la Fiera Letteraria - XII - n. 12 - 24 marzo 1957

Domenica 24 marzo 1957 T. A F' l F. R A 1, ET TE R ART A P !'i _____________________________ _:_~.:..:.__....:_:_:_.:...:..__:_:...:.:__:__:::_.:..:_:.:....:_:__:_:_:___________________________ R/!, • UnGoethe tradotto UNO SCRITTO INEDITO DI GIUSEPPE PREZZOLl:Nl da Giorgio Orelli FortunU * de '' La I' oèe ,, .. OrPlli ha iniziato, ed è riuscito in g-ran parte, a durci una sua immagine poetica di Guethe * Lep;~Pndo .ques/p l'IOt;ine ,ni co/l')isce u.n fatto: che oggi si ritorna a qu.ella rivista con u.na curiosità che non r p, ù quella scan,Jal,zzata de, suoi· primi tempi, ma direi quas, noçtalg•ca e' anche intonata un po' al 'sentimento d, chi si sente ra~contare un bel SO!fnO e si dispiace che non si sia realizzato * di GIORGIO CAPRONI Tra'dotte da Giorgio Orelli sono uscite fo questi giorni (Mnntovani editore. Mi– lano> una trentina di poesie di Goethe, riunite sotto il titolo di Poesie scelte. La raccolta comprende componimenti che vanno. con relativi testi originali a fronte, dagli anni di Francoforte (1772. 1755) al 1828, ma non bisognSl. pensare . che Orelli. il quale è un poeta e non uno (<studioso)) (anche se studiosissimo) abbia mirato, in cosl vasto arco di tempo. a uno scopo pedagogie.o: cioé a offrire con poca spesa, a chi non è in grado di leggere m tedesco le JX)esie di Goethe (in tedesco: e quindi nell'unico modo in cui esse esistono in quanto poesie di G<:iethe) un surrogato-condensato atto a dare un'idea - succinta ma rappresen. tativa - di tali poesie nel loro insieme. po;~'lm~p~r~h~o:~a ~~~1~ceent:ll~n G~l~~~ e fresca tuttavia è questa pena per la perduta mia felicità. Ma i giorni belli chi rìporterà! Tale è l'omaggio cui Orelli allude al poeta contemporaneo Sandro Penna, ed è proprio e soltanto in qu,!sto senso che va inteso il suo omaggio a Goethe (alla poesia), riuscendo egli perfettamente. in tal modo, a restituirci un poco di Goethe « nel nostro gusto >1o - se la parola gusto vi par equivoca e diminutiva - 11 nella nostra poesia)): nella nostra cultura ed educazione poetica (nostra di questi anni), al cui proposito non a caso Orelli ha ~;fc;!~s~ !}. soccorso dii Leopardi e, meno. Dopodiché, e volentieri. diciamo a con. elusione ciò che Orelli non ha potuto àire: che queste sue versioni sanò un omaggio anche alla sua poesia (meritato omaggio), come. secondo noi, meglio è testimoniato dalle prove. tanto per citarne solamente alcune (oltre quelle indica.te dallo stesso Orelli). alle pagg. 25 . 33, 53, 57. 65, 67, 81, 83, Anche di queste poesie verrebbe voglia di dire, con lo stesso Goethe: u Ecco il piacevole e il grazioso accoppiato all'im. mensa)). Ed è un fatto che non l;)OCo della sbaglio, al sentimento di chi senta raccon– tare un bel sogno e si dispiace che non si sia realizzato. Se si pensa che di .collezionr de La Voce nelle biblioteche pubbliche o private, che sian abbastanza complete. ce ne son assai poche, e che la consultazione, come tutti noi sappiamo. costa in Italia molto tempo e pertinacia, fa meraviglia che se ne parli ancora tanto. Io non son abbo. nato ad uffici di ritngli di giomali, ma qualcuno mi ha fatto sapere che le cita_ zioni de La Voce sono frequenti oggi for. se pili che aJ tempo in cui La Voce appariva. Al suo tempo La voce ebbe un successo modesto. La sua tiratura si aggirava sulle 2.000 copie e soltanto una volta. per una occasione eccezionale e nemmeno fortu. nata, arrivò a 5.000 copie. Ma coloro che la leggevano appartenevano ad una gene• razione che ha lasciato una traccia di sè. f;~~arT:;t~· ::1i.t :~:~:;!