la Fiera Letteraria - XI - n. 45 - 11 novembre 1956

Domenica 11 no,·emhre 1956 UCtOHIH: Dll'E1 t\llSIEl'O.\lPBOllETTEllS, Sl'L SE !lU * Invito alle Antologie * Narrativa e Poesia dell'ultimo decennio aspettano gli antologisti alla prova - Non ci saranno capolavori da cata1ogare, ma neppure soltanto patacche da scartare di * ENRICO Le an,tologie della nostra letteratura contempo,,mea, tra italiane e straniere, as– sommano ormai ad a<lcune centinaia, ivi comprese quelle rappresentate da speciali numeri-unici di rl-viste forestiere. E varie sono le spiegazioni che possono darsi di tanto fior.itura. Innanzitutto: una maggior difllusione della cu1tui•a. Secondariamente: un aumentato interesse verso la lette– ratura e in oal'ticolare verso que:hla del Novecen-to, a mano a mano ché si va svOllgendo e affermando. In terzo luogo: la rispondenza tra !'in-dole del!l'antologia e il gusto del lettore d'oggi, tra quanto n~l– l'esemp1'iflcazione <lelil'una c'è di riassun– tivo e quan-to cii affrettato nei'la curiosità de!,J'altro. Non a caso, in ogni campo daù casti.gato aHo scabroso. han successo pub– blicazioni informative appartenenti al tipo utilitario del diQest: e un'antologia. a non esamina,·la troppo per il sotti.JP daù lato cl'itico ed estetico, può anche essere scam– biata e utUizzata per una sorta di digest. mente ad ogni aspettativa, non si è an– cora data rispqsta e soddisfazione da parte degli antologisti, mentre sarebbe stato loro compito aver tentato di for– nircela. Si trntta di un ritardo o di una rinunzia? Incertezza, cautela o timore? Nell'attesa che certi svolgimenti si alltui– no e si chiariscano; e che certi sintomi si svhluppino e •S-i 1precisino 1 legittimando così la propria storicità? E' troppo presto, insomma? Quallitunque prevedibile, l'obiezione manca delll'appoggio necessario per risul– tare valida, rispetto a quello che, in ma– teria d'antologia, è già stato tentato e raggiunto a beneficio di aJ.tii periodo tet– terari dello 'stesso Novecento. A ngore, detta lettera tura è tutta ancora sub ju– dice; ed ogni sua odierna spartizione e s;stemazione può essere consideraita troppo sbrigativa e dunque tale da dover essere modificata e corretta nella revisione cui verrà sottoposta in a,ppresso. Grazie ad essa, chi non sia in obbligo di speciaùi approfondimenti o di JJ'ÌÙ estese informazioni, si può « tenere al coITenie • con poca spesa e poca fatica. n che co– stituisce comunque una orova di miglio- InfaW: i>l critico militante non tlene sempre alcunchè di profetico; e, pur la– vorando aNa giornata, non mira forse a riuscir di aiuto per gli storici di domani. delineando car,tteri e intuendo vafori, an- Questa atroce "fantasia'' del compianto Roberto Fasola ben si potrebbe ii1lito\are, a ~prop~sito di antologi~: « O~corre far ordine net disordine» ramento. Meglio leggere un'antologia (an– che sbagliata) che scorrer dei fumetti (anche perfetti). E gli editori stessi vi si affidano di frequente, come ad un mezzo abbastanza attraente ed economico per cercar di richiamare l'attenzione e, spe– rabilmen•te d>isuscitar la simpatiH intorno a tutta quelda produzione cui, per il suo carattere sperimentale, non può, netla ipotes.i mi.e:liore e tranne rare eccezioni, arridere che l'esiguo consenso degli spe– cialisti e de!!li intend:tori. Tuttavia al quarto posto tra le rag1on1 atte a spiegare il fenomeno delle antolo– gie a getto con,tinuo. è forse da regi– strare l'avallo che alla fino a ieri tanto contestata letieratura contemporanea vie– ne ormai fornito dalla circostanza che, col passar degli anni, comincia a potei-sene te;osere Ja storia. E' divenuta ma•teria di im,egnameMo: e ai corsi universitari fanno riscontro i compendi e i