RE NUDO - Anno III - n. 11 - marzo 1972

15anni fa: 111· numero di Mondo Beat ♦ Quando nel '67 PSI PCI se la me– navano in maniera univoca sul mo– do di " non fare la rivoluzione » centinaia di migliaia di giovani pen– savano di cominciare subito a rom– pere con i vecchi schemi e cerca– vano nelle strade, nelle tendopoli beat, nella musica, un modo di vi– vere diverso dai modelli proposti dalla borghesia. Non che i giovani "sbandati» avessero già letto Mao o Lenin o gli altri " maestri » della rivoluzione comunista, semplice– mente rifiutavano un mondo, una ideologia, un mekkanlsmo che l'an– no dopo avrebbe combattutto non solo sul piano esistenziale, ma an– che su quello politico-sociale. Il sistema non stava a guardare: se la gioventù che deve finire in ban– ca, in ufficio, con un buon lavoro e tanta voglia di arrivismo, si mette a fumare e a vedere la vita in una visione più poetica e più " norma– le », è il caso di preoccuparsi: de– nunce, fogli di via, arresti in massa per " paradisi artificiali » caratte– rizzano la show repressivo del '67. Ginsberg e Kerouac, da una parte e gruppi interni alla F.G.C.I. e al– la F.G.S. dall'altra. I primi con Mondo-Beat, Onda ver– de, Comuni Beatnik impossibilitati ad elaborare una teoria rivoluzio– naria che poteva nascere solo dal– la pratica sociale, i secondi troppo presi nel loro " materialismo stori– co » per accorgersi che non esiste solo una rivoluzione armata. Unico merito, quello di fare passa– re solgans Internazionalisti risultati fondamentali per lo sviluppo della lotta di classe. L'anno dopo, quelli che vanno a scuola capiscono che lo sfrutta– mento comincia dai banchi: il mo– vimento degli studenti a questo punto trova il massimo della sua unità fra rivolta esistenziale e ri– bellione politica. Il bivacco, l'happening, che erano stati monopolio del nascente hippi– smo italiano, entrano in quell'au– stera, dignitosa, sacra merda che è l'università italiana, e gli stessi operai ancora un pò assonnati ed Intorpiditi dal sonnifero riformista, si accorgono che forse è meglio guardare più in là delle 10 lire di aumento delle vertenze sindacali. Lotta Individuale e lotta politica, porfido per I poliziotti e legnate per I fascisti. L'eschlmo, I blue-Jeans, I capelli lunghi, fanno Il pugno chiuso. Alla COMPAGNI, RICOSTRUIAMO IL MOVIMENTO fine del '68, dopo la spinta rivolu– zionaria di tipo " spontaneo », le dirigenze studentesche non riesco– no a far fare al movimento Il salto qualitativo necessario per organiz– zarne la spontaneità; si incomincia ad individuare le varie linee errate che daranno vita alle miriadi di gruppetti " complessivi ». Gli M.L. proponendo la militanza davanti alla fabbrica come periodo di ccsacerdozio », (guai alle donne, guai al fumo, sfumatura alta, nien– te ridere-sempre piangere, com– plesso di colpa piccolo-borghese verso la classe operaia) si dibatte– vano fra l'ideologismo e l'economi– cismo, sostituiscono alle sacre im– magini liturgiche le sacre immagini rivoluzionarie, altri, vestendosi da operai, inauguravano le andate alle fabbriche alla cazzo e le botte dei sindacalisti Il inserivano in quel fi– lone tragi-comico della sinistra ex– tra-parlamentare, anche oggi non decaduto. Intanto l'M.S. arroccato sempre di più tra le montagne li– bresche del loro super ideologi– smo, passava dalla contestazio– ne al sistema in senso globale (vi ricordate il Capanna della Scala e della Rinascente?) alle riunioni con i dirigenti del PccC»Ied a una linea corporativa che a parole era con– trabbandata per appoggio e lotta a fianco di ccmasse popolari » me– glio conosciute come studenti e media borghesia. Ogni piccolo Le– nin sognava di fondare un gruppo tutto suo. Questi gruppi studenteschi si po– nevano come partitini, gridavano 4 slogan e scomparivano. In questo clima di sinistrismo astratto a ridos– so delle lotte operaie per il rinnovo dei contratti, nasceva Lotta