Pattuglia - anno I - n. 8 - giugno 1942

ANNO I - N. 8. L. 1,50 GIUGNO 1942. XX Le barriere che il bolscevismo aveva innalzato attorno alla Russia sono state infrante dagli uomini dell'Asse. Teorie interminabili di prigionieri russi scendono nel cuore della nuova Europa ed in questa discesa noi possiamo riconoscere il significato di una nuova imminente collabo• razione, nel nome della civiltà vittoriosa, fra le genti del mondo riconquistato alla romana pace con giustizia. e h I I za e aulla nostra morale. t ln fondo non si tratta che di una l ~ r l meno •ola cosa: uniformare il tono del ~ ~r•:•::•,r~:•~l!:n~e~~ : :::~i !1 E' stato acritto su queate colonne una cultura""' i:iolida e nostra, fede che il nostro giornale non vuole e cultura che, se effettivamente eaieaacrc considerato fra i coaidetti atenti, eviteranno tutti gli alleuagioroali e di punta:,: fra quei gior• menti della facile improvvisazione uali cioè che, secondo wohi, coeti• analfabetica controproducente, del• tuiscono una specie di estrema sini: l'isteris,no politico ed inadeguato stra della stampa iuliana. Quetto ali' intelligenza e sensibilità latine, non perchè noi non riconosciamo del lenocinio abilmente camuffato il valore fondamentale e la effica- da patriottico ardore. eia dei migliori fogli di punta, spc- Se così urà fatto non potremo cialmente di quelli di Guf, valore più distinguere nel giornalismo di ed efficacia più volte provate indiscu• casa nostra c11tremismi o zone morte. tibilmente, ma per il aemplice moti• Ogni parola, ogni riga costituirà un vo che non riconosciamo la legitti- esatto documento, una verità incon• mità di simili distinzioni lequali,sia traddicibile del nostro quotidiano pure con una certa relatività, pos- vivere, del noetro quotidiano mi• sono acquistare un non comune in- glioramento. Ogni giornale,dal quo• trinseco significato. Infatti la nostra tidiano a grande tiratura alla più stampa, stampa italiana di giovani piccola e modesta pubblicazione. edi anziaui, non deveaaaolutamente sarà perfeUamente inquadrato in essere rappresentata da giornali 'Uaa ideale disciplina e tarà rispondritti o mamcini, ma da un blocco dente alle esigenze della Patria. compatto e saldo, italiano cioè. 11 E1igenze che non sono <1uelle di fine unico per tutti deve esigere un una propaganda sfacciata, condotta metodo unico per arrivarci : e que- in modo tale da ineoepeuire il let1to metodo dovrà e1sere fondato tore, ma piuttoeto esigen1:e d.i una eschuivamente aulla no1tra coscicn• educazione e di una cultura. Fondazione Ruffilli - Forlì Il giornalismo universitario che pur non è ancora equilibratamente organizzato (ed in uno dei prossimi numeri di e Pattuglia,. vorre• mo parlare della situazioné in cui a volte vengono a trovarsi direttori e redattori della stampa nostra) basandosi purtroppo, cd in massima parte, sul dilettantismo e sulla improvvisazione, dovrebbe costituire l'esempio di questa educazione e di questa intransigente dirittura, precisando le mete ed indicando il metodo. Metodo eh~ non potrà casere su• sce:tibile di rimproveri specialmen• te da chi, tardo nei riflessi e incerto nelle conclusioni, può vedere anche nei più onesti fogli di puntM, una licenziosità inaudita. Come del resto è sembrato al e Ferruccio , di Pistoia, il quale appunto rimproveru a questa stampa una incontrollata licenza. licenu ingenuamente confusa con libertà Ma non si è accorto il • Fl!"rruccio• ehe a:la nostra stampa compete un solo fine 'p,.rseguibile direttamente, senza mezzi termini e dialettici com• promessi. ma con cora@:giosa tendenzioèiti.: quello di essere it ,liana e fascista e intelligente ed onesta sopratutto. a coato di ogni sacrificio. Pane al pane con quel che segue. E se essere italiana e fae,cieta e intelligente e sincera significa per molti essere stampa di cpuuta, • come se in simili casi fosse. non diciamo possibile, ma concepibile una sorta di clauificazione più o meno estremi11ica • allora potremmo anche noi considerare il nostro un foglio di e punta•· • Però a volte il signifiéato di •punta, viene nu)e inteso: in nome di que11ta bene'<lett• cpunta:, si pub• blicano turlupinature inintelligenti ed illedte di certuni che con la scusa del loro giorna1ismo flagellante, sbavano suJJe colonne dei giorualeui acco~lienti il fiele di un settarismo partigiano e malamente tennenz.ioso. tanto che in tali casi sarebbe perfino possibile dare, eia pure con molte riserve, ragione al e Ferruccio,. Per evitare tulle le poHihili C'OD• fusioni noi arroghiamo al nostro foglio di battaglia un unico agget• tivo : quello di italiano. W. R. S. A. P. GRUPPO III IN QUESTO NUMERO, Omaggio a Scipione ~nficalo Il signific•to di questo om•ggio è dentro di noi, nella nostra "voce ., : non sapremmo altrimenti dichiararlo, nè alla fine lo potremmo. Per noi Scipione rappresenta non solo una situazione d'arte, ma anche e sopratutto una "condizione .. di vita: l,.1sua lezione è assieme artistica e morale, l'una e I' altra inscindibilmente unite, esempio di assoluta ade· renza dell'artista ali' uomo. L'alba bianca di luce, in cui cessò il viaggio terreno, rimane la sua pagina più bella, anche se non scritta, segna il traguardo dell• su• quoiidi•n• lott• col peccato. l' eterna testimonianza che di questo dissidio ha lasciato ci riconduce sempre là, al suo ultimo porto di serenità : per questo lo sentiamo cosl vivo, e potremmo dire cnostro,, per questa ansia di purezza, di luce; luce di cui siamo assetati, e a cui fiduciosi tendiamo : "lddio salvami, caccia i miei nemici, aiutami, perdona al tuo figliolo. lo, non sono degno di te, ma voglio salvarmi da questo abisso da cui non si può risalire. Castigami~ che io senta le mie colpe in vita : ma voglio la salvezza. Voglio dormire puro come il pane. Voglio gettarmi sulla terra senza contaminarla. Fa che io possa avvicinarmi a te. Dammi la forza per vincere,. : cosi questo omaggio assume per noi, pur nell• squallid• povertà delle nostre parole, un altissimo significato ; cosi la sua preghiera diventa l'invocazione di tutta la civiltà dolorante. g. t. MUCCHI• PONT•I ROSL SERRA TESTORI TAMBURI VALSECCHI

SCOPIDI "·{Jl\ìll-~•Rlll:OI.UZIOl\IE .A_ rileggere il primo 'progr&tnma la- più ,1 dinamico, più màturo sistema di scista lanciato nell'autunno del I direzione burocrotica, amministrativa, 1919 ci colpisce - in quella sobrietà produttiva. Nccesrità di una più CO• di proposiz.ioni aderenti od uo sistema sciente, più lievitato Rolilicamcnte mn8• di valutare cose ed uomini in termini Sa di elementi ai quali attingere per le di netto realismo - lR chiara pcrcezio-' funJioni dirclt.he e sui quali fare atrine del problema londamcntal~ di quello <lomento come su uno aristocratica spina e anche di questa nostro ora. Il cosi- i dorsale dello Nazi';>ne. t du.n.que fnldctto problema dei qundt·i. ~ lita la proposizione preliminare del Ci colpisce trovnre il riconoscù:ncn- prògramma rivolu.zionario? to di questa necessitò. non tanto per , E: tToppo facile accusare di falliil fatto in sè, quanto pcrchè esso non è mento "quando Jc mete che ci si sono confuso nella ganga dei desideri, delle preposte sono cosi generose, cosi vaste, intenzioni, delle deprecazioni nelle qua- di una tale « scçolarit.