flol'i•leg; scolastici. In quanto poi alole anfologie itahaoe in linguH straniera, la maggior sòllecitazione ad approntarle deve certo provenire dal crescente interessamento a favore dell'Ita– lia. Ci vogliono conoscere più da vicino e non solo attrave1-so i monumenti sto– rici o i piatti tipici. L'an-to>logia . assume così un po' la funzione di guida illustrata: ma ad uso dei sedentari; con itinera-ri, soste e venute non riscontrabioli ne1Jle car– tine topografiche e pur tuttavia reali. In questo senso: più ce ne sono e più giovano a farci conoscere. E costituiscono sempre un atto di omaggio: tale anche se non persuade del tutto. Eppoi quand'é che un'antologia può sperare di riuscire a tanto? Ad escluderlo è la sua stessa natura fortemente personale. In difetto deila quale subentra, al massimo. un cri– terio informativo. Ma troppo spesso è così anonimo e largheggiante da provo– care confusione. • *. A tutte queste rag10ni, utili per spiegare l'incremento numerico e U successo edi– toriale, non hanno, negli ultimi anni, ben corrisposto quelle, più strettamente cri– tiche che col loro fondamento storico– estetico avrebbero dovuto regolare la par– ticolare configurazione delle antologie in rapporto alla doverosa a ttua,lità di pro– blemi e tendenze e correnti, ravvisabili in molta della nostra produzione lettel'a– ria e dunque meritevoli d'esser presentati anche in antologia. Numerosi sono i mutamenti intervenuti successivamente negli spiriti e nelle forme della letteratura novecentesca in conse– guenza di quelli, spirituali e socia'li. veri– ficatisi nelle istituzioni politiche, a causa di crisi, interne ed esterne, della più alta drammaticità. Durante gli ultimi lu– stri sono accaduti fatti di tale entità che non potevano mancar di ripercuotersi anche nelle molteplici interpretazioni del– la rea<ltà che la letteratura suol sempre fornire, traendone materia d'ispirazione_ e di riflessione, pur quando sembra ded1ta ad opel'e di fantasia. Ma quali e quanti di questi mutamenti (ne'Jila poesia postermetica, nella narra– tiva rea'listica, nella prosa artistica: ad esempio) sono stati esaminati e doC'Umen– tati in antologie, conformemente alle in– dagini e a11e analisi della saggistica? Ep– pure è su di essi che converge e s'appunta l'interesse non solo dei «tecnici•· ma anche del lettore di tipo più comune. Che cosa c'è di nuovo nella letteratura? Ecco una domanda a1la ·quale, conh·aria- ticipando gradouàtorie e azzardando con– danne la cui conferma s'avrà quando quelli stessi autori e quelli stessi scritti si troveranno, più tardi, in una prospet· tiva effettivamen~e storica? Ma. anche allora. il giudizio che se ne darà. non parteciperà ugualmente di un'attualità cri– tica, rispondente all'attualità stessa di chi lo elabora e lo esprime? E non è appunto quest'attuaìità. pur variando da critico a critico, ad àbtestarc la vitalità del giu– dizio, e cosi a conservar vitali e presenti anche gli autori e gli scritti di ieri? Del resto, quando mai le antologie del No– vecento hanno preteso d'essere conside– rate come autentici bilanci storici? Non sono esse -destinate a darci degli accon•ti, degli anticipi? E proprio in questa ri– schiosa ma atti-aente funzione. purché esercitata con indipendenza, trovano la ragione del proprio prestigio .e della pro- pria benemerenza. / Diversamente, invece che di antologie ri pettose della loro qualifica disporre– mo di repertori, dove gli autori tigur~– ranno in gran numero. dall'<j altla zeta, come in una. soi,ta di censimento. E nou che non possano risuJtare anch'essi di qua,lche utilità, grazie alla raccolta di te– sti e di da•ti, tanto più utilizzabile quanto più ampia; ma sarà pur sempre a sus– sidio di quei più rigorosi esami critici cui si ricollegano le antologie veramente si– gnificative in rapporto ai cambiamenti già operatisi e opel'antisi ognora nella nostra letteratura. In quanto al'la dbtinzione tra le anto– logie che "ono significative e quelle che non lo _ono. essa diviene subito mani– fest:i e tangibile per pow che si mettano a confronto gli otto vol•.1:mi doeNe Pitì. bel!e pagine dei poeti d'oggi in verso di Olindo Giacobbe col volwne umco dei Poeti d'oggi m p:ro.."