Nuova Repubblica - anno V - n. 15 - 14 aprile 1957

4 I L _TERZO CONSIGLIO nazionale dell' Associaztone Jtalia-URSS, tenutosi a Roma nei giorni 30-31 tjlar– zo con la partecipazione di svariati esponenti del mondo intellettuale italiano dì sinistra, da Banfi a Gut– tuso a Muscetta. a Carlo Levi a Sibilla Aleramo, è il primo Che abbia avuto luogo nel clima creato dal XX c<;>n– gresso 'del PCUS. E' da questo che •deriva il suo pa~ti– colare interesse oggi, e il suo carattere rnlativamente nuo– vo rispetto ai precedenti consigli. Il XX congresso ha infatti costituito il Leit-motiv di moltissimi, ditei quasi di tutti, fra i discorsi e gli interyenti. E alle geneTiche afferrnazioni'clella novità del !Ytessaggio sovietico o della doverosità e positività della conoscem,;a del mondo so– cialista si è aggiunta la nota particolare dello stadio cli rinnovamento in cui questo mondo si trova, del pro– c·esso interno di revisione critica, della spinta antidog– rnatica· che tale processo costituisce di riflesso per quanti intendano àvvicinarsi con animo se1:eno e obbiettivo alla realtà sovietica. - Le vecchie _questioni nei riguardi dell'azione gover- nati"Va, scino sempre sul tappeto, il"l'isolte; si chiede, da pàrte dell'Associazione Italia-URSS, che le relazioni cul– turali .fra i due paesi vengano finalmente regolariz:1.ate e stabili:1.zate in via ufficiale; che sia istituito un addetto culturale italiano all'ambasciata italiana di Mosca; che si fondin•o istituti di cultura italiana nell'URSS, e, ri– spettiv.an1ente, di slavistica fra -noi; che si organizzino regolari scambi di insegnanti e studenti; ecc. Tutto que– sto è largamente risuonato anzitutto nel discorso gene– rale di carattete introduttivo tenuto da Banfi, e, succes– sivamente, in vari fra gli interventi. E' stato più volte ribadito il fatto che l'Associazione Italia-URSS deve, in mancanza di ogni azione governativa, anzi spesso in mezzo alle difficoltà create appositamente dalle autorità ufficiali, assumersi tutti quei compiti che sarebbero cli competenza degli organi ufficiali stessi, sòstenendo un peso sproporiionato all!;l proprie possibilità effettive. E, sia nel discorso di .Banfi, sia nella successiva ed esan- 1·iente relazione dell'on. Barbiei-i {a illustrnzione dell'at– tività svolta dall'associazione in periodo recente per la diffusione della cultura italiana nell'URSS, con inizia– tive q~ali la settimana del c~inerna italiano o la mostra del disegno italiano a Mosca e a Leningrado, con inv~o di delegazioni di intellettuali italiani, ecc.) compito del– l'associazione è stato definito non solo quello, attuale e in corso, dell'informazione critica sulla realtà culturale' sovietica attraverso gli organi di cui già l'associazion0 dispone, quali le riviste « Rassegna sovietica» e « Re.alt~i sovietica», ma anche quello, valido pel' l'immediat.9 fo– tu1·0, _di sollecitare l'opinione pubblica, e tramite essa il governo, all'auspicata stabilizzazione dei rapporti_ cul– turali con l'URSS. Tutto questo non è nuovo. Una pressione in tal senso continua ad essere giustificata dalla situazione attuale, non modificatasi rispetto al passato; ma assu– me oggi, dopo il XX congrnsso e dopo i fatti di Polonia e Unghei-ia., una nota pai-ticolarmente viva, e per certi LAVORO E IL CONSIGLIO DELL'lTALIA-URSS IL PERICOLO DELL'AGNOSTICISMO aspetti polemica (non a caso nel Suo discorso if"' pro– fessor Banfi ha ricordato la proposta di 1·ottura· dei rap– norti culturali con l'URSS avanzata dopo i fatti di Un– gheria dal British Council, e respinta dag\i stessi intel– lettuali inglesi). Dagli avvenimenti politico-militari_ del– lo scorso autunno, che sarebbe stato in'tpossibile passal"C sotto silenzio, il consiglio ha tratto lo spunto pe)' riaf– fermare, in coerenza con la prop1·ia indipende1na su piano politico, ch'è garanzia dell'accettazione di aderenti di differente tendenza ideologica, il prop1·io