à • dn lasciurc li. ogni progrommn - ed anche quel- scontare in partenza la loro imperfetto lo Fascista iniziale - è condotto di realizzazione onchC" a distanza di qualsolit;o u dare un Ub'llnle s,•iluppo a lutti che decennio. Cosi non è stato certai singoli lineamenti clcllu silunzionc. mente senza rilievo ciò che dall'educaAnzi Jo tro\'iomo espresso come la pre- zio,nc e dallo rieducazione foscista è giudiziale fondamentale di ogni ulte- stnto operato sull'anima nozionnle anche tiore politica nazionale. se si sia fotto fronte piuttosto a sinIn tale programmo, infntti1 rilan- goli aspetti del problema della formncinvn In dichiarazione della necessità zione degli itnlinni, che ul problcmu di ri"nlulare in pieno il signifjcoto stesso totale tanto più che J'oC!lusso, della guerra e --la importanza dcli' in- proprio del nostro tempo, di tutti gli ter'"ento, lasciando ogni concreto pro- strati popolari al potere e olla respongrammnzionc nei vari compi dello poi~- snbilità dello vita nazionale, se rende tica itolinnn - coloniale, finanziaria, più .fertile In scelta dcgU clementi, alccc., - nl tempo nel quale si fosse larga all'infinito il compito della pre~ potuto di8porrc di una adeguato ed porozione dei quadri, Focendolo combuidonea classe dirigente. · ciare con c1ucllo dell'intera educazione La rivalutazione del tutto ~ guerra • nozionale. Più locile pole"n essere _ rimane"n cosi ipso /lieto come Jo so- almeno in teoria - agire in profondità stanziale corotteristica di un mo"imento su una omogenea categoria sociale _ la teso allo scelta - e forse non solo borghesia, la aristocrazia storica - che alla scelta, ma alla formazione - di non affrontare l'enorme mossa di tutto nuovi cruudri organizzoti"i dello 1a- il popolo. zionc. Noi anzi aminmo \'edere in uno trasparizione ideale di tale valutazione oi tro"iru.no piuttosto che, nonodel fatto dinamico e spirituale dello slanle Ja fondamentale dichiarazione d'i• guerra, ln caratteristico princi1>nlc dj nizio che pare\'o affrancare la visione questo rno"imento che, pur movcndosi, del problema dei dirigenti dalle defor• come si conviene a uomini veri, nella mozioni dovute egli errori di prospetd~ra reulUt, è permeato cli idealismo, li"o provocati dall'influsso della erodi ,·olonlorismo, di un sentimento im- nnco sul.la noslTa visuale, la cronaca perialc che non è puro significazione stessa si è presa una rivincita nello storicn 1 mn è amplificnzione di un e.- applicazione concreto dello dichiaroziosallato stato d'animo individuale. ne medesimo. Perchè infatti, se è int naturale però dopo tutto questo dubbio che « rivalutazione della guerporsi uno domando. Come mai 1 cioè, ra • significa,a tidare in primo luogo non ostante l'a",,enutn rjvalutazionc Òel- sulle energie di quelle mosse giovo..ni lo spirito e nella lettera della nostro d'animi e di• forze sprèg ..iudicotc c;hc guerra t9J5-t8, il problema si ripro- avevano ratto quella guerra, è pure ponga· oggi nel pieno del secondo con•~ innegabile oggi che non ci si do,·e"a Clitto mondiale in termini di non atte- rermnre al limite storico di quel connuata grnvitù ed urgenza. Come moi, llitto, ma esso doveva essere inteso qualunque sia il campo dello nostra nel senso del valore ideale <leHo nost:rn indagine tesa a chiarire gli sposta- partecipazione alla conllagrazjonc intcrmcnt-i dei problemi collettivi del dopo nozionale. ~cl senso cioè che, essen-" guerra prossimo e i conseguenti appor- dosi l'Italia di propria "olontà e con ti che ci debbono allcnclcrc dagli indivi• coscienza dei propri gesti inserita al <lui, si finisce sempre n questo comu- centro ciel nodo delle competizioni monne sfocio: nccessitt\ di un più duttilC:, ci.iuli rendendosi protngonisto di sto• ANNO I· N. 8 GIUGNO 1942-XX PATTUGLIA POLITICA - ARTI . LETTERE PORLI' • S.de Littoria • Tal. 6011 Direttore , RENATO I O S S I Condir•ttor• , L I V I O F I A T T I WALTER.IONCHI • red•U. c•po re1pon~abile UN NUMERO L. 1,5 O 1mm.: Drfaari l. 15- fmi,ti U1im1itari l. 10 Dlatrlb. D. I. E. S. • P.u S. Pantaleo 3. ROMA PUIILICITA' 1 Ulllclo PultbUclt• • Propaganda • Via Jloma, 6 • 101.0CNA ANONIMA . AITJ GRAFICHE • BOLOCNA VIA CONSOl.ARE - Sez. Edit. C. U. F•. Forll PAOLO SILJMIANJ, Segretario d•l C. U. f. PRESIDENTE ? ria, essa si ero resa debitrice al mondo di un atteggiamento responsabile, clinr1mico, esemplare. Pertanto i giovani non dove"ano essere solo coloro che avc- _vano già combattuto la guerra armata, mo quanti si fossero dimostrati disposti ad assumere il loro posto in u_n tale programmo d'nzionc, di sacrifici, di gc• nerosità. Perciò quella dichiarazione importa la non pienamente attuata politica dei giovani. Politico dei giovani che può coincidere con queWeducnzionc nozionale in un gradino di primo livello, mo poi si dj[forenzin e diventa In politico della realizzazione della morale rascista che è per unu respon• sobilìlù, quindi per una gerarchio, quindi per una selezione. Morale che è per ciò per In formazione di una arislocrnzia volontario ad ogni genera• zionc. f~ ciò che nncorn non si è piena• mente ratto; per lo mc.no non lo si è {1ttto organicamente e secondo prinrfl>i uniformi. I~ ciò che dc,e essere in cimo olle nostre prcoccupnzfoni. 1tate po!it~cn, dei -gi~~nl)i, o della selez,onc, non può eSserc pienameòtc attuata dalla sola G.I.L., l'istituzione di Stato iQtCgrante pe-r i compiti politici, militari e , col)ettivi l'educazione dello r«miglia e dello Chiesa. Mo una , vera selezione non può es~erc operata io uno rase semplice che rimane di semplice prepara.zione. E noi pensiamo perciò che si debbano 8iudicnro i giovani nel terreno dello concreto cspe· rienza di lavoro, quando cominciano a portare il loro contributo al processo produtti\"O. 'oi pensiamo alla Corporozione - Jn Corporazione completa, nuovo, \'erlcbrn dell'organizzazione dcl 1 lo Stato e di quello .. del ln\"O• ro - come al naturale· terreno d'incontro dello Stato con le Forze delle nuo"c leve. Dopo una adeguala preparazione in quella scuola superiore che· do"rù diventare più degno di nUidnmenlo motroie e tccn:ioo" i gio\'nni delle carriere scientifiche o di quelle organizzative, debbono essere immersi negli organismi IL problema che ~i agito ne} giovani e dai gio\'ani, onnai da un po' di tempo e che dimostra delh:t loro vitalitù e della moturitò del loro pen• siero, se non di tutti, almeno dei miglio• ri, è appunto quello della ricerca e delPesnltnzione - dirci quasi dell'esasperazione - dei valori morali della Rivoluzione. Non C, come qunlcuno potrebbe superficialmente nUcrmare 1 un tentativo di paragonare o meglio di voler porre in contrasto il fattore rivoluzione col !attore etica, giacchò se una opposizione fra i due termini dovesse esistere o se ad essa si do"esse pen·enire, ciò snrebbe una prova dcll'amorolità' della llivoluzione, il che è precisamente H contrnrio della realtà e di ciò che n1ol essere dimostrato. li porre l'accento sul fatto morale di fronte al fatto ri"oluzione signilica pertanto non il voler giustificare, a posteriori ed a quolunque costo. ciò che è stato, ma piuttosto il voler ricercare il motivo e lo cousa dell'azione: nttre"erso il valore intrinseco di quelli trovare Jn giustificazione di questa. Tale sforzo rappresenta il nostro ri"i- ,·ere In lli"oluzione; e se esso ha potuto essere rcalizzata 1 Forse lo fu per un'csigenzn sentita alloi:o uttra"erso un' intuizione ed una sensibilità porticolnre-, mentre noi oggi arriviamo allo medesima esigenza attra\'erso un procedimento logico. Questo atteggiamento non deve e non può essere interpretato soltanto come di critica, ma al contrario esso rappresenta la rielaborazione dei motivi originari, oUinchè attraverso