-a e in verso di Papini e Pancrazi. Uscire nello ste __o giro d'anni, dal 1920 al 1921, di necessità le due ,antologie r,i•ul– ta.."lo oggi del tutto super.ate; ma. mentre quella del Grncobbe non ha ma.i raggiunto alcun ·a,lore critico. quella del Papini– Panorazi se ne viene sempre più a -icu– r2ndo uno anche torico. Perché: se l'un.a ri ultò indiscriminata e caotica nella sua generica ogg~ttività. l'altra servì a fare il punto della nuova situazione ìetter>aiia d'allora con un intendimento c'he. di– scusso quando fu esemplificato in conco– mito.nz :i con le ricerche della criti,ca a:n- 1liaccademka tra Voce e Ronda., si è poi dimostrato sempre più esatto; e certi ri– conosCillnenti e certi elogi, non meno di certi rifiuti e di certi rimbrotti, 1ungi daJ ,perder nulla delia loro fondatezza, l'han– no e !llr,i rafforzata. in quanto 1e111 pote– rono sembraJre i;olemid men,tre oggi risud– tano pacifici. I « poeti d'oggi» di Papini– Pancrazi rappreSE>ntano un particola,re momento del gt: to e del giudizio lette– rario nel periodo tra Serra e Gang1rùlo,· tra <e impressionismo» e <e :1g.gi mo », tra « !framm.:?nto » e « poemetto »: e Jianno data . .;\Ila i « poeti d'oggi » del Giacobbe non testtmoniano piuttosto d l cattivo gu– sto e della gran confasione pur aliora regnante? Sono constaba.zi ')iti che, quando capitava di m,mifestarle m pa..ssato. oosoi– tavano scandalo e sernbra11-ano intransi– genti, mentre al presente, d<>po che n'è stata accertata la legittfmità. ri ultano quasi o,-vie eà è noioso doyerle ripetere. Iden~ica <iifferenza, CO!l un prevalere T ,\ f I F R \ fETTFRi.\Rli.\ Pag. 3 LACORRENTE LIGUSTICA DELLA NOSTRA POESI [!] Rocctt t flfl litttl<i CecrC11•,li e Con le sue copertine verde uliva (Mario Novara fu, c,ltre che poeta e studio o di fìlosofla, un indu– striale dell'olio): coi suoi fregi e svolazzi floreali. e le sue cartaveline con la reclame dell'Olio Sasso; col uo massimo rispetto e ampio posto per tulle le firme ufficiali (il Pascoli, ma anche la Aganoor. tan lo per non passare in rassegna, sugl.i indici, l'intera fine di secolo, nonché le sue perduranze nel secolo successivo), l'onegliese Riviera Ligure (1899-1919) po– trebbe aver tutta l'aria d'una delle varie riviste eclettiche del tempo, meritevoli al più d'un doveroso diploma di benemerenza per ,a loro opera di raccolta e di documentazione, se essa non fosse stata, come commemorerà con troppa modestia lo stesso Mario Novara, suo direttore. « generu3o e libero campo nel quale si videro accolti dapprima, e si affermarono, non pochi dei poeti e prosatori più nuovi e più vivi della nostra letteratura contemporanea». Poeti e prosatetri e critici, precisiamo, che appunto da Cam– pana a Jahier, da Rebora a Ungaretti, da Thovez a Cecchi, da Papini a Palazzeschi a Onofri a Soffici il Slataper a Savarese, e insomma a quanto di meglio o.l\fre oggi, ai nostri occhi acuiti dal senno del poi, il panot·ama del primo ventennio, già basterebbero a illustrare l'opera del Nn,aro, s'egli non avesse il merito ancor maggiore che abbiamo detto: il merito d'a-ver -radunato, fiorente la Voce, e ancor prima della Voce, i nomi liguri di un Ceccardo, dei due Novara (Mario e Angiolo Silvio. il quale anche se rima,'l'à su un pe:idio più raddolcito non