il Potere - anno I - n. 3 - settembre 1970

Settembre 1970 Giovani dc Il convegno di Rimini Non sembra che il convegno del movimento giovanile demo– cristiano abbia espresso un con– tributo politico autonomo dalla linea del partito. Ciò accadde talvolta nella sua storia, sia in occasione della crlsi del dega– sperlsmo a destra sia nel for. marsi del centro-sinistra. Ora, invece, il movimento giovanile dc che si gloria di essere usci– to' indenne dalla contestazione, è ridotto ad un ricalco alambic– cato delle posizioni di corrente del partito: a questo punto, ci si chiede quale possa ancora es– sere la sua funzione. Le corren– ti sono qui vere cinghie di tra– smissione dinanzi a cui l'auto– nonùa perde ogni significato. La stessa pressione dl ali più avan– zate nello schieramento cattoli– co induce i giovani dc a posizio– ni più guardinghe senza alcuno sforzo per ritrovare in modo chiaro e preciso una propria le– gittimità sia nel mondo giovanJ.– Ie che in quello democristiano. I temi culturali istituzionali e sociali, che appassionano i gio– vani e ne costituiscono l'incer– tezza e la speranza, sono stati emarginati dal convegno, il qua– le si è limitato a considerare f termini Immediati della lotta per il potere nelle formule di gover– no. Presentiamo ai nostri letto• rl un resoconto del convegno dovuto a Egidio Pedrlnl, mem– bro del consiglio nazionale del movimento giovanile dc. Sull'ar– gomento seguiranno altri inter– venti. SI è svolto a Rimini, nei primi gior- ni di settembre, il tredicesimo con– vegno nazionale del movimento gio– vanile dc. Il delegato nazionale Gilber– to Bonalumi ha aperto i lavori con– gressuali imperniati sul tema: « Dalle lotte sociali l'impegno politico dei gio– vani dc per una nuova stagione della democrazia "· I risultati elettorali hanno ampia– mente rispettato le previsioni con la vittoria della vecchia maggioranza di sinistra (basisti, forze nuove, aggrega– zione dei fanfaniani con l'aggiunta dei morotei). Resta all'opposizione un gruppo eterogeneo di destra ( 11 con– siglieri su 53) che riunisce colombia– ni, tavianei e piccolian-rumoriani. Fino all'ultimo i tavianei e i picco– liani dovevano essere esclusi anche da questa lista, senonché il timore di non raggiungere il 10 % (percentuale tassa– tiva per partecipare al riparto) ha in– dotto i colombiani a rivedere il loro atteqgiamento e a definire «tecnica» questo tipo di alleanza, in attesa di ri– prendere la loro autonomia e distin– zione dopo il convegno. Consensi e generale approvazione ha ottenuto la relazione e l'operato di Bo– nalumi e della direzione uscente svolto in questi tre anni di gestione del mo– vimento. Gestione che ha visto come momenti salienti e caratterizzanti la manifestazione anti-Nato svoltasi a Mi– lano incontri con i giovani dei par– titi ~arxisti, tavole rotonde con i me– talmeccanici, convegni su temi di at– tualità sui quali si sensibilizzavano e si confrontavano le diverse esperienze della base giovanile (lavoro, occupa– zione, scuola, Mezzogiorno). Uno dei momenti più significativi di questa delegazione resta comunque lo avere promosso e realizzato la confe– renza organizzativa di Rimini del di– cembre 1969 che ha permesso di por– tare a stesura finale e a ratifica del consiglio nazionale della Dc (22 set– tembre prossimo) lo statuto. Impegno che mai altra delegazione era riuscita a portare a termine . La riforma statutaria, occorre sot: tolinearlo, non è stata conseguenza di una logica che si muove sulla via del: l'efficientismo organizzativo (infatti non a caso alcune componenti doro– tee si sono fatte portavoce di questa riforma), ma continuazione e concre– tizzazione in organizzazione interna del movimento giovanile della linea politica sulla quale si è mossa questa gestione. Lo statuto prevede come nuovi aspet– ti l'unione con il movimento femmi– nile (distinzione anacronistica che ri– vela come sia