Fiera Letteraria - Anno X - n. 50 - 11 dicembre 1955

/ Domenica I I dicembre 1955 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 §EJI CR.JITJICJIE §CRI1'1f0Rll PARILANO DEILILA NUOVA\ ILET1fERA1 1 URA lnstauratio ah imis :* di GOFFREDO BELLONCI I Non sl può onestamente parlare di questi · dieci anni letterari <9.CCettado certi ghftilzl e certe definizioni che vorrebbero Imporci per giungere a ctrte conclusioni. E prima di t.ut, . to rifiuteremo di div!dere la storta del pen. siero dell',!'-rte della società per generazioni, secondo una goffa teoria che cl venne daJla ~rmanla e che ha guastato anche opere degne di più conveniente disegno, per esem– pio la Storia della letieratura francese del Thlbaudet. Lo svolgimento dell'arte non coincide con la successione delle genere.zio. nl: Il giovane Ma.scagni scriveva nel 1890 La, Cavalleria, ma Il vecchio Verdi aveva composto nell'87 l'Otello e scriverà nel '93 ~1:ia~~ff.crrvo 0 nn:~fl 1 ro~:ii1n~o~!rea~~ ne. Ma giunti nelle più oscure profondità della psiche trovammo non solo gli Impulsi del sesso, ma anche quelli della coscienza morale. E risalimmo con questa nuova espe– rienza. La poesia che aveva voluto riassume• re In parole evocative e rivelatrici li mistero deUa vita interiore e signltlcarlo per Imma. gin!, per analogie, In questi dieci anni si è mutata. Il linguaggio della lirica pura di Ungaretti o di Montale era del resto diven- ~~tgv~nA~~f! ~~~~J~v~~~/~~t~r? 1 e u;:. storelle gareggiavano In uno sterile e turbo esercizio di bravura senza più poesia. Il de– siderio di parlare al propri slmill uscendo dalla propria solitudine è palese da Jjrtma proprio In Ungaretti e Montale; e a poco a poco la poesia, non più assolutamente lirica, con varietà anzi dì tonne liriche ed epiche si gioverà d'una più complessa sintassi di i;;,r;;a~~~~e:~~rr:~ti'gn~tf~7i:et: 1 n~~~~ a quelli che hanno creduto di potere ripren– dere le torme ottocentesche: potremmo forse immaginare un pittore che dopo Picasso rl• cominciasse a dipingere alla maniera sia pure di un Mancini o di un Fattori? No. BI. sognava conservare quello che s'era acqulsta- ~~1!nn~~~url~~.~~~ua~fd1~~s~~11! 11 ;u~Ìè sentimento e Idee si rapprendano e si mutino. Non più evocarle, le cos~; ma mettercele in– nanzi In una loro nuova realtà lessicale. Se rarte è sintesi a priori di sentimento e di Immagine, l'Immagine può essere anche una figura un personaggio, anche una idea che non sia concetto da coordinare con altri con• cetti In un sillogismo o In un sistema: le Idee di Dante o di Campanella. E i nuovi temi della poesia possono essere quelli (co– me oggi si dice) umani, sociali, ma debbono essere svolti con nuova energia di stile crean– do una più grande realtà, non con la parola, ma nella parola, secondo l'esempio appunto di Dante. Tra 1 poeti di Ieri a!cunl hanno GOFFREDO BELLONCI (Continua a pag. 4) GoUrtdo Ucllonei Giorgio Caproni Trànsfughi • I poeti? * cli;,,GJOHG/0 CAPNONI Il decennio conclusosi con questo morente 1955 è stato tutto colorato dalla polemica Jra ermetismCJ t! 11<..u,.?u,,.-,,,..,: J ..... ·"' 1e, ..., .... u,u che v1e11eaccusata di Jur;a verticale dalla realta _edalle umane responsablllta, per es– ser$! ridotta o u., rafllnuto n,a Inane eser– claio di vita interiore, e una letteratura tutta inttso cQme paneclpaalone attiva alla storia, ':n:o~r:t~f'~::tam~t~ri:u~e!