ha mancato di dare i suoi frutti, minori ma freschissimi), d'un Boine, d'uno Sbarbaro, e dei due Baratono (l'estroso Pierangelo e il filosofo Adelchi, ottimo :naestro cui dobbiamo, fra l'altro, uno dei più acuti studi sul linguaggio e la poesia), autori che per noi non costi– tuiranno soltanto la miglior guida all'interpretazione dell',anima ligure (tristissima nel sottofondo), bensì riusciranno a fare del paesaggio ligure, diventato tutt'uno con la loro liscosa parola spinta fino al li– mite dell'autocritica e dell'ess,;,nzialità, il più lucido geroglifico della nostra desolata ani'.lla contemporanea. con u,n anticipo d'oltre un decennio sulla elic•tiana Waste land. CeccardQ Roccatagliata Ceccardi, genovese che della Riviera Ligure fu il più assiduo collaboratore, giustamente è considerato il capostipite di tale corrente. Morto nel '19, poco prima che m<.-i se anche la rivista novariana, l'intera sua errante vita fu una continua ricerca d'una sistemazione spirituale e pra– tica che non 1·iusci mai a trovare: Inquieto, visionario, battagliero anche come giornalista alla vecchia ma– niera duellante, ma tutto imbevuto di spiriii nuovi in una Genova ancor mista d'accademismo e d'impressio– ni mo (il Sacheri da Torino, il Nomellini da Livorno avevano preso la cittadinanza geno·,e-e, accanto al De Albertis, al Maragliano, agli ultimi resistentisi: della tradizione ottocentesca dei Barabino e dei Quinzio); pieno di un non scc,laslico amore per il Leopardi e il Foscolo. e sincero ammiratore del Pa– scoli e del D'Annu:izio; primissimo fra i traduttori di Verlaine e di Rimbaud; esaltatore dello Whitmann c fautore del sorge:ite Valéry; diviso fra il proprie, desiderio di idillica contemplazione e l'attivismo so– ciale e patriottico, non solo « egli è un lirico che, quando non è un penoso cl<1ssic:sta. attende anc<,:n. giu tizia» (com'ebbe a scrivere remotamente Montale), ma ben impersona, con 'e sue medeiime contraddi- zioni, il tra11asso dall'.t1n secolo all'altro. , Il suo biografo Tito Rmina, in uno studio e in un'antologia pubblicati dal genovese Emiliano degli Orflni (al secolo Emanuel Gazzo), ha ormai sfatata la leggenda d'un Ceccardo puro epigono del Carducci. Ma anche a dar per buona la diceria d'un Ceccardo tutto chiuso nel perimetro della roccaforte carduc- • ciana, già senti come la sua parola, contro le mura dello stretto municipio, batta colpi d'ariete. riuscendo più d'una volta ad aprirvi brecce stupende, traverso le quali trapela, leggermente allucinato e già intra– visto come emblema d'una· verità che n:m vuol tutta– via rivelarsi, il paesaggio ligure. Leggiamo questi versi scritti in una n"'le d1 luna (anno 1901): Barche di pesca entro reti d'albore la luna trae pe' silenzi del mare a l'atta notte. E il viator cui l' omb.ra sorprese ne' pendii de la riviera, per greppi melanconici d'olivi o di tra pini che pe' greppi uscendo si schiomano a contendere il sereno, quelle vele riguarda, e i! vario giro della terra e d.e' golfi; i ponti, i tetti silenziosi alla tremola luna. e gli scotono il petto inconsuete meraviglie, e spaventi. Si, la morfologia è quella « d'un penoso classicista• e quale ogni buon pro{essore di allora avrebbe usato; ma, anche nel forzato - acusticamente - finale, più che al Carducci vien fatto di pensare al Leopardi, anche se l'eco del rimbombante • enorme mister de l'universo• è maggiore di quella del • naufragar m'è dolce»; o addiritiura vien fatto di pensare a certa visionarietà del Tasso, se non prc,prio all'allucinazione del •Poe, dove però sempre avvertì come ,pure tali forti oresenze siano ruderi affascinanti d'un glorio o linguaggio ormai in rovina - altrove frugonianc, ad– dirittura - il quale co, suoi medesimi