Nuova Repubblica - anno IV - n. 49 - 2 dicembre 1956

2 ITALIA POLITICA I SOLITUDINE EI FASCISTI e Hl HA assistito a Milano al quinto congresso na– zionale del movimento sociale italiano, superato e accantonato ogni moto di indignata molestia, do-– vèva essere preso dal sospetto di trovarsi dinanzi ad un fenome·no sociologico degno di studio. Incominciamo in– fatti a trovarci dinanzi ad un gruppo tiJ;>icamente chiuso, che perpetua i suoi riti di appello mortuario, i suoi giu– ramenti su testi immutabili, i suoi inni e i suoi gridi. Anche la propensione alla rissa, che è propria dei con– vegni fascisti, e che cerca sfoghi del tutto sproporzi<r nati ad autentici motivi di polemica interna, è un pro– dotto della introversione, a cui questo gruppo tende ormai senza rimedio. I fascisti sono un mezzo milione di italiani. legati quasi tutti, direttamente o indirettamente, all'espe– rienza di Salò, né probabilmente sono suscettibili di aumento; ma difficilmente si può, temiamo, pensare ad una loro riduzione. Figli di una guerra civile, imper– meabili ad un rinnovamento di cultura politica, costi– tuiranno, in questo partito o in sue eventuali filiazioni, una associazione a sé stante, capace di sopravviver~ finéhé ci sia un figlio di « marò ». Questa nostra impressione non dovrebbe allarmare. All'esterno, i fascisti costituiscono un pericolo nella mi– stlra in cui la legge non sia fatta, nei loro riguardi, rispettare. E' osservata, oggi? Per la verità, rion si sba– glierebbe dicendo che le autorità siano divenute assai tolleranti dinanzi all'apologia di fascismo. Ma la sola cosa che importa è contenere, dei missini, l'istinto è.ella · violenza; mentre non c'è legislazione, e difficilmente si troverebbe una discussione, atta a dissolvere il feno– meno in un superamento critico. Questa diagnosi è oggi facile, perché i missini Ermo giunti essi stessi alla piena .coscienza del loro isola– mento: è diventato, questo, il loro problema politico. La sua formulazione si coglie su due piani: di giudizio sto– rico-politico, di tattica .. Dal prima punto di vista, essi sanno che la loro esistenza in regime democratico (come ha detto a Milano Almirante) è un malinteso. La storia si è fermata per loro all'.esperienza di Salò. Essa vale di metro per giudicare il presente, in quanto (secondo il discorso di Borghese) la situazione di allora, « contro tutti », sarebbe per ripetersi, in un'Italia che, a loro av– viso, dovrebb~e schierarsi oggi tanto contro i sovietici quanto contro·Francia e Gran Bretagna. L'Europa? esitano tra il ricordo del « patto a quattro» e l'ccantieuropa »: scelgono, infine, per la solitudine dell'Italia, ignari d€-lle nuove forme estremamente complesse dell'interdipendenza economica e politica di questo dopoguerra. Dall'angolo ideologico, corporativismo e socializzazione restano pa– role-guida avulse anch'esse da ogni rapporto con la situa– zione italiana, Con il suo processo in corso di economia a due .settori, e con gli sviluppi più generali della tecno– logia contemporanea. Questa perfetta astrattezza di con– cett,i p~oduce da sola la perfetta astrattezza di programmi IL LUTTO DEI GIORNI FERIALI Rendiamo nota l'ultima presa di posizione del– l'UGISS sulla singolare manìa scioperaiola di certi studenti e su.U'ancor più singolare com– piacenza di certe autorità scolastiche, pubbli– cando il testo di una lettera inviata al provve– ditore agli studi di Milano, aU'on. Paolo Rossi, ministro della pubblica istruzione, e p.c. ai gior- nali Il Popolo, Il Giorno, e l'Avanti! · MILANO, 10 novembre 1956. In data 30 ottobre 1956 l'Unione Genitori e Inse– gnanti della Suola di Stato (UGISS) • in una lettera, pubblicata con larghi consensi dai giornali milanesi n Popolo, n Giorno, l'Avanti!, chiedeva al Provvedi– tore agli Studi di Milano di individuare quei presidi di istituti medi che il giorno 29 ottobre u. s. avevano favorito direttamente o indirettamente la diserzione de– gli alunni dalle aule scolastiche contribuendo così a con– fondere nella coscienza stessa dei giovani alcuni nobili sentimenti con una diseducante svalutazione dei loro doveri verso la scuola e di prevenire nel futuro il ri– petersi di simili fatti che coinvolgono la scuola in ma– nifestazioni· politiche da cui dovrebbe essere aliena. « I giovani - concludeva la lettera - imparino a ri– spettare chi soffre e chi muore facendo con serietà il pfoprio dovere »: parole tanto giuste e tanto nobili - commentava I! Popolo del 31 ottobre - che ogni galan– tuomo è disposto a sottoscriverle. L'UGISS deve constatare con dolore come quell; diffusa esigenza di chiarezza di cui essa ha sentito il bisogno di farsi inter,prete presso l'autorità scolastica non sia stata in alcun modo soddisfatta dal Provvedi– tore agli Studi, il quale col suo