Nuova Repubblica - anno V - n. 3 - 20 gennaio 1957

p R o B LE MI D I u N A soe I E 1' A' soe I A LI s 1 1 A ]~CONOMIA E POLITICA La base sulla quale lo Schumpeter vuole far forza per rovesciare il mondo è il pot-,,'} centrale, aiutato da una solida ed efficiente buro• crazia. Ma con,} fare pe1·chè i lavoratori riconoscano nel nuovo stato il "loro,, stato, perchè non abbiano per esso distacco e diffidenza? di CLAUDIO CESA J OSEPH Schumpeter, professore universitario, pre– sidente di una banca, ministro delle finanze in Austria, esule, dopo l'avvento di Hitler, negli Stati Uniti, ove morì nel 1050, appartiene alla schiera di quei grandi intellettuali che danno importanti contributi alla scienza politica senza essere, direttamente, impegnati in nna attivi'tà di partito o di governo. Austriaco di .nascita (era nato nel 1883)" ricevette la sua formazione spirituale nell'ambiente intellettuale della Germania di prima del 1914, quando tutti i problemi sembravano risolvibili con ·1a, tecnica e con lo studio, quando personalità come M. \1/e– ber, E. Troeltsc}l,. W. Sombart, ma anche il vecchio Bebel, lCautski, Hilferding, Rosa Lu:x.emburg, dominavano la sc~na ,della politica e della cultura. E traccie di questa sua formazione si ritrovano spesso nel libro più «impegnato» che egli abbia scritto, Capita– lismo, socialismo e democrazia, uscito nel l 042, presto tradolto in francese ed in tedesco e del quale_ ora le edi– zioni di Comunità ci hanno dato la traduzione italiana. Lo Schnmpeter non è sociali8ta nè tatlto meno marxi– sta.; se giunge alla conclusione che il capitalismo non potrà sopravvivere e che una economia socialista potrà invece funzional'e lo fa in base a deduzioni storiche ed economi– che, senza indulgere· minimamente a quelli che possono e~sere i desideri e gli sforzi degli uomini. Anzi, quando pal'ia dei politici e degli ideologi è sempre severo, spesso ingiusto, per lui, come per molti esponenti della ·ctillura tedesca di prima e dopo il 19.14, le basi della politic~ dei pai·titi vanno ricercate non nella volontà o nella ragione dei capi e delle mas$e, ma in una spinta emozionale molto simile all'infatuazione religiosa.- Si potrebbe dire - e non J;arebbe nn paradosso ·- che pei' lo Schumpeter il sociali– smo si realizzen\ e funzionerà ... malg1·ado l'esistenza dei p~irtiti socialisti e di tutto il loro stato maggioi-e di intel– lettnali da caffè, dilettanti, est't-ernisti da strapazzo, come lo Schumpeter si diverte a clcfinit·li. E queste frasi sdegnose non vanno prese soltanto come 1a r-eazione dell'universitario di fronte a quelli che, nella sua disciplina, sono « dilettanti »; esprimono invecè l'at– teggiamento di chi vede lo sviluppo della società come un processo 1:azionale, il capitalismo come il· frutto di una civiltà razionalistica e la caduta del capitalismo come la Rua sostituzione da parte di. una tecnica più evoluta di organizzazione .della produzione e del lavoro; i politici ·e le lol'o oi-ganizzazioni sono giudicati soltanto in base alla ]oro maggiore o mino1·e capacità di adeguarsi alle esigenze dell'economia. Si leggano per es. le pagjfle sulla politica del pattito socialista tedesco dopo il 1!)10, per la quale ·Jo Schurnpeter mostra appl'ovazione e rispetto, tanto da arrivar-e a scrivere: « Tutto sommato, i critjci socialisti del pal'tito e della sua condotta durante la permanenza al governo potrebbero vantal'e un successo non il'l'ilevante so, caso mai pnmdessero il potere, riuscissero a dare prove altrettanto bnone »: E questo perchè la socialdemocrazia tedesca non cercò di forzare le leggi economiche e si piegò di bliona grazia alle esigenze della produzione. Dopo 14 anni di questa politica « responsabile·» i nazisti prende– vano il potel'e; ma lo Schumpeter, tutto assorbito nei suoi processi razionali, non si occupa nemmeri.o di questo pic- colo pai-ticolare, del tutto accidentale.. · Questa limitazjone, cel'to grave, nei confronti della po– )iLica, non impedisce che nel settoi-e più strettamente sµo lo Schumpeter scriva pagine molto notevoli, soprattutto quando parla del funzionamento di un sistema socialista e dei rapporti tra socialismo e democrazia. I.I suo punto di par·tenza è che « la logica fondamentale del comporta- 1nento economico è la stessa in una società me1·cantile e in una società socialista». Nello stesso modo come in :t1egime conconenziale ogni impresa sa quanto deve pl'O– tlnrre, così in una società socialista i livélli di produzione sarebbern fissati da un ufficio centrnle, il quale potrebbe utili;.,,zare integralmente, disponendo di una capacità di previsione infinitamente maggiore di qualsiasi uflìcio pri– vato, le potenzialità degli imp.ianti e della mano d'opera. Anchl~ non parlando più di profitti, sala1·i, risparmio, ecc.