mozziconi di illustri architetture (come del resto, e con maggior forza, in Campan,a, e ancbe in Rebora) tenta e riesce a comporre un discorso nuovo: riesce a inaugurare quel frammentismo ligure (e Libro dei Frammenti s'intitolò per l'appunto, nel '95, la prima raccolta tli * GIOllGIO C~I.PRONI ceccardiana), dove se la parola è ancora marmorea (toscana in senso accademico} già la senti scossa e frantumata in timbri e significati nuetvi, che non ap– pagandosi poi nemmeno deHa composta musicalità pascoliana, o dell'edonistico realismo ritmico dannun– ziano, sambrano piuttosto rappresent:.re :n atto, sotto la scorza ancc,ra nicciana, il rumoroso crollo dell'u!– timo titanismo della nostra poesia, sempre più sot– tilmente volta - sul versante ligure come su qucno (ma senza visionarielà} triestino - verso una pro– sasticità quasi pariniana. E' del 1906 questo « Piccolo porto in Liguria• dedi– cato a Mariet Novaro, che noi possìam,J rilegger qui soltanto a pezzi e bocconi: Oh famitiar quiete di tm picciol porto! - Un nido di case a u.n sinuoso arco si stringe col verde limitare che profonda nelL'alga! E fra i rifles. di aeree finestre che pendon fu.or da u.n lembo di olivi occhieggiando, sonnecchiano in un grembo dt azzurra acqua i veHer, con un perenne lamentio di carene ... Odor di mare in aria: e un sopor lento e grave che disperde !e voci or de! vento che varia e or dell'acqua che s'alza e che s'abbassa, e nel ca lare sciacqua tra la ripa e la nave. E intorno impigra una 1nelanconia strana, che il cor disvia dietro un rauco richiamo di un augello che migra, o i! profil di una barca che, dove H mar s'inarca, a mezzo il cielo distende la vela, e di là pende. E i! cor fantasticando a contar prende un suo racconto, mentre il pensier si lagna ché al cor '!On crede, e il mormorio del mare e de! ven.to accompagna quel toro dialogare a specchio del ma re. s~ questa stessa musica cullata dall'onda mar,,.a, vorremmo anche leggere un'altra compo izìone, re– cante la data Val di Luni 1897. dove sotto l'appa renza d'un facile ritmo, e d'una tonalità in minore qua i c,·epuscolare. vibra profcmda la quarta corda (anche se ancora romantica) dell'ampia e inenarra– bile sconsolazione ligure: Quando ci rivedremo il tempo avrà nevicato sul 'nostro capo, o amore, avremo quasi passato H mare, &- sarà iL cuore più sincero e pacato- Ma non avremo più. remo. io ne l'onda infinita del sogno, ti, de la vita, lo avremo infranto, o amore. Dove c'è perfino, nel temo di • canzone del te-ne– ricordi•, come direbbe Il Maupassant, oltie l'anti– cipo quasi corazziniano che abbiamo visto, quest'altra inclinazione e anticipazione gozzaniana: . ' Tu. eri piccola e bruna, ricordi? E amavi uno scialle dai fiocchi lunghi, d'argento, cmgere l'esiZ corsetto: crescevano i fiocchi sul petto che ancora se110 non era, come sciamar di farfalle; e ricadean su.Ila veste ceru.la, come a u.n:agreste. Un'anticipazione appena balenante, si capisce, che subilo scompare nell'onda piena (nella robusta e dolcissima cavata) dell'inconiondibile mu. ica cec– cardiana: Ed io, mia piccola brnna, tra i pioppi andando net piano rosei a l'ultima sera, io mormoravo il tuo nome; e i pioppi in ciel con le chiome lieve-tremanti d'argento (ove con rombo lontano di mare mormora il vento) lo ripetevan fra i trilli misteriosi dei grilli. Cosi lo seppero l'aria, le rondinelle, la luna; la luna ch 'u.sa la sera rialbeggiar solitaria di fondo all'arco del nwre come una 1:eliera, e da lontano, ideale mondo di sogni, approdare con legger fremito d'ale fra i pioppi della riviera. Un paesaggio (uno stato d'animo, già) cosi sottil– mente ligure, non riuscirà più tardi a d:pingerlo, nella sua Portofino, nemmeno il semidivisionista