Pattuglia - anno II - n. 5-6 - mar.-apr. 1943

Dinoe altriracconti D R o M A N lliiii.1 puù certo parlare di u11a ~ primitività di Bilenchi pen quella sua ricerca di un lingu.aggio semplice, povero quasi, essenziale di aggettivi e di immagini: e si deve quindi parlare anche di un &imbolismo bilenchiano giacchè ogni primitivo è .per forza, più o meno, simbolico, al_trimenti riesce inespressivo; ma lo si p.uò fare soltanto avendo di mira la suggestione che allontana · poeticamente nel tempo le pagine di Conservatorio, considerando cioè quel particolare mondo di primitiva sensihiltà e raffinata fantasia, al cui centro è Sergio, il fanciullo eroe del romanzo·. _Per lui è giustificata e quindi lirica quell'aur11 evocativa di particolari; per l;,i la casa è la casa e nient'altro, iL fiume, il fiume per eccellenza, pcrchè ·quello egli scopre per primo; e _çosi è di tutte le cose che acquistano,. nel giro del romanzo, un loro ingenuo e quindi nuovo ~igniiicato. o B L E N e H di Bilencbi potesse salvarsi dal-· l'impressionismo atomico e difensivo, sollevandosi a costruzion.ì di più vasto respiro. In tal senso va quindi intesa quella distorsione di seni i mento cui accennava ... mo a proposito della Miseria. [I progresso cli stile, di cui sopra, coincide quindi çon un11 maturazione del conte.nuto, o meglio sono tutt'uno. Questo per me, il miglior punto di arrivo di Bilenchi o meglio quello da cui deve necessariamente partire per nuove realizzazioni: Ed è tempo di parlare di questi ultimi racconti che sono poi invece dei più antichi. Perché « Dino ed altri racconti » sono del '30-31 e l'autore ne- giustifica la pubblicazione per un'esigenza puramente documentaria di una n1ateria di cui _gli ~ preme l'inquietudine », ancora. Come Lali, cioè materia, non si presterebbero ad una valutazione critica, rivest.endo soltanto un interesse biografico, meglio personale; ma la pubblicazione, in certo qual modo, si espone a quc-sto esercizio e deve accettarne Le co~1seguenze. L'indicazione dell'.autore ci sarà però preziosa. E che altro se non un abbozzo di romanzo è il primo racconto (La fabbrica) con quella sto.ria di famiglie attorno alla fabbrica. impiantata eia Giovanni? li meno però che si possa dire di queste figure è che esse sono scialbe, vuote. Certe immagin~ per essere semplici finiscono per non dir nulla: • Un grido scosse Giovanni. Si voltò e vide la moglie ché si strappava i capelli e guardava nella gora ... • (direi che questa madre è perfino buffa, e invece le è morto il figlio affogato). La stessa cosa succede per « Le due vedove». ln questi primi racconti che tentavano 1111a evRsione daJ mondo fanciullesco rnanca il sostegno di un'espressione oggettiva e costruttu - cioè non così primitiva1nente semplice - che abbiamo visto essere in possesso di Bilenchi solo dopo gli ultimi racconti di • Siccità »; la semplicità scade qui a povertà e insufficienza. Circa gli altri racconti che hanno come centro ideale, meglio: nominale, Marco, e tornano a esperienze d'infanzia, si ripresenta più o meno grezza 1a materia di1 Conservatorio, priva cioè di quell'ingenuo primitivismo simbqlicQ che faceva la poetica suggestione del romanzo, ciò soprattutto per una più superficiale e quindi inefficace sensibilità ricettiva. Così non riusciamo, ad esempio, a sentire nel racconto « f pazzi•, quelle sottili e mjstcriose ·relazioni cho dovrebbero intercorrere tra la sensibilità di Marco e il mondo esterno, le persone che attrave1·- sano il campo delle sue osservazioni (Ardito), e che invece facevano l'isolamento di •sergio di fronte alle offese del mondo famigliare. (Carattere essenziale ciel mondo bilenchiano questa distanza, questo isolamento del protago· nista cui giungono ora gradevoli ora perturbanti le sensazioni esterne a svegliarne la sensibilità e la fantasia). E quell'enunciazione alla fine del racconto « misreriosi legami lo univano a quell'uomo. La sua infanzia era ancor piena di Ardito•, resta. tale e non conclude uno spiegato ciclo di esperienze. Una inaspettata vena cli istintiva sensualità ani.ma invece e dà corpo agli ultimi racconti e giun• ge a raffigurazioni di una efficace semplicitù come questa: «Quando fu solo con la donna la