Nuova Repubblica - anno V - n. 15 - 14 aprile 1957

..(158) nuova repubblita 3 ENI E CARTELLO MONDIALE L'AVVENTURA PERSIANA L'annuncio dell'accordo intervenuto fra l'ENI e l'ente petrolifero persiano pe1· lo slì·ultamento ·di gran– di giacimenti nell'Iran J,a messo in allarme le socjeti, del cartello internazionale. Se il parlamento per– siano ratificherl, l'accordo, si tralterà etfeui,,amente d"un duro colpo al monopolio petrolifero mondiale di I L CARTELLO mondiale del petrolio ha subìto « scac- - co matto» in Persia, ad opera dell'ENI, che con il recente accordo fra l'AGIP Mineraria e la NIOC - la società petrolifera statale persiana - ha costituito una società {la SIRIB) per la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi liquidi nell'Iran e ·segnatamente nella zona di Qum. Si tratta di una società, le cui azioni do– vrebbero essere per metà dell'AGIP Mineraria e per metà della NIOC, formata, quindi, da organismi della pubblica iniziativa che agiscono non solo al dì fuori degli interessi del cartello, ma che si prefiggono di contrastarh per atte– nuarne le dannose consèguenze politiche ed economiche Sul piano di una più aperta ed onesta collaborazione fra i popoli. Il che è confermat0 anche dai termini dell'accordo fra AGIP e NIOC che prevede, al •posto della tradizionale ripartizione al fifty-fifty fra paese concedente e gruppo concessionarib, una più equa suqdivisione degli utili (70% a favore della Persia e 30% a favore dell'ENI). Natural– mente, questo nuovo sistema di ripartizione dei profitti ha destato le maggiori apprensioni fra le società del trust che vedono così intaccato un principio che, sino ad ieri, era « tabù ». Sul fifty-fifty nori era nemmeno concesso di– scutere: era così e basta! Inoltre, sempre le soci"età cartel– listiche paventano che, con il recente accordo, l'Iran veriga aiutato a costituire una propria industria petrolifera, do– tata dei, necessari mezzi tecnici, che possa_ sottrarlo alla condanna del pesante sfruttamento straniero. Com'è noto, la potenza del cartello risiede nella inefficienza tecnica dei paesi ove esso svolge la sua opera, che devono acconten– ta,:si, quasi fosse un'inevitaQi1e fatalità, di riscuotere le royalU•zs. Il primo round nella lotta fra l'ENJ ed il car– tello è stato vinto dal primo. La partita p!;!rÒ è ancora aperta, per la verità, chè l'accordo, per entrare in vigore, deve essere prima ratificato dal Parlamento persiano, ove il trust petrolifero conta non pochi sostenitori. Una vasta azione è in corso, da parte delle società monopolistiche e delle maggiori potenze occidentali, per mandare all'aria l'operazione AGIP-NIOC. Le cose .q.uindi potrebbero pren– dere, nei prossimi giorni, una piega diversa e contraria a quella che aveva sollecitato le speranze di un prometten– te, libero sviluppo dell"industria del petrolio nell'Iran. Nonostante tali pericoli, i nostri ambienti confindustriali stanno gridando allo «scandalo» per lo spirito espansio– nistico dell'ENI, sospinto ora verso i giacimenti di Qum, che i grossi papaveri dell'industria italiana preferirebbero vedere nelle mani dei tradizionali « padroni del vapore )) del petrolio. L'accordo - non v'è dubbio - rappresenta un fatto di vastissima portata sia sotto il profilo politico che economico, tale da meritare - comunque si valuti l'opera e gli indirizzi dell'ENI - la più attenta conside– razione. E' poi. assai sintomatico che l'accordo abbia su– scitato le reazioni più inconsulte ed immediate delle nostre élites dell'intrapresa privata, le cui eco sgomente sono state raccolte dalla nostra lungimirante e liberistica stampa economica che si è messa a soffiare nei suoi tromQoni, in chiave giuridic<>-istituzionale. Infatti, non ci si preoccupa di valutare se l'accordo fra l'AGIP Mineraria del Gruppo ENI e la NIOC sia economicamente efficiente o meno; se schiuda prospettive di una collaborazione pro– duttiva internazionale di tipo nuovo