Il Socialismo - Anno II - n. 2 - 10 marzo 1903

IL SOCIALISMO 21 Dunque che sulla vita il lavo.ro del bambini' pare influisca sulla loro degenerazione fisica, c1uesto \·isibile decadimento della bellezza, del vigore fisico, dell'este– tica della specie che invade inesorabilmente tutti i paesi industriali, portando ovunque il terrore. Bcnchè anche in questo la ricchezza abbia una grande influenza bene– fica, (Bergamo, :Milano, Torino offrono accanto a cifre altissime di bambini operai basse cifre cli riformati), pure in genere l'aumento della cifra dei piccoli lavora– tori \·a cli pari passo con l'aumento del numero dei riformati; ma il bambino povero non ha la scelta tra le fatiche del lavoro e la vita tranquilla· del coetaneo bor– ghese ma tra le fatiche del lavoro e le conseguenze della miseria, e che sono per la sua vita, se non per la sua bellezza, più graYi. Come può quindi una legge attenuare questi danni senza esporre il bambino ad altri peggiori? Diminuendo le ore di la,·oro? Ma il bambino non lavora da solo: egli è sempre l 1 aiutante di un adulto 1 che non può restar isolato parecchie ore senza grave perdita di tempo; ciò si risolve in una diminuzione di mercede per tutti 1,; due. Di più: il bambino va alla fabbrica soprattutto nelle piccole città che raccolgono i bambini del circo– dario1 sempre accompagnato dagli adulti; per cui, se anche non ha lo stesso orario, resta egualmente tolto al sonno e al riposo, ed è esposto alle intemperie della stagione e agli allettamenti del vizio, nella strada du– rante ii tempo nel quale aspetta il suo turno per en– lrare in fabbrica. Se, clunqne, non è diminuendo le ore cli lavoro che si possono attenuare i danni ciel lavoro senza esporre il bambino a danni peggiori, sarà alzando il limite di età entro cui si consenta di laYorare? Ciò aveva forse qualche valore in Inghilterra dove la mano d'opera es– sendo molto alta I' industriale cercava di sostituire la donna e il bambino all'uomo per diminuire le mercedi - cercava cli adescarli, di allettarli, di conquistarli - ma non già da noi, dove esiste una grande scarsezza di capitale e una grande abbondanza di mano d'opera disponibile. tranne in alcune industrie che si trovano in condizioni speciali. ~on è l'industriale da noi che ha interesse ad occupare i piccoli lavoratori, (i quali per la poca pru– denza e fermezza e forza propria dell'età loro, per le maggiori responsabilità che vi sono connesse, dànno molto meno rendimento degli adulti), quanto il paese che spinge a\11occupazione dei fanciulli, come delle donne, come degli adulti che si affollano in massa, tratti dalla miseria, dove c'è possibilità di lavorare. Tutti sanno quanto sieno premuti gli industriali d'o– gni parte per accettare ragazzi che non hanno ancora l'età consentita dalla legge, e a cui i sindaci sono. spesso, obbligati a falsificare le cbte. Non, dunque, diminuendo le ore di lavoro, non al– ;,;anclo il limite d'età per essere assunti al lavoro, si può giovare ai fanciulli che hanno bisogno ai lavorare. E allora? Liinitando ilgenere cli lavoro cui i ragazzi possono essere adibiti? l\la senza dire che l'operaio di– venta tanto più valente quanto pili costantemente e di buon'ora ha imparato la sua arte, dove comincia e dove finisce il perico!o? li Levi Morenos ha dimostrato quanto sia gravoso e pericoloso per il bambino il mestiere di pescatore, ma egli stesso è contrario alla legge, pcrchè è impossibile avvezzarvicisi se non si comincia con l'in– fanzia. Di quale mestiere non si può dire altrettanto? E allora? Limitando il