~T~r::: :!f1:r ~; al Croce e al Pirandello pensiam. qui. al diverso ma non meno seducente Goethe di Diego Valeri), Giorgio Orelli ha piut– tosto mirato. ed è riuscito in gran parte. a darci una sua immagine poetica di Goethe, il che non è un po' come dire (ma non è una diminuzione) che ha preso Goethe ((a pretesto>> (e non è un'irrive. renza) per far della buona poesia risolu. tamente scegliendo, fra l'impossibile assoluta fedeltà al testo originale, e la relativamente possibile fedeltà alla poesia, quest'ultimo corno. ;oa::: ~;;:;~en~t~;a~~~ c(~~n~~)) s~;e~~~ Il libro di Carlo Martini su la storia de La Voce (Ed. Nistri Lischi. Pisa) potreb. be esser utile molto per un recensore che C€rcasse di stabilire quale fu la fortuna di questa rivista in Italia. Infatti la sto– ria è completata da 'una bibliografia che arriva fino al 1956 e contiene molta rie. chez7.a d'informazioni curiose, rare, e tal– volta rivelative. E' anche un lavoro mo!. to preciso. tanto che io. che pur dovrei intendermene. non ci ho trovato che tre mende, e confesso di averci anche impa. rato. L'industria nel procurarsi tante (<voci>) bibliografiche in Italia, dove le collezipni complete e pubbliche delle ri– viste e dei giornali son cosi rare. e l'in. gegno col quale il Martini ha ricavato da ciascuna di esse delle frasi « significa. tive ►) è da apprezzare. Quando trovo un lavoro di questo genere, che mi facilita il compito di ricerche lunghe e talora de. lusive, mi sento molto riconoscente con l'autore: non dico soltanto perchè si tratta di una rivista che ho qualche ragione di considerare con un particolare interesse, ma in generale. E' un libro che mi ha fat– to dire a me stesso: peccato che non ci sia qualche cosa di simile per la l\ruova Antologia, la CivWà CattoHca. il Gior. nale stori-co, la Rassegna contemporanea. la Ronda, l'ltntiano. etc. Un, tempo ebbi l'illusione di poterlo fare insieme con i miei studenti. Ci dev'esser ancora una serie di appunti, di schede. di ricerche. di fotocopie ammassati in qualche angolo della Casa Italiana della Cotu.mbia U11i. versity che sono i relitti di quei naufra– gi. Nessuno di quei lavori fu pubblicato. Eppure. un esame delle riviste italiane del secolo XIX e XX, fatto con i criteri stessi del Martini. sarebbe assai utile e. per conto mio attraente. rito della guerra del 1915-19. Ma quella guerra anche la inghiottì e la fece dimen. ticare. Era un avvenimento troppo gran– de. e mise in movimento delle forze che non avevan nulla a che fare con La Voce stessa, con i suoi ideali, con la sua edu. cazione, con i suoi intenti. Si può dire che ad ogni generazione si vede avvenire lo stesso fenomeno: alcuni uomini lavo. rana e soffrono per scuotere la struttura di un paese. e (fuello che ne risulta li sotterra. Se si pensa che tra i primi resul. tati della guerra del 1915-19 ci fu il Par. tito Popolare e il Comunismo, si capisce che a qualcuno della generazione de La Voce il dopo guerra abbia potuto far la impressione che prova una gallina quan. do vede uscir dall'uovo che covava un anitra che nuota nell'acqua. Non dico che sin stato bene, o male: ma certamente era qualctte cosa d'imprevisto e di mostruo. samente diverso dalle aspirazioni, dicia. mo così. liberali dei giovani de La Voce. Kosmà A1bnnese: << Natura morta• Ma per non creare equivoci sul senso di queste traduzioni, e dal momento che lo stesso Orelli si esprime al proposito con molta chiarezza, citiamo intere le parole ch'egli premette al quaderno: (e L'autore dl queste versioni - dice - pensa di appartenere a quella brigata di traduttori che, tendenti a conciliare lo '' zelo dell'originale" con gli '' interessi in proprio •' (v. G. Contini, •·Di un modo di tradurre"· in Un mino di 1et. teratwra, Firenze, 1942) naturalmente vorrebbero consegt;iare soltanto pr0dotti poetici. Ciò non