– l'ufficio centrale avrebbe la possibilità di pl'Ocurnrsi i mezzi necessai·i a nuovi investimenti e insieme di stimolare la capacità lavorativa dei suoi dipendenti. Si tratta allora di un semplice cambiamento di nomi, restan,do il sistema semp1·e uguale? Lo Schurnpeter lo nega risolutamente: « il nostro socialismo non prende a prestito nulla dal capita– lismo, ma il capitalismo prende molto a prestito dalla logica perfettamente generale della scelta. QL181unque com– portamento razionale non pnò non presentare somiglian.ze formali con qualunque altro compo,tamento ra.zionale ». Naturalmente questo sist~ma, per funzionare, ha bisogno di due pi·esupposti: l'esistenza di una bmocrnzia efficiente 3 la collaborazione dei lavornto1·i. 'l'orneremo più avanti ~ul primo punto; per quanto riguarda il secondo, bastel'à notare quello che lo Schumpetei- scrive sulla nuova società, che non sarà più bloccata dall'ostilità di gruppi sempre più numerosi, come la società capitalistica, ma che « avrà ;ipreso a credere nei suoi scopi ». Ma la fase di trapasso? Lo Scburnpete1· riconosce che, se le tesi 'fin qui èsposte potrebbero essere accettate pacifi– camente anche da chi non abbia nessuna simpatia per il socialismo, i problemi del quando e del come susciteranno s'empre 1e discussioni più violente; perchè è qui che la teoria cessa di essere esel'citazione logica Per diventare azione. Il primo pl'Oblema è quello di stabilire' se una si– tuazione sia « matura »; lo Schumpeter lo accenna ap– pena, dichiarando espressamente di ,non volerlo trattare; mentre tratta ampiamente del secondo, cio~ del procediM mento di socializzazione in due casi: in s"tato di matu– rità e in stato di immaturità. Anche quando la situazione è matura, bisogna rispet– tare alcune condizioni: la prima è che i contadini vengano lascia.ti in pace; la seconda, che i possessori di modeste aliquote di titoli, obbligazioni e ipoteche non vengano espropria.ti, per lo meno all'inizio; mentre aneli-ebbero modificati i rapporti tra le im_prese socializzate e le banM che. « I problemi più complessi d_ell'eliminazione delle unità. pl'oduttive inefficienti, dell'ulteriore concentrazione nelle opportunità migliori, della razionalizzazione dello sfrutt:tmento del suolo con conseguente redistl'ibuzfone della popolazione, deli"a standardizzazione dei beni stru– mentali e di consumo e via dicendo, non sOrgerebbero (....) prima che il sistema abbia digerito la trasformazione or·ganica e con·a senza intoppi sul binario segnato». La socializzazione in stato di immaturità « può defi– nirsi come il par,saggio dall'ordine capitalistico all'ordine sociali~ta in un momento in cui i socialisti sono benSì in grado di as8ume1·e il controllo degli organi centrali dello Stato capitalistico, ma cose ed anime \,i sono ancora im– p1:eparate »; in questo caso, perché si riesca a sormontare la grnve diffi.coltà iniziale, si richiede: l) che esista un poter·e centrale con i mezzi (polizia, esercito) per fare rispettare le sue decisioni; 2) che si lascino in pace i con– tadini; 3), che si provochi una certa inflazione, sia per espropriare indir:ettamente i benestant-i che per far conti– nuare lo sforzo produttjvo. Garantito così un certo equili– bi·io, il governo 1·ivoluzionario potrebbe passare alle socia– Jizzazioni- ed alla ornani~zazione della. produzione. -~possono ti-ane intei·essanti conclusioni sul pensiero dello' ~chumpeter dall'esame di questi due schemi: p1·ima di tutto è chiaro che il nostro autore, nello sfoi·zo di razio– nalizzare i processi politici, atb'ibuisce un'impol'tanza , esorbitante all'azione del gruppo dirigente, sia esso rifor– mista o i-ivoluzionario; nelle sue sche1natizzazioni le maSse non giocano alcun ruolo autonomo. In secondo