lo com• prensione della loro necessità possano venire raggiunte quelle mete di ordfoe morale cd interiore che la Rivoluzione non può non essersi ripromessa. Partendo eia presupposti morali per orrivnrc od uno scopo morale, la Ri"oluzione .non è nltTO che un mezzo per il raggiungimento di determinati lini; come tale essn non e c1uindi che un aspetto contingente, il quale non ha vita di per sè autonomu, ma che ripete la proprin ntlidità in un- contenuto a,·ente valore universale ed eterno. Noi potremo pertanto valutare la Ri\"olu• zionc come mezzo, mui come fine, mezzo che tcnla di realizzare compiulumcn,- le le mele propostesi i non potremo però considerurla avulso du esse, per sè stanle, in se stcssn a, ente i moti\'i produtti"o-sindacali, secondo sistemi \a• ri, tn modo che, passand!l per l'ultimo stadio della lO'ro concreto prel)arnzio• ne, comincino anche fi dare prova di .sè nei laboratori come negli uUici. nello direzione del personale, corno nclJ'at.tuazionc delle direttive <lit potenziamento delle. aziende. Noi che pensfa• mo alla grnnclc azienda corporali,·~ pensiamo anche che essn non è •realbzobiJe senza Jo disponibilità di adeguali ·c.iuaclri cli dirigenti. . Essendo il lavoro olla base dello nostra vita sociale, tali dirigenti costi• luiranno i ranghi anche della aristo· crozia morale. Sono questi i pensieri che ci '"engono a rilegge.re' un vocchio programmo. Vecchio d'anni mo sempre nuo,o perché In secolare necessità che lo ht1 ispiralo pcrmonc e pcrchè Jo spirito che allora lo detla\'U cd era di una minoranza si impone oggi coll}C norma di \'ita alla stragrande maggioranza nazionale. AIIMANDO IIAVAGUOU come uaio'bemo'bal che ne giustifichino la neccssarictl\. li ,·oler esaltare la Hi"oluzionc come Fine, ponendola in conh·asto od un altro Fine, quello morale, può essere nlleg• giumento di olc:uni che la Ri"oluzionc \'isscro soprotutlo come azione e non CO· me pensiero; il volerlo riconoscere come fine a se stessa in quanto cambiamento e reazione - priva di un \'Blore morale e perciò elerno su cui poggi - il ,·olerht erigere, interpret.nndola in tal senso, a sisLcma di ,•ilo e di go• \'Cr110 sta a significare unn incom• prcnsionc assoluta di essa, incomprensione grrwida di consegue~ze dannose e Fra l'oltre il dispregio di ogni legge morale e di ogni ordine costituito. Se questo allegginmento possiamo rintracciare in alcuno che visse l'epoon eroica della llivoluzionc, oggi non è più comprensibile nè ammissibile nello epoca in cui la Ri"olu7.ione si è uffcrmaia. Lungi cln noi il pensiero cli ndaginrci in un Incile conscr"alorismo n n difesa delle mele raggiunte; anzi nl conb·ario questo continuo '"oler progredire ,·crso In perlczione non soltanto formale ccl apparente clclln idea ri\'oluzionnria, sto n signi Ficnrc che la nuo, u generazione sente e Ca suo•i i J>roblcmi che doHà atrrontare per l'nftermazione di quella ci"ilU\ per cui stiamo combattendo. f'AHI//Zl(J V11'Alt:T'/"I .PBONTUAHIO " LO SQUADRJS/110,, "È qui acconcio parlare dello squadrismo clte tlti ,nezzo non deve di.'1e11tare fine, e/te a tre anni dalla ,narcia stt Ro111a nonde"e ri!Jtucitare per sopratr- ·vivere in11til111ente a se stesso. Lo squadris,no è stai.o uno str11,• m..ento tlell'azi.onefa1ciAll1, una for11uizio11c materiale del Pllr• Lito; un a1Jpetto del fàtJcis,no in u.n ,leterm.itutto 111ome11to storico e niente più. lo squfl.• clri.snto q,ui e Id superstite de,,e entrare nella Afili:si.t.1,anche e soprattutto t>er la discipli110 che essa impone,,. (~lu..ssolini. nell'articolo• l::lemen.li di sloria• 1 au Gerard1io. 011. 1925)

mconTcRoOnLADAlffiAZIA CARTOLINA DA ZARA I L, piroscafo che ci conduce vcrsQ le rive dalmate si chiarn., Baj:m1onti cd ha lo scafo dipinto di color grigio cupo, colore severo di ciclo copcrlo. f: lo stesso che fino a non mollo tcm~o fu si chiamo\'a Sarajevo, crl dipinto di un bel bianco clomcniculc e appart('ncvn alla rtotia dcl1a J(l{/ransha Plo11frlba. La (.tCntc di bordo, dal comnnclnnlc nlPultjmo carncrotto, è rimostn quello di primll e <1unsi non mostra di essersi nccorla di aver mutala bandiera. Per costoro in l'('nllò nulla appare veramente camhialo: nel giro delle loro i?iornntc. imperniale sul mestiere, tutto è rimnilO tale e quale. Fin da rn- ,zazzi, e molti di essi ancora ai tempi dell' AustrioUn~heria. hanno sempre navigalo qui, tra la tena e le isole, forse imbnrcnt.i per lustri sugli stessi battelli, toccando i medesimi approdi, indiUerenti che sullo banchino ci fosse i1 carabiniere, il grnnicjnro o ti gendnrme. Ti·a di essi, come trn la gente del litorn1c istriano, la imperiale e regio marina da guerra nsburt,dc:., trncvn fìtli uomini 1>Cr le sue nnvi; e per qurilcuno l'itnbnrco sulle nnvi imperiali ero stato 1wobabilmrutte l'unica av,·enturo cleQno di memoria vis-.uta fuori del mare di cosa proprio. TI linµ:uaggio di bordo è rimosto ancora in gran p:irte quel ger~o misto di veneto e di slavo che era la lingua uffici3le dello morina nustrincn c in cu\i i termini marinareschi e il proverhiole dei nostromi erano in un ,·eneto sch·ictio, mentre le imprecazioni. i rimbrotti, le bestemmie hanno ~empre mantenuto l'impronta della lingua slava. Tanto f' ,·ero che maestri della navigazione in Aclrint.ico 11>rnnoi Venczinni e ln gente schiavonn, calata cl'amo1·c o di forzt1 <lnllc · montagne del retroterra, non si imbarcava altrimenti che per ciurma cli fatico. Tuitavia fl.nchc fuori ciel lingunggio cli bordo. tt1tti parlano l'italiano correntemente. TI dialetto è Yencto, ma con una cadenza particolare. inasprita, piì1 durn c scabra ancora di c1uella che si sente sulle coste deJI' lstrin. Lontanissima è 1n dovizia Fcm- · minen della parlotn veneziana, nel discorrere di questa µente. sulla cui terra. costo e isole, ~:ra,·n tutto il peso delle enormi e nude montagne di Croazia. Tn certi punti del litorale, sembra nddiritt.ura che i Velebit.i o le Dinnriche sor.'!ano dall'nc<1ua, con la lorCl desolazione di roccia. E questo spice:a senza dubbio tinche molti nsoeili del carattere della gente tnorloccn. cui lo squallore e l'impraticabilità delle gigantesche monta~me "iet.a octni respiro, che non sin c1ue1lo spesso avvenLuroso cli navigare trn le isole. Si vedono sco~li di poche braccia in cui attorno alla lnnterna che indicu il rischio delle sccc;'.1e rocciose, sono, nm<n-evolment.e pettinate, magrissime vigne. E la vendemmia si fa con la barca. che qui tiene in tutto il luogo del c"nrro. Anche con 1n barca si menano alln pastura Jc capre e poi si nbbandonano per ]a giornat.1.1 tra le sah1ie dello scoglio. Relnno, protese sull'acqua al passaggio elci batlclli, come animali araldici o mitici. Si capisce come chi vive qui non possa tenere Fondazione Ruffilli - Forlì lo stesso linguaggio della gcnlo che at:~__. lungo le chiare strade della pianuru 'o nella c1uietc sonnochiosa dclln lngunn. t. un paese eia sentimenti inespressi, ma fondi, da fuoco coperto: qui si immaginano ire improvvise e grandi, ma brevi e limori essenziali e un senso violento e tirannico ciel possesso. f. anche una proFoncli'I, ma rafrrcnatn dolcez:~n. . .. Zara è una città che si direbbe uffacciata alla rivo con prepotenza. I suoi pnJazzi, tutti nuovT grandi e chiari, sorgono sulle sonziosc banchine, in visto del mare. E giungendo do! mare in una giornata libera di foschia, si scorge da lontano questa alt-;- bm·ricra di case, prima ancora di avere la sensazione della terrn su cui sono edificate. Accanto alle