prese. Essa ~tupi1a dell'audacia di quel ragazzo taciturno e rozzo cedette senza alcun gesto di ribelliono e di protc$ta », E in un più ampio• discorso sui 1notivi del nostro, credo che di questa forma particolare di sensibilità dovrà tenersi debito conto; anche, magari, per i suoi futuri sviluppi .. • O forse c'inganniamo e questo passo d'arresto ci può far dubitare? Noi aspetliamo con .imlnutaia fiducia « H cugino Andrea », annunciatoci cfa Vallccchi. STEl/0 MARTIN/ Fuor di questi limiti la suggestione viene neccs~aria111enté a mancare e, a scanso di monotone e 111ag_arni on ·ugua_lmente riuscite ripetizioni, s'imponeva all'autore un progresso di stile cui più saldamente affidarsi, anche per evcn-tuali evasioni da quel inondo d'infanzia. Da questa esigenza, 1ni pare, nacquero i dut: racconti Siccit<ì e Miseria in Eui (pur restandosi nel campo di esperienze infantili) la sensibilità, centro motore del. racconto, è meno capillarmente e allucinatamente provata, sicché può dar luogo· ad uno stile pi/, costrutto, oggettivo, ritmico anche, e letterario direi - cioè meno primitivo - che ha quasi rinnegato la facile e vaga suggestione per far posto ad un sentimento più caldo e reale (si veda ad esempio il disteso sentimento del tempo, del mutar delle sta_gioni che percorre e turba l'animo del ragazzo nella Miseria. « Ero tutto proteso a indovinare il tem1 po in cui ciò sarebbe improvvisamente avvenuto. Ogni cosa e~a, tolto questo mio desiderio al quale io stesso, del resto, sapevo pazientemente soggiacere, ancora al posto nel quadro della mia vita; coll'inverno passato, la pri1navera da consumarsi giorno per giorno, e poi l'estate e l'inverno futuro coi miei sentimenti e pensieri distribuiti secondo le stagioni »). ,---------------------------, CANDORE DI LISI Diremo per questo che egli è giunto alla conquista di un centro ideale più valido di queU'aspira1.ione ad una sensibile infanzia denunciata dalla scelta della materia, e di cui si potevano anche facilmente richiamare i maestri? No, ma semplicemente che egt. ha sviluppato ancora la sua calma disposizione a seguire gli avvenimenti « nella loro lenta (specialmente nella seçonda parte) maturazione di stati spirituali ». Per essa appunto C-Onservotorio apparve qualcosa più che il semplice effetto di ,ma tendenza e dovcYa necessariamente avere un pr·oseguimento: era unzi l'unica strada per la quale la sensibilità L ISl s'è av\•Cnturato con gli Rn· geli e nel suo cammino rra i dolci paesi delle pro\·incie, nefle stradette C'Ui s'affacciano case con gerani rosa, nei giardinetti deserti ove i pesci neflc vasche godono il tranquillo gettito di una fonte perenne, negli orti modesti, ne11e chicsole sperdute, ha dolcemente parlato con essi ed bu vissuto le loro piccole avventure terrene. Lievemente allucinato, incantato da vaghe (antnsic, Lisi insegue nei tramonti malinconici questi suoi compagni straordinari, svegliandosi d'un tratto, dopo i colloqui silenziosi stupefatto e atto· ni'to, meravigliato, Corse, dCTia sua stessa veste d'uomo. Questo angel.ismo è indubbiamente di origine letteraria: venuto di Francia con le féeries di Jacob, di Coeteau, di da la Tour du Pin, ha preso quietamente piede in ltalia con fo ironizzante, intelligenza di Ilontcmpelli, l'abilità da giocatore di scaccfii di ~Iorovich, Ja lucida metamorfosi landonfiana, Pamarcggiat-0 spirito di Zavattioi, il gio· chetto letterario della Morante aggi.ran• tesi nclle sfere di un'infanzia Cntata. Apparente.mente meno letterario, Li-' si, è forse il pi\l letterario di tutti. Sol• tanto che sotto la specie di un candore infantile ni:,scondc abilmente il suo gioco. Più scoperto quest'ultimo ne « h paese dell'animr, • e in • Concerto do• mcnicale ». Ivi la forma plù accentuata di unn sorta di magismo si esternava nei « m.1racoli » di uom.in.i molto semprici che di [ronte ad essi rcsWl\•ano quasi l3marrriti e stupelalli. nè il lettore poteva sa-· pere se ad essi, dopo f'inrnnlo, rcstovP la p.ossibilità di una ripresa. i\et recentissimo ti:Diario di un, parroco di campagna ,. Lisi i suoi angc!