toglie che il loro modo di ''scegliere" non sia sostanzialmente molto diverso da queUo degli uccelli di passo, che assaltano frutti nudi e se ne nutrono. Perciò nessuno si rammarichi troppo di non veder .tradotta la i> sua'' lirica in questa raccolta, che pur contiene cose rappresentative di parecchi momenti della poesia goethiana: accant~ a fipretti come Primo distacco e Alpe tri, Svizzera hanno pur trovato posto vensionj di com– ponimenti ''preoccupati'' come Pro-meteo e I:.imiti. dell'wmanit.d. Per un discorso meno generale, il traduttore indicherebbe, quali esempi abbastanza chiari del suo modo di tradurre, oggetti come Primo distacco, ch'è anche un omaggio al poeta contemporaneo Sandro Penna; Nato at pianto non sono dove il soccorso di Leo– pardi e, meno, del Tasso non pare tra. scurabile; Presto, allor che valle è monte, anche per qualche inaspettata cadenza ». a ~~et~~~) d~ ;!~fl, ~t~~q~"st~an;( f~~~~i~ e non saremmo certo noi a rammaricarci di non veder tradotte, qui, alcune delle ((nostre 1i liriche (p.d esempio l'arcinoto Heidenr0slein. insieme con qualcun altro Hed scelto fra quelli di Sesenheim), quand'è detto con cosl chiare parole che qui non si è preteso di compendiare Goethe-secondo-ogni.lettore-italiano, ma soltanto di darci l'unico Goetli.e <<vero)) che passa uscire dal traducente pennino d'un poeta: in questo caso del poeta Giorgio Orelli, se !ondo i suoi « propri interessi l). i quali ora ci sono indicati anche da queste pagine, identici a quelli già suggeritici dalle poesie originali che conosciamo in lui, e più ancorà da certi ascìutti ma magici suoi racconti che ab. biamo letto qua e là, c-osì ricchi di pro. fonda musica interna qu~nto magri di esterna musicalità. Poesie e racconti dai quali l'immagine del particolare luogo geografico e culturale dove Orelli è nato e s'è formato (e al quale Goethe non è estraneo) 1( risulta>> cosl lucidamente: il Canton Ticino. Di questo Goethe secondo Orelli - anche per dar coraggio a, chi in ogni traduzione vorrebbe veder l.a traduzione fedele perfino nel seno (troppo piatto per invogliarci, da parte nosh-a. a posarv~ il capo) dell'Aiuto. a. capire• il - senso– letterale - citiamo, ad esempio. AUa sua ritrosa (An setne SprOde): Vedi la melarancia? Ancor pende dall'albero; già se n'è andato il maiz.o. e nuove gemme rompono. Io m'avvicino all'albero e dico: Melarancia, matura melarancia. scuoto. non senti?, scuoto; oh. cadi nel mio grembo! Certo, qui la concordanza fra testo e traduzione (nel ritmo e persino ne! timbro> è quasi perfetta. e qualcuno po– trebbe Esser pronto a dire. rosso e trion. fante. « Lo vedi? 1) Senonché. francamente. noi non vi ve. diamo che una di quelle rarissime fortune, le quali possono capitare. 81 traduttore. ogni cinquecent'anni: cosl come può capi. fare al Tempo o al Caso (ogni cinquemila secoli, e per un istante) di <e configurare a un modo i grani ». Il testo. poten;:ialmenle. er:i già tradotto in itali3no (e pt:r di più in « orelliano 11). e il traduttore. in tanta fortuna. in fondo non ha avuto che un merito: quello d'aver fatto cader gli occhi su quel testo. e di essersi poi preso la briga. con un poco di arte. rii ricopiarlo in italiano. Ma prendiamo. inveee qt\e~t·t11tro esem– pio, additatoci del resto dallo stesso Orelli, come mdicativo del !