evidenti ragioni pratiche che lo hanno dctcrrn.inalo', si direbbe che vi è un \'aloré simbolico nel tendere verso il suo mm·c della cittit nssecliata e privata clelln proprio terraferma. Doveva essere uno clurn vita quell11 che si viveva <iui sotto gli occhi dello straniero accampato alle porle. E il costume degli Zaratini ne mentiene la memoria. C'è a Zara una tcnnce, quasi sc,·cra sobrietù di costume e può sembrure singolare in una cittù dove la vita e1·a economicamente facile, so• pratutlo in uno città unica per il poco prez7.0 e la comodità d'acquisto di tutti i generi voluttiari. f: il cuso cli dire che gli Zaratini non volessero loscinrsi consolare. Oalh, riva, traversando i;tli archi aperti negli spessi bastioni delle muro venete, si entra nel cuore del• l'antica Zara. Che è, al giorl10, una citlù silenziosa L'inlrico d<"lll' C'alli apparl' quieto, i campielli e i CJuadrivi taciturni e deserti. Dopo. i} fugace movimf'nto delle prime ore del mattino, cui fu da centro una Piazza de1lc Erbe, più picco1n ma non divC-rsn, neopure per il _vivnce e c1uasi festoso intrecciarsi delle contrattazioni. da quelle per cui vanno famose le ciUi\ delle provincie' vcncie delln pianura, la cit.llì pare svuotarsi, c•ome se si ritraesse in sè. ln <1uelle ore un'altra vita ..si svolge, per l'esi.2uìili delle contrade, la 1>rossimit:'I tra finestra e rincstra. la comunanza elci cortili: una vita quasi acren, che vibro al cli sopra delll' strade e al bosso non si nvvcrle e non si sospetta. Ma la vera vita cli Zara scoppin all'improv- ,·iso la sera, dopo il sole, nelle ore del passeggio. Allora le calli si colmano cli gente. Il popolo di Zara possiede l'antico gusto tutto veneto del p!lsscggio. Passeggiare è uno festa c1uotidiana, tale che ne~- suno se ne vuol privare. f; però una FcstD gelosa, che si s,·olge quasi al chiuso, ncll'inteJ•no delle mura, dove si incrociano Je calli. La folla si pigia, si urta nel lo spazio avaro, mu non trabocca ma i ,,erso lQ rive, dove pure vi è tanta nbbonclunza di spazio e unn• cosi Jnrga pos5ibilit.iì di rcspiJ-are verso l'Adrii,- tico. Le 1·ive sono fotte per le automobili e per la a;ent.e che ha fretta, dicono 1,tli 7.aratini. Oppure per gli innamorati 1 che rii qua contemplano lo spettacolo dolcissimo del sole mentre naufraga nel mare nlln vasta imboccaturn del golfo, aggiungono, non senza mali/4ia, le r..tg:izzc. E le ragazze qui, proprio :n questo passeggio serotino, hanno un loro impor• tantissimo ruolo. A Zara si incontrano le prime avvisaglie della bellezza delle donne clalnrnte, che è di uno stampo , eramcnte originale. \'on è composta, armonicn bellezza di lineamenti. Anzi i volti sono spesso squadrati a lince fin troppo decise e irregolari ccl hnnno un'espressione cosi instuhilc, che si potrebbe dire burrascosa. i\fa le figure sono 5-uperhc. Scheletri forti, ben sagomati, che si manifestano nell'umpicu:o delle spalle, n('lla cuna snida, \igorosa delle anche, nelle gambe dritte, liscic <' t'arnose, di questa stagione già brunite e Justre per il sole meridionale. I~ poi gli occhi. Un colore di , clluto, che sembra nero a primu , ista, ma in rcaltù ha riflcs~i di bruno dorato e di verde, carctzc,ole e in.sidioso, che tt volte ollontann, inchioda ficris!'.imo, a volte ::;i direbbe che in, iti. In un caso e nell'altro sono sguardi che non si abbassano. ~luovono qualche ricordo degli sguardi delle hvuntìnc, mo senza nulla nè di torbido nè di sgo• n,cnto. L'inquietudine e la rebbrilità del sangue levnntino si è tempC'ratt1 n contatto con la serena civiltù dell'altra sponda, l'oscuro ::;i è chiarito e illuminato, la morbositù si è placuh1 in un focoso cqu·i~ librio ciel snngue. E queste donne sunno senza incertcua quello che valgono e quello che ,,ogliono. l)isogno vederle c1uando scendono ,·erso il porto - il mare qui l' sempre una meta e un richiamo .J?er le gradinate e le rnlli scoscese dei loro paesi aggrappati all-;- costa. Hanno il passo sicuro e uno sguardo larg,;, e frt:rnco, da padrone. Jl \Jorlacco ha fanrn di essere per le sue donne un duro signore e. si dice che non <li l'ado per rarsi obbedire adoperi la frusta. Può darsi, ma non importa. Questo modo dispotico di comandar<' non è sempre un segno di supremazia e qui Forse è proprio segno del conlTario. Si sente che il dominio segreto <lclln cas~1 ap1>nrtiene ad C'sse C' che ad esse appartien~ :mch~ 1scnza condi>.ioni, il dominio del cuore dei loro uomini, che si fnnno inconsapc,olment.e una difesa clclln propria ruvidezza. In cambio, mi dicono, e lo si può cl'ederc, che queste donne sono capllCi cli una fedeltà ostinata, qu-nsi caparbia, fino al sacriftcio. Ma è forse una Fedeltà bas~ta più ,sull'o-goglio che sull'amore. .. * ,cl por~o di Zara la gente oz.iosu è scarsa. Anche coloro che guardano parlccipano. Segno questo di un clima già meridionale sì, ma di un mezzoA:iorno attivo, ,i,ace, caldo cli slanci ·e di iniziativo. Quando un battello fa il corico, ad esempio, vi è sempre un gruppo cli sfocccnclati ·che assiste. Ma il loro assistere non è passl\·o. I~ gente che scende nl porlo innnnzit.utto. per htvorarc: quando però non trovano ingag~io, non se ne vanno, rimangono come ad uno spettacolo e come nel uno spettacolo criticano, aiudicano, commentano e non di rado si in<,criscono addirittura non richiesti nell'opera. Se per c1m,lche inccrlc7,za tr::1 gli uomini, quando l'operazione cli caricamento si presento delicata e di rficile, il lavoro ha urHf pausa, sono prodighi di suggerimenti e di consigli. ]'\'fu fraternamente, sen?.a saccenteria, proprio da buoni camerati, che conoscono i rischi, le difficoltà e gli incerti dell'in_,;çrnto mestiere. Con lo slcsso animo assistono alle manovre dei piroscafi in art·ivo o in, pnrtcnza nella ra<ln. Solamente che qui la critico è più pronta e il giudizio più severo. Chi è profono ha sempre un criterio di giudizio più aspro, e poi costoro, come del resto qul'1si tutta lu gente della co.:;t.a e delle' isole, hanno l'ingenuo e fic~·o pregiudizio che non possa essere buon mano, riero chi non è nato all'omb1·a di uno cli questi sn~lli campanili ,·encti. f « foresti-. sono sempre guardati con unn sort:1 tli sottinteso disprezzo. Del resto nnche il senso clell'ospitalitù, che pure generoso in tutta la Dalmazio e particolarmente a Zara, ha in fondo qualche cosa cli superbo. Non l'ospitalità della gcnle cli campagna, che apre la sua casa e accoglie l'ospite come un upportatore di novitiì e ìn runzione di questo lo festeggia e Jo cir,1.1.iscc. Qui la prima cosa che si fa notare all'ospite è che si trova tra gente di mondo, ~ente che non ha nullll do imparare, perchè dircUmnenlc o indirettame#ntc hn spinto il suo sguardo lontano, lungo_ lu roUn clellc na,'l che solcano gli oce:mi. f: non è presunzione: è piuttosto quel senso virile di parìlù che governa i rnpporli di, chi vive sul 1nare, con chi arriva dnJ mare. FllANCO VEGL/ANI 3

