Nuova Repubblica - anno I - n. 19 - 5 ottobre 1953

i comunisti, dato che questi se ne farebbero un trompolino di lancio per la loro strozzatura totalitaria. Gli stalinisti, nella misura in cui si può ritenere ch'cssi siano fedeli as– sertori degli interessi effeuivi dei la– voratori, appoggino un governo so– cialista di minoranza in una situazio– ne consimile, ma non pretendano cose che non si possono concedere. Che se poi su questo non concor– dano, i socialisti non possono in nes– sun modo porre le condizioni del totalitarismo stalinista di domani. Idee chiare, dunque, verso i comu– nisti, nell'ambito gc,1cralc di una politica che miri alla direzione esclu– siva di parte socialista, della politi– ca operaia italiana. D'accordo, quin– di, là dove tu neghi la possibilità di una immediata unificazione senza alcun chiarimento; d'accordo 1:el sot– tolineare la necessità di una lunga opera di revisione e di preparazio– ne. E se è oggi possibile, pur su semplici istanze contingenti, operare ufla federazione delle varie formazio– ni socialiste, che quest'opera di de– finitivo chiarimento non compromet– ta, ben venga anche la fcderaz10ne! Ma non si comprende come, quan– do si dimostri impo·ssibilc una più vasta azione, non possa operarsi per ora l'unità di AS e dell'USI, posto che queste due formazioni siar.o uni– te su alcuni principii comuni, al di là della inevitabile e desiderabile particolarità e divc1 1 genza su singole questioni. E permetti che infine bre– .vemente risponda ai vari appunti t:he tu. ci rivolgi. Non so cosa ·tu in– tenda allorché affermi che nella no– stra organizzazione vigono sist..!mi ti– pici del PCI. Non so a cosa preci– samente tu ti riferisca: ma certa– mente non è delitto che in alcuni dei nostri, di provenienza comuni– sta, permangano ancora rcsid u i del sistema tipico d'operare degli stali– nisti. Se è questo, anche chi ~bbia raggiunto la «verità»: non di un sol tratto riesce ad adeguare ai nuo– vi principi tutte le estrinsecazioni della sua personalità, cosa questa de– stinata a verificarsi nel tempo e appunto col sempre più inten!!io con– tatto con uomini rii diversa cotifor– mazione, non isolando ancor più questi militanti che, del resto, già nella loro organizzazione non predo– minano, ma sono fin d'ora :.ommi– sti a compagni, forse in prevalenza, di origine, socialista. Né mi persuade la tua qualifica di socialnazionalisti. In politica este– ra abbiamo assunto posizioni assai chiare, nel rifiuto degli oppo3ti im– perialismi. Ci dichiariamo pr">nti ad una effettiva azione tesa verso la federazione europea, ma rifiutiamo il federalismo oggi di moda sotto egi– da conservatrice-statunitense. La no– stra opposizione non è tanto contr~ la politica atlantica, se quest'l fosse concepita come alleanza di vecchio tipo - ché anche noi siamo coscien– ti dell'imperialismo sovietico - ma contro l'organizzazione militare che al Patto Atlantico è seguita e che, portando le truppe americane in Europa, menoma le possibilità ultime cli indipendenza di questi paesi. Poi– ché siamo coscienti che forze di guer– ra e forze di pace esistono anche in America, se le prime prevalesse– ro, non intendiamo associarci a guer~ re di liberazione preventiva, rese per noi inevitabili dalla presenza dello straniero in casa nostra. Siamo con– tro la presenza dell'armata rossa a Varsavia, ma siamo anche contro le truppe americane a Livorno. Quanto poi all'accusa d'aver im– postato la propria azione come un terz0 partito socialista, con tutti gli osta~oli che questo frappone alle pos– sibilità di riunificazione socialista, ve~ NUOVA REPUBBLICA PER UNA PIOVASTA "UNITÀ POPOLARE,, LE6R DELLR DEMOCRRZIR R ACCOLGO « l'invito alla discus– sione » per dovere di civismo socialista, sebbene io, oggi, do– po 46 anni di milizia socialista, sia pervaso da una forte