-UO modo di tradurre (Primo dis,acco: Ersier Verlust): I giorni belli chi riported1, quei giorni del mio primo amore. chi mi riporterà soltanto un'ora di quel tempo beato! Nutro la mia ferita abbandonato ecccdel'e mai ma Colmare sempre intera (anche nelle· {e inezie))) la naturale di– mensione umana, entra e rimane per un attimo nella stanza del nostro 11 amico malato ii: non di Herder, diciamo. ma della poesia, fino ad esser tentati, con questo quaderno in mano, di divertirci a leggere in un'assurda e improvvisata chiave allegorica (o semplicemente allu– siva) il brano che. chissà per qual motivo, Imparammo in remoti anni a memoria: Chi, aiutandosi con il materiale fomito dal Mnrtini, volesse rifare in questo mo. do la storia della fortuna de La Voce tro. verebbe altri episodi ed altre occasioni. et E ora abbandoniamo la stanza del. l'amico malato, e quelle considerazioni che accennano piuttosto a una mente malata che a una mente sana, e ·andiamo all'aria aperta; saliamo sullo spazioso balcone della nostra cattedrale. come se non fossero passati ancora quei tempi nei quali ci davamo appuntamento in quel sito per salutare, coi bicchieri pieni, il sole cadente l>. Leggendo ques\e pagine del Martini, cariche di notizie disposte per ordine al. fabetiche di autori (di quelli de La Voce e di quelli che si son occupati de La Voce o di qualcuno dei suoi collabora. tori), mi colpisce un fatto: che oggi si ritorna a quella rivista con una curiosità, che non è più quella scandalizzata dei suoi primi tempi, ma direi quasi nostal. Nella storia della fortuna de La Voce, che è poi la vera vita di una rivista, ed anche di un autore, sarebbe da segnalare la polemica che avvenne, mi pare intor– no al 1 935, in seguito ad un articolo di Maurizio Maraviglia. che ne denunziava la spirito e i collaboratori. Vi fecero fa. cilmente eco Carli e Settimelli, memori d'av~r già tentato di opporsi a La Voce come rivali in l~tte\'atura ed in filosofia dell'arte e che, diventati politicamente potenti a Roma. avevan voglia di vendi. Sarebbe pur interessante vedere le ri– percussioni de La Voce nel mondo uni. versitario. Anche al tem110 del Fasc ismo, che in generale guardava con poca s.im. patia la rivista e gli uomini che vi a vevan collaborato. ci furon tesi scritte su quel periodico. Mi dicon che Giorgio Amendo. la, ora deputato comunista, scrivesse un lavoro per un concorso con premiazione di quei tempi. Il Binni se ne occupò pure, con ostilità verso il fondatore. La Bobbio pubblicò una tesi. che era tondata sol– tanto sopra roba stampata, senza entrare nello spirito. Importante Cu la I1U,bb1ica. zione dell'h1dlce a cura di Falqui. Non bi. sogna dimenticare che La Rivoluzione Liberale fu iniziata dal Gobetti con l'oc_ Chio rivolto a La Voce che avrebbe vo– luto emùlare anche editorialmente, se i tempi glie lo avesser permesso. (Fui molto amico di Piero Gobetti: la sua morte precoce non dette tempo alle dif. fcrenze di pensiero politico di esercitare la deleteria influenza che mi separò da altri amici. Lo conobbi a Firenze durante una r:iunione di ((unitari i>,cioè di lettori ed amici della Unità di Salvemini. Lo rL vedo come allora: aveva un aspetto di chernbino con quel bel ciuffo di capelli biondi. Era sincero, intelligente, entusia. sta: puro. Debbo a lui Una delle mie esperienze più curiose: quella di aver parlato agli operai della Fiat. Era pre– sente Gramsci). GIORGIO CAPRONI _gica, e anche intonata un po', se non mi · carsi dell'insuccesso loro a Firenze. Si trattava, in origine, d'una polemica personale, ma spesse volte i motivi per. s0nali debbon sollevare problemi generali e ragioni occasionali diventano motivi perenni. Quello che si sollevava era il problema dei rapporti de La Voce con il Fascismo. Carli e Settimelli avevan in– teresse a dipinger La Voce come avversa al regime. Una risposta venn.e d'oltre Oceano con il libro di Peter Riccio (On lite threshold of Fascismus, New York , 1929). Iniziato prima che io pensassi mai di diventar direttore della 1< Casa Italia. na ~'• che sosteneva, almeno nel titolo, la tesa opposta. La vera risposta fu data an. 