favorevole per noi e per i persiani: tutto il can-can ch'esso ha sollevato gra– vita attorno al cavillo secondo il quale l'ENI deve essere . richiamato alla rigida osservanza delle sue norme costi– tutive che, a stare all'interpretazione dell'articolessa di fondo di «24 Ore » di qualche giorno fa, dal titolo L'av– venh.ira persiana, non gli consentono di operare fuori dalla Valle del Po. Naturalmente, « 24. Ore>> non si lascia sfug– gire l'occasione per versare la solita lacrimuccia sullo sperpero del denaro del contribuente che servirebbe a fi– nanziare i sogni « imperiali» dell'on. Mattei. Prima di occuparci di queste « ciance )> in mala fede, rivolte a fare schermo agli interessi più sporchi, fra quanti ne abbiano mai avuto i nostri monopoli privnti, legati in un rapporto di servo a padrone, con il cartello mondiale del petrolio, che - non metaforicamente - « gronda la– crime e sangue >), vorremmo esaminare brevemente i ter– mini dell'accordo. Esso prevede che l'AGIP Mineraria e la NIOC uniscano i propri sforzi per la ricerca e lo sfrut– tamento del petrolio, nella zona di Qum. Si tratta di un territorio non soggetto alla Anglo-Iranian Co. e che, in base agli accertamenti compiuti dai tecnici, si ha fondato motivo di l'itenere ricchissimo di giacimehti dì idrocar– buri liquidi. Una prova della sua eccezionale ricchezza è data dal fatto che quando, ·10 scorso anno, fu perforato un pozzo, a titolo sperimentale, nei pressi di Qum, zam– pillò un potentjssimo getto di petrolio, alto quaranta me– tri, che per più di un mese non diminuì d'intensità, dando una produzione giornaliera di dodicimila tonnellate di g1:eggi0. Con ogni probabilità l'ENI ha avuto la fortuna di mettere le ·mani su un complesso di giacimenti petro– liferi fra i più dotati di oro ner~ del Medio Oriente. GIULIO SANTORO Questo fatto spiega la irata reazione del cartello e dei suoi servitorelli italiani, sempre pronti a parlare di Patria con la « P ~>maiuscola quando ciò torni utile ai loro interessi sezionali, e negatori arrabbiati dei valori economici che appartengono al paese, magari con la « p » minuscola,· come lo scriviamo noi. Sull'ENI, di cui so– stanzialmente sono da accogliere sia gli indirizzi dirigi– stici che , la coQcreta capacità realizzativa - di gran lunga superiore a quella dei monopoli priva1i - qual– che cosa potremmo dire anche nOi. Ma non certo direm– mo quello che dice « 24 Ore». Desider:eremmo, nei suoi riguardi, un più attivo. controllo democratico da parte del Parlamento, non per comprimerne l'azione, ma per sollecitarne l'inserimento nel contesto di una politica eco– nomica di pubblico inter\,iento nel settore operativo vero e proprio; politica, la cui attuazione è stata sicuramente allontanata con la nomina di Togni al Ministero delle Partecipazioni. Infatti, per quanto ci è dato sapere, que– sti si è schierato, a proposito dell'accordo fra AGIP Mine– raria e NIOC, con la Montecatini, la SNIA e la loro stampa. A NOI dell'accordo inte1~essa mette.re in rilievo alcuni aspetti fondamentali. Dal punto di vista politico non può sfuggire che esso viene a costituire un'alternativa an– titrust, in una delle zone più delicate dell'imper0 del pe– trolio, e ad aprire possibilità di collaborazione fra società industriali pubbliche in un settore economico ove le cosid– dette libere forze produttive non hanno, in concreto, nessuna possibilità di operare e di affermarsi. Ci pare anche implicito che una politica di distensione e di rap– porti internazionali nuovi con il Medio Oriente debba tener conto della necessità di suscitare forze produttive che, nel settore del petrolio: rappresentino una remora all'azione del cartello, volta solo ad assicurarsi lo sfrut– tamento dei giacimenti petroliferi, al di fuori ed al di sopra degli interessi umani, oltrechè economici, dei paesi che li dete.u.._gono.Senza dire che le economie sono. fatal– mente sospltl'te ad integrarsi sul piano