~ciJlt che•e CO- Spartiacque di tali due OPJ>O&ti veraant1, si e dello e ripetuto. Il '45, anno che verreb– be cosi a Indicare un prima e u.n dopo a/lot– to Inconciliabili fra loro, com'è inccneillablle una persona decrepita e per di piit /a/lita con un'altra tutta giovanile slancio e baldanaa. Vlata co.,i In superficie, la rlxa potrebbe sembrare concreta e perfino necessaria. Ma se hrnece poniamo l'occhio. più che ai dt– scor81 teorici, al slngcll libri, rlu.!cltl ·e slgnl• Jicatlv1, apparsi dalla /lne della guerra ad oggi, subito ci accorgiamo come le due oppo– ste definlalonl altro non siano, In Jondo, che de/inlzloni: cioè affermazioni categoriche, che come tali, avendo un mas.slmo d'este,ulo– ne, di con5eguenza hanno anche - come cl è stato Insegnato a scuota - un minimo di com– pren.5ione. Con tutto clb ml si lasei precisare che lo non sono al/atto dalla parte di coloro che considerano il '45 come un quaUltUI mille– simo del secolo, negando che qualcosa di nuo– vo, e di e.,t,emamente Importante non sol– tanto nell'ambito delle lstuiuionl, sia venuta a rappresentare tale data. ,Ma purchè tale data la S! intenda, più che sul calendario ap– peso alla parele, sull'altro - piit o meno antl• clpato o posticipato - della reale storia inti– ma dell'uomo, anche lettefarla. Le Lettere dal carcere di Gramsci, e gli stessi saggi gramsciani. &enza dubbio possono insegnare qualcosa al proposito. Ma tanto per rientrar subito nel seminato della nostra letteratura, diciamo cosi usuale, vorrei ricor– dare che il decennio s'è aperto proprio col Canzoniere d'Umberto Saba, opera che ne.uu – no, lo penso, sarebbe disposto a con.tlderare In ,ritardo, o superata, rispetto, che so, a Pane duro di Silvio Mlchell (che col Canzo. mere sparti ex aequo 11 et Viareggio '46 »), cosl come nessuno, penso.ancora, sarebbe dl.Jposto a considerarla priva « d'interessi umani» e di « aderenza allo realtà•· Ripeto, sono anch'Io lontano dal negare che qualco.!o di nucvo sia a.ccadulf?, anche nelle lettere, dal '45 ad oggi: ma in alcun modo riesco a considerare quel '45 come la chiusura lampo d'un sacco, nel q_ualedovreb– bero restar sepolll per sempre scr1tlori e poeti che invece, maturatisi negli anni antertori, e magari _nel « clima duro•• e dopo aver scrlt• to, anche In quel clima veramente duro, ope– re che Illustrano Il cinquantennio, hanno con– tinuato Il loro naturale svolgimento di uomi– ni e di scrittori, assume11donella toro coscien– za, e nel loro linguaggio in progresso, anche qu•I terriblll /atti nuovi, più d'una volla (cl basti citare Il Monlale, non dico di Flnlsterre ma degli stessi Ossi e delle Oc:cas!onlJ presen– titi se non, addirittura, vaticinati. Cosi come non ml par possibile dimenticare, In un di• scorso qual e que&to, la cui spina dorsale vuol essere un ben scandito elenco, Il dolore di Giuseppe Ungaretti, poeta sempre giouone, e perciò sempre In rivolta, anche contro se ste&• 10, e sempre cosi partecipe delle ansie e delle speranze degli uomini, o, .!e vogliamo testi– monianze piit scoperte ancora nel contenuto, Il Quaslmodo di Giorno dopo glomo. Il De Li· bero di Banchetto, U Gatto del Capo sulla neve, f/ Solml e Il Betocchi di alcune delle loro Poesie, opere o sezioni di opere che son le sole o quasi a compensarci della mancanza, da noi, di una vera e propria poesia della Re• slstenza. Considerare del transfughi questi poeti, che cosl Intensamente cl hanno rapprc.,entato an– che Il lutto degli annt tedeschi In Italia, e l'anellfo alla libertà, non .sarebbe un predar• si al gluoco di quel non uolatUi pennuti che, approfittando della. momentanea confusione, tentano di rialaar la cre.,ta contro il cosid– detto ermetismo, soltanto perchè sono stati l critici oggi definiti In blocco ermetici a man– tenerli nd reclnlo che megl!O compete ai gal– linacci: fl pollaio? lo stJle dei venti anni scorsi e anziani che svolgono nuovi temi con nuovo llngµaggio artistico. In secondo luogo non cl