Nuova Repubblica - anno IV - n. 16 - 15 aprile 1956

(106). 11uo11a repubblica. SE'l"l'EC,llOHNINEL MONDO OPPOSIZIONE E-DEVIAZIONISMO L A. RIABILl'l'AZIONE di Rajk, di KostÒ,·, di Go– mulktt, nei partiti coniunist.i unghel'ese, bulgaro e polacco, dopo la riabilitar,ione non m~no clamorosa, nei giorni del Congresso cli :Mosca, di Bela hun,. del Co- - mjtato Centrale d~I piu·tito comunista polacco, disciolto peL' decisione del CominlOl'll, p1·ima della guena, e del . pal'tito comunista jngosla,,o, espulso d1:d Oominform nel . H)48, pone a fuoco un p1·oblenia che ,·a oltre quello degli e,.rori dello stalinismo, perchè è un problema permanente del movimento opernio: il cosidetto de·1;ia.zionismo. Sebbene l'intolleranza ver1-;o gli oppo~ilori sia l'ima~ta - un retaggio quasi esclu,-,ivo del movirnento comunista ed abWa ar:isunto un a~petto tragico con i processi di l\{o~ca. e la liquida,-,ione deg/j oppo~itori nella foRe più brutale dell'era stalinista, in Russia, e dopo la conquista. del po– tei:e da ptnte dei partiti comuni~ti dell'Europa orientale, dopo la. soconda guerra 1nondiale 1 ei-;sa rimane tuttavia 11no degli elementi cli maggiore debole,-;za del movimento oper·aio, irnpedendone l'espansione su larga scala fra i C1)ti Javorato,·i che non racciano tecnicamente parte della cla:-:se operaia propriamente detta. Forse a C8Ul'-la delle condi,-;ioni sì>e:a;soduri~sime della lotta tli classe nessun partito della classe operaia è riu– scito ad esserne completamente immune. Il partito socia– ]i:-,;la italiano, prima della prima guerra mondiale, co– nobbe tutta un'era nella quale non passava un congresso nazionale senza l'espulsione di una delle sue correnti minol'itarie. I.o steSl'-lOcongresso di Genova. del 1892, nel quA.le fu fondato il partito, nacque con l'esclusione di una delle correnti del movimento operaio, la corrente anar– chicA. E, dopo questa goel'l'a, perfino il partito socialde– rnocl'atico. ilfdiano, che pnre ha denunciato tante volte J'intollernnr,a. cornunista, è andato. incontro alla sua più grave sconfitta politica ed elettorale, nel 1953, per avern e,-:pulso una delle ime correnti ·cos}itutive, che dette poi vitA a-I mov. dì Autonomia Socialista e ad Unità popolare. L'affenna1.ione che la classe operaia. non ha mai torto, è se.)'vita il più delle volte a mascherare l'intolleranza. di una'" corrente dornin-ante del movimento operaio, trasfor"– mnndo la, com·ente d'opposiiione in corJ'ente nemica. della stessa cla!'-lseope·raia. Di lì a bollare non solo gli aYversari e~t18rni ·&J movimento operaio, ma a.nche i propri opposi– tori del partito come < nemici d~I popolo», come « nemici di. ctasse », il passo è stato di solito abbastanza breve. Un uomo come, Rajk, al quale f-u fatto confessare nel 194-9 tutto quello che si volle, avrebbe dovuto sfuggire a qual-8iasi sospetto: militante comunista fin d_all'età gio– vanilc1 arrestato dalla polizia nel 1932, torturato, preferl spLJtiJre in faccia allo zio poliziotto che farsi salvare con ur;i.a men:,.~gna; volontario in Spagna, co1nmìssario di bri– gata nelle B.. igate in'ternazionali, capo della resistenr,,i. ung,here.s, duranje la guerr11 e segretario del PC clan– destino, egli era considerato alla Jiberazione il capo na– turale del comunismo unghe1·ese; eppure un uomo simile do,·ette confessarn di essel·e stato un agente della po– Jir,ia fin dall'epoca in cui aveva sputato in faccia allo zio poli7-iotto, e fu condannato a [11orte. Anal9go passato è quello di l(ostov e di Go'mulka, entrambi emi della l'esi– stenza nei loro rispettivi paesi ed esponenti della nuova classe dirigente comunista di ·questo dopoguerra, faloia– t~ dalle epura,-;ioni. Oggi Rajk sarebbe il successòre natul'ale di Rakosi e J(ostov sarebbe probabilmente jl capo del governo bnl– garn. Ma i Rakosi non hanno successori perché li hanno distrutti. Non hanno oppositori perché Jj· hanno liquidati. E se Khruscev 1 Bulganin e i nuovi dirigenti