Nuova Repubblica - anno I - n. 19 - 5 ottobre 1953

NUOVA REPUBBLICA 6 ------------------·--- INTERVIENE U COMPAGNO DELL' U.S. I. ' L'UN I TA SOCIALISTA NON SI CHIAMA PSIUP Caro Codignofa, Il problema vero del nostro socia– lismo, quello dalla cui risoluzione di– pende tutto, è il problema della sua unità ideologica, intesa questa non nel significato teologico e politica– mente povero di cui tanti si preoc– cupano, ma in quello ben più pro– bante di una unità d'apprezzamen– to sui dati essenziali della situazione nazionale ed internazionale nella quale il socialismo è chiamato ad operare, unità nel cui interno, evi– dentemente, deve sussistere la più ampia gamma di opinioni circa la strumentazione tattica dei nostri obiettivi ultimi. 1:: evidente che non può esistere duratura unità sociali– sta, se non c,è questa piattaforma comune di apprezzamento. Non può esistere unità effettiva tra chi ad esempio ritiene, anche in buona fe– de, che l'esperimento sovietico costi- 194 7 eloquentemente dimostrano, non esisteva nel I 945. Il risorto PSIUP era l'amalgama caotico di tutti coloro che si sentivano, ognu– no per la sua strada, socialisti, di tutti coloro che venti anni innanzi avevano avuta una tessera socialista purchessia e dei giovani che del so– cialismo nei lunghi anni della ditta– tura avevano avuta una nozione sen– timentale cd approssimativa. Poteva anche pensarsi che nella successiva esperienza l'unità sentimentale e for– male si cimentasse, attraverso un chiarimento, frutto dell'interna dia– lettica delle fraoioni, in unità poli– ticamente operante. Come poteva ac– cadere l'opposto, della disgregazione dell'unità apparente, così come in realtà è avvenuto. Come tu dici, tutti i tentativi, suc·ccssivi alla scissione, di realizza- interne, teorici del lavoro dall'io- terno, coi risultati che tutti sappia– mo e che si chiamano, per usare parole appropriate e non vigliacchi eufemismi, la capitolazione nel PSI cli tanti socialisti liberali come Lom– bardi e lo spappolamento nel PSDI della famosa sinistra di Iniziativa. t così evidente che non uno, ma cento prossimi tentativi di unifica– zione socialista su basi di indipen– denza falliranno, se ancora avremo tra i piedi uomini di tanto debole resistenza, e che, in definitiva, la prima premessa di una seria azio– ne, è appunto quella dell'esistenza di un gruppo che non abbia tra sé al– cun Romita o alcun Lombardi. I partiti non si inventano, e non basta andare nelle piazze ad esporre un bellissim_o programma e a con– cionare del socialismo che a tutto offre soluzione, per creare una effi– ciente, poderosa formazione sociali– sta. Il movimento laburista britan– nico è sorto. nelle condizioni di quel paese, dopo cento anni cli metodico estrinsecarsi dell'autocoscienza sinda– cale e dopo un ventennio cli elabo– razione fabiana; i comunisti nostra– ni hanno raggiunto le posizidni che oggi detengono in un trentennio di faticoso lavoro. Al di là quindi del– le contingenti fortune di quella com– binazione governativa che sembra og– gi essere l'unica a sventare l'incorn– bcntc minaccia di pill tristi perio• 'ben volentieri accolgo il tuo .in– vito ad esprimermi pubblicamente sul tuo recente intervento sui pro– blemi della crisi socialista italiana. Comunque possa essere giudicato il valore delle singole tesi e delle sin– gole conclusioni pratiche del tuo scritto, indubbiamente esso costitui– sçc uno dei più notevoli contri– buti per la discussione dei nostri problemi, discussione da condursi, finalmente, in piena serenità e « a carte scoperte ~, nel rispetto delle rispettive posizioni, essendo chiaro che nessuno dei socialisti italiani può avere in tasca una ricetta taumatur– gica, tale da poter mettere defini– tivamente la parola fine alla questio– ne. Ed è con questo animus di re– ciproco rispetto che mi accingo ad esprimere