E' stato scritto recentemente su queste colonne che lo scopo cui noi tendiamo con la nostra otliDit<ì c,olonterosa e disinteressala di giouani s<·rittori c·ousisle sopratutto nel t:mtalivo di esibire un ,locumenlo sincero e palpit,mlc della nostra umanità, nmauil<i clw noi <'rediamo in coscie11:.a,co11 jed(• dilficilmente infllCCllbile, essere <Juellat111ouache la Riuo/u::ionc ha crealo ponendoci di fronte degli appassionanti problemi spirituali e come tafi emi- • ,wnJcmente politici. Perchè in. fondo ogni nostro sforzo di migliorumento mira aWafferma:.ionc di um, politicità asso· lultt di ogni nostro auo, irlleso al bene delfo socielrì e quimli ,/elfo Stato. R bene che 1-•engano mcmifesluti questi colloqui oper,,ti nel nostro intimo, affinchè es~·i possano tlonumi rimanere a riprova di u,ur particolare sensibilità che dist.iugua la nostr<1 generazione da tutte lé altre, che cas/.ìfuiscn mr sostrato ideale ct,p(lce di rend'!rSi degni u roccogliere l'ere,lilà del Fascismo. Se il no~·lro lrm;(lglio ic/ealr., anela s;opratutlo fl fissare ec/ a limitare l'esse,i::r, qm,lilaliva e quanl.ilalivn delle nostre e~·igenzr ormai c/n tutti riconosciute, rion bisog11aperò dime11licare che nitre esigen:.e, ugualmente radicale e profonde, vengono manifeslllte nei riostri riguardi dalla flfoolu:ione. E um, rii esse ci infen'ssa principalmente ora, cl,e ci pare d'importanza fondamentale; quella al.tinenle a un mollo cui l'abuso dei rf)fOri ha Iuli.o molto del suo significalo: andare verso il popolo. Sappiamo che in genere ogni Rioo/u::ione nasce e si sviluppa su premesse sociali che ad essa ,Mmro poi il licoil.o della sua 1Jalid;1.,i. /f Fascismo è sorto su una preme!)·sa sociale sen::a dubbio lo pili preciso, lo piiì cosciente, la pilJ morale. di qmm/P •si siano nlfacciate durante il <'Orso della storill dal se.ulimeuto dei popoli. 1-lccorciare le ,list.an- ::e sociali ,ron abbllssarulo coloro che stanno più in alto, 111<e1levando coloro che slwmo piiì i11 busso. E per questo è neussllrio nltresì che coloro che starrrro in alto rrorr rimangano chiusi al di là di un sordo llltervallo, ma scendono p<1rgendo il loro braccio, ma niul.i110 gli altri a salire. Orbene, se noi esaminiamo la posi- ::ione in cui si lrooa la noslrn classe, di stmlenli e quindi qomini colli, di unioersilari e quindi futura borghesia dirigente (non cre,lo sia 11ecessaria la raccomn,ula:ione ,li non equivocnre il /ermi ne « borghesia » ), vedremo come insu/ficienlemente le nzioni de/fo nos/r(I 11ifa siano conseguenti a questa esigen- :11 fondamentale postll dalla Rioolu::ione Se noi ci mettiamo di fronte alle nostre anime, t;e noi ci guar,liarno un istante nel bianco degli occlri,vedremo come ,m. ,li/etto moli.o grni,e nrn per fortuna 11011 insanabile sia ripos/o nella le11Je11::aindiscutibile che noi abbiamo a formare una casta. Se noi iml<tghitnno presso il popolo che tma oolta si sarebbe chiamato mi111110, <1uello formato dai lavorutori ma• mwli, conlatlini e operai, <101,remocon- .'llqlare in esso mw ,liffiden:a, sovente malcelata, c,('r.<;o gli studenti delle Uni11ersità, un' inclina::ione evidente a co11- !ìidnarli lutli come dei figli di papà di buona memoria. In quanto poi ni gio11tmi della ,wslrn generazione - avticrto dw la questione è sempre inlesn in sens_n di massa - 11011strulenti (e, cmJ/ranamcnle a qrwn/.o f,otrebbe parere, sono ben tanti!), l'abisso sembra poi ancora phì scoraggiante. Si /ratln direi di due categorie chiuse, che rari con/alfi e scambi lllimentano seu::a liicuna continuità. (Sostwrzialmente: percl1è la forma non ci ir1tç_ressa). Jt'El~che~:er~bb~m~i l~;·:-o c:n 1~~~ certa costernazione un r1rticolo di Lorenzo falanga « conlro la burocrazia •· Diciamo con una certa costernazione poichè credevamo che le rrust.ntc sanguinose della stampa di puntu contro <1uesta burocra7,ia, mostro e mulnnno della civiltù moderna che però non ha ancora trovato istituzione che Jo possa sostituire, si fossero innridite 1 vista la mancanza di costruttivitil delle l'ipetute polemiche e dei prolungati aU.ncchi. Non ci pare clrn sia il caso cli ribadire la nostra posiz.ionc cli rronte al problema, poichi: già abbiamo chiarito che, pur comprendendo i gravj svantaggi che una fredda burocrntiu;nzionc di tutta la vitn civile arreca alla compagine nazionale, non vediamo cÒmPsi poSsa abolire di sana pianta la complessitù cli tutti gli uUici che confrol-- lano ogni pubblica e privata ·attività. TJ1IC complessità deriva direttamente dalla e omplessiti\ cli Forme che ha assunto tutta la vita moderna negli ultimi decenni. fal:mga fomento che ogni istitu• zion(' anche del Partito al suo nascere si burocratizzì _. al punto cli dividersi e suddìvidcrsi in direzioni, urfici, settori, -con i 1·elativi gl'and'J e piccoli gerarchi», ìmprCcn contro gli « uscieri gallonati' )O \~ i telefoni in tutte 1c stanze. Ebbene, ci sembra chc- egli non :Jbbia la minimH ,esperienza di quel che sia necei;sario per far funzionare con ordine ~ con rego!nritù un qualsiasi urficio. Che si possa snellire e ridurre, siamo d'accorcio. ~fa noi crediamo, per quanto lil nostra esperiemr,:1 personale' ci ha in molti C'asi detto, che dal punto cli vista istituzionale o meglio organizzativo In pe1·cenLunJc cli superfluo che ncj diversi uffici ancorn si trovn, non è poi così spaventosa: se la burocrazia è t,mmalata, non certo nel sistema risiede il suo male; m(t in tutti i casi negli uomini che <li tale sistema costituiscono I' ingranagsio. Se il sistema è in se stesso pcsrrnte, potrebbe divenire leggero e snello qualora gli uomini snpesserQ con et1ua discriminazione distinguere l'utile dall'inutile, il necessario dal non necessario. 'lò'n è che il sistema burocrnlico comporti la morte di ogni senso cli iniziativa; l'essenziale sta nel dare ad ogni cellula umnna del sistema la sun rcspoosabilitù e Ja sua iniziativa. In ult.imn analisi il problema rienh·a in quello più Jato <lclle competenze, e di conseguenza srociu in quel problema di formazione di coscìemw che noi vcdinmo come il londumento necessario cli ogni impostazione rivoluzionaria clc1la nostra gen""razionc. Si sta svolgendo sulle colonne di Roma Fascista una· interessante discussione o proposito delle frequenze uni- \ crsitnric. L'argomento ci sla parlicolurmentc .a cuore poichè per noi studenti di provincia resiclcnt.i in nitra città, che non sia quello sede di Atcheo, non poche clifficol\n si presentano nei rigunrdi cU uno regolare frequenza alle lezioni accademiche. Teniamo appunto ora a precisare che -finora ·i camerati che si sono nv-..•icenclati sulle colonne di sangui,wta reultà. Ricordiamo e/re <1slrllendo dalla realtà corriamo il peri• colo di lrlldire la continuità della /Uvo- /u;;ione, di falsare e tJuindi distruggere l'essen::a del J?ascismo. A queste realtà per:,erremo proponendoci rm co11fotlo più a~siduo col popolo, un interesse pi1ì me,lilato uerso i suoi problemi. Chi trii i lei/ori ha <mulo la forlmw di trovarsi in me:::o al pitì ge1111i110 popolo· illlliatto, a trnflare ,la mnico delle silua::ioni nuovissime che +r, s/oria <l'oggi ci offre, sa quanto il vero popolo italiano sia sano, sia fiducioso. Io credo che non si possll cercnre llltrove s·e non ~io noi lo rllgione di tutto <1uesto. In una nostra innato immodestia, in una ualuta::ione eccessi11a dello sforzo intellettuale che costituisce il noslro /aooro. /11 mia tendenza, ora per forlmw in discredito, cli i1111egginr.:> per le pfo::::c sen::a per altro far sentire la noslrn goliardia in qualche co:w ,li pi1ì ,,ero e di pitì coerente. In un maledetto 11izio cli Jeori::zare eccessi1Jame11te, di risolvere i problemi pùì ~roc,i sen::ll essersi resi conio ,!ella rea/là spesso IClnto cruda <' sconfortanle. Ricordiamoci che la riuolu::ione fascista nacque ,la. una realtà popolare, che gli uomini di vent'anni fn in ogni faro gesto rispecchiavano le necessità imprescindibili di tale sofferta ed in4 (Anche qui, soslon::ildmente: ili/alti le parole uggiose non contano):. Sa quali rfaorse si