lascleremo arruolare, nemmeno con la minaccia del con· fino letterario, nella masnada antlcroclana: anti è un prefisso che gli uomini clviii non dovrebbero mal usare parlando di pensiero e di arte. Le idee bi.sogna conoscerle quall sono e poi discuterle, siano di Croce o di Marx o di quale altro pensatore: combatterle con animo manicheo o con furia maccar• thysta non si deve, Dicono che la filosofia del Croce tu dogmatica, ed egli un dittatore che non permise di pensare liberamente e lmpedl agli studiosi italiani la conoscenza del nuovi metodi di ricerca. Ma proprio lui ha !atto pubblicare dal 1900 In poi, e poi rl. pubblicare negli annt ta~lsti, le opere del marxista Antonio Labrlola, con l libri del De– wey del. Rousse-11 del Berdlae!!. E non fu mal dittatore: si poteva dissentire da lui come ho dissentito io, s-enza timore di essere boeclatl nel concorsi universitari o di perde. re un 1)()5too di essere esclusi da collabora• z1oni -a giornali o da sceneggiature clnemato– gra!ìche; e senza nemmeno perdere Ja sua amicizia. DUendeva le Idee proprie nel mo– do consueto a tutti I pensatori, discutendo quelle degli altri; e ciascuno poteva benlssl. mo studiare e approfondire le tllosotle stra– niere, dalla logica simbolica alla psicologia del comportamento, d1ill'anallsl del linguag. glo a:lla storia sociale delle Idee; e con que– ste confutare la sua. Per dargli addosso si colplscono tra loro perchè uno lo accusa di aver sacrificato la libertà. della persona alla necessità della storia, e un altro di avere ne- ~fi~~!J:.X~~~rn6 ~re ~~a~jal~~d;1~.ln~ T~'UOMO .I~DIFESO Ne In coscienza ritengo che possano esse– re accusati d'lnsensibllftà. al tempo - pur ap.. partenendo ad autori della generazione di meuo - tre libri di poe,la che per me restano esemplari e di quello generazione e di questi ultimi anni: il Diario d'Algeria di Vittorio Se– reni, La capanna Indiana di Attillo Bertoluc– cl, Primizie del deserto di Mario Lud, onche se di questi tre Il Bertoluccl pare il piit impa&– siblle e atemporale, soltanto perché é meno scoperto, In lui, Il continuo tremore che ani– ma, e rende tanto piil veri, I minacciatissimi a//ettf. metafisica, di mancanza di concretezza nel suo pensiero mentre egli richiamò sempre tutti al concreto e combattè l'arte pura, e ar. fennò necessaria all'art.lst-a una profonda co– scienza morale e la partecipazione della vita contemporanea. Ml è stata necessaria quest'B.apparente dl– grelJSloneperchè nel dieci anni .scorsi l'anU– croclanesimo ha Impedito, almeno in parte, quella revisione delle Idee crociane che avreb– be giovato a comprendere meglio quello che c'è di durvole nell'opera del Croce e di nuovo nel nostro tempo. Difetto degli italiani è ap– punto non discutere, ma accettare e !are ac. cettare dagli 11ltri (ipse dixlt) l'autorità di ~r ~r~1:l:~ ~ 0 l i.ni ~ ~n1~a 1~!1\1: dell'Rutorità di Gramsci, un martire au,a me– moria del quale tutti cl inchiniamo, un pen– utore che può con le sue ldee sulla cultura e la società conferire al rinnovamento dello spirito !tallano se J suol seguaci cl lascleran– no discutere I suol scritti e non segulteranno a citarli come testi sacri. Croce Il ma!e, Gramsci li bene; è Il SOiito antistorico con– trasto manicheo: tanto plù assurdo quanto più è palese nell'opera del Gramsci Io studio di quella del Croce. In terzo luogo ml sembra che non giovi a comprendere 1 dieci anni scorsi l'uso e l'abu– so della parola provinciale che vorrebbe an. c:h'essa Intimorire o proprio spacciare g1i av• versari. Ma è provinciale Il Croce o quel qual– siasi altro pensatore che partecipi della cul– tura europea con originalità nazionale e personale di