il mio modesti~imo pare– re, fermo restando ch'esso non in– tende per niente vincolare le posi– zione dell'USI, cui appartengo, la quale avrà prossimamente modo, nella sessione del suo Comitato Cen– trale, cli pronunciarsi specificatamen– te sul merito delle tue proposte. DISCUSSIONE APERTA I risultati elettorali hanno ripro– posto alla attenzione del grosso pub– blico il problema, che sembrava or, mai sepolto, dell'unità socialista. Ma, a mio parere, questo fecondo dibat– tito si è presto arenato nelle discus– sioni intorno alla famosa « operazio- . · ne Nenni ». Per quanto i due pro– blemi siano in larga misura condi– zionati a vicenda, essi però vanno tenuti ben distinti, se veramente si vogliono creare le premesse di una efficiente unità dei socialisti. Di fronte alla prospettiva di una crescente involuzione reazionaria del– la situazione italiana, operabile dalla DC con l'apertura a destra, molti vedono oggi l'unica possibilità d'al– tra strada nella combinazione gover– nativa dei clericali e delle varie for– mazioni socialiste. E può veramen– te accadere che sotto l'incubo cre– scente di questa prospettiva, i diri– genti delle due grosse formazioni socialiste raggiungano nei prossimi mesi ,un pratico compromesso che favori;ca il nuovo equilibrio nel paese. Ma è chiaro che nessun anche felice compromesso, operato sotto la spinta di impellenti esigenze, risolve in via definitiva il problema di fon– do del socialismo italiano. I tuisca il non plus ultra della demo– crazia e del socialismo, e chi quc• st'assunto risolutamehte rifiuti; tra chi s'appaghi della pratica riformi– stica resa altrove possibile dal for– tunato concorrere di fattori di sta– bilizzazione politica, e chi metta in luce, in questa nostra situazione ita– liana, i problemi acuti della mise– ria e delle aree depresse che certa– mente non tollerano rinvii a tempo indeterminato. Il problema dell'unità socialista sta tutto qui, chiaro essendo che, una volta raggiunta questa identità di vedute sui fattori essenziali, si pon– gono le premesse per quel lavoro specifico e serio di preparazione tee~ nica di una nuova classe dirigente di governo, di cui tu tanto egre– giamente hai scritto, di fronte alla desolante povertà generale dei cosi– detti « quadri » socialisti. Due pro– blemi, quindi, coordinati, ma distin– ti, uno dei quali, la operazione Nen– ni, io rimando ai dirigenti dei varii vertici, poiché solo questi possono risolverlo, e non già i compagni di base che possono semmai sospingerli ad un sincero proposito di conver– genza. Orbene, questa sostanziale unità dei socialisti, come i fatti successivi alla deleteria scissione del gennaio Una precisazione S ul/'ultimo 1111111e,·o di « Risorgi– mento Socialista » abbiamo rilet– to due lettere che alc1111icom– p11g11i di A. S. del 'Aquila ci ave11a110 in precedenz(t indirizzato e che eJii han- 110ritenuto di pubblirare su q11el gior– nale. Ci corre l'obbligo di precisare che, J1er quanto 1·ig11ard" la lettera ,,perla, noi 11011ci siamo mai sogna– ti di 1·esJ1inged,1,11u1abbiamo soltanto preg"to i firmatari di volerlt, un po' ridurre di mole e di vole,· meglio co11- sider,11'ealcune osservazioni che ci sem– brava110 inesatte. Per q11a11torigll(trda la lenera direi/a al Comit"to dfrelli- 110 del nostro iWovimento, eJJfl fu pre– sa in e1,11lledallfl Seg,·eterùi organiz– zalit•fl, che /m· alll'o 11011ri1e1111e di o a 1no dm-le immediato seguito, dflto il diver– so prevfllente atteggiamento dei com– pagni di btlse (infatti, i nostri com– pagni aquilani 11011 esauriscono da soli l'intero 11ostro Movimento). Che am· bedue questi doc11me111i siano stati pas– sati a R. S. non è cosa di grande im• J1orta11za;J111òessere oggetto, t111t 1 al– più, di alcune 1·iflessioni di co1111me giornalistico da rm lato, e di correllez– za d"ll'altro. Da pm·te