evidente in alcuni setto– ri la strumentalizzazione dei movimen– ti); il doppio tesseramento, per impe– dire iscritti di comodo da parte del partito nel movimento per fini propri alla ricerca di quella autonomia che si conquista definitivamente sia con l'abolizione del «presidenziale» sia con l'abolizione della «ratifica» per la ele– zione dei delagti ai vari . ltv~ll1. Per giungere, infine, . alla costituzione dei gruppi di base, _ai quali possono J)arte– cipare anche giovani non iscritti. Con tutto questo si è voluto, nel mo• mento in cui si afferma di esseer forza politica, fornire al movimento tutti gli strumenti necessari ed adatti per man- ------ -- - tenere vivo il contatto con le forze so– ciali: essere continuamente calati nel– la società, assimilarne le esigenze e re– cepirne le istanze, maturare al pa~s? con essa nuove esperienze. Porre, cwe, l'elemento di partenza per affrontare ulteriormente e principalmente il di– scorso sulla ristrutturazione delle for– ze politiche e sulle tematiche di fron– te alle quali il movimento si trova a dover rispondere in termini precisi e non più solamente interlocutori. Per usare le frasi dello stesso delegato na– zionale: e{ Il movimento giovanile deve essere stimolo nei confronti della clas– se politica del partito per una sempre più incisiva presenza nella vita del Pae– se e sondaggio in quella terra di. nes– suno che sta oltre il quadripartito ». Alla relazione Bonalumi hanno fatto poi seguito lucide analisi (significativa quella di Beppe Gatti): che hanno do– minato questo congresso e approfon– dito i temi più impegnativi: dalla po– litica economica al centro-sinistra, dal voto del 19 maggio a quello del 7 giu– gno rivelando, però, le difficoltà e l'im– barazzo nel dare ad essi una risposta precisa e concordante. Dal dibattito è emerso, tuttavia, il ruolo che può svolgere il movimento. Esso è chiamato ad interpretare e me– diare a livello di partito la nuova do– manda politica che emerge nel mondo dei giovani e a guidare su una linea politica che sia compatibile con la Dc queste nuove energie, non po_tendoin~ cantarsi nella adorazione di modelli astratti e non definiti. Il movimento deve agire nel concreto, nel vivo_ del– la realtà, portandovi quel ta_nto di ori– ginalità che è capace di offrire sul pia: no politico generale e sul piano dei contenuti specifici. Il movimento giovanile, si è ancora sottolineatu, può in particolare filtrare alla periferia i discorsi più . avvertiti dalle masse giovanili e per I qual, è doverosa un'accentuazione della inter– pretazione politica e della iniziativa a livello legislativo ed esecutivo. Si è infine concluso che il movimen– to giovanile deve saper ~s.sere ~ ma17:– tenersi come forza politica, rivendi• care quella autonomia che nessuno gli può concedere ma soltan~o conquistar– si con l'impegno per continuare a stare nella Dc, per renderla più conforme alla concezione dei giovani della lotta politica democratica, pronta a recepì: re la domanda delle nuove generazioni e a costituire un punto di riferimento fermo per l'intera democrazia italia– na. I giovani devono recare un si– gnificativo contributo al cambiamento della Dc come forza operativamente congeniale con la sua vocazione popo: lare e democratica, in partito che S? ponga garanzia degli istituti di llberta e di democrazia per un nuovo stato di diritto. Concetti giustamente sottolineati a_n– che nell'interessante intervento di Pie– ro Pignata, che viene indicato. come il probabile nuovo delegato nazionale. Crediamo che al di là dello scontro di potere avvenuto nei corridoi e nel– le hall degli alberghi, scotto pagato per la proporzionale su cui questo conve– gno si è basato ma che del resto ha rivelato una certa capacità di dialet– tica e di maturità nell'arrivare all'ac– cordo finale, sia possibile senz'altro. e dare continuità alla linea politica sm qui svolta dalla