RE NUDO - Anno VII - n. 42 - maggio 1976

.\CQ TAK NA C8fTt .ltl.HTb KAIC 80lll,0.b BCAHKtttt A.IJt.\. .)l(E POAHHF CAV•HTb. KA JlEHHH fH CA)')l(HA quell'eterno trapasso dall'inutile al vuoto, sempre gli stessi bu– chi nell'acqua e sempre nuovi buchi nei calzini. Era la notte tra il 30 e 31 agosto 1935 e suo fratello Alexei si tro– vava al pozzo «Tsentralnaja- 1 rmino», il pozzo più abissale del basso Don. Qualche giorno prima il segretario del comitato del partito del pozzo Constantin Petrov, gli aveva detto: «Alexei tu che sei bravo a estrarre il carbone, perché non ti limiti a estrarre carbone? I sostegni dietro di te li metteranno gli al– tri.» Ora Alexei era là ed estrae– va furiosamente ma regolar– mente e fuori dal pozzo molti restavano in trepida attesa. Tra questi anche Varvàra Petrovna: era molto bella in quel momen– to, il vestito di foggia contadina rivestiva armoniosamente la vi– ta flessibile, quasi da diciasset– tenne, il suo collo era sottile, delicato, circondato da un col– letto bianco, i seni palpitavano ritmicamente, le mani senza anelli e braccialetti, i baffi com– postamente arricciati. Dopo un turno di sei ore, Alexei usci dal pozzo: si vide agitarsi un'enor– me massa nera che avanzava a grandi balzi. Dietro di lui, im– peccabile nella sua divisa ama– ranto, il segretario Constantin Petrov esclamava: «Evviva! Ab– biamo estratto 102 tonnellate di carbone in sei ore!» Varvàra Petrovna sentì un gran calore dentro di sé e fu subito inghiot– tita dall'abbraccio di Alexei: il vestito di foggia contadina fu ri– dotto a uno straccio ma che im– portava? 11 suo uomo aveva vin– to ed ella poteva sentire sulle labbra il suo carbone. «A che vale tutto ciò - pensava intanto Timoféj - se ci troviamo tutti co– me in un'oscura palude, mentre viene giù la pioggia e il cielo è buio e il vento ulula e ci siamo dimenticati di ritirare la bian– cheria? E Dio? Dov'è Dio? E perché non si fa mai trovare in casa?» I giorni successivi furono pieni d'avvenimenti: il nome di Alexei Stachanov aveva ormai invaso l'intera Russia e da tutta la Rus– sia giungevano notizie di altri minatori che osavano cimentar– si con lui. Timoféj stesso racco- glieva le notizie e le riferiva prontamente al fratello, fors'an– che con un pizzico di sadismo. Alexei tornava stanco all'alba e s'era appena seduto sul letto che Timoféj piombava nella stanza: «3 settembre: Miron Diukanov ha estratto 115 ton– nellate. Record battuto.» Alexei allora con un'eroica smorfia s'alzava dal lettuccio e senza parlare usciva a ripetere l'impresa. Ma quando tornava di nuovo vincitore, ecco che Ti– moféj si rifaceva sotto: «Ehi, ehi Alexei, su ragazzo, Dmitri Kont– sendalov è già arrivato a 125 tonnellate!». Andò avanti così pressocché senza intervallo fi– no al 9 settembre. Fu allora che Alexei decise di imprimere uno sforzo decisivo all'impresa. Or– mai in miniera non lavorava più nessuno: fuori dal pozzo aveva– no costruito delle tribunette do– ve i lavoratori, le famiglie, i turi– sti, i tifosi s'affollavano per non perdere un solo attimo dell'im– presa. Timoféj Stachanov ave– va impiantato un fiorente com– mercio di cuscini, bruscolini, raganelle, bandierine, gelati, 33 ramazzotti, numerose reliquie del «Primo pezzo di carbone estratto» eccetera. Varvàra Pe– trovna lo aiutava e per il vero cominciava a provare una certa simpatia per quel ragazzo in– dubbiamente quadrumane ed eccessivamente peloso ol– treché magro e con gli occhiali, ma che però le dimostrava una certa attenzione. Mentre Alexei invece ... «Ami più me o il car– bone?» gli aveva chiesto Varvà– ra una sera all'ingresso del poz– zo, ed egli per tutta risposta era scomparso in una nera nuvola di polvere. la folla era in deli– rio: «STA-CHA-NOV, STA-– CHA-NOV» e il delirio montò al cielo quando l'altoparlante gracchiò e s'udì ancora la voce del segretario Constantin: «Compagni, compagne, questa notte Stachanov e io (come consulente teorico-politico) ab– biamo estratto ben 175 tonnel– late di carbone!» Alexei stava uscendo in quel momento dal pozzo: sembrava una belva umana, il Re, il King, anzi il King Kong del Carbone. Cercò con gli occhi Varvàra Pe– trovna, ma Varvàra non c'era ... Si precipitò di corsa a casa. Spalancò la porta e li vide: era– no li Varvàra e Timoféj nello stesso letto, sotto la stessa icò– na. Alexei non ci vide più (già ci vedeva poco per via della pol– vere di carbone): «Ah ecco! lo mi sacrifico per voi lavoro co– me un pazzo e voi state qui a gozzovigliare e pasteggiare a champagne! Ma non sentite un minimo di rimorso o perlomeno di deferenza di fronte al più grande eroe, nazionale di fronte al mio nuovo record?» Nessun record Alexei - disse Timofèj estraendo da sotto il cuscino l'ultima nota stampa - sappi che proprio in un pozzo qui vicino, Nikita lzotov ha estratto 241 tdnnellate e a fine turno, saputo del risultato, per la gioia è tor– nato giù e ha estratto altre 640 tonnellate!» Alexei rimase muto e interdetto «Non può essere, pensava, non può essere, qui c'è qualcuno che bara ... con questa storia dell'emulazione, non mi staranno mica prenden– do per il culo?» Usci sconvolto richiudendo pia– no la porta per non disturbare e si perse nei primi lumi dell'alba. Timoféj lo guardò allontanarsi e sentì Varvàra· che gli chiedeva: «Timoféj. ma non saremo trop– po felici?» «Nella felicità non c'è peccato, rispose egli, nei baci non c'è inganno ... E dun– que non pensare a nulla e ba– cia... E soprattutto, chiamami Tim...». FINE

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