Pattuglia di punta - anno I - n. 2 - dicembre 1941

Come falla d'aria grassa di valle, la Pisione dell'mnante morta non lasciava l'uomo. Seduto sopra una poltrona medioevale, nell'atrio della casa antica, respirava con cura l'odore paziente di cartapecora tarlala. Gli occhi correvano, su lame di sole quaresimale, cont.ro i<, fredda incerte=:a della luce da sagrestia. Aveva tentato di pensare altre cose. Una bambola bru,w vestita di azzurro e un grande ma:zo di primule gialle da ttn fioraio <li Via .\/aggio. Una stmnp<,, trasognata di dame e di muffa, era nella parete di fronte. A poco ti poco la stanza si era /atta opac<,, a tentare di dimenticanza il cervello dell'uomo. Egli si al:ò. Fuori, il cielo imprimaverii,a di nuvole colore di mammola, ma l'Arno era ancora invernale, come una distesa di stagnolo dot·e il riverbero del sole geometrico pareva di ostacolo al di,,enire delle acque. Sulla soglia, mentre uscitJa, urtò ml rc1gno che scende,,a dall'architrave, sdipanando il suo filo grigio con precisione. L'uomo ricordò che i ragni portano fortuna. Un amico ne tenev" uno seccato, nel castone cli un anello. Anche Vam, ave1Ja trovai.o, in una tomba egiziana, uno scarabeo verderame in un cerchietto d'argento. Vana. L'avevano sepolta <la un anno, in una mattina /recida di .\larzo, tra le siepi livide. Contro il verde scialbo dei grani nuovi, l'uomo avetJa l'isto distese tante coperte di bucato. Sembravano bandiere ed era come un precorrere lt, fiorita clei campi e un grande vento entrava, per gli occhi, nell'anima. .\la San Michele, sul colle, pareva una partecipazione di morle, bianca listata di nero. .Si erano conosciuti di primavera, qualche anno prima. In una sera percossa dal vento, per il sentiero scosceso di Bellosguardo, tra fiori chiari, spezzati nello stelo. Ogni tanto, tra i sassi, erano trepide zigene, dalle ali rosse e nere, che i ragaz:i cl1frmumo farfalle del diavolo. ( L'uomo pensò che nella casa buia il calendario dalle cifre scarlatte, da un anno, s'impolverava di tempo). Entrò in un caffè concerto. C'era poca luce. Troppo poca tenue luce. Rabbrividivano, nel vedere la sua incertezza, paralumi fatti con stampe barocche, cr foto del pianoforte. Tra i suonatori, davanti al microfono, una donna cantm,a. la sua can:one s<,pera di caramella. Un uecchio signore ripeteva, a tratti, m1 motivo, con la breve bocca, ornata da pochi denti d'oro. In un angolo, rm uomo dall'aspetto di precettore, era compagno ad una giovinetta bionda. Con un cucchiaino batteva il tempo sopra il portacenere e con l'altra mano pareva plasmare la incerta rotondità di u,1 seno all'a/Tlica. La tesla calva si faceva rossa e le pelli grfo:ose <lel collo era110 come le ali cli un roseo pipistrello in riposo. Uscì disgustato. tore cli creolina che gli giungeva, a zaffate, ,la un vicoletto. Lenta, definitiva, l'imagine gli era sempre negli occhi. Era scesa I a sera. Incontrò ,m uomo im cai,allo un carro, velali nella luce elettrica, inazz,irrata per colorare di abbandono i sogni degli amanti. Parevano una carovana d'ombre morie sul limitare caliginoso di un altro mondo ignorato. Nel cielo era il brillio glaciale delle' stelle. li respiro degli astri era uguale. Oggi come ieri. Ieri come domani. li circolo e/ella vila si rinchiude,w senza speranza di ricominciamenti. Tornii a ccr<;acome un falco senz'ali che mw troppo luuga prigionfo lw rie/olio a ,wn avere più desiderio di voli. Entrò nella camera del'6 ricordanze. Sopra una colonnetta di marmo Portovenere, ginllo e nero, in un'anfora di rame, 1111 fcrscio di rame d'olivo sUngev<1 il tono scuro della stan:a. l" visione de/l'amar1le era metodica. Egli