sovietici hanno potuto dat· vita al nuovo corso so,,ietico, essi lo hanno potuto fa,.re perché Stalin è morto prima di poted.i liquidare; o meglio, prima di riuscire a liquidare tutti gli oppositòri. Anche in un paese socialista, supposto che il socia– lismo sia un regime immobile e non una meta. viva, che si svil'uppa con lo sviluppo del pensiero politico dell'uma– nità, non scompariranno mai i contrasti. fra gli uomini; Jo società sen,-;a cla_ssi è un mito che rimase benefico fin– ché stette a significare la. meta del superamento dei vio• lenti contrasti di classe quali c1uelli che si ve1·ificavano un sec.olo. fa, all'epoca di Marx e di Engels; ma è diventato malefico non appena. si è preso pretesto dN.lla. scomparsa delle classi tradizional~ per sopprimere ogni contrasto con il g1:uppo dirigente al potere. Finchè ogni uomo a.vrà un proprio cervello peÌ' 1·agio– ·nare, vi sarà chi ha' ragione e chi ha torto, chi riesce a far trionfare la propria ragione, e chi Cerca di opporre .)a propria ragione alla. ragione del vincitore. Nessuno ha cer·tamente ragione, come nessuno ha cer·tamente torto; nessu_no è sicur.? dì rimanere il vincitore, nemmeno dopo 1~1orto,e nessuno è destinato a rim8néée per sempre vinto. ll riconoscimento che J'arve1·sario non è un deviazionista e che potrebbe anche avere ragione; Ja garan~ia dei diritti • dell'opposizione, quale che sia il. regime costituzionale .che li tutela., sono condi~ioni indispensabili perché il movimento socialista, .rel p1·opugnarn l'ema·ncipnzione della classe 0per"aia, ottenglt il concol'so di tutte le classi lavoratrici e determini in pari tempo .: l'emancipazione ùel genere umano>. · PAOLO VITTORELLI (f>i.1. ili IJirw 8(UChiJ <{ E questo spazio vuot-0? n. u E' lo spazio autoriz:r:ato per l'affissione )>. LETTERA DA PARIGI LA IIATASSA ALGERIN . di -GIUSEPPE ANDRICH S E U. 6 ·:-. 1!3BRA"IO scorso Guy Mollet nun si fosse recalo a<;l,;rlgeri - n:1a chi fu a consigliarlo? - forse non si sarebbe la$ciato sfuggire, nelForgA.smo provo– cato da una manifestazione ostile preparnta dA.i grossi feudatari coloniali, quel fa frase· fatAle che è oggi la causa prima dell'insolubilibì del problema algerino: < l'Algeria non è una nazione; l'Algeria resterà una provincia fran– cese». E così i nove milioni di mussulmani si troYano semp•·~ di fronte gli 800.000 francesi - di CJli una metà e pili sono invece d'origine spagnola e italiana, e non sono mai stati nè hanno mai avuto ascendenze in Fl'Rncia - i• quali esigono di con{inua;e ad essMe l'elemento domi– n·ante. Che cosa vorrebbefo i grossi feudatari? Annf'ga1·e nel sa-ngue le aspirazioni dei mussulmani, governare col t.er• rore, ridurre in schiavitù ancor pii\ dura. i supe,·stiti. E', del resto, la sola soluzione logica. - se fosse po88-i– bile - del problema algerino, secondo la Yolontà dei coloni. Ed è verso il tentativo di risolverlo pJ·oprio così che, attraverso esitaiioni, tergiversazioni, scn1poli, bugie, Guy Mollet, p1·igioniero della parola data, paul'OSO delle minacce delle destre che, ben più che a salva,·e l'Algeria, mirano a tornare al potere, si ingarbuglia ogni giorno di più nell'ìntrieatissima matassa di una situazione falsa, che lo po1·terà al disastro. Kè di questo disastro è pro– babile 'profitti Mendès-France, il cui cauto silenzio può essere interpret.ato prudente attesa, ma potrebbe anche significare impotenza. - provvisoria o definitiva. I bene– ficiari, in Fr8ncia, della cadut& disastrosa del governo R dire,-;ione socialista, saranno quasi certamente gli uomini della dest,ra, e i neo-destri tipo Bidault saranno molto probabilmente scavalcati dagli alt1·i destri, dagli ultrà. destd, dai fautori delle vecchie leghe maurassiane e pe– tainiste, dai Tissier-Vignancow·t, dai loschi uomini di < Aspects de 1a France> e di < Rivarol », e magari perfino da Poujade. Ogni tanto la coscienza socialista di Mollet si risve– glia, egli si .rende conto delle enormità che