possono trarre <la esso, sa come in sostanza la materia sia pronlu ,, rice11ere in pieno il soffio delle idee ijondazione- Ruffilli - Forlì , Rama Fascista · hanno consiclcrnto nei conrronti del problema diverse categorie di studenti, che dovrebbero risentire dell'c\ 1 entuale decisione di una frequenza obbligatorin in tutte le Universitù del Hcgno. Prima ca\e.goria, gli impiegati i seconda, i figli di papù (mo qucstR non valeva certo Ja pena di essere considerata). Altri poi fa una distinzione fra jmpieg:nti e lavorntori manuali. Giustissimo. ~essuno però ha parlato di coloro che abitando lontano dal centro universitario si trovano in clisaginte condizioni economiche. Questi studenti, tra i quali sono vivissime intelligenze, intelligenze vere al di .fuori d'ogni spinta di raccomancla1.ioni e d'ogni assistenza più o rneno mecenutistica, non sono sovente in grudo di sostenere le spese ingentissime. di viaggi e cli sussistenza fuori della famiglia, nccessarìc per seguire regolarmente i corsi universitari. Ci preme per ora rar notare che questa categoria esiste, e che i problemi pnrticola1·i chl' essa· presenta in seno al problema gcnçralc della rifol'ma universitaria sono forse i più urgenti. Un'altra osservazione aggiungiamo: non solo dal lato economico il danno sarebbe molto forte; ma specie per coloro che sono iscritti alle l'acoltù scientifiche una frequenza continuata, tenendoli continuamente lontani drtlla -.loro resìdenza e dr,I loro G. U. F., impedirebbe ui pochi voletntcrosi di svolgere <1uelle attività di prepm·Az.ìone politica e colturale, cli addestramcn~o sportivo, di integrazione professionale, che noi tutti riconosciamo così .utili, In mezzo alle <1uali noi viviamo, e nelle quaU solo è riposta la ragion d'essere elci G. C. F. provinciali e la loro vitaliW.\. Comunque sappiamo che certamente nll'ntto cl.i una riforma universitaria, necessaria cd auspicata, tali considera~ zioni saranno certamente presenti in chi con tanto omore governa le sol'ti della Scuola Italiana. * .. Un indovinn.to corsh·o sul l3llrgello a proposito della distribuzione dei reciditi della produzione, ... si riuolge a due categorie ,li indiuidui, ogni giorno pili esigue, che raccolgono l'unn gJ; egoisti tiepidi e l'altra gli sconfortali ini,idiosi : i primi pensano clic il Fascismo ha realizzato socialmente una bella Rivoluzione, e sarebbe un peccato se ora si fermasse; i seromli lrou<mo, per esempio, che dal mome11l0 chi' i polli non ci sono per tuUi, s,,rebbe meglio sen:'altro abolire i volatili ,la oggi a e/omani. Gli uni sono privi di ogni qualunque nobil,e idealità; gli altri d'un po' di realismo. ~cl mezzo, come dice giustamente il corsivista, cammina la Rivoluzione. E nel mezzo, nggiungiamo noi, camminano coloro che veramente sono l'imasti e qgni giorno divengono (perchè, anche questo non è.· do escludere) fodeli alla Hivoluzione. E per questi non debbono a,·ere posto nè qualsiasj pessimismo nC qualsinsi ottimismo entrambi astratti e 'teorici in c1uesti tempi; ma solo la sana coscienza cli operare fottivamente per i J bene del Fascismo. ZOB. nuoue. Molti mi diranno che queste sono illusioni, e/re questo è sfasata otti- .mismo; che magari è retorica. Sono prOnto <t <limoslrare ali<, prora ,lei /nit.i che questo è rellltà. ~ *~ lll guerra costituinì un passo nocmli in questa necessaria marcfo oerso il J>opolo, che ,/o;;riì essere seguita imme1/i<llamenle ,fo ww marcia del popolo uerso di noi. l'universitllrio f<1scisfo uelle lunghe giornate grigio1Jerdi imparertì, a conu,tto co)1 il combattente ig11olo, come il suo compito pitì alto sia uella ricosl.ruzione quello di dedicarsi alla nobilitazione e al miglioramento ,lel popolo che suda: GIUSE:PPE ZOBUU Il 9 maggio deve essere stata festa grande per molti signori. Per quei signori che nella conquista dcli' Impero banno trovato la maniera dj accu1nulare in pochi mesi diversi 1.nilioni e cbe f~rse pensano nella imn1inente ricon,,uista, di accumularne aJtrctta.nti. (Mn i t~m1>i sono cambiati irrimediabilmente). ~e proprio non vogliamo pri• varli dei 1nilioni - che, in fondo 1 sono solo quelli che per loro contano - perchè almeno non li priviaino del distintivo fascista? Il bello • anzi il brutto • è che alcuni di que&ti signori ostenltmo il distintivo rosso squudrislu, ere• dendo forse che esso possa nascondere in <1ualehe modo le loro por• cherie. Camerati, non sarebbe <(UCSIO il 1nomento propizio di ripulire un po' certi angolini che prcfcudono cli illuminarsi col sole degli onesti? * 9Jatedi 111;a{JJ E' stato Erasmo, in un suo articolo su " Vent'anni ,, , u farci ri• J>ensare ad un fallo che da tempo avevmno conslatnto e che di giorno in giorno ci riempie di stupore. Infatti notiamo - specialmente nelle manjfestazioni patriottiche, quando tutti i.ndossnno l'uniforme fascista, come siano nuinerosi quei camerati fregiati dei fascj rossi della passione squadrista: taulo che e' è stato un momento in cui abbia1no pensato, che non fosse vero c1uanto ci ave,·ano dello circa la 1nagnifica 111i11ora11za. tlei lcmpi eroici della llivoluzione. Una minorun:,..n piuttosto nun1erosa. Il fauo è che niolti dei can1erati sc1uadri• sii non porevano essere alloro che 1nolto giovani, c1uasi fanciulli. Sbagliamo o sarebbe necessaria, nell' ~nteresse dcli' Idea, una rispol veratina n certe date di nascita ed una conseguente pii} esatta e cosciente ridistribuzione di certificati e distintivi? SULLEONDE Canzoni cli guerra : nostalgico eco elci giorni roventi sulle sabbie e tra le n1ontagne. Ci si do1.nandnva, or non è iuolto, come mui <1ucsta guerra non avesse prodotto <1nella fioritura di n1otivi che nascono spontanei sulle labbra dei soldati in marcia. Invece no, canzoni ne hauno·.iuvcntatc i 'nostri fanti;~e non poche. La Uadio ce ne vuol convincere: tutte le sere alla stessa ora, immancabilmente, esse risuonano nelle nostre case. Gradita è giunta, sulle prime, l'iniziativa: e ci piaccva:ascohare quelle musiche, anche se cantate dalle voci più o n1eno bianche dei soliti tenorjni sfiatati. 1\Ja batti e butJi, son sein• pre quelle, e va a finire che In gente s.i stanca; e non sa se preferire rprima, c1uando non se ne sentiYa per nulla, o oggi, che se ne sente troppe. E' strano: anche in queste piccole cose, noi troppo spesso abbiamo un difetto. Nel senso della misura.

SI do3hl\'ano le foglie tiepide di l'ugiacla; ncll'nrin c'ern un brt:Gio mi1:Hcrioso di goc<:ie cl'acque tremolanti 13ufreschi steli purissimi. Nel cielo perlato 13i diffuse un 1>allido rosu ev:.me- ,3cente1 che lentamente di,·ennc più vivo. qurni d'oro. Si spegnevano come un soffio le ullime stelle ad occidente. Poi, come un grido cli gioia, il primo ,,ole cortJc sulle "eU.e dei monti. discese dolc:,,simo per i p<'ndii gonfi cli verde, e baciò le acque <lei mare che i,i aprirono frementi. C'era aneorn tuUo intorno il ,:;ilcnzio di primo mattino: nei Hcnlieri solitari dei boschi un profomo inebriante di l'ragolc e d'crbc sembrava cercare una creatura m.ir3tcriosa a cui doni:m;i per farsi \IOCC di un sogno punµqnte e volutiu1130. Cantò in un cusol:irc lontnno il gallo. Si mu;se una fronda, una goccia di mgiada cadendo ,~'indorò di sole in un i,:..rui1.zoE.d ella nprì gli occhi vrtJlissimi :-tneora 1Jm(u•riti cd umidi dì sogni. L1invrne subito la dokc1.zn fremente del mattino mtivo, quell'incanto di selve e di cieli purissimi, di erbe e di selve e ,ti fumi. La bocca che 13i era aperta nel un rotondo sbadiglio, dietro