'ni dopo da Curzio Malaparte quando fece qsservare' che dal movimento de La Voce si poteva dire 'esser nato tanto il Fasci. smo, quanto l'Antifascismo: c'eran conte– nuti ambedue. (Mi ricordo che un giorno parlando con Malaparte, e tacevo l'ana. lisi di quanto c 1 era stato ne La Voce che avrebbe potuto dirsi una preparazione del fascismo, egli interrompendomi disse: Due capi di stato dell'Italia mi dissero d'essere stati svegliati da La Voce, un al. tra (o quasi due) furono dei suoi colla. boratori. Molti dei suoi oompilatori sono oggi considerati come alcuni dei migliori scrittori che abbia avuto l'Italia negli ultimi cinquant'anni. Quasi ogni anno esce un libro che la ricorda e spesso si vede menzionata negli articoli. Non c'è libro di storia dell'Italia contemporanea che non ne taccia menz.ione. Ma io scrivo de La Voce senza orgoglio. · Mario Russo: « Ragazza napoletana» « Ma anche l'antifascismo viene da La Voce ll), Pure c'è qualche cosa che non posso di. menticare: le amicizie di quel tempo. Fu– rono verar;nente straordinarie di purezza, di entusiasmo, d'intensità, di freschezza. Aver conosciuto alcuni dei migliori ,spi. GLI S (; R I 'l"J' O H I LA. S O {) I E 'l' A ' * Féde negli· uomini e nel tempo di Non occorre essere dei buoni osser,atori, o persone particolarmente informate per aver la sensazione che, da noi, un centimetro in meno alla gonna di una ragazzina, magari vivace e innocente, oppure procace e allegra. ha la capacità di sommuovere al turba• mento una vasta categoria di persone. magari ferrea• mente organizzate. suscitando reazioni la cui vasta passione vorremmo qualche volta vedere rivolta anche a situazioni dolorose del nostro corpo sociale le ragioni storiche e della storia del nostro c ostume che giustificano queste cose sono ovvie e tutti IP.co · nascono e, da sole, non sono davvero una glustlflca– zione indifferente. Tutti sanno che cosa significhi il tenore di' certa e spregiudicatezza,,, anèhe di quella spesso più Innocente e allegra o Imposta dal tenore di tanti elementi della vita moderna; ma siccome parte della storia italiana giustifica anche troppo questo comportamento, non è affatto necessario dar eccessivo peso a tutto ciò, perchè il mondo d'oggi, la esistenza moderna, col suo peggio e col stfo megUù. ha quanto occorre per avere il sopravvento affinchè. per esempio. le spia gge italiane non divengano mai meno apertamente vita.li e spregiudicate di t1tuello che sono quelle di tutti gli altri posti del mondo. Ciò che invece può farci impressione in questi problemi è il falso c-onformismo di molti i quali. pur avendo superato la parte inutile di tali problell\i. pur non sottostando ad alcuna atavic~ paura del «peccato• si fanno paladini della prouderie organizzata. per zelo conformistico a qualche politica, a qualche organiz– zata potenza che vive entro l'orbita di questi .. pre– gludizi »: diciamo pregi udir.i per semplice esemplifi– cazione, ma non esiteremmo anche a dire di questi «sentimenti•· E' a questi ultimi che possiamo addos- .. GIJGl,;IELMfJ PETRfJL\TI sare la responsabilità delle conseguenze meno con– fortanti, dato che qui siamo in una zona in cui solo un sentimento sincero delle proprie convinzioni, di– :3cutibile quanto possa essere, non diviem: mostruo sìtà condannabile e veicolo di delf!terie storture. Ogni volta che un fatto qualsiasi provoca una recrudescenza delle condanne di questo genere che poi si estendono alla letteratura, allo spettacolo, ecc.. si usa ricorrere alla purezza della gioventù minac· clata in mille modi. Però è anche altrettanto certo che I più seri ed evoluti concetti educativi, formatiVi del carattere e della resistenza al male della gioventù e