pensiero? o non sono Invece pro– vinciali questi altri. che si vantano europei solo perchè tradllcono e riecheggiano pensa– tori stranieri? E finalmente vorrei che par– lando di questi dieci anni si definissero me. gllo le Idee: quel reàllsmo o neo reailsmo ~im:~tff~1~l~~e a~~~la 1 e::~;~~a ~~~ scia) può designare cosi la realtà quotldla. na, oraria e sociale, della vita come la real– tà di un'arte che dia risalto oggettivo a per-. sone avvenimenti paes11ggi magari lmmagl· nari e !antast!cl. Possiamo ora dire che dal '45 in poi lette. ratum arte !llosofla e la stessa società sono diverse da quelle dei venti anni Innanzi, o perchè a'lcune loro specle allora appena crea• te siano cresciute mentre le altre Invecchia. vano e si spegnevano, o perchè qualche cosa di nuovo si è d'Improvviso manifestato. DI– cono che ieri persino la realtà doveva essere segno e simbolo della vita Interiore, e che oggi essa è sentita osservata rappresentata oggettivamente. Ieri l'io rl8S-$umeva in sè tutto; ma oggi l'uomo si sente vivere In rela– zione con 1 propri simili e partecipa della società uman3. Cert-o, in questa contraPPo– slzione c'è molto di vero se bene è In parte artificiosa, A guardar meglio si vedrebbe che nel venU anni ~orsi cl fu senza dubbio Il proposito di sottrarsi alla dittatura fascista facendo dell'arte la terra promessa degli inl• zlati; ma anche ci furono a mano a mano tonne d'arte che meglio esprimessero le nuo. ve Intuizioni de'!.mondo sentendo dissolversi (ne1lo studio della psicologia) l'Unità dell'io in una pluralità di aspetti che erano persone diverse conviventi in una stessa persona, o scoprendo con la psicoanalisi i propri Impulsi e complessi originari, o ritrovando nella In• ~1~5;~f1 '!1~~~ 1 àeie~~al:~~~écf~:;e~: dell'Infanzia. A queste esplorazJonl In pro– fondità corrispondeva un'arte che aveva bi. sogno di parole e di modi suggestivi evoca– tivi, un'arte persino ennetica che fosse ri– chiamo di esploratori o Improvvisa rlvelazio- * <tCrisi,~ C3rlo Ho DI questi ulLiml dieci anni di letteratura bisogna dare un giudizio positivo oppure con– viene spostare le conclusioni verso una ra– gione negativa? Non credo che una sistema. zione del genere possa giovare al problema che et interessa e a.Ilo stesso modo non g\0- *· L'invito a dichiarare quali, a nostro avvi– so. siano I libri di narrativa, di• poesia, di saggistica più slgnl/lcativl e più riusciti del· la nostra letteratura, pubblicati dalla /lne deUa guerra ad oggi, corre - suppongo co11 lnten.?ione del proponenti - il rischio di dare nell'Indiscreto, e non dico certo per le povere ragioni, per le ragioni minori della u pollllca letteraria». E' una domando imbarazzante, davvero; tocca una materia ancora in Jer• mento, scottante, e Impegnata In un intrico lnffhUo di relazioni; e soprattutto pone dln• nanzt o noi l'Immagine eventuol.? della no– stra figura, la domanda perchè (se scrivere non vuole essere una operazione meccanica, mo una continua scelta, una declsio~ conti• nua) perchè conU,wfamo o scrivere., DI: LUCJlANO ANCESCHJC Ecco: per rispondere sitblto un elenco di « buoni libri,. sarebbe presto ordinato, pen• ~~;e 11 : ::~t':ctp 0 a~e;~~-d~rs!o~~a~ebeb: 0 dftjt cile, /orse, giustificare nei modi critici le In• ~~IU,!:~o l~n~hor:~· 1:odo:!::~1:ae ad~t{~ci~ senso vero, un senso «significato» solo se. nello scegliere e nel promuovere, si avvertano no - come in un esame di coscienza I motivi di queUe raglo11I più ampie, di quel discorso generale, che d toccano tutti, Intendo tutll coloro che sono Impegnati nella questione lettera.ria, e, auguriamocelo, anche qualcuno d1 plù, H discorso dovrebbe essere complesso e prolungalo fino a sciogliere il r.od.o Intrica– tissimo della nostra situazione, se e poSslbl· le; e certo la domanda e imbarauante, di· cevo; e, tuttavia vien riproposta di continuo, con una lnslstenaa quasi ossessiva, che no,1 può non avere un suo motivo. Ricordo, qui, pur con/usa e disordin,ita, la polemica quo– tidiana della poesia; le Inquietudini natural– mente eccitate del piit giovani; le inchieste su.1 dieci libri da salvare, sul venti libri del ~~tr!