Ru– baldo Merello, che pur ha saputo cogliere e fermare tante iridate palpitazioni di quell'imprendibile luce. Ma per tornare al nostro Ceccardo più forte anche se più impacciato, ecco, sulla linea che sarà più di Sbar– baro che del Novaro Angiolo Silvio. i versi di In u.n cimitero di monti. Tarda il mattino in un silenzio d'erba che ingialla di rammarico, e rinverde non mietuta, tra u.n ve! d'aridi ga mb, Una rosa selvatica, una stella d'iride cuzu.rra, affanciansi talora da quel deserto come u.n sogno ...; u.n soçrno che intende co le pallide pupille u.n altro sogno, lungi, interminato. Un su.on di foglia, che su.I gambo osci!la, i! vol silenzioso d'una magra farjalla bianca, il canto d'un uccello; o il vento che fra gli alberi viaggia i! monte, con il sole, con le stelle e con . vele di nubi, variando colloqui d'ombre e immagini di luce. E in uria pende all'infinito un'eco d.i mar che rompa a u.n'invisibil riva, o ne la valle o dent-ro il monte. E ora è questa la tu.a vita, o madre mta. Con Ceccardo dobbi 9 mo far punto qui, P c, dispiace. Ma c1 sembra d'aver già dimostrata abba,t,rnza come colui che per un generoso abbaglio ambiva al vaticinio - 11vate fallito Ceccardo Roccatagliata Ceccard1 del– l'apuana stirpe degli Ortonovo, cbe il Ros1,0a ci de– scnve armalo ancora, negli ultimi anm, della sua cravache, ma oi•mai domato, da un dPstino 1ncredib1l– mente dure~ su una panchina di pia7.za Corvetta come un qualsia i pensionato - al contrar:() av=e gettato il seme della di pe'razione nella poesia d.,; nostro secolo. Quanti miti crollano con lui, quanta poesia nuova nasce. A far sentir l'ansia, anzi l'ansito filosofico che quel crollar d1 miti comporta, e quasi ad antici;>3re il Pia– nissimo sbarbariano che dovrà necessariamente seguire a tanto fragore, sì da permettere poi al Montaie d'uscire dalle feconde ceneri del Frammentismo pPr r.comporre un discorso nuc,vo e nativo nella nostra poesia, leg– giamo ora a:cuni 'Passi dello stesso direttgre della Riviera Ligu.te, il fìlosofo-poeta-industr:ai-> Mario Novara: Oh curioso questo mondo che pure esiste sulo nel– l'anima! - anima opaca e senza buchi per cui le cose stesse possano in te penetrare, e dove pure penetra tutto fluendo - mentre pronta, sicura, il ,,,ondo tu te lo fu.bbrtchi (oh come? lo sai?) su 1 abill marchevali dati .... (I}. Compatta, tu. dici, la tela materiale deglt , venti ai svolge senza lacune o eterogeneo lioamenio ài sorta: senza bisogno dell'anima? Ed ecco - miraco.o, irc,nia, tragedia - essa realtà materiale ne' giuochi suoi in– differenti di cangiamentc\ di equivalenza - senza nulla, tu. dici, propriamente di sé consumar" - ecc:)!e espri– mere ( oli, come?) la troppo reale vita e storia dello spirito umano ... (Sì, soLo L'uomo. può c.orem~re il sugo, della esistenza, fino alla goccia!) ... Hai tu. provato la gioia della con•ldera:wne ... delle lacune, dei salti della natura? Intrico infi1ito à! fili che sicuri e infallibili - senza perdersi. senz1 •mpedirsi - tessono la tela dell'esistenza? .. ...E hai provato pure la gioia P t'eb~:età ài un sereno oblioso abbandono neUa estatica v sione di questa tela che splende di ogni colore: ti sPl tuffato. avid.o, nel mare dell'essere, senz'altro chiedere che di ammirare, vanire, perderti tutto nell'est,1,1° - Così un minuscolo insetto si libra lucente nei raggi del sole, 1·icca nave con aperte vele su mari d:i~ati - e vi si perde ... •· · Certo, a parte l'ultima immagine, che appJrtiene g:à alla poesia di Sbarbaro, questa, più che poesia, è filo– sofia lirica (cioè non senso), e non sapJ>iamo 1ino a ct,e punto « il filosofo• Novara, così abbandonato alle dissolvenze del paesaggio nativo, e nonostante certo atteggiamento «buddistico• allora