la c1edeva come una costonle es{l/a:ione di gas tremuli. Era vici11a al lello. Nel silenzio, impooerUo ,l'arsura, l'uomo cercò i ffrmrmiferi. Ne getlò uno, acceso, contro l'imagine. Un altro. Tutti. Quando le coperte furo,w lutte una fiamma, sorrise liberalo. Sedette sopra un divano, molle e/i cuscini arabescali. • Areoa in mente un fald acceso, da bambino, cou un'armata di soldalini di legno, mentre suo fratello suonava 1111tamburo adorno di fiocchi di se/a rossa. Guardava i fogli di mw bibbia rerde arricciolarsi, annerire nel fuoco. Ebbe solo paura quando, da una parete, gli cadde ai piedi um, scolopendra. Le molteplici zampe crepitarono, quasi minuscole bacchette cl' incenso, per mw luce ,li bengala tragico. Ma fu poco, perchè una vampata lo prese, i,i rm urlo, in uri.o calcio, come il vento del sud. AGIAUCO CASA0/0 I Bolledi Sapone I Lentamente mi sono aUaCciato alla porta di un campicello santo del Signore. Le fosse vi erano disuguali e storte, pendenti le croci tarlate, irta l'erba, e rugginose le memorie dei vivi. Era l'immagine vera dellu fretta con cui ciuesta gente ha lasciato la terra, non appena morta; la stessa fretto con la quale ha vissuto a gara - ciascuno per predare quulcosa rill'altro. Cosi anche nell'altra vita. Prendersi un posto meglio soleggiato. Han buttato in disordine il manto e lo zimarrn come nel guarda.robe di un teatro e il becchino non sa come rimct.terc a posto. Per questo il campo è solitario e l'unica presenza è cli muschi e di ramarri d'estate. In mezzo c'è una tomba riposata; hn un margine di cocci bianchi, una coperta di fiorellini pallidi, un marmo lucido. Si perde di sopra l'ombra di un albero. E la tomba di chi \'isse in pace, fuori dalle contcse 1 senza sospiri lontani e senza ire. Sopt·atutto senza fretta. Z\canche ora ha fretta di andare di là. Si vede bene che è prc5cntc e si gode la campagna 1 sotto l'arco dei t1·illi delle cicale a mezzogiorno e dei grilli cli sera. *** Le gonne <lolle donne in bicicletta sono Pimmaginc delJc fantasie sventolanti, dei desideri, delle curiosità che tengono in fermento l'animo e lo stimolano alla preda del peccato. Dà.cci e dàcci con la rriano; poi te ne scordi 1 t'impazient.isci e il vento scopre dove è più bello e tu dentro rimpiangi un' ìllusionc, una purezza che non e' è più. Raramente * ** il sogoo parate e i luccicori si è eroico. Le potranno trascinarc fino al dormiveglia, ma nel fondo del sonno non arrivano, a meno di non essere per natura dei votati all'olocausto. Il sogno, distinto o insurrealista, bacchico 1 osceno. O è d'una gravità fatale, da tragedia greca, tanto superiore da non darci scampo e da renderci in ogni modo irrilevanti. Consiglierei. n chi volesse fare dell'ascesi, di misurarsi dui propri sogni e di sondare il 1>roprio midollo con lo &eandaglio del sogno. * ** La voce delle donne! La più bella delle imcnzioni di Dio. ~le ne accorsi una sern che mi trovavo in un teatrino sperimentale dove non c'era pubblico, non c'era calore, non c'erano scene, Corse non c'era rirte in ciò che si rappresentava alla ribalta. Un amico che si diletta di pose scettiche e di intenzioni d'estetica pura, mi disse: M'incnnta la voce cli quella ragazza. C'era difatti sul palcoscenico una giovinetta molto bruna, di un volto ovale non be1lo. con due occhi civct• tuoli che cercavano ansiosi in platea il crocchio familiare venuto per sentire, e con.formare fuori, quanto fosse brava la loro Emma; indossa'"n una lunga seta senza lince che la 1·assomigliava ad una ancella cli Teodosia sui muri di Ravenna. Lei era anonima .. Ma, la sua ,·oce ! Quella ,·oce di cui nè lei, nè il regista avevano il merito. ~la