dose di scetti– cismo e mi trovi, come tanti anzia– ni, fuori di ogni pa,·tito con etichet– ta socialista. Come ho avuto occasione di scri– vere su « Critica Sociale», la mol– teplicita delle congreghe socialiste de– nuncia apertam.ente la nwncanza in Italia del Partito Sociafistll. Vuoto dannoso e pericoloso in un paese come il nostro nel quale l'insensibi– lità esosa degli abbienti, la miseria, l'incoltura e il fanatismo dei poveri, * In « Discussione aperta » se– guiranno, fra gli altri, gli in– terventi di Giulio Alo11zi, Pie– tro Bianco11i, Em.a11uele Casto– riru,, Basilio Magistro, Marcello Morm,te, E11zo Sipioue. * Nei prossin1i nurneri: Da11ilo Dolci: Conclusioni del– l'inchiesln su Trappeto. Jlictor Alba: L'alleanza fra il Cremli– no e la Casa Rosada. A1111a Caro/a/o: Un ponte e una scuo– la in Calabria. Aneurin Bevan.: La riforrna sanitaria in Inghil– terra (Il parte). l'esistenza di un partito fondato SP· pra un credo religioso, la facilità della gioventù semicotta e semiseria di accendersi di nazionalismo rendo– no difficile e penosa qualsiasi ope– ra di rigenerazione sociale e poli– tica. I socialisti italiani hanno ormai sperperato il patrimonio accumulato con intelligen+a e sacrificio dai pio– nieri del socialisnio, e, di fronte al fattore nuovo - nei confronto del 1892 - della Rivoluzione del 1917 e della conseguente costituzione del Partito Com,unista, non hanno sapu- ramente non so cosa significh~. Non ci siamo mai proclamati l'unico, il « vero » paxtito socialista italiano, abbiamo detto e costantemente ri– petuto che il vero partito socialista si avrà non solo quando tutti i so– cialisti saranno riuniti, ma allor– ché la grande maggioranza della clas– se lavoratrice sarà schierata dietro le bandiere socialiste, eliminando la funesta guida stalinista. Ci conside– riamo pertanto una frazione del mo– vimento operaio, quella che mette l'accento sul tema dell'unità nell'in– dipendenza, pronti ad abbandonare ogni etichetta e ogni sigla non ap– pena sarà possibile un più vasto pro– cesso di unificazione. Ma è evidente che per questo scopo di chiarimen– to dobbiamo pur esistere e pur dob– biamo darci una organizzazione, sia pure rudimentale. Se quindi AS e USI concordano nell'analisi di fondo della situazio– ne nazionaie ed internazionale, nel– le due componenti interdipendenti di conservatorismo e di stalinismo. niente si frappone alla loro unifica– zione. È certo che questa, allo stato delle cose, non opererà miracolosi spostamenti. Ma non per que~to è lecito dire ch'essa sarebbe semplice- to far altro che confondere la loro politica con quella di tale partito o avversarlo con gli stessi argom,enti e con gli stessi metodi dei partiti a sfondo capitalistico, con il risultato, nel primo caso, di non dire e fare nulla di po/iticammte diverso da quel che dice e fa il P.C.I. e, nel se– condo caso, di apparire come cori– fei della borghesia nel di cui forma– lismo democTt1tico si usano ormai rav– visare e precisare le finalità del pen– siero e dell'azione socialista. Troppo e troppo poco. Qui non si tratta di scegliere quella tal via di mezzo - o terza for?a conte si è usato dire - che per definizione dovrebbe opera– re punti equidistanti. Un Partito So– cialista - nell'attuale situazione in– terna ed internazionale - mentre · deve precisare il proprio orienta– mento, a quel modo che lo precisò la mozione del 1892 (la quale in po– litica interna è sem,pre valida), deve altresì tener conto che nel carnpo internazionale esistono fattori - che allora 11011 esistevano - di enorme importanza, i quali sono quello che sono dal punto di vista della storia, anche se si sono formati e sviluppati con procedimenti sui quali è lecito, per dei socialisti, dissentire e formu– lare critiche. Credo altresì che sia altrettanto doveroso, per dei sociali– sti, valutare