~?:;;;::~~z:d p1;au~i:t~l 0 u~:t~~a, ~~!: ve, e muove tutta la piit fonda regJone della nostra responsabilità, che cosa si è /atto, e che slgnlfu::ato ha. avuto quel che Si e fatto. Ebbene, non si potrà facilmente negare che nell'Immediato dopoguerra, ci fu un lm– provvi.,o - e a taluno parve Inatteso. e, 111· vece, doveva essere fin tropp0 prevedibile - sopras.,alto di letteratura velleitaria: non tanto di veUeità del.ia letteratura quanto di Ietteratum della velleità. Un arguto spagno– lo ha detto che nel nostro secolo spesso l'Idea della !onna sopravvanza la forma del– l'Idea; questa dl.Jposizione parve giungere al massimo nei primi anni del dopo guerra: Il progetto dell'opera divorò l'opera, e così I programnn, i propositi, le prospettive supera• rono di gran lunga I risultati; cosi motte pa– gine di una raccolta di documenti artlstlcl del tempo sarebbero occupate da una rlcea letteratura di nuove moraUtd dell'arte, di sug– gerimenti, di avvertimenti, e non voglio a/• /atto Insinuare - sarebbe un errore, una In• comprensione - che tale letteratura non ab– bia ovulo una sua /orza di riconoscimento. u,na sua necessltd di rlcapftola;;:lone mora– le. DI /atto, et· era ttato u.n gran vuoto, e una sorta. di rottura; e tutti avt:ertlvano ll bi.sogno d1 riempire tale vuoto estUperante che /llordwa, e di saldare una rottura entro la quale l'uomo viveva stanchissimo, e come se,u,a nozione di sé. Ecco il motivo di un at- ~~t~~~~nJie;:;zedj';1J~~l~/!eS:tu~~~ 7;:g: scevano come per compen.to da una cosi /at– ta disgregazione. E certo, se I rlstubilltf con: tatti con gli amici tornati dal luoghi plu lontani ne! mondo, i nuovi rapporti con uomi– ni diversi, le aperte e di.sformi 1.n/onnazion!, f pnmi Incontri, le prime riunioni giovaro– no a ritrovare un mh1imo di consistenza, op. pariva, d'altro canto, estremamente consolan– te un mOdo del progettare - sia pur confu• so - In cui i propositi oltrepassavano. t'l detto, te possibilità con prospettive nuovlssf– me e tanto stimolanti che talora - per una Illusione acre della speranza, /orse, o, a.ll 'op. posto, per non so che disperato Inganno di sé si protendevano a fingere esiti non raggiunti ... Era un modo, In ogni caso, di riJ)Toporre Il rapporto tra lo scrittore e Il mondo. un dlscotso auanto mal necessario; e se pure non rispondevano pienamente alle concrete ragioni della letteratura, ad un. In– tervento c/flcle11te, tali progetti, gettati ln– nanrl quasi a tentar nuove strade, finivano almeno, da ultimo, e utilmente. col rientrare In se stessi, ,aceoglfendo, e Indicando, In sé ~f:Uf/:!~1 sJ!fla ~~~~f::i~'a f:~h':i t,i e~ sl~e°,:ue:; indeterminate, tal!.rne ansie, e aspirazioni, e domande degli uomini. Il progetto et rientra– vo», ma carico ifl bottino; e a questo punto dovrò (!Ire che proprio tra le piil alle e In– quiete prove di si/fatta letteratura della vel– leità. di si/Jatta letteratura di progetto, nel– la piit larga e documentata figura del suo slgnf/lcore, furono proprio l programmi lstl• tu.zlonall - che $! proposero come program– mi, e che tali rimasero - della rivista li Po– litecnico. E' certo pregiudi.ziQ di estetlzza.n.tt che non esclude una certa compiacenza del– l'fgnoranw l'a/Jermare che la letteratura non ha alcun ,apparto con la polltfca, con la mo-– raie, con la religione; è, invece, diritto di menti chiare Il so/llenere che quando si par– la di Iet!eratura si parla di cosa dwersa dal– lG politica, dalla morale, dalla religione. VI saranno forse modi diversi di dar rilievo al rapporti, alle relazioni; ma è certo che l'arte ritrova In sé questi motivi, li chiari– sce dentro di .!