sta. com– piendo, e allora si ferma di colpo, resiste sopr'a un pun– t.iglio secondario, tanto per cercare uO pretesto, per crearsi un'attenuante. Giura che non farà la mobilitazione, che non richiamerà classi; e il giorno dopo è coshetto ad annunciare un piccolo - piccolissi mo, insignificante - richiamo; e due giorni dopo un 1· ichia.mo pili vnsto. La coscienza socialista Guy Mollet e la sua « étjui– pe ~ tutt'altro che concorde, vogliono salvarla sopratutto annunciando e promeftendo grandi riforme: pane e scuole, lavoro e str'ad~ per tutti gli algerini! Ma se anche la Francia av~sse oggi il potere di farlo, e i mezzi, sarebbe troppo tardi. Anzj, bisogna pur dire che se la Francia. avesse fatto una politica di progresso per gli Algel'ini, s-e a.ves,;;e fatto per gli Algerini mussulmani quello che ha fatto solo per i suoi coloni, non avrebbe ·èvitato la situa• ~ione attLrnle, ma l'avrebbe anti.•ipata. Oli algerini, meno pl'e,-:i du.lla preocc1q_>.i1zionegiornalie1'::\ di non mol"ire di fame, i:;arebbero inso,-ti p1·imA. L"Alge,·ia vuol essere indip·endeni"e. E' .molto prol;utbile che l'indipendenza non le porter-i,, alme_no subilo, il be– nes8ere; for·se Je porterà nuovi imm~msi sac1·ifici · e priv;.1- 'l,ioni. Ma ci sono, nella vita dei po1>0li, delle' fo17,e che· 110n si possono dominare. La fine del colonialisÌno· è' Jo. vufa a una di queste .forze che 11011 è 1.;~~ · forza cieca, rna è la l'i~nillante cli fatti, di avvenimenti, di 1'perari:1,e e di e1Tori che si ~ono accumulati per anni e anni, e o'rà è di,·enuta il'l'esistibile. Prigioniero anche della minaccia delle desti-e; che non sono affatto forti, ma che conbno proprio sulla sian– che,-;~.a-,sulla sfiducia, sulla sor·presa per prevalere, Guy M.ollet, non osa., non può <lll'e 01·mai pili la sola parnla che re.nderebbe possibile le traltxlive e permetterebbe-, ii.Ila Francia di salvare molte co!'<ejn Alge1·ia: la pM·ola. indipendenza. St.,·ano t.nttavia. il contegno dei comunisti, che gi-idano: accordi, accordi, ncco,.di ! Ma non fanno vroposte, anguil– leggiano, e continuano ad appoggiare il govemo per ob~ bedienza alle nuove direttiYe: tutto fare Per tener unite le for,-;e comuniste e socialiste. li che pl'Ova. che è sempl'e da Mosca che viene la parola d'ordine, e se oggi qnesla parola è migliore, essa non si adatta però A.Ila ~itua,,;iono attuale della li'rancia. :l'émoignage éhrr3tien, periodico cattolico di sini:,;t'rn, si chiedeva giorni addietr·o: < .Il presidente del con• siglio e i suoi colleghi socialisti aYranno quel minirn~ d·au<lacia che permetterebbe di for fronte alroffensi,·tt. bellicista dei grandi feudatari d'Algeria e di certi diret– tori di giornali parigini, e di capovolgere nna situazione compl'omesM? ». L. E:~-press, tornato settirna.nale, così definisce il µo– verno attuale: < Che cos'è un ministero socialista? ... E' un ministero che eseguisce dei bassi servi¼i che il paese non tollererebbe da un governo di destra ». La. defini– zione è firmata da François Mauriac. ll Oorrie,-e della Sera - che pure ha dato sull'Algeria dei lucidi articoli del suo inviato speciale - pubblica la .prosa bA.ldanzosa e i giudizi inrantili di Jndro Monta– nelli, che va· a raccattare' idee e impressioni appunto in quegli ambienti di destra ove la. politica si confonde sovente col crimine e il patriottismo esaltato serve a CQ– pri re tutte le turpitudini e tutt.i i tradimenti, come av– venne con Hltler. ., La ]_:i'rancia si disinteressa delrAlgeria perché com– .prende che gli algerini hanno diritto all'indipendenza. I francesi non prendono a calci - o a rèvolverate, coni~ ,·orrebbe Montanelli - gli slgerini che manifesta.no in Francia, perché, con tristezza, comprendono che hanno i-agione. Non viltì~ o disinteresse colpevole, ma maturo riconoscimento di uno stato di fatto che solo le leghe cli cl,~~trn e un governo. socialista non vogliono ancora. am– mettere.

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