di m◊da, conco– miti con !o scetticismo del «genovese• Giuseppe Rensi, su.o coetaneo, i cu.i Lineamenti di filosofia scettica, peraltro, furono pubblicati nel '19, mentre Mc;rmuri ed echi (la raccolta novariana) è del '12. Ma è certo che in. Novara v'è più d'un riverbero (come de! resto, stra– namente, in tutta !a vena ligure della nos!ra poesia, Montale compreso) di quell'irrazionalismo, d.i nue! ma– terialismo pessimistico propri del Rensi, e di quel su.o consid~rare il mondo, fino a un certo punto lrnpardia– namente, come un meccanico indifferente comporsi e scomporsi all'infinito di fatti senza un fine paiet-e, in una trama incomprensibile, di cui i! pensiero non ,.-;esce a cogliere, appunto, che qualche manchevole dat J per costruire una su.a irreale realtà. Cosi come già esiste il presentimento, nelle cogitanti rappresentazic.ni nova– riane, del • realismo emblematico• di Mont<•'c, -e pen– siamo a quella sua « tela materiale degli e,:enti •, a quei suoi « giu.ochi indifferenti di canga,iiento, di equivalenza di essa realtà materiale•• ail2 « lacune, salti della natura• (altrove parlerà di « st,-appi del tempo•), a!!'« intrico di fili che tesso110 h tela delta esistenza•• e per-fino a quel su.o: « nientr'ait•o ch·,ed-ere che di van ire •· « Svanire -è la ventura delle' venture•, canterà i! Montale degli Ossi di seppia. Né c'è bisogno di, icorctnre i montaLiani « fili che si asserpano •, gli • i'OO.gli di natura », i! « bene lo so, bruciare, qu.esìo, l<On p !tro, GIORGIO CAPRONI (Continua a p"lg. 6) dell3 quantità sulla qualità, della retro– guardia sull'avanguardia, è riiscontrabile. nella ser·e èelle anto,ogie ~t:raniere, tra quella, a::l esempio, piuttosto affa::.-tellata di Fiu,mi e Be$t<?aux (1933) e quella, tutto sommato, abbastanza ben ordinata di Cré– mieux (1931). liana d::slla Liberazione act oggi ». Inda- . gine che, al di sopra del e polemiche e delle accuse, e tuttavia con fedeltà ,to– rica e Sl'rietà morale, è stata svolta da alcuni saggi ti e presentata d>alila Oasa Laterza all'in;e,gna di Dieci anni dopo (Bari, 1955). Non 1:>astando, la si integri con queUa di altre due Lra le pubbl1ca– z,ioni commemorative approntate nel de– cennale della Resi-tenza e della Libera– zione: precisamente con la raccolta Il secondo Risorgimento (Poligl'!alfico dello Stato. Roma, 1955) e col numero unico Liberazione (Ponte, ma•ggio 1955). S,i ri– percorrono le pa,gine di quei ricordi e di quei saggi; e ci si soffern1J Ìlll pa1·ticola.1e su quelle dedicate daJ Sansone a trac– Ci3're « un disegno non d'i>l butto esteriore della vita culturale» nell'ultimo decen– nio, cons:ièerata ne.li' antitesi di conserva– zione e ri,voluzione e nel suo conciliarsi •n un p,rogreo-sivo moto di rinnovamento. qualcosa di nuo,·o e di non trascurabile ( « solo che si guardi alle cose con più ,,·,·pduta penetrazione slo1ica 3i scoiige iù ,·olto nuovo rnlto la maschera vecchia») , \ntec,·enuto n<"l1a O.1ltura: Storia. Cri– tica, Filorofìa, Letteratura stanno li a ca? E perché si krda a fornircela? Anche a non poterla considerare che alla st.re, ,oU.i di una sintomatologia, nes uno potrà met– terne in dubbio il cont:ribt!lto diagnost1co. Tanto più che la presenza di certi sintomi non è riscontrabile solo negll scrittClri dalle ultime generazioni. Al contrario, es– si non fanno ohe ri,p~enderli da qi,ielli delle generazioni pre::edenti. E nulla di più natu12,le. Seno,nc,hé presumono d'es– erne gli iniziatori: i soli autorizzati. E qui sbagliàno. A questi quattro e.;empi, scelti tra i più tipici e 1 ,più antichi a d:· J)Osizione, molti altri se ne poh·el:>bero agigiun,gere, giac– dlé. col progredire del. secolo e della let– teratura che, bene o male, lo ra.ppresenta. son