é per vie non semplici, 110n uniformi, per modi volta a volta da rlco-– nosctre nell',ndole dell'autore e, In ogni ma– niera, non istitulbJll per dogma, e non ridU.• clbili a nonna; e lnten.do dire che, In que– sto senso iriteriore e celato Ka/ka figura più profondamente politico di Thomds Mann, e Il Gadda del Bacchelll. Qua11do a noi, noi fummo In quegli anni pf11ttosto Immuni cta una /etttratura di puro progetto, rome dalle contamina.zloni di una ~~tt;;a~~~~lv~h~elré~al!~l rJitl~anaal1:a1!t1,~: ~~!v:~ofaÌaitt~tt!~urin~ slali~~t~~! ~~~/:i~ csperienzt giovanili, alcune riviste pubblica– te In temp/ 1n c141 ancor ptil gh,stiflcota. qua– si necessaria, e certo non mediata, era la ma. niera esterna di contaminazione, c'lco delle Che, lclle mo/, ella terminologia e net slmbo f. cl venivano con– cltamente presentate. Per quanto alcune esJ;erienzc autentiche, Gramsci (oltre tutto lo scrittore delle Lettere, di primo ortUnet. e Pintor e Pavese furono esperienze umane e letterarie che non potremo dimenticare, qual– che cosa che insensibilmente s'è aggiunto alla nostra umanitd, che cl ho aiutato a rom- pere gll lncqn!i pericolosi di ragioni tr~ppo civili e perfette, a n/lutare le consolazioni, le sicurezze nobili ma talora verbali di un blli 0 ::~7i~ l:ts;;ge at;;'c° 1 1a 1 n::;:,~la i~t:en,~~ Mondiale, cl è di//lC1le ripetere le /amose parole di erra, o almeno le pron,unceremo con una pronu11cia cosi radicale r!a Jar perder loro ogni slgnl/lcato contlnpente. Noi siamo cambiati. E, Intanto, sappiamo che l'uomo è solo etattamente nella misura In cui è im– pegnato veramente per glf altri -lneU'lmpe. gno piU vero verso se stesso; quanto più alto e umano e Il compito che egli a/fida a se stesso per gli oltn. Cosi, non cl rl/iutlamo - non ci slamo mal rifiutati - alle ragiont della storia, anche se non et ba.stano I~ ra• gionl della storia: cosi non cl rifiutiamo - non Cl slamo mal rt/lutatl - al rilievo e ai richiamo dei rappartl che legano l'arte gf: ;;;;!~ 10 :,:Ctr cii~ : J:/~~/;t~~We vtY! le )I o il tomento di M1mnerm'o, il suo amore per Nanno riel sentimento dt orrore per la turpe vecchiaia cl dicono molto della civUtd: in cui il Poeta visse, di una antica società; e non voglio qui parlare di Omero, Dante, Shake.!peare con un discorso troppo, eviden– te; vorrei, invece, parlare deUa /orma rive– latrice dl Gòngora, quanto ci dica dl una Spagna barocca, della società. del suo tempo, tra Il ftUto e la morte. Jl poeta decide nel suoi modi del slgnlfi• cato, della sostanw, del tempc,, e propria decidendo del tempo decid~ di sé come poe– ta. Egli cl avverte delle cose del mondo, In ogni caso, e istituisce sensibilmente il tempo, e dice tutto quel che non dicono i moralisti astrattt dell'arte, i progettisti, e tutti coloro che sogliono dispreuar l'arte che c'è in n-o– me dell'arte che non c'è e che 110n sanno fare ... Quanto al poeti, al narratori (del quali si è fatto tanto di.scorso), al saggisti (di cui non s'è parlato af/atto), del dopo-guerra, Il passaggio da una situazione di chiusura e di difesa ad una situazione di apertura. e di movimento avvenne con lenta adeguailo-– ne - e con Inevitabili cadute - In mOdo atJ. ba.,tanza naturale. E anche ora I poeti han tocc!lt0 la regione