intercontinentale, non solo pèrchè le distanze si accorciano ed i popoli si avvicinano gli uni agli altri, ma anche e s0prattutto perchè la tecnica in costante, rapidissima evoluzidne, da un lato pone il Problema di mercati sempre più vasti dì assorbimento dei prodotti e dall'altro richiede, in pro– porzioni crescenti, materie prime e fonti di energia, delle quali l'industria è assetata. Lo stesso Mercato Comune se non si integrerà riei mercati afroasiatici, mediante rapporti strutturalmente diversi da quelli che l'Europa ha axuto sino ad ora con i paesi dell'Africa e dell'Asia, sarà►condannato all'ineflì– cienza e alle contraddizioni. Il dottor De Micheli, presi– dente della Confìndustda, se ne rendevà conto quando disse, alla recente assemblea confederale, che i successi all'estero delle nostre industrie sono bene promettenti per le « prospettive avvenire». E perchè, se lo sono quelli sezionali ed episodici delle aziende private, non lo dovreb 4 bero essere le affermazioni dell'ENI? Perchè se la Mon• tecatini se ne va a Calcutta ad aprire uno stabilimento serve gli interessi italiani (il che è vero solo in quanto si soddisfa lo spirito retorico che vuole l'Ilalia stimata ed apprezzata per i suoi << inventori », per i suoi « poeti », ecc.), mentre l'ENI che se ne va in Persia a rice1·care petrolio insieme ad una società statale persiana agirebbe contro questi interessi? Per rendersi conto dei benefici. che potranno derivare al paese dall'accordo di Teheran. basta pensare che se verrà collegata la zona di Qum còn il Mediterr3ò.eo da un oleodotto la cui costruzione è già nel ·programma dell'ENI, noi disporremmo del greggio necessario alla nostra economia sulle soglie di casa, senza dover subire l'attuale, gravoso esborso di valuta pre– giata. Verrà· così ad essere intaccata quell'esclusiva del cartello internazionale sul petrolio del Medio Oriente, che è particolarmente onerosa per la nostra bilancia commerciale. Sono proprio queste. prospettive che ·hantlo irritato, come si è detto, la nostra stampa economica la quale, in nome dei principi liberistici dei quali si fa sostenitrice, ha sempre sostenuto doversi facilitare al massimo, senza riserve e condizioni, l'intervento di so-. cietà straniere in Italia. Essa invoca dunque l'intervento del cartello in Italia, ed impreca contro l'intervento dell'ENI in Persia. In realtà, quello che si vuole è che l'ENI non dia fastidio al cartello nel Medio Oriente e si chiama in causa il governo (come ha fatto « 24 Ore») perchè non consenta ad una sua azienda di approvvigionarsi direttamente alle .fonti del petrolio medio-orientale, senza pagare il pesante pedaggio in valuta pregiata « alle sette sorelle)) (le sette società cartellistiche). In quanto ai limiti istituzionaH che vieterebbero al– l'ENI l'intrapresa fuori della Valle del Po, ci sembra che le cose non stiano esattamente come spererebbero Che fosse, la Montecatioi, la Edison, la SNJA, e magari ancl\e il professor Valletta. In realtà l'articolo 1 della legge isti 4 tutiva dell'E NJ stabi lisce che esso « ha il compito di pro– muove·re ed attua.re iniziative di interesse nazionale nel campo degli idrocarburi e dei vapori naturali>). Un'ini– ziativa rivolta ad assicurare al paese una font.e di energia tale da soddisfare il suo fabbisogno e da sollecitare im~ prese di raffinazione ed esportazioni di benzina, rientra, in senso strettissimo, nella più ortodossa interpretazione degli interessi nazionali. E' facile dunque comprendere di che pasta siano fatti codesti signori della nostra grande industria, preoccupati che l'ENI nuoccia: al dominio del cartello. Ma, se preoc– cupazioni si· devono nutrire, esse debbono piuttosto ri– guardare l'e\lentualità che, per !'"interferenza massiccia del trust internazionale, la Persia non ratifichi l'accordo fra AGIP eNIOC. Il patto d'unità d'azione di ~ara«at (Dis. di Di110 Uoscfd). ,

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