agnostici– smo, la propria voluta sospensione di giudizio critico l"ispetto a quanto conceme l'evoluzione politiqa dei rap– porti fra URSS e democrazie popolari. Tale agnostici– smo, pur comprensibile e non privo delle sue ragioni, è in pratica un atto di minirnizzazione {appena, nel discorso dell'on. Barbie1·i, è risuonato un cauto accenno critico a certi dirigenti delle democrazie popolari che si sono fatti materialistici plagiari dell'URSS, contro lo stesso desiderio del popolo sovietico, anzichè esserne continuatori critici). Si può dire che, nell'insieme, il terzo consiglio dell'Associazione Italia-URSS si è tenuto ostinatamente nel clima del XX congresso del PCUS, decisamente lasciando in ombra tutto ciò che a Quel clima possa costituire un ostacolo; i vari interventi, te– nutisi nella mattinata di domenica 31, qi.1ello di Cerroni sulla rnvisione costituzionale in corso nell'URSS, quello di Svetereni sulle nuove impostazioni e sui" nuovi indi– rizzi letterari, di Piersanti sulla lotta antidogmatica in corso nel campo çlelle scienze positive, ecc., non hanno fatto che sottolineare il movimento di revisione, di di– scussione, di dibattito _pritico, la spinta all'antidogrna– tismo impressa dal XX congresso alla cultura sovietica nei più vari campi. Il che ha la sua parte ·di giusto e cli vero, a patto di tener conto come, data la strettis– sima relazione di poHtica e cultura nell'URSS assai più che altl'ove, tutto questo sia piL1ttosto un'indicazione iniziale .da proteggere contro regressioni e involuzioni politiche che non un dato di fatto in tranquillo corso di attuazione, e a patto anche di prescindere da certo tono apologetico che ha dominato alcuni discorsi e alcuni interventi. In contrapposizione ;; questo, siamo SINDACATI 1~' L4CC()Rl)0 E I P_A TTI ,,... di FRANCO VERRA L ' A.O. CORDO go·éemativo sui patti agrari si è dunque infelicemente concluso con la sostanziale capitola– zione dei socialdemocrntici e dei democristiani alle tesi ben note dell'on. Malagodi che, per' sua Stessa impli– cita ammissione, di agricoltura non ne capi.'3ce un bel nien– te. Ed è naturale,, chè egli è l'uomo delle industrie, o me– glio degli industriali, di cui co·nosce i problemi e condi– vide aspirazioni e preoccupazioni. Bi.Sogna riconoscere però che, quale difensor_e di « questi nostri bravi agricoltori » (éom'egli" ama definire i proprietari terrieri), ha ottenuto un successo nel quale gli stessi « bravi agricoltori » Sino a qualche anno fa non avrebbero sperato cli certo. Ma tant'è! La ragiçme assurda dell'inerte quadripartito l'ha avuta vin– ~a sulla ragione operante di G milioni di contadini, tra fit– tavoli e mezzadri. Sta di fatto che, al di sopra della facile demagogia dei comunisti che hanno saputo attrarre nelle loro file le masse mezzadrili della Toscana e dell'Emilia (e di «masse» si tratta, anche se la parola è diventÌta convenzionale), c'è una realtà, nelle nostre campagne, che non· può essere di– n'lenticata, poichè è troppo intimamente congiunta allo svi~ luppo della nostra ·economia nazionale e della nostra so– cietà democratica. Il problem_a della terra, in Italia, ove il 43% della popolazione attiva è abitualmente dedito ad attività agricole, non lo ha inventato il PCI: esso esiste, ed è di_portata vastissima. I comunisti, sia pure per consi– derazioni tattiche, l'hanno saputo interpretare in modo esat– to, per lo meno per larga parte. E' per questo che reggono - e reggono bene - nelle campagne, mentre crollano alla FIAT. E si noti che,♦ nella situazione -italiana., sarebbe un grosso errore sopravalutare gli episodi della FIA'l 1 (dicia– mo FIAT a titolo esemplificativo) che maggiormente im– pressionano l'opinione pubblica, e sottovalutare le neces– sità dei mezzadri toscani che, tutto sÒmmato, per essere creduti dei « ricchi », non godono le simpatie più cordiali dei ceti impiegatizi ed operai delle città. Evidentemente non si