} semplici li ha messi in compognhl d1 un uomo semplice. Angcrico anche lui nefla sua sosta terrena, si umarriscc nene piccole manifestm~ioni de□a vita quotidiana gli giungono quasi i mes• saggi di un'aftra regione. « Vedc\·o, daha strada, una (iorita, :\ufla di str~ordinario. questa vofta, riguardo nl!a stagione. '\on è fa stessa cosa dcne mammole che tro, ai nel fil"ondazione Ruffilli - Forlì mese scorso. Orn Jn primavera si av- \'icina e margherite nei prati cc ue sono clu sa quante. « Lo ~iraordinnrio è che ho !etto in esse In parola Arcobaleno, Ciascuna Jet-- tera la rormavano continaia d.i margherite. Sono rimnsto assai sorpr&SO quando, compilandoh1, la parola ha preso senso. Ho alzato gri occhi e un arcobaleno appariva u vofta, fra due monti. « Quando ho abbassato H capo non bo più visto la parola. Avevo la impressione qua e Ili <lì un avvio al disegno di unn lettera e ogni vofta mi accorge\'O che le mar~herltc si crono confuse ». E l'incanto non scompare, esso si perpetua ·per piccoli fatti e chiude Ja serena giornata di c1uesto prete 6onario e umile e candido. L'aria del parndiso è giù in lui, 1>er presagi, velata da un'onda di i1·riducibile tristezza, ma 1,er niente disperatn, bensì pacata e quasi da lui stesso ina\'vertita. E' nato al mondo per trascorrere i suoi giorni in una meditu• zione di piccole cose c:hc svelnno i cieli: quasi per· riffesso e di cs,ii c'è il presagio in ogni istante delta sua gior• nata. Il libro 6a tre soste che prendono lo spunto da un'annata di treddo, d:a un passaggio di pellegrini, da un'annata 1•icca cli fiori. II paesaggio, anche se notoriamente toscano, non 11A segni precisi di rirerimento, nè lo hanno i fatti. che sono unicamente interiori, senza una determinazione di tempo. Li'si -· andie per PeHetto che artisticamente dove,,a ricavarne - si è sottratto a queste precisazioni: quello che conta è il parroco, è il moto interno del. suo cuore e dei' suoi affetti. la sua accettazione della fine della vita terrenu, per trovare rifugio in quel paradiso di cui ha avuto i segni giorno per giorno. E la stessa m01·ale cattolica che ha dato ben diversi frutti in un Mauriac o nell'aciditù Hggressi\'8 di Dernanos c1u1 è frnncc~canumente candida, è amore d1.., sinlerc51,ato, è annullamento delPio jndi\·iduale nc-ll'nmorc- per le creature e le cose. Un candore d1c oscilla entl·o i ter.i. mini dello scintillio e deH'umiltà. Un candore eh<' gode delle sfumature più piccole, un suono, un buffo di vento, il colore di un fiore, un incontro causale. E le immagini spesso che il narratore vi ricava sono vi\'C, smagfianti: -: Stamani i ragazzi che vengono alla' dottrina avevano ncOe tasche pugnefJj di cicale morte. Mi hanno dello che ne tro\·ano a piè di tutti gli alberj. Non cc n'erano mai state tante come in c1uesta annatn e tutte sono morte ». (pag. 51) « Suona\ 1Hno le campane in modo da parere che il suono dell'una c1ucllo dell'altra 1,edinassc nell'andamento filiforme di tre tempi: da un adagio a un allegro, sino ad alcune di uguale e solenne. Non avevo mai inteso timbri pu,•i come quelli. Nemmeno in semina• rio, dove il chierico acldctto alle campane aveva, dicevamo, mani di velluto )lo, (pag. 03) « Ieri sera il ba5amento della t1·oce era pieno di formiche. Levai uno spargolo dal suolo e lo usai da granatino, ma le formiche ricomparivan sempre da una medesima (usura. Rimasi ìn pic<li, appoggiato ai sac1·0 fogno coi 1>almo <fi una mano. Raggiunsi lo stesso buono e((etto: n'ebbi suJ posto Ja riprova, perchèa: dal convento suonaron le campane. Sottentra però il sospetto, per vuri indizi, che sotto aOa levigatezza delli:1 prosa, attr1werso le scoperte oscifln• zioni ritmiche di esse, il Lisi si torturi ancora sul problema dello stik-. Sospetto più evidente nene opere precedenti. Forse egli non era entrato an• cora del tutto nella sfera del gioco che ha ini7.iato. « Diario di un parroco di cninpagna• nella sua ec111ilihrat.ezza. nella storia candida di un prete a.ffaticnto d'anni e prossimo alla Fine, intento ad ascoftar(' le interne \'oci, i moniti - e tn parola non conser,:,i nulla della sua asp1·ezza medievale -, nel disrntcresse quasi dei tra\agli degli nitri uomini, raccoglie i. l<•rmini di un'arte matura, [orse già fissatn nella sua consistenza durevole. CAl1fUALDO .1/AIWSSI

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