la piccola mono ,3i ntleggiò a un soniso di gioia. Socchil"fiC gli occhi di nuovo, e cercò di perm11·<'. Le piaccvn pensare. Tnh·olta non sui neanche dn dove hai cominciato e ti dunzano intorno figure di lontane ctù. in atteggiamento misterioso e assente: ecco il bahbo ncllu g_rande pianura cammina lungo gli argini tic) riume, e necanto n lui, lcnfusimo. il carro traballante ,3ullc ruote; nella nebbia luceicnno di fuoco i ,,uoi occhi, e grida, pieno di vino e di rnbbin, 111lah<ntia tra ~rnncli 13chiocehi di frusta e di bestemmie; nrn no., i gridi 1iOl'10 nelln taverna, quell'uomo, quell'uomo che le ,;1.1'11ppf1 le n,,ti (! ride con la bocca sdcnt.iltn illuminntu cli scorcio <.ktlln lampadn ros- •3t1st.r:ì... Eppu1·e i ricordi si inseguono con unn slrann dolcezza: tutto sembra irnmcrgc1•3i in unn vuporositll rosea, come in un bagno di luce, e ,,ugare intorno n te •m un'invisibile troma: :id o~ni ·,;tante a,,vcrti con un rrcmilo che un pczzcll.ino di te ,3j riconosce in una immagine clorutn rimrnla sospesa ad un 1·a~gio di i;olc. E allora la luce ti scherza trrt le pnlpcbrc •Jocchiusc, ti entra nelle- vene, e li incanti in nogni di paesi lontnni e di impf•3sibili folicitù. f. non occ-orrono parole: anzi, se apri là bocc,1 a parlare, anche ,Je cerd1i di mormoral'lo ,30l0 per te. quel nome, senti, non ,:,o, unn stonatura, come se non fossi stata tu a parlrirc, ma un'altra, lontnniHsima e assente. E allora tutto è dj_;trutlo, e bisogna cominciare a trnscrla cli nuovo, quella sottile trnma cli octa clei sogni. Si 13tirò, scnÌenclosi scorrere pe1· le membra un lungo rrcmito cli pincere. Splendida ero. con i lunghi cnpclli neri scomposti, il hcl corpo slanciato. l'umida hoccr, SO('C'hiusn. Nonc,3tantc tutta la serenità della natura, Gcnliva, e non ~apcvn il percbè, unu dolce tr~3tcz,rn invaderle il cuore. S'{1ppog,giò al tronco della qucrcin che alzuvo ,3111suo cnpO Jlombrn piena di frulli e di J!rida. Per un ir;tnnte t3tcllc cosi immotri. scntenclo vibrare <1uflf3isotto le sue dita tutti gli umori della terro., come un'ùnda tiepida e pura. Sul •3enticro. orn, era lutto un rrinio di cicale. Sgu,Jciavano trn l'('rhc piccoli bruchi izr,111sotelli di un hel verde pU3cllo e scivola"nno via senza scomD01t3i. On pC'ttirosso frullò vicinissimo a lei. con un picc-olo grido ~orgoglinnte nella p:ola. Tutto il bo~co viveva: rinchc nell'aria vihra"ano innumere,·oli bolle di luce. le ro~tie tremavano e ,;i sfnccvnno in ouelln ~lontnna cvnno3ccnza. Non •'i'udiva voce umnna: ~ lutto all'intorno c'era 11010 quc-sto canto soie~ato delln tcrrn calda di ,;ole, mentre sui rHmi shocci:wnno umidi i perni, e nelle rridici r;ii a~itnva tutto un piccolo mondo di hruch.i e d'iru;etti. f.tipure. per quanto •3i strinttcssc forte nl troncò, non le riuscivn di scntil·si viverC come uno dei tnnti ~et·moidi, come un filo d'erbu tersa e ru~indosa: I<' . c1•t1'\Ccvannzi nel snn_guc co~ un i~nolo _nlunore lo· spasimo cli tutti <mei profumi inebriati di verde cli sole d'azzurro. F. ,3i mosse con passo modulalo lun~o il ,3enticro ché portav(1 nl mare. Andnvn crentura di ,3ogno, come su Ulppeti di ,•<.'liuto, placida e nrcana, intenta ad Fondazione Ruffilli - LAZINGARA NEL B~S~~ I Racconto di B R. UNO SCHACHERLI r,3coltare un mormorio di parole scon~• .sciute nel suo cuore. Avrebbe. voluto guardarlo, prenderlo nella mano e scn• tirio battere forte, qumto cuoricino che orn le doleva, e non 13apcva il perchè. Come ru giunta alla :;volta si fermò per uq =,3tante ubbncinnta dal mare in[inito che era tut.to un barbaglio di ,;ole. Dai greti candidi saliva fino lassù un mormorio di onde pnzzerellc che si irGcguivano e si infrangenrno sui sassi. F. poi a perdita d'occhio, il mare di ur,i azzurro inlcn30, lontano Jontano Fino alle ;30Je chiare quasi sperdute è disciolte in un pulviscolo d'oro. Il bcuco si sfrangiava ora in piccoli cmpugli irti tra l'erba appassita Finchè ,:mlle roccic si scorgevano gli ultimi cardi d:r3persi. Breve il sentiero, e poi lo 13cricchiolio dC"lla ghiait, sotto il pr,:,so ondeggiante, e la frescura dclizic,3a dell'acqua ... Indugiava assorta, un filo d'erba tra i denti, a guardare il mure lontano, ,3cnza forse accorger- ,-;cnc. Un riso le corse negli occhi, poi con un piccolo grido fu ,;ulla spiaggia·: poche reti bianche di oale. D'un tratlo fu ignudt, nel~ •;ole. stupenda. Ln pelle percorsa cln un hrivido si aggrinza va; di sotlo :irdcrn il fuoco delle carni frementi. Un po1cato1·c nascosto dietro unu roccin rt,,tò 'con la lenza sospesa a mez• ;,,'m•ia e la boccn npnlancnta, <1uando vide il corpo candido prnsargli dinnnzi e turfa1,;i con alti spruzzi nel mare, a turbrfrgli il J){"l~Cc che abboccava. Poi) <1uando scorse ht testa dai capelli lisci e ,aillanti em<'rgere nl largo, scosse le ,,pullo e si rimise intcnlo n guardare· l\111dirivicni elci piccoli sparetli sul fondo rocci(IJO. Dnl largo abbrncciavn ora con lo ,;guardo un bel tratto della costa, con le ,3uc brni insenature, gli scogli a fior d'acqua. qun e là emergenti, e in alto il bctJco eh<' arrampicavo sulle colline pili ,Ju più su, rino al ciclo aperto e lumin('1)0 <.:Ome una \'Oraginc. nl mattino. Si aclaJ.tiò 1Jul dorso, cogli. occhi abbagliati nel ,:,olc. l capezzoli uscivnno umidi clall'1:1cqun, ed ella ncnti\'a per· tutte le vene ,;correre un Fremito di voluttà ,,conosciute. Guardava attraverso l,'acqua le Forme levigate del ,,uo corpo d:,,cioglicrsi in un tremolio scomposto. con una punta cli compincenza, ma in13icmc con un desiderio di abbandonarsi all'abbraccio che l'avvolgcvn, di ,,pcrdcn3i entro un null11 così dolce come quo;t'nc<1ua estiva. Dopo il bagno, t3i stese nuda sulla ghiaia che •3cottavn. La guancia abbandonala 13ul terreno, guardava le minut3COle conchiglie rose dal sole. i cocci colorali e levigati, le alghe Gc.eche. Svogliatamente agitava i piedi nell'aria, guizzavano placidi i mw3coli sollo In pelle, mcnti·c unH lcnh1 Gonnolenza l'invadeva ,3u) ritmo dt'I vusto respiro dei mare. Uomini p~1,savano •sotlo le sue palpebre ,3occhiuse, nel bagliore rosso del •3olc. corpi alti e guizzanti in un incedere lento e mao.Jt.o.so. voci <lurc e fredde, rionte ca)dc •di terra. Venivano, si appressavono a lei e l'abbraccia· vano calmi, e-on gesti risoluti e spietati, In loro bocca di fuoco ,3ucchiavu spa- ,smodicament,e lo sue labbra. Avrebbe \'Oluto gridare, mn una ,:,trana gioia la truttcncvn. Tutto il •3UOcorpo era scos• 1Jo da un fremito di rebbre, come se una mano Parrerrru3sc e In scuotesse ,:;pietata. Il sole le entrava sotto le ciglia, le inlorpidivu le mcmba, cd cllrt ,;i abbnndono, 1a, vint-n. Pn,savnno le ore immobili: il suo corpo era tutto un ruoco. D'un tratto •.,;iriscosse: il sole era altissimo nel ciclo. Si 1·iv<1>tìcon mosse lente, inclu~inndo con le mani que,Ji a corezznrsi gli rnili fianchi. La sua mente ero un turbinio di luce e cli '3en:rnzioni disciolte in un dolce ,3pasimo. L'r,3salse la frescura del bosco e l'acuto odore dei pini, nppenn l!JJCÌ dnt Forlì greto e ,3i inoltrò sulla salita che portava al campo dove tra il vc?de gli uomini avevano piantate le ten<lc e le donne accovnciate 13ugli alti carri, coi ca• pelli lunghi e neri 13carmigliati, ullattn- ·vano i tnnrmocchi 13porchi dagli occhioni 3grannti. Pacate voci s'ìntreccia\lano nello 1Jpiazzo. Di tanto in tanto i cavalli levavano la lmta e nitrivano calmi e •lolenni, pcrchè dai campi lontan:,.,simi ero giunto un canto solilario di contadino. Allrnvcmò slor<lila la radura: si voigcvano jn 13ilenzio a guardarla, poi continuavano a trarre clallc lunghe pipe azurre boccate di fumo, mentre un guizzo negli occhi illuminava per un .i,3tantc le faccie impenetrabili. 