silenzio ha anzi inge– nerato la convinzione che le diserzioni dalle scuole foS– sero, se non autorizzate, da lui incoraggiate, al punto che gli alunni hanno potuto eludere il proprio dovere abbandonandosi a manifestazioni scomposte trascu- e di tempi esecutivi. Il congresso del MSI ha deciso per bocca della stia maggioranza che l'ideale del partito non è realizzabile con metodi riformistici, ma solo con la con– quista del potere. Che fare, allora? Il congresso del movimento sociale, su questi presup– posti, aveva un solo problema da discutere: quello della persistenza o della rottura con il partito nazionale monar– chico. Elettoralmente, il patto d'unità d'azione con i covelliani non ha sortito buoni effetti. Il MSI, dopo questo legame, è passato dal 5,9 al 5 scarso per cento dell'elet– torato, nel confronto fra il 1953 e il 1956. Lo scatto di Bolzano non fa testo: o meglio, è un segno di quella si– tuazione sociologica che dicevamo: non sono i fascisti a crescere, ma qualche occasione esterna può improvvisa– mente ingrandire, o far recedere, un elettorato in com– plesso siatico: nel caso particolarè, il ·noto disagio po– litico dell'Alto Adige ha fruttato un certo incremento temporaneo ai missini, per le difficoltà della politica de– mocristiana. E' prevedibile che, superato questo, i mis– sini ritornino anche colà quelli che erano. Non solo elettoralmente l'intesa coi monarchici non ha g;.iovato: non piace né all'opinione della destra reazionaria, che il PNM 1:appresenta, né a quella eccitata dei fascisti: non è un patto di convenienza, dunque, e non è un patto del cuore. Resta da sapere perché sia stato contratto, e perché debba conservarsi. La tesi della maggioranza, è che il patto abbia una funzione di politica generale: quella di im,pedire alla de– mocràzia cristiana di ccaprire» alle mezze ali, cioè, di realizzare, sotto questo pretesto, l'apertura a sinistra. E' un punto di vista non trascurabile. Finché Covelli è legato a Michelini, ·è arduo, per Fanfani, accettarne l'ap– poggio: alla DC si pone pertanto una sola coppia di alternative: o la solitudine, o l'apertura a sinistra. D'altro canto, il patto missino-monarchico apre la porta ad un altro pericolo, che, sebbene a malincuore e in una grossa confusione delle lingue: possa formarsi intorno al nucleo MSI-PNM quel progetto di e< grande destra », che hanno in mente gli uomini come il senatore Messe, e che potrebbe attrarre anche una parte dei liberali, e del- 1'-elettorato cattolico. Una forte minoranza di missini, capeggiata da Almi– rante, .sostiene però che nella << grande destra >>il MSI perderebbe tutti i suoi"-~nnotati; che nella politica tra– sformista non perderebbe già la sua solitudine, che è il suo appannaggio, ma la sua forza di attrazione. La tesi dl__Almirante è perciò guelfa di « ripartire » isolati, per tu'fl.arsi nelle profondità dell'elettorato italiano, e cer– car df ammucchiarne tutti i residui di una sinistra mal– contenta: residui che si' staccbirio dal PCI, o che siano lasciati per via dall'unificazione soèialista. A questa im– presa, l'alleanza con i monarçhici è contraria: perché non si può cogliere con una mano un frutto di sinistra, mentre l'altra è intrecçiata a quelle della reazione mo- rande puntualmente di continuarle nei giorni di va– canza 1, 2, 3 e 4 novembre per-... riprenderle i giorni suc– cessivi quando avrebbero dovuto tornare a scuola. L'UGISS non può non constatare che, mentre alcune scuole hanno funzionato regolarmente o quasi, le ma– riifestazioni di cui sopra si debbono ad alunni di scuole facilmente identificabili, ed è costretta a trarne illa– zione che ciò sia avvenuto con la condiscendenza dei presidi. Consta all'UGISS che, ad esempio, la bandiera del Liceo-Ginnasio <e Parini ,, di Milano è stata coin– volta in manifestazioni di piazza in orario di scuola il giorno 29 ottobre, che il preside del Liceo Scientifico •« Leonardo da Vinci>> di Milano ha invitato, il giorno 6 novembre, gli alunni che ascoltavano le lezioni ad abbandonàre immediatamente le aule. L'UGISS, fondata per favorire l'incontro fr.a i ge– nitori e gli insegnànti al fine di contribuire a dare alla . scuola di Stato, all'infuori e al di sopra di ogni ideo– logia, quella serenità e quell'armonia d'intenti che ne facciano uno ·strumento sempre migliore di educazione in un paese democratico e libero, deplora che l'autorità scolastica abbia, nelle dolorosissime circostanze di que– sti giorni, lasciato gli alunni delle scuole di Stato privi della guida dei loro insegnanti o addirittura della protezione dell'aula scolastica, in balìa di se ·stessi o di elementi estranei alla scuola. Risulta dal fonogramma inviato ai presidi il 6 no– vembre che il provveditore agli studi di Milano, con una deprecabile inversione · dì