RE NUDO - Anno II - n. 7 - settembre 1971

RE NUD0/11 FESTIVAL 1eiamo alla luee del sole uovo APITALE UOVA USICA sposta? I movimenti della sinistra extra– parlamentare rifiutano un simile discorso; non ci sono bandiere rosse, scioperi contro il famigerato governo Colombo, Stalin è rimasto in Via Festa del Perdono, come si fa a parlare di lotta di classe, re– pressione, sfruttamento? E tutta la lotta di questi mesi ai concerti di giovani proletari, ope– rai, studenti-lavoratori per comin- uovo capitale nuova musica; vec- ciare a guadagnarsi la libertà alie– la repressione e vecchi porci. nata, la misera vita sciupata, è ar- concerto del 5 luglio è stata la· chiviata con la magnificenza di pa– liaccata più squallida dei pa~· roloni tipo social-hippies, rivolu– oni; prima la mafia di Radaelli zionari amfetaminici oppure con la fhe invita i militanti rivoluzionari frase tanto stupida e superficiale ~ assistere gratuitamente allo di « raptus distruttivo di sottopro– ltacolo, poi la P.S. che carica letari teppisti ». r 4 ore, infine la stampa bor- Dallo squallore dei dottorini spac– E;Seche con l'ausilio di psicologi caballe è giusto salvare " Lotta cisti disserta a tavolino sulla Continua» che nel penultimo nu- •rilf)nza giovanile. E la nostra ri- mero s,;;mbra capire il discorso an- che se ripropone la sconcertante frase " quelli dei concerti » come se la lotta fosse fatta da " quelli delle fabbriche», « quelli delle scuole» e da un gruppo di mar– ziani che non si sa da quale parte provengano a cui, cosa allucinante, piace anche la musica... Ribadita perciò la necessità di insistere su questo nuovo aspetto della lotta al sistema è ora anche giusto sce– gliere l'alternativa ai concerti dei padroni, che non può essere altro che gestire, organizzare nostri concerti. Certo nei concerti " comunisti » non vi saranno grandi divi, sou– brette dell'underground, musica paradisiaca; in compenso saremo noi che creeremo gli spazi, i mo– menti e le occasioni che tante volte ai loro concerti abbiamo visto sfu– ,·nare nella polizia che ti controlla il biglietto, nei compagni che non hanno i soldi per entrare, nel mer– cato che l'industria discografica vuol fare dei nostri sentimenti. L'importante è capire che chi non vuole il padrone nelle fabbriche ;1on può volere il padrone nella ,·,1usica; che quE.:'ìta è di tutti quan– do tutii la possono ascoltare, suo– nare, partecipare ad essa senza l'elitaria divisione di chi suona e di paga. Pop-popolare è una classica misti– ficazione, di popolare non c'è nulla se gestito dai padroni. La musica è legata infatti al furto e all'accu– mulo che una classe (dirigente) ha pupretato nei confronti di un'altra e naturalmente all'uso di tutto un sisterP.a culturale al fine del man– trnimento di una particolare posi– zione. Anche la musica quindi non è più del popolo, a noi tutti il com– pito di riprendercela come tutta la -✓ita che ci è stata rubata.

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