serenam.ente e con esat– to senso storico tali fattori e render– si conto dell'importanza di essi - così come sono - nel processo di– sgregatore del capita/irmo, dell'im– perialismo e del colonialismo. E poiché l'orientamento è il filo conduttore per 1in partito politico, se esso manca o è impreciso, la con~ seguente aZione politica permane a lungo incerta, confusa, contraditto– ria e perciò disorientatrice. Il diso– rientamento impedisce di operare con serietà, prontezza e decisione su pro– grammi contingenti da realizzarsi sia da soli - se è possibile - sia con il concorso di altre forze che di tali progr01nmi ravvisino l'urge1lza e la convenienza. mente priva d'ogni valore. Appunto perché l'esistenza di questi due rag– gruppamenti rappresenta un ulte– riore problema, un ulteriore punto di frizione, per piccolo ch'csso sia, nel già intricato campo delle forma– zioni socialiste, la loro unità toglie almeno questa ulteriore, dcfatigatoria questione, semplifica e rafforza la no– stra azione, com'è oggi chiaro che l'accordo preelettorale ci avrebbe consentito di inviare alle Camere un manipolo di parlamentari socialisti• indipendenti che avrebbero pur si– gnificato qualche cosa. Quando poi l'unità sarà raggiun– ta, ove si concordi su questi essen– ziali apprezzamenti, nel suo ambito ben potremo esaminare ogni espe– diente che possa contribuire alla pili vasta e decisiva mèta dell'unità so– cialista del proletariato italiano, ivi compresa, eventualmente, la federa– zione delle attuali formazioni socia– liste. Sono veramente dolente di rubare tanto spazio a Nuova Repubblica, ma conto sulla tua comprensione. Si– curo che un più decisivo dialogo pos– sa tra noi aprirsi nelle prossime set– timane, fraternamente ti saluto. (JIUS•~ppa,; Pl-:UA Allo stato attuale delle cose, a mio avvi.so, occorre anzitutto - se ci si vuole avviare, com.e si dovrebbe, ver– so u11 solo Partito Socialista - es– sere d'accordo sull'orientamento il quale non può. essere aprioristica– mente né filocomunista né anticom,u– nista ma ess,enzialmente anticapita– lista e internazionalista. Contempora– neamente occorre fonnulare il pro– gramma, affinché non avvenga più di presentarsi al corpo elettorale, o peggio, di andare al governo, se11za sapere cosa fare e, a;1the, senza ave– re gli uomini capaci di attuare il detto programma. Programma socia– lisia, s'intende, che miri a creare istituzioni capaci di immettere nella vita economica e politica della nazio– ne le effettive rappresentanze della classe lavoratrice. Fatto tutto ciò - che non è stato mai fatto - si deve promuovere la costituzione di una più vasta i UN I– TÀ POPOLARE» che unisca con intenti programmatici, elettoralistici e governativi tutte quelle forze che approvino il programma co11creto del Partito Socialista. La politica non si fa solo con i sacri testi dell'ideologia, nia con programmi di concreta e possibile attuazione di parte, alme– 'no, dell'ideologia. In tale più vasta Unità popolare o, come altrove l'ho chiamata, « Lega della Democrazia» ci deve essere posto per tutti quei partiti o movimenti che ne accettino il programma: quindi nessuna esclu– sione aprioristica, attesoché -nell'at– tuale situazione di forze i socialisti, da soli, non potrebbero né vincere né governare. Le esclusioni deve ope– rarle il programma non il precon– cetto. Difficile fare tutto ciò? In que– sto momento credo di sì, perché ca– porali e soldati hanno fatto a gara per dividere l'esercito. Con sbalordi– tiva faciloneria si sono confuse ideo– logia e politica, critica e opera co– struttiva, aspirazioni e realtà. Chi vuole che in Italia vi sia una vera alternativa socialista, che pon– ga fine al predominio della Democra– zia cristiana, che iriterrompa il dia– logo fra essa e il Partito comunista, deve adoperarsi per ricostituire, con