dell'infanzia, ci insegnano chiaramente che I vecchi pregiudizi per una gonna troppo corta, per « una caviglia scoperta », che le paure spasmodiche per una certa visione di non accezionali realtà quotidia– ne che sembrino un po' vivaci, tutt'altro che essere scudo alla purezza, sono incentivi a quella curiosità morbosa che nasce solo quando, anche nei limiti più Innocenti, la realtà viene tenuta celata da veli creati da certe strane coscienze allarmate. oppresse dalla paura del P'!Ccato, dall'ossessione di vedere il pec- . cato anche là dove è solo più o meno vivace nntu• ralezza di cose. Personalmente sono tutt'altro che portato a giu– stificare la troppo facile, anzi sdrucciolevole sp,;eglu– dicatez,:,a di molta letteratura moderna, specie della narrativa. glacchè una parte cospicua di scrittori. in tutto il mondo. con lo stimolo di un certo tipo di editoria. su questo argomento fa calcolo, tra l'alt-ro. per un più facile risultato finanr.iario ed un successo puramente estensivo. Ma occorre ugualmente essere cauti perchè. nel campo della 1etteratura, esistono aspetti particolari. Nella cosa scritia infatti non è solo possibile rappresentare, ma anche spiegare, svolgere i più intimi segreti psicologici e spirituali d~ll'uo_mo, perchè le sue possibilità sono più vaste e delicate quanto più penetrano profondamente e ren– dono ragione di ogni cosa rappresentata. Con l'opera :3Critta siamo nell'ambito puro delle idee (oltre al resto) e può ànche darsi ohe in certi casi i valori si capovolgano; Infatti tutti conosciamo lina:-uaggi in superficie azzurrarp.ente angelici e che, inVece, sono apportatori di sottilissimi veleni; conosciamo anche !ing·uaggi a'1tamente spregiudicati, aperti a tutte le possibilità, la cui effioacia, Il cui umore, il cui signi– ficato preme e penetra, altamepte rivolto ad una ·ndicazione morale e costruttiva della coscienza. Insomma, in piena rivoluzione di costumi delle ::trutture sociali, delle idee correnti (\ascia~o alla discrezione del. lettore la misur.a) J)erchè altro non può essere la «Crisi» del mondo attuale tra pre"iU· dizio di pura pudicizia oscura e ormai ridicola. e ;ero atto di fede nella vita morale, c'è la stessa differenza che passa tra il bambino ed·ucato al terrore della contaminazione, avvolto nei veli delle reticenze al di là delle quali egli è costretto ad immaginare soltanto mostruosità, e quello guidato liberamente, diieso ·dal male vero che è l'assenza di carità e di comprensione \aria e reale delle cose del mondo. Ho fede negli uomini e ntl tempo, anche se non ho soverchia fede nf>gli uomini del mio tempo: penso perciò che tutte le question,i del genere. oggi vanno rivedute sul piano di una pacificazione con le vecchie e le nuove realtà quotidiane. affinchè la purezza de· gli uomini non sia nella paura del peccato, ma nella chiara conoscenza di ch,. è co!-a è pP<:cato e di che cosa è buona regola di vita, di ca1:ità cristiana e di sanità menia'le. GUGLIEI.MO PETRO 'I riti di quel periodo. sarà sempre per me una grande consolazione. Furono amici che mi aiutarono. di sorressero, m'ineo. raggiarono, mi protessero. Ebbero pa. zienza con 1e mie debolezze. e mi fecero conoscere orizzonti nuovi di cultura, e molto imparai da lòro nella schermaglia quotidiana delle discussioni. Noi de La Voce lavoravamo 11er l'Italia, umilmente e intensamente: tradurre o introdurre scrittori, far conoscere i gio• vani. rivendicare vecchie glorie e distrug. gere quelle che ci parevano false; senza pensiero di guadagno o di ricompensa. La nostra ingenua moralità era tale che quando cominciammo a pubb)icare dei libri che portavano l'insegna de La Voce (disegnata da Sotfìci sopra uno dei bassorilievi di Giotto nel c ampani