luogo Ja sua attenzione è concentrata esclusivamente sul come am– rninistrare il patrimonio che la nuova classe di1·igente si trova tra le mani: egli non sembra vedere che il «; poi» è determinato dal « p1·in1a», e cioè che,_ nÌatura o non ma– tura, una situazione è diversa. a seconda che il partito socialista vada al potere Qòanclo i i-apporti sociali non s.ono ancora modificati, nel senso che nessuno ha cacciato i proprietari dalle loro pr-opr·ietà, i burocrn_ti dai loro uffici, ecc. (p. es. la situazione francese del 1936 e qùella inglese del 1945, ma anche quella della Bulgai-ia e della Romania nel. 1944), o quando i comitati locali, si chiamino munici– palità repubblicane o consigli di fabbrica, hanno già ma– terialmente cacciato i pl'Oprietari e i rappresentanti della legge e dell'ordine (p. es. la Russia nel 1918 e la J ugosla– via nel l 944). Nel primo di questi due casi è possibile, con una- tattica accorta, rispettare la logica economica; nel secondo ci si muove invece in un sistema di valori completamente diverso, nel quale più importante di tutti è un problema politico, cioè l'equilibrio tra due tendenze, quella del go.vemo che vuole ristabilire un ordine -pmches– sia, che è la condizione della sua stessa esistenza, e quella delle ma·sse, che tendono allo spezzettamento dell'auto– rità in un numero infinito di organi locali; e non sempre' sa1·à possibile 'rispettare la logica economica. Lo Sch.umpete1· accenna solo di sfuggita a quest'ultima possibilità, notando che essa è l'incubo di ogni capo socio– ljsta responsabile. E probabilmente l'ha tenuta presente - per escludel'la - quando ha. sc1·itto che « il te1-mine socialismo central-i.~ta non mira c·he ad esclud;re l'esistenza di nna pluralità di unità di controllo' tali che ognuna diM fenda per principio un interesse distinto, e, •in ptlrticolare, l'esistenza di una pluralità di settori territoriali autonomi che tendano a riprodu·rre l'antagonismo della società capi– talistica». Ma questa situazione è possibile solo se il tra– passo tra regime capitalista e regime socialista è avvennto come un normale scambio di consegne, per cui l'unità esterna dello stato è intatta, e le prime riforme hanno luOgo nella «,co1:nice del capitalismo». Ma qualora Ja cornice fosse spezzata e le figure rapprei:,entate nel quadrn 8cendessero dalla tela e si mettessero a muoversi, allora cosa si potrà fare perché si ricrei - senza l'intervento della polizia. o dell'armata .... rossa - l'armonia del sistema _produttivo? A questa domanda lo Schumpeter non dà nessuna risposta. Esaminiamo allora ~ lasciando· impl'egiudicato, al solito, se la sitnazione sia matt11·a o non matma - lti situazione in uno stato socialista cehfralizzato quale il nostro autore lo rappresenta.. Abbiamo già dato brevi cenni delle prospettive economiche; passiamo ora ·a quelle· pili stre.ttarnente politiche. Se. fos~e oggi in Italia, lo Schumpeter scuoterebbe il capo all'udire tante afferma– zioni dei nostri socialisti che affermano l'indissOlnbilità. di socialismo e democrazia. Per· 1ui « tra i! :;jociahsmo e la demÙcrnzia J?,Onesiste un rapporto necessario; l'w10 j)uò esistere senza. l'altra. Nello stesso tempo non v'è i1_1compa-– tibilitù.; in condizioni adatte dell'ambiente sociale, la mac– china socialista può essere _diretta in base a principi demo– craticj ». Ma ci sembra che questa conclusione non sia rigorosamente dedotta dalla . pl'emessa; alcuni capitoli prima, parlando degli attacchi che veniono portati con– tro l'o1·dinamento borghese della società, da parte degli intellettuali, e della impossibilità della borghesia di rnet– terl_i del tutto a tacere, lo Schumpeter aveva scritto: « Nel difendere gli intellettuali come gruppo (...) la borghesia difende se stessa e la sua visione dellà. vita. Solo un go– verno di 'tlatura e di fede non borghesi (....) è abbastanza • forte per disciplinarli; per far ciò, occorre 1·ivoluzionare istituti tipicamente borghesi e limitare drasticamente la libertà indiYiduale di tutti gli stl'ati della nazione, e un governo che compia un passo simile non si fermerà.