tratta di fare della demagogia sui mezzadri o della demagogia alla rovescia dei padroni l Si tratta di rinno- vare gli strumenti contrattuali nelle campagne, vecchi di •secoli (collaudati dai secoli, dice Malagodi), sì da renderli i-ispondenti alle esigenze di una agricoltura che non è più quella di cento. anni fa; di una agricoltura che deve gio– care un ruolo determinante nell'econorl1ia del paese. Con l'introduzione delle macchine e, molto presto, an– che dell'automazione nel lavoro dei campi, con le applica– zioni dei radio-isotopi alle coltivazioni e all'allevamento del bestiame, fatalmente i rapporti umani, in agricoltura, de-· vano cambiare. I patti agrari, con la giusta caLisa e la pre– lazione, rappresentavano 'un punto fermo dal quale era ora che si passasse. Sarebbe bene fare un confronto fra il no– stro ordinamento agrario e quello inglCse, o america.no, o francese, prima di dire che i sostenitori della giusta causa sono degli « acchiappa-farfalle». Diremmo invece che sono dei realisti. Con l'accordo di marca ma1agodiàna, si dice «no! » alle aspirazioni antiche dei nostri contadini, risve– gliatesi dopo il fascismo: per loro, infatti, antifascismo vo– leva dire sicurezza sulla terra. Ed è da questo motivo che hanno sviluppato la loro lotta nel dopoguerra. Ma c'è di pili: si è detto « no » - un « no » secco e irrazionale - al rinnovamento della nostra agricoltùra, che non' Può iniziare se non dalla riforma dei patti agrari. Se l'accordo superi gli scogli parlamenta1·i, non sappiamo. E' probabile di sì, giacchè talune defezioni centriste saranno compensate dall'aiuto monarchico-missino. Ma di questo poco ci importa. Quello ch"e conta di più è che la nostra classe dirigente è stata· tanto meschina da sacrificare gli interessi strategici del paese all'intrallazzo ipocrita di un governo· che non può durare che qualche mese. Saragat non li vede e non li sente, questi problemi: sono fuori dai suoi gusti, sono intralci creati dai comunisti alla sua opera che si esaurisce nella visione aristocratica dei suoi buoni rapporti con Segni e con Malagodi. Comunque, come se la caverà, quando si vedrà aggirato sulla sinistra da Pastore e dai sindacalisti della CISL, costretti a difendei•e gli inte.: ressi dei mezzadri, poichè nelle campagne l'aiuto· di Val– letta non, .ce· l'hanno, e contro la CGIL non ce la spun- (158). ·nuova rermbbliéa, · particolarmente grati a Cuttuso, p. es., per il suo a,·er insistito sul valore di una maturità critica e di una p1'1l– blematica avanzata come la nostra in confronto cnn ce1·ta positivistica· ingenuità della cultura sovietica; giac– chè in molt.i casi minaccia di appesantirsi in mito l'idea– lizzazione del popolo russo quale popolo giovane, ricco di fresche forze culturali-sociali e latore di un messaggio culturale nuovo, 1·isuonata più volte nel corso dei lavori del consiglio. l\fa esigenze di obbiettività critica non hanno mancato di esprimersi; le abbiamo sentite risuo– narn in più punti, da"!l'accenno di Banfi alla··"pr0occ11pa– :1.ione di Piero Calamandrei che dei centri di ·cultura slavistica da formarsi in Italia si faccia veramente ·centri di studio 1·igoroso e non di propaganda, alle parole del– l'intervento di l\·Iarchese, lato1·e di una se1·ie di proposte di· sezioni dell'Emilia, sulla necessità cli qualificarn. l'as·– sociazione in senso rigorosamente c11lt11i-ale, lascia_ndo da, parte ogni .asp~tto propagandistico e rivedendo -J'in– foi-mazione su cose sovietiche in senso critico. Il che l'I nostro parere va inteso, ancor più che nel senso di pre~ scindere da pei-icolose responsabilità di giudizio _poli– tico, in quello della liberazione da ogni poSS"ibile ··sug– gestione acritica in campo di giudizio culturale. _ Ha dato momentaneaìnente un tono diverso ai lavo1·i del consiglio la commemorazione di Piero Calama-ncll'c·i tenuta da Ferrucoio Pani. Tale commemort\zione si è– solo occasionalmente