permesso di lavorare ai soli bambini sani e bene sviluppati che sieno in grado di sobbarcarvisi? Questo sarebbe abbastanza razionale e cònsono a quanto esprimono le cifre perchè in com– plesso pei bambini, come per le donne, il lavoro mo– deratamente esteso, cioè finchè si conserva al disotto dei 14 per cento gli è utile e diminuisce la mortalità; e la aumenta solo quando 1 come ben si vede dalla 7"a– bel!a B, C sorpassato il 1.4 per cento. !Via per diminuire il numero dei piccoli lavoratori deboli o malati, non leggine occorrono, ma denari che bastino a nutrirli senza bisogno del loro la,·oro. Già per quel poco di ricchezza che è venuta. aumentando in questi due ultimi anni, senza leggi speciali, si è visto che in tutta Italia il limite d'età a cui i bambini son messi a lavorare si è andato alzando, cioè son diminuiti negli ultimi anni i bambini dai 9 ai 10 anni impiegati, come lo dimostra la seguente tabella tolta dal disegno cli legge Carcano - Su.I lavoro delle donne e dei fanciulli - Legisl. XXI, 1900, n. 280, pag. 3. 1896 1897 1898 1899 1900 'l'O'fAI.E Fanciulli 9,o55 t0,010 ro,327 I 1 ,753 I1,918 TAIIELI.A C. dai 9 .ii io anni 0.83 2.20 3.58 2.96 2.48 I a,, ,o ai 12 anni I3-75 10.36 15 25 14.00 13.80 95-4 2 48.44 81.17 83.04 83.72 Gli è che non sono i padri o le madri che per inu– maniti\1 per crudeltà mettano i bambini a lavorar troppo presto; è la miseria che ve li spinge, nè questa si può radiar di colpo con una legge, con un decreto mini– steriale che obblighi senz 1 altro a diventar ricchi o al– meno a spendere e comportarsi da ricchi. Il Barazzuoli stesso, proponendo la riduzione del– l'età per i bambini del!e altre regioni, dice che a Cal– tanissetta la miseria è tale che non si potrebbe imporlo senza far nascere una rivoluzione. Gli è c!te quando il lavoro scarseggia e le piccole braccia rimangono disoccupate, la miseria fa peggiori stragi nel fragile corpo delicato, c!te non il più duro laporo. Gli è che quando il lavoro scarseggia e le piccole braccia rimangono disoccupate, la miseria fa peggiori stragi nel fragile corpo delicato, che non il più duro lavoro. I paesi infatti che hanno la massima mortalità in Italia non son già quelli che occupano più donne o bambini, ma quelli che hanno una ricchezza media minore, cioè inferiore a 1 1 lire per abitante, come Rene– ,·ento, Reggio Calabria, Caltanissetta, Avelli no. E alla miseria io credo sia da ascrivere, più che al sopralavoro, la terribile mortalità di Caltanissetta che non si verifica negli altri paesi che occupano un numero anche maggiore cli ragazzi. f\ Caltanissetta accanto al grande numero di bam– bini occupati in tenera età, a lavoro gravosissimo, ab– biamo mercedi miserabili 1 talmente che, paese unico forse al mondo e anche in Italia, ha accanto, una cifra altissima cli lavoratori piccoli e grandi con una cifra minima di ricchezza, la minima del regno. Si capisce quindi che ivi i bambini sono obbligati a lavorare molto e mangiar poco, fatto questo di grande impor– tanza, perchè il vantaggio maggiore del lavoro è ap– punto quello di permettere una buona razione di cibo. La fame è il più terribile nemico del bambino che deve non solo vivere, ma crescere e modificarsi conti– nuamente. Tutta questa folla anonima di uomini, donne e bam– bini che voi vorreste ricacciare nelle case, sono martiri del lavoro 1 ma martiri necessari, e fatali che mossi da mo– tivi immediati e personali, tutti assieme van preparando inconsci con le proprie braccia la prosperità de111anre-

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