nostffl, t111ver1ia– mo il confratello che siamo in J1osseuo di alc1111e leJtere di questo tipo da par– le di militmlli de/l'US[ che, per 11011 t1ssoci"rci ad 1111 costume J,olitico~ che non approviamo, ci asteniflll/0 d<tl/J11b– blic11re. anca re l'unità del socialismo su una piat– taforma d'indipendenza e dai par– titi della conservazione sociale e dal comimformismo, sono falliti. Ma mi sembra che tu sorvoli sulle ragioni di questo failimcnto, quasi volen– dole attribuire alla forza cicca del fato ineluttabile. A mio parere que– sti tentativi fallirono soprattutto per– ché in Italia vi sono stati ben po– chi socialisti disposti a intrapreridcre quel scrio, penoso e lungo lavoro di chiarimento all'interno della classe lavoratrice che la situazione richie– deva. Da parte di molti, non tanto si è trattato di incapacità a retta– mente imposta1·e i problemi, ad indi– viduare le linee costruttive di una politica socialista. quanto di intima deficienza morale, di impossibilità d'adattarsi alla non brillante pro– spettiva di lunghi anni di attesa, nel pratico isolamento dalla vita pubbli– ca. Quando questo maledetto serpen– tello timoroso dell'isolamento e desi– deroso del facile successo si infila in una formazione socialista, non c'è più niente eia fare. Certamente se il Partito d'Azione, al quale ho sempre pensato con la struggente nostalgia di una pura e giovanile chiarezza di impostazione politica, non si fosse sciolto nel novembre ciel 1947, oggi, a sci anni di distanza, intorno al suo simbolo si raccoglierebbero tanti so– cialisti ancora in cerca del loro pun– to d'appoggio. Ed anche il PSU cer– tamente avrel,be avuto migliori for– tune se non avesse preferito, nella sua maggioranza, piegarsi al compro– messo romitiano. Quando dunque quel serpentello si infila, è finita. ·Perché allora non si ricerca più la chiarezza d'impostazioni che sola può generare l'effettiva unità, ma le ma– niche lar&hc dell'opportunismo aiu– tano i volenterosi dell'altrui com– pagnia a ritenere Che ad esempio nel PSI in definitiva ci sia molto da fare o che nel PSDI si possa realiz– zare l'unità dei socialisti democrati– ci. Ed reco \'enir sempre fuori i teo– rici sapienti della strategia per ]ince di, c'è un problema cli chiarimento ideologico e di resistenza nel tempo cl1c è vano sperare di eludere facil– mente. Tanto più che il problema di que– sta auspicata unità socialista non può limitarsi nella considerazione ristret– ta di quelle che sono oggi le uffi– ciali formazioni socialiste, PSI, PSDI, AS e USI, ma necessariamente in– vÒlgc quella predominante parte cli classe lavoratrice che oggi segue le bandiere del PCI. Oggi, volenti o nolenti. la parte più decisiva e pili combattiva della classe lavoratrice segue il PCI, mentre lo stesso PSI raccoglie essenzialmente i suffragi delle aristocrazie operaie e della pic– cola borghesia, essendo anzi costi– tuito nei suoi quadri dirigenti e nel– la sua rappresentazione parlamenta– re cli un ceto effettivo di piccola borghesia e di classe media. Il pro– blema di una efficiente politica so– cialista non sarà quindi risolto, per quanto indubbiamente ciò costituisca un grande passo innanzi, neppure dalla unificazione delle attuali for– mazioni socialiste. Mi pc~mctto cli contraddirti lad– dove affermi che « una politica uni– ca per la classe operaia porta di– ritto alla dittatura ». Tali le con– seguenze, indubbiamente, dell'attuale politica del PSI di sostanziale acquie– scenza, malgrado le dissertazioni di Nenni, alla politica cominformista. Ma per l'efficienza di ogni azione operaia, socialista, si esige ovunque l'unità cli estrinsecazione politica del movimento innovatore. Il problema non è quello dell'unità col PCI co– me la concepiscono e la operano i compagni ciel PSI; ché nessuna spin– ta all'unità sento io con la classe operaia purchessia, o magari