riallacciata all'attività di Cala-in·an– drei p1·esiclente dell'Associazione ltalia--URS.S, ma è a~– data ben oltre questa, in una larga commossa rievoca– zione che in rapida sintesi ha sviScer·ato a. fondo tutti i motivi che legarono l'amore di Calaniandrei per la Resistenza, grande dono di sangue d~lla gioventù ita– liana, grande movimento di popOlo non organizzato dal– l'alto ma nascente in spontaneitl~ i1,refrenabile; al suo àmore per la CostittlZione ch'Egli sentiva radicata là,_ in questo sacrificio e in questa lotta., e traente da questi il suo v~lore al di· sopra di ogni compromesso momen– taneo e di ogni contingente lacuna. Tenuto a conc;lu– sione della ptima serata di lavori del consiglio, il di– scorso ha portato ad essi un più là,:go · appello a. valo1·i generali della vita morale, insieme -,_con lltl accenno dolo– rosamente polemico a quanto l'attuazio'ne della Costi– tuzione si allontani dagli ideali per i quali Calamanclrni si è così lungamente b~ttuto . .Pai:an~e:sj,_ insonmia, viva e doloroSa e commossa; dopo (a.' qua1J i lavori hanno rip1·eso la linea iniziale segnata. dlllla ;·elazione Bar·bieri, completandosi nei vari e sirncesSiv( interventi.' Il discusso ordine del glOmo finale ha sintetizzato le esigenze e le richieste dell'associazione di fronte 9.gli organi UfficiFili e governativi; esigenze alle quali in definitiva non si può che associarsi, in nome di una più vera libertù culturale e democratica. Non è rnancato il saluto e l'in– tervento amichevole del presidente dell'Ass. France-URSS, a sottolineare le esigenze comuni che caratterizzano nd momento storico attuale il mondo di sinistra francese e qu'illlo italiano. MARGHERITA ISNARDI tano, o, per lo meno, non èe l'hanno spuntata sino ad ora?. Nella sua l'iunione dell'ultima settimana l' Esecuti\·o della CISL h~ dichiarato inaccettabile il compro1nesso di Palazzo Madama ed ha ribadito che gli emendamenti al progetto Colombo presentati dai deputati d~lla CISL « 1·i– mangono in piedi». La CISL, volente o nolente - e non abbiamo alcun fondato motivo di non i-itenerla in btron11 fede - deve difendere la giusta causa. Vi è portata a fai-lo;, dalla realtà e dalla forza delle cose che, ad un certo n10- mento, impongono una scelta. Ancora più intransigente appare l'atteggiamento della UIL, eh~ sull'accordo tripartito ha espresso, in termini piuttosto duri, la propria disapprovazione. Il documento votato dalla UIL rileva giustamente che « nessuna modifì<'.-1 di rilievo è stata accettata a·•favore dei contadini »; che « in cambio dell'elevazione a nove anni del periodo tranR sitorio (già fissato in sei-ot.to anni) per i contratti in corso, è stato concesso al padronato agrario il diritto di disdett~i annuale »; e che « la durata della colonia è stata ridotta da quattro a due annate». Non v'è dubbio che, se questi atteggiamenti sai-anno mantenuti, tanto la CISL quanto la UIL daranno prova, su un problema di fondo della nostra vita economica, di una certa autonomia di giudizio e di impostazioni ben pro– mettenti per gli sviluppi della lotta dei contadini, gia_cchè è pensabile che la rifornl.a dei patti agrari, aggirata dal Parlamento, si ri_presenterà nelle campagne. Sulla UIL, in questa circostanza, non dovre~bero sussistere dubbi, dato che i repubblicani hanno. ~ssunto 1 ,qna .Po.sizione intransi– gente di opposizione, coerente _c9n gli interessi dei molti mezzadri romagnoli che compongono il nuc11io più consi– stente dei loro elettori. Per la CISL è meglio attendere la 1 votazione in Parlamento:" J~ r~gione dei p8.rtiti, all'ultimo momento, potrebbe prevalere. Ma, 1:1- 9_e11 x~Jutare la cosa, la « ragione » è piuttosto quella della Con.fida e ,dell'ono– revole Ma)agodi. E, anche 'dal loro punto' di vi~ia, è una ragione gret.ta e nwschina. · _STA PER USCIRE, NEI QUADERNI DELPONT.f! DUNClfl " "LA NUOVA ITALIA,, • FIRENZÈ

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