oscura del nuovi slgnifl• catl. Ungaretti e Montale, e poi Sereni e Luzl ... Quanto ai plit giovani, a quelli che, con un senso·dl continuitli e di fedeltà, si sono detti della quarta generazione, penso che si po.ua dire che, per quanto è dato gludi• core, il discorso su di loro é aperto, tutti i documenti proposti, tutte le carte In gioco vedute. Finalmente, dopo tanti proponimen– ti, un occhio esercitato e preparato può avvertire e distinguere quanto In eue e nel loro coeta11el amici e avversari vi sia stato di letteratura della velleità e quanto In t'ssl una prudente maturailone consenta ormai al migliori di muovere da un eplgonlsmo lndu– .!trloso, e sottile, esperto, mOdesto, e scontento di sé alle ricerche più appropriate,. alle con– quiste attese di una intensità nuova e ade– guata. Rinnovamento e continuità .sembrano accordarsi per essi In una speranza di vita• lltà ... e c'è da credere che il nuovo pc,eta non verrà. dagli spazi vuoti visitati dal pro, getti, ma verro: proprio da uno che sia tanto /orte da. rompe·e e rinnovare finalmente DIO •1011 osse11:o di lavoro * DI: * CARILO JR(]) verebbe certo una soluzione che si basasse su un lungo elenco di opere e su una sterile prcsental.lone di scrittori. Ml sembra che sia assai più utile invece partire da un altro punto, riconoscere, cioè, !a possibilità di un bilancio. Dieci anni non sono molti, special– mente se alla valutazione Innestiamo consi– derazioni d'altro genere come Il peso e l'ln- ~!~~n~ieldf~1~~rl 11 n~n~~~ti~en~ntati'!~ definito nè prestabilito. Dieci anni, dunque, In queste condiz.loni non sono molti e se sla- dj~~a~df 1~ 1 ofi 1 ~r~~~~tp~lt ~~l s~':~ 8 C~ri ~ stato fatto qualcosa di non trascurabile, di utlle Naturalmente Il discorso deve staccar– si dÒ.I oampo della narrativa che - anche agli occhi di un profano è stato quello maggiormente assistito e rinnovato e con solo per Il 1enomeno del cosldetto « neorea– lismo» che meglio potremmo investire come Incontro di occasioni e di bisogni 11('.Cettati da tutti. Ho detto «rinnovamento• a bella posta perchè pensavo alla presenza attiva di scrittori delle vecchie generazioni che hanno no.n solo continuato a fare Il loro dO\'ere ma hanno allargato e approfondito li campo delle loro ricerche, Bontempelll, Marino Moretti, Bacchelll sono stati testimoni di prim'ordine In questa nuova rase della narrativa e si pensi ancoro al contributo di uno scrittore come Aldo Palazzeschl che negli ultimi dieci anni cl ha dato due libri capitali della sua storia; I Frotelll Cuccoll e Roma. Del resto anche altri scrittori molto più giovani (Indietro di una o due ~nenu:!onl) come Alvaro, Gadda. Vlttorlnl, Moravia, Brancatl Plove:ne, Emmanuelll, ecc., hanno ·ricavato 'dall'apporto delle nuove possibilità di vita f' di lnt.?Jligenta fermenti attivi per la continuazione della loro opera. DI questi non c'è dubbio che il Moravia è stato il sran– de lavoratore, •mo scrittore nlla vecchia ma– niera francese, sempre presente, quasi sem• pre ugualmente felice: nel romanzo, nei rac– conto e nel saggio. Non possiamo, dunque, dire che slano scrittori nati e formati in questa nuova stagione, no, sono scrittori edu– cati In un altro clima che non solo hanno saputo Interpretare Je nuove eslgenze ma hanno Imposto una loro visione, una loro validissima giustificazione, Non ho nomina– to finora Vitaliano Brancali che nel periodo che c'interessa ha raggiunto una fama lar– ga, un consenso generale, Tomaso Landolfi che ha mantenuto intatte le sue caratteri– stiche di gronde scrittore di eccezione, Cesa– re Pavese che si è rivelato con due racconti di vecchia data una delle grandi posslbil!tà della nostra