RE NUDO - Anno IX - n. 68 - agosto-settembre 1978

lettere - lettere - lettere - lettere - lettere lettere Vi scrivo, molto in ritardo, riferendomi all'intervista che avete pubblicato qual– che numero fa a J ohn Cage. Mi sembrano molto discutibili un paio di cose: 1) non fate nè una critica, nè una qualsiasi anali– si della teoria estetica di Cage; questo è indice· di superficialità (o di accettazione incondizionata). 2) La teoria dell'ascolto della musica come pura recezione di tut– to quello che casualmente giunge alle nostre orecchie. Si può facilmente dimo– strare come una tale teoria sia quanto di più "conservatore", "alienato", "inuma, no" si possa inventare in.arte (a parte il fatto che tale teoria porta semplicemente fuori del campo dell'arte così come di. qualsiasi "attività" mirante all'espressio– ne o all'utile o al "diletto" etc. etc. da parte dell'uomo). Ma basta fare qualche esempio che parli un po' più concreta– mente all'immaginazione di compagni sempre più disabituati al ragionamento, alla "teoria". Ve lo immaginate un ope– raio in una fabbrica metalmeccanica che considera il "suono" che gli giunge come "musica"? ! Ma questo potrebbe essere considerato un caso limite (comunque diffuso, mag– gioritario) ma mi rifiuto comunque an– ch'io, che metalmeccanico non sono, di considerare non solo come musica ma come alcunchè di accettabile il suono che mi giunge giornalmente dalla città quan– do, mio malgrado, la attraverso per recar– mi al duro lavoro. E' contento Cage di ascoltare il suono della ·pulsante civiltà industriale? Bene che l'ascolt.i pure. Questo gusto, per me masochistico, in ogni caso dimostra il miracolo di istupidimento che possono fare i soldi, il benessere: la possibilità (riservata a pochi) di sperimentare la vita nella società di oggi non come sofferenza ma come esilarante divertimento, dina– mismo, vivacità, entusiasmante luna-park, frenesia ... Forse le teorie. Zen sono nate in un altro tipo di mondo in cui non era reazionario, nè giustificatorio della soffe– renza, identificare la musica con il suono casuale; o sbaglio? O gli uccellini hanno lo stesso senso sonoro dei Kawasaky, delle sirene e le altre paranoie metropolitane? Non pensate che molto più semplicemen• te sarebbero maggiormente opportuni e fecondi per interpretare il suono della nostra civiltà concetti come "inquina– mento acustico"? Il modo come ci risul– ta dipinto il signor Cage alla fine dell'in– tervista è più o meno come un artista "rivoluzionario" "sballato" d'avanguar– dia, una persona sensibile a ciò che di umano, positivo si può trarre dalle civiltà orientali; un anticapitalista insomma, amico di un passato non ancora contami– nato bla bla bla. Per me è nella migliore delle ipotesi un superficiale, confusionario nella teoria, un oscurantista (tutto il suono è giustifi– cato come musica perciò è accettabile, indifferente anzi godibile! Dimentica che qualcosa per essere gustata deve esse– re gradevole, interessante o quello che volete, ma non un tormento come i rumori nocivi); questo nella migliore del– le ipotesi ma nella più attendibile direi che è un furbastro,(americanaccio ), un divo,che trae abilmente soldi da attività che per gli uomini non sono assolutamen– te, in nessun. senso, di vantaggio. Bravi compagni! Appoggiate questi soggetti e soprattutto dimeriticatevi di ragionare e farete I un grande servizio alla cultura al– ternativa, per la quale dite di lavorare. Non ritenete per esempio che la risposta che egli dà alla vostra domanda politica (sulla società) sia una prova di quello che dico (nella sua stranezza insignificanza evasiyità "originalità", roba da divi?). O questo intellettuale non si è mai posto il problema politico, e il disinteresse è già qualificante, o avrebbe ben potuto dare una risposta meno scema e più compro– mettente: diplomazia da divi, adusi alle insidie delle interviste: mai sbilanciarsi troppo, fare simpatia un po' a tutti, il pubblico serve (il cliente ha sempre ragio– ne). lo credo seriamente che un giornale come Re ,Nudo. che vuole contribuire all'elabo– razione di una cultura "rivoluzionaria" debba anche impegnarsi in una discussio- ' ne ben più seria e meno eclettica sull'e. stetica, sull'arte contemporanea, e non appiccicare Lou Reed a Cage, il country blues, l'arte popolare al rock commercia.– le, gli artisti romantici a etc. etc. come fossero cose comunque e facilmente com– patibili. O avete paura anche voi di scon– tentare un certo pubblico? Ignorante e soddisfatto di esserlo? Ma allora la cultu– ra alternativa è semplicemente "non-cul– tura". L'incapacità di prendere le cose semplicemente sul serio che a volte vedo sui giornali alternativi francamente mi spaventa: l'alternativa è allora realistica– mente impossibile? inesistente? non lo r. I TETI/! JC A.IV/1' 1 I IL TIID /JIP.lll.D ,"l""I I ; I vorrei credere ma, scusate, dopo tanti anni... Franco Risponde Bertrando I fatti: la sera del 2 dicembre 1977 un anziano signore di nome J ohn Cage sale sul palcoscenico del teatro Lirico (stipato all'inverosimile) e inizia una singolare perfonnance di sola voce che durerà la bellezza di 2 ore e 30. Nonostante la pacatezza del "brano", molti reagiscono come se fossero stati presi a ceffoni: insulti, urla, petardi, "creatività popolare" e a base di tarantel– le. In un crescendo assurdo si arriva alla provocazione personale di togliere gli oc– chiali o staccare il microfono a·Cage. Ma l'uomo, imperterrito, arriva alla· fine del suo concerto senza batter ciglio; e a questo punto si leva una specie di applau– so-ovazione. Alcuni critici (Pestalozza su Rinascita, 31 marzo 1978) hanno parlato di semplice "noia" nei confronti delle utopie cagea– ne. Però è difficile credere che centinaia di persone annoiate alla follia sin dai primi minuti siano rimaste incatenate al teatro fino a mezzanotte, come personag– gi dell"'Angelo Sterminatore" di Buiiuel. La spiegazione deve venire da un'altra parte: il rigetto è conseguenza di un'alte– razione della normale struttura di un concerto. Un'alterazione che ha colpito così a fondo gli sprovveduti ascoltatori (in attesa di una qualche divinità rock) da far esplodere un'aggressività del tutto irragionevole in quelle condizioni. La causa più probabile di una simile frattura può essere una modifica del rapporto disciplinare sempre insito nelle nostre rappresentazioni musicali. Foucault definisce la "disciplina" come "una politica di coercizioni che sono in lavoro sul corpo, una manipolazione cal– colata dei suoi elementi, dei suoi gesti, dei suoi comportamenti".

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