autorità, accettava che il termine del « turbamento dell'attività scolastica » fosse fissato da non meglio identificate ccassociazioni studentesche», riconoscendo così implicitamente la li– ceità del grave disordine già arrecato alla scuola. Ciò è tanto più grave in quanto gli organismi rappresenta– tivi degli studenti universitari milanesi (Interfacoltd di quattro Atenei), nel riprovare « il grottesco spetta– colo delle scuole disertate», hanno scisso la responsa– bilità degli studenti che essi democraticamente rappre– sentano da quella delle « associazioili studentesche >> che il Provveditore agli studi si è compiaciuto di as- secondare. · L'UGISS denuncia in questi fatti che discreditano la scuola di Stato la resv,onsabilità del Governo. Il comitato direttivo '(159) nuova repubblica narchica. Il ragionamento è del tutto thusorio, perché l'elettorato che· per ipoteSi fosse lasciato a mezzo dal ridimensionamento ~della sinistra italiana è un elettorato almeno antifascista. Ma Almirante deve proporre questi fantasmi consolatori ad una diagnosi peraltro esatta: che non c'è soluzione all'isolamento dei• fascisti, se non in una corr·uzione agli apici del fascismo stesso. Di questo, egli accusa la politica del segretario Michelini. Non si è capito bene perché Almirante, impostata la battaglia per la rottura con i monarchici, al momento di « contare » i fascisti che lo avrebbero seguito, vi abbia rinunziato. Esplicitamente, egli ha detto che sacrificava l'espressione di una divergenza tattica sull'altare dell'unità del partito. Se vogliamo credergli, penseremo che questa unità sia estremamente fragile, giacchè non c'è par– tito che tema scissioni sul punto di un'alleanza unani– mamente giudicata un fatto puramente contingente e tattico. Natutalmente, si possono sospettare altri motivi (tra cui quello molto semplice che Almirante abbia pro– prio temuto un controllo esplicito del proprio seguito, una prima votazione, cioè, che avrebbe potuto negativamente influire su quella decisiva, della nomina del comitato centrale). Ma noi siamo propensi a credere che qualche cOsa di vero ci sia, in quella sollecitudine unitaria. Come partito, infatti, il MSI è davvero un partito debole (non diciamo con questo, che non possa essere pericoloso in quanto setta). Nella irrealizzabilità dei propri programmi finalistici, nella sua carenza di relazioni effettive con una democrazia in costruzione, è fatale che tutto si ri– duca a tattica, e che quindi le divergenze su questo piano possano portare a fratture, almeno virtuali, rovinose. Questo significa che la setta può, sì, fare qualche cosa, ma su un piano prepolitico, quello della ·violenza verbale e fisica; ma che non può fare politica, o almeno che r;on può fare la propria politica. · Q UANDO infatti si discende, dal cielo della retorica o dalla fecda della violenza, al piano della cronaca rea– lizzabile, ecco che cosa troviamo: una parte del partito, tjuella che ha condotto la gestione da Viareggio a Milano ed ora riparte vittoriosa da Milano, ha realizzato esatta– mente il programma dei liberali, meglio dei liberali stessi, in quanto questi ne sono stati impediti in parte dalla loro posizione di governo. Cosi i fascisti hanno ad esempio votato contro la legge Tremelloni e quella de– gl'idrocarburi, così prendon.o posiz_ione contro il distacco IRI-Confindustria. L'altra parte, la soccombente, quella che invoca azione di piazza e provocazione anticomunista, se si passa al suo programma contingente, lo riempie di richieste comuni a qualsiasi programmazione social– democratica: massimo impiego e stabilità di lavoro al bracciantato, edilizia popolare e sgravi dell'irnposjzione indiretta. E' fatale, evidentemente, che sia così: il cor– porativismo ha, sl, l'ambizione di superare, come diceva il testo, socialismo e liberalismo; ma il cqrporativ!smo non esiste. Restano i suoi ingredienti, e procedono sciolti, irregolari, svuotati della loro genuinità stessa. Siccome poi, di fatto, la destra di Michelini governa, e la sinistra di Almirante protei:ita, si produce di fatto un servigio esplicitO dei fascisti alla destra economica. Ma questo non è un fatto nuovo, risale al ventennio, e lo. prosegue. Le conclusioni del congresso di Milano, dunQue, non hanno mutato nulla agli antecedenti e lasciano il MSI qual'è, un gruppo statico di reazione extracostituzionale. Avete provato o fOl"iveNP ,ulla .C.1uro J?af Vno ,lnlme,uo energlooe vetou ~;:fn!~!l~il\~a':i1~t=~1: :• dahledo ad un ponsW:ro P.~ Avete provato Olivetti Lettera. ~2 Pe,01,:9,a.t~~-– Preao w CM\i..~O '!!04alloU., '\Jl!.142.000,"HQ,E. .a1rj,tL1.n111rb.11•n,. s.e.o._a♦.~o.E. Pt,,t1;<1u!.U ~=-~~a:~:::!!i ~Ò~~ :~:!'l:!1:t!~~~ol'!"i. uma clllupoi,g""°l•leHu;tQ · ALADINO t

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