da via ·i!lllmentate le anto1ogie. Ma in tutte. :iuand'anche ci attardassimo ad esaminade una per una. riscontreremmo la stessa fondamentale disl!inzione esi– stente tra quelle che sono raP!i).resentati<ve d'un panri,colare indirizzo, gusto e mo– mento, e que-lle che non lo .;ono affatto; tra quelle C'he restano, magari polemica– mente. fu,,;,.ite aila data d1 publ:>Jicaz.ione, anche se p;ù tardi prop;:io in essa è da riscontrn1·e stcricamente la loro gius!tfi– caziod'e, e · quelle che, non d,i-ponendo d'alcuna riconoi;cibi!e fisionornia, si vanno d'am10 in anno confondenda, fino a sparire. Tuttavia a noi sembra che, da tropPo tem;><>,pu-r essendo ore ·ciuto a di:ll'l1.isura il numero delle antologie, non ue sta più apparsa alcuna veramente significabiva. E, d'altro canto. si ri/pensi a tutto quanto è acca,duto in Italia daJl 25 luglio 1943 e da) 25 aprile 19~5 in poi: e a ll'OC!COrr€Jl2a si vada a risconlra-nlo nell'« inda,gine st– stematica s,i.llla vita èella democrazia ita- Non su tutti i p:unti né su tutti i nomi ,arà da,to trovarsi dello stcs!'Q parere. Ma. inneg~bilmente, anche per noi " iJ ca:·at– tere del decennio st» nell'aver posto e nell'aver preso coc,cieriza delle nuoYe istanze. e nelJ'a,ver acuito la antitesi tfa il .,ecoh:o e il nuovo, piuttosto che n ]– l'averle risolte e ~uperate... Panciò in sostanza la storia delia letter,a1Jura d'arte e d'invenzione del decennio sta piuttosto nel seguire eè individu•are le nuove ten– denze che nel co!!!i.:>me le a,ttuazioni. .. ». NecessaTiamente si dovrà con>ven,ia-e che e ,stimoniarlo. Eppure, per quanto riguarò•a la Naua– ! 11·a e la Poesia non esistono antologie che ne rappresentino, ossia che ne fac– ciano conoscere a<leguatame,1te lo stato odierno. Così nei tent,ati'Vi come nei risul– tati. Cosi nella prosa coime nel verso. E a chi obbiettasse che in sostanza non :'è nulla di cambiato, bisog!nerebbe dar tor– to: « perché, prima cosa, nuìla è ,pdù len– ·o, in ge11<•re. del1e cosiddette rivoLuzioni letterarie o dei rinnovamenti artistici; e poi perché "!lOlto del pa,;;i;,ato è, in realtà, .ancora valido e ::!E-gnodi e,;;,sere assunto l'ntro una sinie i nuova». Altrimenti suc– ced2 che, con un simile in,gtusto rifiuto :ii pcendere atto della realtà, ci si sot– trae al ri chio e dunque al prL~li>legio « di fare (o tentar di fare) storia del proprio temoo "· Nà-rrati,·à e Poesi:l dehl'ultimo decennio 2spettano gili antologi ti alla prova. Non ci saranno da ca,talogare dei caipo.lavon. Ma neppure soltanto p2tacche da scatrLa;re .• Tutto ta nej sa-pere dove metter le mani e dove far cadere la seelta. Il molto de– cantato Neorealismo narrativo o poetico, o Realismo che sia, a,v,rà da guadagnare o da perdere nell'esempli.fi.oazione a'Il!tologi- Dieci anni dopo il "Jiattaocio ». r :rnra– tiva e Poesia sono in diiritto di auigl.llra.rsi antoìogi,sti più aperti., più indipendenti e più pronti dti quelli ohe, pur potendosi cimentare nell'iT111J)resa, hanno preferito schiva:-la ed eluderla. Sicché continuano a 1asciar circol,are qu2dri e p:inoram.i del– ,a N3rrati1·0 e della Poesia sempre meno rk--ponden t: alle esigenze e a,11e tendenze odierne. Eppure di alcuPe stesse di quelle trascorse (riconoscendole) si potrebbe già stendere U consuntivo. e ài alcune di quelle in corso (distinguendole) s,i po– trebbe a\·anzare il preventiovo. E domani, a1 tirar delle somme, si accerterebbe se ~urono o no, l'uno e l'al,tro, condotti con buon accongimento. n nostro è dlllnque un invito ad iunipe– gnarsi, a compromettei-si: onde evùlaJre che la bath:,g>lia dell 'antolo.gi ,sta si rid1Uca al trantran d'un qir,iJn.tnque im ,piegatucc.io. ENRICO FALQUI • 1

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