbe il bestiame rubato, la terra occupata dal più forte; breve, il disordine e la violenza eretti a sistema. Ma il pioniere sente la necessità della solidarietà e della cooperazione degli altri uomini; di qui la costi– tuzione dello Stato e la fortemente sentita influenza ciel Governo. L'esperimento socialista della Nuova Zelanda è il piit interessante fra quelli di tutte le colonie inglesi; non già perchè sia là una specie d'utopia, ma sibbene perchè le condizioni climatiche ed etniche fanno il paese specialmente adatto a codesÌ:o esperimento. D'altra parte bisogna convenire che se il movimento socialista sembra, comparato agli Atti del Parlamento inglese, aver fatto passi da gigante, nondimeno la distanza che lo separa dai postulati del completo e scientifico collettivismo è altrettanto grande quanto quella che ora ha già traversata. Il sistema industriale della Nuova Zelanda è simile al capitalismo europeo. Soltanto qui ci si mescola anche lo Stato. Infatti lo Stato è il più grande possessore della terra, ma non il solo proprietario; è il più forte industriale, ma non l'unico del 'paese; è il più sicuro ed accreditato assicuratore sulla vita, ma però fra una mezza dozzina di simili Società. È anche, per eccel– lenza, l'educatore e i nove decimi dei ragazzi zelandesi sono istruiti nelle scuole dello Stato i ma l'altro decimo è istruito da maestri privati e da scuole indipendenti dal Governo. Lo Stato ha istituito i pubblici curatori delle proprietà private e costoro amministrano r ,800,000 lire sterline, ma gli amministratori privati, curatori e guardiani hanno somme maggiori aflìdate alla loro cura. Lo Stato concorre anche ai trasporti per terra e per mare, ai servizi postali, telegrafici e telefonici, e per poter sopperire alle spese che questi esercizi gli hanno imposto, h:i. dovuto fare dei prestiti in Inghil– terra. È in verità non un grande« capitano d'industria>>, ma un grande industriale molto indebitato; non un ricco proprietario di terre, ma un grande proprietarie,, le cui terre sono gravate di molte ipoteche. Il debito della colonia è formidabile se si considera che ammonta a 40 milioni di sterline e che la popo– lazione non supera i 750,000 abitanti. Naturalmente lo Stato sente l'obbligo d'essere un buon debitore e paga regolarmente gli interessi del proprio debito, quantunque non trascuri gli interessi del paese ccl accresca continuamente le linee ferroviarie e gli affari della propria Società d'assicurazione sulla vita, che possiede ora un capitale di 10,000 1 000 di lire sterline. I vantaggi politici di questo metodo sono evidenti in senso soci:i.lista. I poteri dello Stato in materia di

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