RE NUDO - Anno IX - n. 61 - gennaio 1978

vrapponibile a quella del carcere, con l'aggravante della maggior rigidità, so– prattutto rispetto a una qualsiasi possi– bilità di vita, di rapporto, associativo e socializzante. Essa si svolge inoltre in tempi il più spesso arbitrari (vedi il problema del mancato rispetto dei tempi previsti per legge per l'osserva– zione e l'espletamento della perizia) che possono anche diventare indefiniti (ad esempio per gli internati a procedi– mento sospeso). In questo il M. G. conferma il suo preciso significa to ideologico di sacca di più brutale segregazione repressiva e alienante all'interno del le funzioni che teori camente dovreb be svolgere co "ospeda le", palese contraddi zio ne con lo spiri to e la forma della ( ... ) conferma quindi, in base a1 dati ed alle considerazioni es poste, la inidoneità e l'inutilità del Manicomio Giudiziario rispetto ai 81b iotecaGino compiti demandati a questa struttura. Abbiamo visto come pochi malati di mente insieme ad una più grande quantità di soggetti con altri problemi e solo presuntivamente definiti malati, subiscono esclusivamente un tratta– mento carcerario, per di più maggior– mente rigido e repressivo rispetto al carcere, il che può anzi rappresentare un danno per la loro salute mentale, malati o sani che siano in partenza. In questo clima è evidente come si ripro– ducano infatti per i malati i meccani– smi favorenti la loro regressione psichi– ca, e per gli altri quelli determinanti, in forme ancora più clamorose che in carcere, il circolo vizioso del comporta– mento disturbante e violento in reazio– ne alla violenza continua esercitata sulla persona, alla fine del quale si ritrova spesso il tentativo di suicidio che si tenta caso mai di impedire esclusivamente con la contenzione fisi– ca. La proposta non può quindi essere che quella della abolizione del M. G. come tale (riprendendo le argomentazioni ormai abbondantemente fornite da più parti e le iniziative concrete già corso, ad esempio nella Regione Emilia-Romagna), cui preceda un attento studio delle situazioni che attualmente sedimentano in questo istituto, per la ricerca della più idonea (1) Il libro "I manicomi criminali" (Mazzotta 1975) è-stato più volte citato nel documento della Regione Toscana e consigliato in appendice per una com– pleta documentazione sul problema. Questo libro è stato scritto dalla nostra compagna Marina Valcarenghi e con– tiene una impressionante serie di de– nunce (omicidio - lesioni • abuso di potere - truffa ecc.) nei confronti degli amministratori civili e militari dei ma– nicomi criminali. E' curioso che questo libro sia citato in un documento ufficia– le come una fonte di notizie attendibili ma che nessun funzionario accusato abbia perso il posto, nè sia stato con– dannato. RE NUD0/15 DI PRIGIONESI MUORE la notte del 25 maggio scorso un compagno di Spoleto noto nel movimento della città,-ANTONIO MARTINELLI, duran– te una crisi nervosa, colpisce il patrigno con un portacenere di marmo: prognosi di 8 giorni. I vicini chiamano i Carabinieri, ma Antonio si sente male e, ammanettato, finisce in ospedale. Alla visita risulta sano, anche dì cuore . Morirà dieci giorni dopo per collasso cardiocircolatorio. Vediamo come. Dall'ospedale passa al carcere della Rocca di Spoleto bene avviato a diventare carcere speciale anche lui. Intanto la poli– zia, approfittando dell'occasione, perquisi– sce la casa dei genitori Martinelli. In carcere Antonio, che è sempre stato un ragazzo chiuso, problematico, forse molto infelice, diventa agitato, sempre di più. Viene chiamato il dottor Sediari di Peru– gia che consiglia l'immediato ricovero in ospedale. Il direttore del carcere di Spole– to ignora il suggerimento del medico. Qui si interrompono le notizie su Antonio fino al 4 giugno quando i carabinieri avvisaho la famiglia della morte del figlio per "col– lasso cardiocircolatorio", nel manicom10 giudiziario di Moltelupo Fiorentino. La mattina del 6 giugno i familillri vanno a Firenze per assistere all'autopsia ,ma l'au– topsia è stata già fatta la mattina prece– dente. I parenti stentano a riconoscere il corpo: la testa è gonfia e nera, le mani gonfie con scortica ture sotto le unghie, vistosi ematomi sul corpo e anche sulla testa. La cartella clinica di Antonio, obbligatoria all'atto del "ricovero" a Montelupo, e i risultati dell'autopsia non vengono rivela– ti. In una letterà scritta da un ricoverato a Montelupo e pubblicata· su Lotta Conti– nua in data 11 agosto si legge: "... A. Martinelli, proveniente da Spoleto, morto il 4 giugno sul letto di contenzione per collasso cardiocircolatorio, portava un ematoma in testa: .." Secondo la paziente e provvisoria ricostruzione dell'avvocato Fi– lastò di Firenze che, a nome della madre di Antonio, si è costituito parte civile al processo, Il compagno di Spoleto è proba– bilmente arrivato già in coma a Montelu– po e le ecçhimòsi e i gonfiori sono il risultato di torture e pestaggi subiti al carcere di Spoleto. A Spoleto il movimento ha creato un comitato d'inchiesta sulla morte di Anto– nio con scopi anche più generali di denun– cia di controinformazione e di battaglia contro i manicomi criminali. Le notizie su questo comitato sono nella rubrica: "Cir– cuito alternativo" in questo stesso numero di Re Nudo.

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