Conti– nua. Presto questo gruppo diventa catalizzatore per le avanguardie studentesche che rifiutano Il rin– chiudersi nelle università. Molti compagni rincominciano a fare po– litica sulla spinta della ribellione del disagio Immediato. Sono mesi di liberazione, gli affossatori del maggio francese sono ancora fuo– ri dalla porta. La politica tende ad essere una cosa totale che spfega e occupa tutta la vita: sono gli sbandati del '67, la nuova genera– zione nata nelle scuole del '68 a individuare nella scuola, nella fab– brica, nei padroni, nella polizia I nemici da battere, le cose da far saltare. Sono gli studenti svogliati che hanno capito perché non ave– vano voglia di studiare le Imbecil– lità bizantine della scuola borghe– se. Ma la politica, rinata in modo nuovo (spontaneità, autonomia, li– nea e lotta di massa), non ha sa– puto darsi giorno per giorno nuovi Un « piccolo Lenin » strumenti; davanti alle giuste esi– genze di uscire dal ghetto della scuola, i gruppi, anche i meno vel– leitarsi cadono In deviazioni ope– raiste. Davanti all'inevitabile riflus– so, ripiegano su di una vecchia lo– gica di vertice, impostando Il rap– porto avanguardia massa in modo tanto geniale da raggiungere la crl– stallizzazlone dell'avanguardia In un gruppo di militanti a tempo pie,– no slegati ed esterni a masse sem– pre meno presenti. Questa è una critica ovviamente parziale nata so- 1998: NH1uno 1trl1clone.dl gruppo RE NUD0/3 stanzialmente dall'osservazione del movimento a Milano che a detta de– gli stessi è considerata la cc punta di diamante » dei gruppi. Esiste comunque ed è un fatto, una grande scazzatura per la prassi delle riu– nioni continue, i soliti volantini fatti dalle stesse ccgrosse teste ». dele– gate, le donne come ccangeli. del ciclostile », le analisi elabor11te e riprodotte con fedeltà ed assentei– smo ai vari gradini dell'organizza– zione. La delega uscita a calci dalla porta principale nel '68, rientra per la porta di servizio: nascono e pro– sperano i responsabili che si tra– sformano in leaderini che abituano fette sempre più larghe di compa– gni a non pensare a non prendere decisioni autonome. Si arriva al '72 tra battaglie e basto– nate, divisi in una valanga rosseg– giante di partitini, di linee, contro– linee e Intrallazzi. Ma il movimento si ribella, studenti e operai incominciano ad uscire da queste esperienze separate, i gio– vanissimi non ci cascano quasi più. Nascono così raggruppamenti au– tonomi, comitati di quartiere, di fab– brica, ovunque alle giuste disgre– gazioni delle false avanguardie complessive, molti compagni deci– dono di porsi come momento set– toriale per la ricostruzione del mo– vimento. Primo punto da combatte– re è l'illusione delle cosiddette avanguardie di porsi come elemen– to complessivo senza essere in gra– do di esprimere la complessività del movimento. Individuare nell'o– perato buro-dogmatico dei gruppi, la causa della disgregazione e della settorialità delle tesi e delle analisi, è elemento indispensabile perché 1 il movimento possa risorgere forte e organizzato. Ci si deve calare nel- le realtà settoriali cercando di dare il massimo impulso alle lotte, an– dando incontro ai bisogni ed alle necessità della gente, senza cade- re nel corporativismo, cioè tenendo sempre presenti gli interessi della generalità del movimento: avere un'ottica generale, senza credersi avanguardia complessiva. Piantiamola allora con le menate, lasciamo la logica dei cc piccoli Le- nin » ai burocrati delle false avan– guardie studentesche e operaiste. Buttiamo a mare tutto questo ba– gaglio che I gruppuscolari hanno ereditato dal P<cC»I. Dal « move– ment » nord americano, dalle azioni dei Tupamaros, dalla guerra rivolu– zionaria dell'I.R.A., dalle lotte dei neri, dalla rivoluzione culturale pro– letaria cinese, prendiamo le Indica- zioni teorico-pratiche necessarie per ricostruire il movimento!

RkJQdWJsaXNoZXIy