le di Firenze) ci domandammo se fos.se lecito far uscire recensioni di essi, s oltanto dopo molte esitazioni e discussioni ci si deçise a farlQ, ma quasi a malincuore; e insom– ma per poco non avremmo parlato del Mio Carso di Slataper, soltanto perchè di nostra edizione. E mi ricordo di una 'A.'abbuft'at, <;he mi dette $'.:ecchi 12er.chè una volta m'ero lasciato persuadere a pu);>blicare nella rivista componimenti originali in versi e novelle. I pk'ofessori di lettere italiane, quando incominciarono a lasciar passare i nomi di quel gruppo di scrittori e ad accettare tesi sopra i medesimi? Una volta feci fare un lavoretto ad uno studente sopra le modificazioni che il prof. Vlttot'io Rossi venne facendo nel suo giustamente fortu. nato manuale di storia letteraria. che ebbe una infinità di edizioni; e si poteva notare quasi di edizione in edizione l'in. troduzione di valori e di tesi sostenute daglì scrittori de La Voce. Nella storia di questo fermento che il periodo fiorentino ha continuato a desta. re, nel tentativo di fissare una valuta– zione, potrebbe trovar base un lavoro. Da varie parti ho sentito proporre una Antòlogia de La Voce. Non ·so se sarebbe . ~ossibile. C'è una difficoltà grave: le pa. gine migliori degli autori più importanti e.ano state ripubblicate in volumi. Nelle operè: di Croce, di Papini, di Soffici etc. si trova quasi tutto quello che di meglio aettero a La Voce. invece sarebbe importante un'antologia della corrispondenza che tu occasionata a.a La Voce. Essa potrebbe illustrare le polemiche interne, le occasioni mancate. i propositi spesso vani e superiori alle forze, i pericoli che turon schivati. Se. condo me, una tale antologia dovrebbe dDche comprendere non soltanto lettere dei grandi ccrmpioni di quel gruppo, ma anche quelle di minQri lettori, di appas. sionati. di entusiasti, che son talora di persone che divennero eminenti -in alcu– ni campi della vita nazionale. Sarebbe, a quanto mi pare per averla già compilata con la. mente, la pittura d'una genera. zione piena d'ideali e d'illusioni. nel1a quale l'avidità del denaro, le gelosie per. sanali, i pasticci femminili, l'arrivismo mondano e politico, che occupano gran parte dei carteggi letterari, ebbero po. chissimo peso. Ci apparirebbero invece ad ogni momento problemi morali e preoccupazioni di serietà. e ciò spiega forse in gran parte il loro insuccesso. M:mcava fra di loro quel tale che avesse avuto una certa dose di birbanteria ad. do~o per poter trasiormare le loro aspi. razioni. per quanto possibile fosse. in un'azione riformatrice della vita italiana. Colui che potrebbe avvicinarsi di più a questa supposizione fu Mussolini. Quan. to rimase, in ciò che compì, dello spirito de La Voce che disse una volta di averlo rieducato? Ci sarebbe da dom~ndarsi anche, che cosa muove oggi un discreto numero di giovani a considerar La Voce come un precedente delle loro aspirazioni. Una buona parte della rivista consisteva di urtoni contro porte che ora sono aperte, e di diffusione di cognizioni e di valori e di autori che ora sono quasi dei luoghi comuni. Oppure era una certa aspirazione morale ascetica e puritana? Non si di. rebbe da vero. O l'interessamento ai pro– blemi pratici nazionali? Il cosidetto «pro. blemismon? Anche dn indagare sarebbero le simpatie personali che la figura e lo stile di alcuni scrittori de La Voce han destato. Per alcuni La Voce consiste di Boine. Rebora, Jahier, Slataper. Per altri dLPapini e di SoCfici. Per altri ancora di Croce, Nu1la di questo mi meraviglia. Forse il bel libro del Martini sarà conti. nuato in questo senso; ma non se ne po., trà fare a meno, GIUSEPPE PREZZOLINI

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