infor– 'mata ad ideali equivalenti alla più completa negazione del socialismo, così come non ho niente in co– mune con i descamisados peronisti che pur costituiscono oggi la con– creta classe operaia argentina. Non problema dell'u11ità di ç/assc comu11- que realizzata, ma problema dell'uni– tà della classe operaia 1'egli ideali del socialismo. Questo essenziale coefficiente di una concreta azione politica lo hanno raggiunto i com– pagni dei partiti socialisti del Nord– Europa eliminando del tutto la in– fluenza cominformista, e lo hanno raggiunto, pro tlom.o sua, anche i cominformisti, laddove dominano in– contrastati. Dove questo non si rag– giunge, dove, come in Francia, l'uni– tà dei socialisti esiste, ma collateral– mente si ha la presenza di un for– midabile partito comunista, nessuno compie decisivi passi innanzi e l'in– tero movimento operaio è condanna– to ad una paralisi deleteria. t per questo che ogni seria azione socialista deve proporsi come obiet– tivo, a sua volta coiidizionante le stesse possibilità di una decisiva vit– toria sulle formazioni conservatrici, l'eliminazione della influenza comin• formista in seno alla classe lavora– trice italiana, la riduzione ciel PCI, come è del resto naturale, a sem– plice raggruppamento di agenti del– l'URSS. Ed è qui che affronto quanto _ç)~ci sui rapporti tra socialisti e comuni– sti. Molte delle tue osservazioni sul patto d'unità d'azione sono valide, e indubbiamente se alla testa del PSI non vi fossero stati i' vari Mo– randi anche quel patto sarebbe stato innocuo. Ma il problema è ben al– trimenti complesso. Astrattamente vi sono tanti piani sui quali potrebbe realizzarsi una concordanza di idee e cli azione tra i due partiti. Poiché, evidentemente, chi contesta la bontà di tante istanze di cui il 15CI si fa oggi porta.torc? Ma non è questo, a mio parere, il giusto modo d'impo– stare la questione. Alla luce delle esperienze orientali sappiamo che il PCI non rispetta le sue alleanze, sappiamo che non appena né ha la possibilità è pronto a stroncare con la violenza e la frode tutti i suoi contingenti alleati. Checché ne dica Pietro Nenni, i cominformisti, venu– ti meno a tutte le loro promesse del 1945, non possono pretendere oggi alcuna cambiale di fiducia. Tra loro e noi c'è una pregiudiziale che per lunghi anni nessuno potrà togliere. A mio •giudizio, nella situazione at– tuale che vede la crescente involu– zione reazionaria e che conseguente– mente preme verso una sempre mag– giore convergenza delle forze d'op– posizione di sinistra, è necessario che i socialisti abbiano idee estrema– mente chiare nei confronti del PCI. Ben venga ogni azione che possa utilizzare l'indubbio potenziale rin– novatore che la classe operaia oggi dominata dall'apparato cominformi– sta possiede: ma in nessun caso l'ap– parato del PCI, come tale, deve fa:·e alcun passo innanzi, nei più svaria– ti settori della vita italiana, coscienti come siamo del pericolo che questo rappresenta per la democrazia e per l'indipendenza nazionale. Quello che si vuole è una politica socialis~a, fat– ta dai socialisti, per degli obiettivi schiettamente socialisti, tale da ri– chiamare il decisivo concorso di tutte le forze rinnovatrici, anche di quelle oggi dominate dagli stalinisti. Ma con questi nessun diretto contatto: si assumano essi la responsabilità di rifiutare una politica sinceramente socialista, non saragattiana, se essi vogliono persistere nell'unica tattica di servire gli interessi dell'imperia– lismo sovietico. t chiaro pertanto, venendo al concreto, che a~ esem 4 pio in una situazione simile a quel– la francese dell'autunno I945 in cui i due partiti insieme detenevano la maggioranza parlamentare, i sociali– sti non possono permettersi il lusso di un governo in cui siano presenti

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