p_recedente_delegazio– ne in base alle direttive ricevute . dal mandato congressuale in quanto Piero Pignata e la maggioranza dei consi– glieri eletti si ritrovano su queste stes– se posizioni. Egidio Padrini b1b1otecag1nobianco il POTERE aPOTERE E' UN FOGLIO DI ANALISI E DI DI– BATTITO POLITICO; NON E' L'OR– GANO NE' LO STRUMENTO DI AL– CUN PARTITO POLITICO O DI AL– CUN GRUPPO ORGANIZZATO AL· L'INTERNO DI ESSI. E' NATO PER DI– SCUTERE I PROBLEMI REALI DELLA NOSTRA COMUNITA' IN UNA PRO– SPETTIVA DI FONDO ENUNCIATA CON CHIAREZZA: FAVORIRE OGNI REALISTICA FORMA DI CIVILE AU– TOGOVERNO NELLA CONCEZIONE CRISTIANA DEL PRIMATO DELLA PERSONA. UN COMPITO DEL GENERE E' IM– MENSO: SAREMMO FUORI DELLA REALTA' SE SPERASSIMO DI AF– FRONTARLO CON LE NOSTRE SOLE FORZE. ASPIRIAMO SOLTANTO AD ESSERE UNA DELLE VOCI CHE E· SPRIMONO UN'AUTOCOSCIENZA Cl· VILE GIA' PRESENTENELLA SOCIE– TA' DI OGGI, ALMENO NELLE SUE DIMENSIONI PIU' VIVE. NEL NOSTRO CAMMINO TROVERE– MO FORZE. TENDENZE, POSIZIONI PARZIALMENTE SOVRAPPONIBILI AL– LE NOSTRE: NE SAREMO LIETI, MA NON Cl IDENTIFICHEREMO IN NES– SUNA ENTITA' OPERATIVA CHE COMPORTI DISCIPLINE PREVENTIVE, ED ACRITICHE. LA NASCITA DE • IL POTERE" E' STATA ATTO DI UBERTA' E DI AU– TONOMIA: IN QUESTA PROSPETTIVA IL NOSTRO FOGLIO DEVE VIVERE. CIO' COMPORTA LA SUA AUTO– SUFFICIENZA. ANCHE MATERIALE: CONFIDIAMO CHE QUANTI HANNO UN QUALCHE INTERESSE AL NO– STRO DISCORSO ADERIRANNO AL– LA CAMPAGNA DI DIFFUSIONE CHE OGGI SI INIZIA. IL PREZZO ANNUO DELL'ABBONAMENTO E' DI LIRE MILLE. SI ACCETTANO ABBO– NAMENTI SOSTENITORI. I VERSAMENTI VANNO EFFETTUATI USUFRUENDO DEL C/C POSTALE N. 4/6585 INTESTATO A « IL POTERE», CASELLA POSTALE 1665 • GENOVA. « IL POTERE" E' IN VENDITA PER ORA SOLTANTO NELLE EDICOLE DI GENOVA• CENTRO, IN TUTTE LE EDICOLE DA DI– NEGRO A STURLA. pag. 5 La Russia ' . . e vicina e I sono pensieri che servono a chiarire la realtà: altri che ser• vano a nasconderla. A questo secondo ordine appartengono le numerose os– servazioni di improvvisati realpolitiker tendenti ad interpretare l'accordo rus– so-tedesco, non solo con le necessità economiche dell'Urss, ma soprattutto con l'esigenza sovietica di avere le spalle al sicuro in Occidente per po– ter iniziare la resa dei conti con la Cina. In realtà l'Unione Sovietica si era già iper-garantita ad ovest, ben prima del trattato russo-tedesco, con l'inva– sione della Cecoslovacchia e con la teoria della sovranità limitata: da quel momento la Ostpolitik di Brandi non ha più posto problemi all'Urss. La di– plomazia russa non manca di chiarezza né di finezza: Bonn, firmando il trat– tato con l'Urss, nella pubblica vigen• za della teoria della sovranità limitata e nel secondo anniversario della occu– pazione di Praga, riconosce di fatto l'egemonia sovietica nell'Europa orien– tale (al limite, sino al diritto discre– zionale di intervento). Ciò, nella realtà, annulla e capovol– ge la Ostpolitik di Brandi che, origina– riamente, si proponeva una rivaluta– zione del peso economico-politico del– la Germania federale nei Paesi del pat– to di Varsavia. I fatti documentano tale realtà. Per valorizzare Ulbricht e Gomulka, Mosca ha imposto che Brandt trattasse anche con la Germania est e con la Polonia, ma tali iniziative diplomatiche sono state poco più che formali sinp alla firma del trattato russo-tedesco. Ora che la Germania ovest ha accettato a Mosca l'irreversibilità delle sue fron– tiere, è aperta la strada all'accordo tra le due Germanie sulla base del rico– noscimento di quella orientale come Stato: sarà la definitiva sepoltura del– la dottrina Hallstein. L'URSS teme giustamente il pos- sibile peso dei secolari legami religiosi, culturali, economici che han– no unito e, in parte, tuttora uniscono Cecoslovacchia. Ungheria ed anche Polonia (qual'~ nella sua attuale con– figurazione territoriale comprendente la Prussia!) al mondo germanico. Per questo i russi, ben sapendo che