orientamento com.une e con pro– gramma realistico, sulla falsariga del– la Costituzione, il Partito socialista, il quale dovrà da un lato cercare di attrarre la classe lavoratrice, attual– mente fanatizzata da comunisti e da clericali, e, dall'altro, farsi centro di una vasta « Lega della democrazia laica » con l'intento di conquistare il potere, all'esercizio del quale deve preparare, con serietà e prontezza, programmi concreti e uomini. Tutto ciò, a mio avviso, è urgen– te, perché mettere in difficoltà o ab– battere l'avversario non è produttivo di effetti utili se non si possiedono la forza e la capacità di sostituirlo nel potere. Si faccia l'unità socialista con la « Costitue"'nte », o si incominci con una Federazione fra i minori, è que– stione che si potrà risolvere con la dovuta avvedutezza, tenendo conto degli stati d'animo e delle circostan– ze. Ma bisogna incominciare e per– sistere, altrimenti quell'unico autobus che ci resta da .utilizzare si arruggi– nirà a furia. tli star fermo e non po– trà poi più mettersi in moto. GIO\'ANNI BOl!Gllt:SI b 1otec o Banca 7 S I è concluso a Margate il 52° Congresso del Partito Laburista. Nelle elezioni effettuate dalla base politica del Partito il compagno Bevan ha ottenuto, con la corrente di sinistra, una nuova grossa vittoria, ancora maggiore che nel Congresso dell'anno passato. I voti personali di Bevan sono stati 1.400.000. Molto accese, in sede di dibattito sulla politica estera, le critiche del leader laburista agli Stati Uniti e al governo conservatore inglese: « Se permettete - egli ha detto - che . in Francia, in Italia, in Germania, in Spagna, nella Germania Occiden– tale e in Inghilterra, risorgan°'gli stessi elementi che ci portarono alla seconda guerra mondiale, non po– trete evitare che la storia si ripeta. La giusta strada. non si può tro– vare con gli Stati Uniti, perché essi tentano di ripristinare la vecchia Eu,·opa che ci portò alla guerra mon– diale». Attlee è stato 'più cauto, deploran– do tuttavia molti aspetti della poli– tica americana riguardo alla Spa– gna, alla Germania, all'Estremo Oriente. Nei dibattiti di Margate è venuta alla luce una forte dialettica interna fra l'atteggiamento profon– damente democratico degli Attlee - comune a tutte le correnti radi– cali e progressive - e quello più audace, più tormentato dei Bevan, che, pur non immune da qualche scarto massim,alistico, volge· meglio la sua attenzione ai problemi del poten– ziamento della lotta socialista nel mondo. Ne riparleremo più ampiamente nel prossimo numero. IL NOSTRO DOVERE Caro Codignola, ho letto con interesse il tuo ar– ticolo "C'è anco:ra un autobus per il socialismo italiano ". Certo, qualche cosa si va prepa– rando, con quale, quanta serietà lo sa dominedio: noi possiamo e dob– biamo controllarci e controllare che non si combinino pasticci e che non si rifacciano spropositi. Non aprio– ristici veti, né facili condinscenden– ze: badiamo allo sostanza viva del problema, che è di un'estrema de– licatezza e di una non meno estre– ma gravità. Come superare e vince– re le faziose, bimillenarie contrappo– sizioni della dommatica infallibili– tà dei nostri ineffabili compatrioti del PSI, del PSDI, dei vecchi e nuo– vi socialisti? Incapaci di convivenza civile? « O con noi o contro di noi! ». Che guasto, che pena! Pure è nostro dovere non molla– re: ingoiano anche i rospi di pan– tano, dimentfchiamo anche le più stu– pide e gravi offese personali, fac– ciamo tutto il nostro dovere, perché il socialismo spezzi finalmente le rugginose catene del conformismo e ai socialisti apra la via della giusti– zia e della libertà, cioè dia ai so– cialisti la misura della fatica e del sacrificio per la liberazione dall'igno– ranza e miseria, spirituale e ma– teriale.

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