- non potrebbe fermarsi - da-vanti all'impresa privata». Ri– sulta quindi che, in conformità con una dottrina classica, egli vede uno stretto legame tra la libertà politica e la libertà eh possedere. Toccata l'una, è in pericolo anche l'altra: Con queste premesse lo Schumpeter avrebbe do– vuto conchiudel'e che in una economia socialista la libertà politica è impossibile. Egli non si è sentito di anivare a q11e8te conclusioni; il che fa onore al suo giudizio politico, ma dimostra insieme come a questo proposito le sue 1eo– rizzazioni non permettano di giungere a risultati coerenti. Perché se è lecito che il cultore di scienze poi itiche 'nutra molta diffidenza per tutte le chiacchiere sul « po– polo~ e sulla « volontà di tutti » ( che spesso sono comode formule per nascondere l'a1·bitrio di un capo o di un clan di dirigenti), pure non si possono considerare i fenomeni politici come relazioni esatte la cui formula base sarebbe l'economia. In certi casi, la « concretezza » degli econo~ misti è altrettanto astratta qua-nto ]e chiacchiere degli ideologi. La base sulla. quale lo Schumpeler vuole fnr forza per rovescia1·e il mondo è il potere centrale, aiutato da una solida ed efficiente bumcrazia. :Ma come fare per– ché i layoratori riconoscano nel nuovo stato il « loro> stato, perehè non abbiano per esso distacco e diffidenza 't Quando lo Schumpeter morì, nel 1950, le crepe del laburismo inglese e quelle, ancora più gravi, degli stati comunisli, non Mano ancora venute alla luce. Non er·a. ancora successo che i lavoratori, delusi .ed esaspel'l.1ti, vol~ tassero le spalle a quello· che si definisce il loro partito e il lorn stato. E non credi.-1.rno che, in un caso come nel– l'altro, a determinare queste i-eazioni sia stato soltanto jt · cattivo· funzionamento della macchina economica. MOSAICO SUD-AMERIC (continuaz. da pag. 5) tiva per attirare nella sua sfera d'influenza il Paraguay, l'Uruguay e la Bolivia, paesi la cui vita economica e poli– tica è legata piuttosto all'Argentina che al Brasile. Ora, il Brasile ha firmato accordi commerciali con il Paraguay e ne prepara con l'Uruguay e la Bolivia, e hé;l al tempo stesso concesso dei porti franchi al Paraguay e alla Bolivia, paesi senza sbocco al mare. Come si vede dunque, nel quadro sud-americano certe rivalità dei paesi più forti - le « potenze » locali - per esercitare la propria influenza sui piccoli paesi assumono caratteri non troppo diversi· dall'imperialismo, di cui questi stessi paesi, forti sono stati a loro volta vittime in un passato ancora recente. Socia lii.ti a i Caraibi L E INDIE Occidentali britanriiche (Giamaica, Trini– dad, Tobago, ecc.) si trqvano alla vigilia della co– stituzione d1 una Federazione, primo passo della loro evoluzione :verso lo « status » di Dominion. La Giamaica è governata dai socialisti del Partito nazionale del po-– polo, diretto da Norman Manley, primo ministro del~ l'isola. A Trinidad, il movimento nazionale del popolo, diretto dal dottore Eric Williams, trionfò nelle elezioni di settembre: e da allora anche questa è governata da socialisti. Naturalmente i cattivi prognostici abbondarono. Il socialismo è la catastrofe - deploravano molti; esso condurrà la Federazione al caos. In realtà i socialisti - negn per la maggioranza - delle Indie Occidentali bri– tanniche devono affrontare dei gravi problemi: miseria, sovrapopola~ione, que.Stione agraria, analfabetismo. Il loro compito è dunque difficile e rischioso. Il partito ·di Williams è il primo partito politico reale che esiste a Trinidad Esso ha formato, con il par– tito di Man1ey e quello di Adams (laburista, primo mi– nistro di Barbados) la Federazione socialista dei ca·- . raibi. Questi tre uomini saranno i dirigenti della futura Federazione dei Caraibi. Di fronte a loro ci saranno· probabilmente i conservatori, guidati dagli ex primi mi– nistri di Trinidad e di Giamaica Alberto. Gomez e· sir Alexander Bustamante. .Questa politicizzazione ·della vita delle Indie Occi– dentali britanniche è di ottimo augurio alla vigilia della loro autonomia. E' la garanzia che i problemi nofl sa– ranno trattati da un punto di vista esclusivamente tec– nico- o burocratico, ma che gli intere_ssi' del popold sa.;. ranno presi in· considerazione. Sarà la prfma voltà, in. queste isole in cui miseria· e turismo 'di 'lusso vivevanO una accanto all'altro. VICTOR ALBA

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