la storia passata condiziona quella pre– sente, concedono ai Paesi sensibili al– la cultura tedesca margini di libertà assai minori di quelli permessi alla Romania. La tradizione religiosa bizan– tina, la lunga separazione dall'Occiden– te conseguente alla dominazione tur– ca, Il singolare autonomismo latino hanno reso inesistenti i rapporti tra Romania e mondo germanico. Per que• sto l'Urss tollera. senza batter ciglio. che un generale romeno sia ricevuto con gran pompa da Mao, mentre ai tempi di Dubcek si sarebbe sentita ag– gredita se un capitano cecoslovacco fosse andato a passeggio per i giar– dini di Pekino... Comunque l'eccezione conferma la regola che è quella, fer– rea, della sovranità limitata: nell'ope– ratività di tale dottrina imperiale la Ostpolitik di Brandt diventa la Westpo– litik di Breznev. La continuità della po– litica estera del cancelliere è, quindi, soltanto apparente. ila socialdemocrazia di Bonn, comun– que, ha certamente operato scelte coin– cidenti con le attese della grande in– dustria tedesca bisognosa di spazi ad est, da quando la sua espansione ha reso angusto il Mec e da quando la gestione Nixon - intessuta di temi isolazionistici e protezionistici - ha reso meno accessibili ì mercati ame– ricani. DEL resto anche Parigi segue una linea morbida nei confronti del– l'Urss: Pompidou annuncia il suo pros– simo viaggio a 1Mosca. Tuttavia, la Francia è ostile all'accordo russo-te– desco perché esso annulla uno dei fondamenti della politica di De Gaul– le: cioè un'intesa russo-francese, en– tro cui la Germania avrebbe dovuto tro– vare il suo inserimento subordinato. I russi hanno dato ai tedeschi la sod– disfazione psicologica di non essere più degli intoccabili, soggetti all'altrui cauzione limitante e subordìnatrice. Mosca ha cosi buttato alle ortiche il suo precedente avallo alla grandeur francese. Ma è unicamente ai tedeschi che la Francia post-gollista riserva le sue animosità. Non ai russi. Ai russi Pompidou presenta soltanto blande la– mentele per la subita mancanza di ri– guardo: la politica post-gollista può ri– maner tale solo a prezzo di un avallo sovietico. Altrimenti non resta che la linea di Servan-Schreiber, il suo neo– centrismo ed il suo neo-atlantismo. 11 post-gollismo non ha certo, nei con– fronti della dottrina della sovranità li– mitata, una politica più dura di quella del Pcf. Gollisti e comunisti sono, in Francia, un'entità omogenea di poli– tica estera. --- • I ' I \ - .I' I N questa situazione, come si può pensare che l'Urss avesse biso– gno, oggi, di una garanzia ai suoi con– fini occidentali? In realtà, la posizione di forza che l'Urss ha assunto con la sovranità li– mitata è stata tale, nel quadro del neo isolazionismo americano, che quel• l'operazione ha praticamente costretto Brandt a cedere ed a ratificare solen– nemente, con un trattato, lo « statu quo • sovietico in Europa orientale. Gli europei non se ne sono accorti; ma tutto il quadro politico europeo è cambiato in questi anni a vantaggio dell'Urss. E' cambiato perché mentre gli Usa sentono l'Europa come neces– sità economica, l'Urss accetta l'Euro– pa come una vocazione. La nostra stampa « indipendente " si crogiola nella consolante opinione che i russi ci stiano egemonizzando per dissanguarsi con I cinesi. Evidente• mente il mito cinese non ha proseliti soltanto presso le giovanissime gene– razioni in cerca di nuovi ideali asce– tici socialmente motivati. Breznev si è incaricato di smentire esplicitamen– te queste illusioni ad Alma Ata, non lontano dall'Ussuri, poche settimane or sono. La stampa occidentale ha appena registrato il fatto: ma Breznev ha det– to la verità. L'idea che i russi debbono essere i nostri lanzichenecchi contro il « peri• colo giallo" è una di quelle idiozie che non fanno storia, ma fanno sopori– fera opinione di massa. Sergio Romano

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