solo la madre e il buon gusto del Padreterno. llicca di innumeri inflessioni, avida di tutti i richiami, provata su tutti i metalli! Al con[ronlo con la roca voce del suo compagno di scena, pareva l'eco delle voci del giardino d'origine. \'on c'era che da chiudere gli occhi e dimenticarsi dì quel qualche centinaio di lire che rimanevano da pagare, far conto di essere felici e SO· gnare. F o naaz1one·~uffilf t ~·1= o r1r l'- spensierato di una astrattezza Adesso molte volte faccio cosi. In un salotto, in un ritrovo, in tram: chiudo gli occhi e attendo il suono che mi faccia sognare.· DiUicilmcnte non mi arriva la \'OCC di donna che mi apra lo finestra dell'infinilo. Gliela rubo e mc la poso sul cuore. ll • ** Ricordo che da bambino mi di\"ertivo ad osservare mia madre mentre si pcttinn\'a davanti allo specchio. I capelli erano lluenti, lunghissimi quanto li aveva fotti il Lcmpo e nel sole sembravano il solito oro che trova pur sempre un baluginio buono. Da allora mi sono inna(llornto dei capelli delle donne e grande è stata la mia gioia stamane a vedere il quadro di un pittore modernissimo che idea un grande concerto di pettinatrici. Creature leggere e volatili e tese nell'aria come un arco. C1è, a tenderle, la nera o bionda cocca dei lunghi capelli e una mano a pettine tocca lie- ,·emente o strappa; nccarezza, attorciglia, agita 1 arruffa o blandisce, Fa \'ibrarc, palpa nel recondito segreto del filone. Se la donna è un angelo, la chioma larga, difrusn è la sua raggern. Donna che non ha un pulpito di trepidazione per i propri capelli è donna che non sa di essere angelo. Non per n.iente gli antichi muta\'ano in seri>cnti i capelli delle donne malvagie. • ** La sera, i soldati vanno a frotte sullo t·iva del [iume. Essi vanno dO\"C l'argine precipita nero sui sassi scoperti; dove qualche volta arriva il fruscio di giunchi mossi dalla lunga corrente. Di giorno, sotto il sole, i gio"inctti nudi si t·incorrono lungo CJUC~ st'argine di snbb.ia e su quei sassi arroventati. Sono Corse creature di marmo evase dalla antica prigione dcì musei ,,aticani? Certo che la loro nudità è sen✓.a pericoli c il sesso è un imbarazzo che non dà fastidio. Femmine li osservano senza scomporsi. La sera ci vengono i soldati. A trotto. Come gli scolari che si tengono per mano e vanno incerti, ma vanno, verso la campanella della scuola. Quante stelle ha mai fatto il Padreterno per lo sgomento degli uomini, per la nostalgia di chi passa le sere, da tanto, lontano da casa, per lo smarrimento su strade scm:a sfocio di chi non può fare n meno di fantasticare avventure mai successe e che non capiteranno mai! Himpìanto ciel tempo perduto, furia di rimediare. Se qualcuno parla, la voce è rauca e sembra un ramo che si spezzi sotto i piedi. La massa tacci le luci delle. siguretle compiono evoluzioni nel buio e le lucciole Fuggono spaventate dalla loro comparsa. Vanno i solclati 1 l'uno dietro l'altro e tinalmente un'ombra più cupa li aSSQrbc. Si attruppano in \'Cnti, in 'trenta. Da lontano si direbbero, così centro la lunn, neofiti adunati a straordinari misteri. Crepitano le piante mature sulla proda erbosa, sibila un soffio tra le lame lucide delle canne, scivola una stella ed un'altra a perpendicolo dal cielo. F'ra i giunchi pallidi, nellu notte di luna, sventola un cencio bìanco. t. la larva di una femmina? Da che nata e a che casa destinata questo straccio di femmina. che non parla e non \'UOlc, ma giace. cosa tra le cose? La massa dei soldati brulica e freme, nella sera di stelle. Uno si volge., sputa e se ne va dondolandosi. AR.IIASOO UAl'ACI.IOU

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