1 giovani In r:13savano sfrontatamente, si sentivu i loro -3guardi scorrere per tutto il col'po, nofrcrmursi avidi sulle gambt' ignude in cui alternamente balzava il gui1.zo dei polpacci pieni. Le pareva cli (,.;sere nudn uott.o tanti sguardi, e di nuovo l'asnalse c1uel fremito irresistibile cli tutte le membra: tJi senti <l'improvviso un pianto •3alirlc :1gli occhi di essere co131,una povera cosa senzn volontà, senza una meta definita. Eppure tutti quei ,;entimenti nuovi che l'avevano agitato er1.1110qualcc13u di strano, di mcr!ni~ gli(dO che invadeva la sua , ita. Sollevò lu cortina della tenda. i\cl barbaglio cli Gole, che, fillralo tra i mmi, pcnctrn,·u nell'inlcrno, ,:;uo padre 1,tava seduto con In testa tra le mani. Al1.ò il capo e la guardò con, aria rnHentc. Poi di colpo scattò: · - Dove sci stata? - Di rrontc al tJuo sguardo freddo elln :,rrelrò, nrn non riJ:,posc. Si 11ccucC'iòin un angolo e addentò con fu1·01·c una pagnotta che era buttata lì Gu un mucchio cli rpba. Dopo il primo boccone, ,3bocconcellava or:i svogliata. f1 vecchio ,;i cm giii dimenticato che co~a a,•essc chirnto, con un grugnito si era disteso ,mi cuscini, e ora ronrnva pesantemente. Sclln penombra luccicavano gli ocdti clclln rHguzzn; le ore pi-·nsav:1110. Dal cli fuori giunge\lnno di tanto in tanlo rumori Fn,tosi e grida, erano certo i ragaz;r,i moccicni che si arrampicavano •1ullc grandi <1uercie. mn per lei nas<'evano come voci mi,3teriose, echi cli un ,,ogno lontanissimo. Guardava fisso suo padre, Guggestionata da quel corpo immoto da cui ,3i sarebbe potuto scatenare d'un tratto un urlo 1·oco, e i pernieri ,3correvano nella nebbin della sua mcn1c \Clocit;simi. febbrili. Vcrnti? '"\Ile nove a cr-11nmi;,: guarda che ti f13peUo. - le aveva sus- •jUtTato <1ucll'uomo. sorridendo in una Gua maniera nmbi~trn, e foccvn p,rnra µ-unrclnrlo, come gli ,.;porgcvHno R:li oc• chi rcnsi e luccicavuno. Paura, 11rn an~ che le piaccvH ìl lcµnaiuolo, per quei ,,;uo coroo svelto. per f1uclle sue hrnccia ,;alde che sembra"n clo"esscro spezzare tutto ciò che urrcrravano, e ,;i and,e ocr il ,;uo sorriso così caldo. ~ol labhro inferiore 13por~ente ma la hoccn ~crrntn per celare le g:cngivn 1·i>,:"onric,i <lenti •3alt.ati ,,in in una .-cccntc <arlutn in cui per poco non c'era rima~l,) - raccontnvn. Poi. quando In sera prima, all'osteria dove l'aveva trru;cinnta suo paclrt', mentre il vecchio. ubriaco. si era addormen- - tnto con la tcHtn sul tnvolo, eqli si era avvicinato lentamente guardandola negli occhi, e d'imoron•i,30 l'aveva afferrata per le 13pnllc, e ridcn1 mentre letirava via lo r3cin11e e con la mnno ru- ,,ida le cercava il ,5eno, ern rim11sta H ,c.cossn eia un frcmilo.co~li occhi sbarrati, ,,enzn tro,,m·e la forza di gridare o di fnggire; e il ,3uo Finto C't1.ldodi vino le si accostnvn sempre più. sempre oiù... In quella il vecchio, al 1·umore delle risale nella piccola sala fumosn. 13iera sveP.liato con un gru!{nito. e alzatooi barcollante senza vedere nulla intorno a oè, aveva urlato: - Elena! - Come un cane frui.;toto, tremando gli ern coma vicino, ed erano pussuti in un ,;ilenz.io improvviso trn una filu di volti che la FB;savano rossi nel fumo... Sulla porta, appoggiato pmantcmentc ,,;nllo stipite, st"avn lui. i\cl par3sare l'aveva sHoralo e aveva sentito le ,3ue labbra toccarle In tcmpi'n. e mormorare quelle parole. Con un brivìdo era Gei volata , ia, quasi di corsa. Le immagini ,3i fanno sempre più torbide, tutto ,:;i disperde i.n una nebbia rcf3sastra dove ogni cosa perde il suo •3ignificato e si riduce al febbrile, i~- cmsanto pulsare delle tempie impazzite: e irJ:;icme il calore implacabile ciel soleche per tutta In mattina le è colato nelle vene, ribolle ora in uno Gpasimo <li tutti i ,:,cnsi tesi inconsciamente vcroo un amplesso sconosciuto. Le ritornano, e a'indugiri tremante a ricercarle, antiche immogini, ma ora le appaiono ccoi vicine e vive che <1unsi ne ha paura. [ vecchi ,3icdono in circolo intorno al ruoco del bivacco e gli 13guardi luccic,mo, r3i agitano le mani grinzose tra le rDJale ampie e ,ardenti, se qualcuno di loro raccon~n pacato e impi:-,,~ibih• (ma gli occhi ridono di brama furtiva) qualche Gtoria salace; allora una stranri ,,;cnznzione la riempiva, turbata ma di un ,,ilenzioso piacere per quelle parole il cui Gcnso. il più delle volte, le sfu~- givn: 01·a le ,.;cnle rinnsccrc ad una ~,d una, tulle <1uclle ,:;toric, mn senza pol<.'1' rieorclare il uenso delle paçole: rina1-;cono solo immagini slegate e quasi grot.t11,che, giovani astuti e perversi abbr::1cciati n fanciulle ingenue, donne p::1zze di libidine nude a correre per 11tunzc drnertc, satiri deformi e osceni che nbucano da cespugli ... i\ln la !Jcra era lenll11ncnte discesrt: nulle cime tlcgli olbcri s'indug.invr, ancora un rcnso di ruoco, ma giil l'aria •.>'oscur:wa in una dcns11 caligine. opaca. li mormorio della for«:,:;ta che ncllu animazione della ,;era si era folto più vivace tra incroci zufolati di uccelli e fremito cli frrGchc sollo lri brezza, ora ,,i veniva lcntam('nte ci:,lmando. e dilagava vrntissimo silenzio <li cose e d'animc nolitarie. Nclln pace cl'ombre che nC'ende, le cose perdono i contorni; ma dentro te le ,;enti rinascere dalla nebbia, ferme, prcd3e, gigantesche come campitc in un deserto- sotto un sole accecante, tutto 13lacchi di luce e d'om• brc ... Aneli n un pò d'azzurro. a u11 rngo tremoli() d'argento che ti riporti quelle incertezze ent~o cui ,;u un'csilis- :dma trt1ma erra,,, la folle fantusio. !nvrmo. Tutto è chiaro ora, .:;i svela come un cimitero allucinato di immagini. Freddo cd eterno. La via è lii non ,;i esita più. Andrà: .. ma vorrebbe ancora milnre, sentire la do1cc pena dei •moi pen~ieri che si è spenta col sole. Ecco. La cro13l'sart\ lì. oscura e ·ton·a nell'ombra. mi.l. _'3u1la porta, le strapner:'t un fremito un occhio cli brace. la pipa di lui che aspetta e ride. r, correndo ali !!iuni;:erù vicina. anelante, ce1 e,;;li ridendo. 13enzn clir nulla rua guardandola nç,~li occhi lanto eia forla nic- <·ina, In a[forrcrù nulle spnllc torcendole la v('t;tc e strappandola, e poi la rovc0,cier:\ sul ricno .. Trema tutta come cli febbre. l1 ve<'- chio dorme ancorn, !'-'ode il ronfare nel hu io. flfnta scostare il lembo, e !Siamo fuori ... Ma ccdè · quella strisria di luce? Cnrponi, oiù lentamente c.hc ,;i può, come ,,;e si stesse ner rubare un tesoro. piano. e poi, lù, di c-olpo con la mano nd arlidio .. La rorcnta era nata sotto il Dlcnilunio <l'ng<,>to. Pnlliclo un immobile rrimc,:raio contro l'opalino chitirorc del ciclo. la canclidn rnclura e le tende in• formi e i ,·olti immobili sulle soalie. e Jc,55\1 la luna che viagaiava sorridendo come un canto d'amore nel ,,iJcnzio della campap:na. Tutto era ,3parito, non era rimasta C'l1c unn lacrima trcmul.t. e qu.:t3hl notte ,.,.hc t3Ccn<le nell'anima come u1rn luce. D'improv,•ino balzò in piC!'di e si sciolsP i capelli ,,otto la luna. I~ ron il volto :-,rote;;o nel chiarore. si sentì sgorgt1rc nn c:.1nto di no1tnlftiche infonzic in <'lii tremavi) una nota di abbandono c di pr1;sionc. Cantava nella grande notte Hilenzio<Ja, e sentiva le trnsie del suo corpo clisc}ogliersi nel pianto. fil/UNO SCUACIIE/1/, 5

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