letteratura. Pttrtroppo Brancatl, Pavese (e si aggiun._~e Francesco Jovlne) hanno già chiusa la loro breve carriera di narratori ma non c'è dubbio che la loro le-– z!one troverà in futuro nuo,•I fedeli, nuovi ~1!i 1 ~~~\io wr~1~,1~a~f 0 B~~~f r:~~n;e~ grado di confrontarlo con quello di Pavese (Mestiere di vivere) e di conoscere meglio le ansie e le preoccupazioni del nostro tempo. Procedo per grandi linee e naturalmente non posso fermannl a tutte le stazioni. basti dire che c'è stato un clima suscitato dagli scrit,. tori delle precedenti generazioni e anche una profonda volontà di collaborazione dl questi scrittori con I rappresentanti delle ultime leve. Qui Il catalogo sarebbe assai più lungo e !orse ancor •meno necessario: come accade In tutti I momenti di contusione c'è stat.a un'eccessiva produzione narrativa per cui molti libri sono t;là morti, molti altr! ancora :enn'1t~c~;g r~ le ~f~eF~ 11 ;u!~fr :1 1 t,:~faè nato Il mito dfi5 neoreallsmo che pure ha avuto una sun precisa funzione: allargare, cioè, Il campo degli interessi. combattere Il tempo lento dell'accademia letteraria. im– porre un sign!flcat-o più umano all'esercizio della letteratura.. Come si vede, tutti noblll desideri e nessuno penso vorrà negarne la va\!dltà e l'opportunità. Ma naturalmente non è sempre facile adattare gll esempi a una CARLO BO (Continua a pa.g. 4) Bibfioteca Giho Biar dall'interno fl linguaggio accettato,· e /orse gid s'Intravvede nella numerosa schiera. Co– si sembra che alle progetra2ionl generiche, alle formolaalonl di parte, alle descrtatonl fluviali, lndl.Jcrimlnate, e l'lntonazlont' tutta Citeriore si debba ormai sost(tulre una buona volto il minuto, attento, calcolato esame della critica, un Jennarsl finalmente sul nomi più veri. Che abbia avuto torto Ellot quando an• nunziava non lonlano il sl/enzlo del poeti? Nonosta11te tutto, essi scrivono, dicono anco– ra. E il senso emblematicamente civile del due versi Ipotetici sulle et viole )I o dell'antica elef1ia di Mimnermo, ecco, è garantUo pro– prio dol So/mi, là dove accenna ad una « energia fqrmale » del pensiero, vitalità for– male che, nel case della poesia, vive totol- l.uclano Anresohl mente 11ell'immaglne, s'Incarna nelle Jlgure, e si costituisce nella salda, lnten.1a concen– trazione delle allegorie, delle analogie, del ritmi. Poesia è vitalità, totalità In questo modo particolare di avvertire I simboli espressivi. i segni; e non c'è plit blsog.no , suppongo, di rl$pondere alla domanda perché contlnula• mo a scrivere. Ma devo aggiungere qualche cosa che tocca una questione fondamentale dell'arte legata alle radici stesse dell'lnven• tare con riferimento alla partecipazione ci– vile dello scrittore. SI sa come sia dl//icile trovare al poeta u11pasto nella .società! Mo(tl assennati e meditati discorsi sull'uflclo delle lettere o sulla utilità. morale dello scrivere o che altro non riescono a vlncere la congiura del diversi conformt.smt sempre preoccupati della novità che lo scrittore porta nel mon– do. Comunque sia, uno scrittore è sempre una straordinaria lrrualone di nouitd: nel sistema ordlna.to delle consuetudini; e ml sarò: con– sentito di dire - magari con una certa infles– sione nasale - elle anche lo scrittore piu le• gato alla conservazione è so.!petlo perché Indubbiamente Interpreta tale conservazione, la significa In modo nuovo? Mallarmè .,. dico Mallarmé - lascia Il mondo diverso da come lo aveva trovato; aggiungo, per ciò che, con particolare so/Jerenaa, mi accade di vedere applicate - applicate «esteriormente•• an• che se con certa apparenza di cautela - di vedere applicate alla vita della paesla le claulflcaiioni esterne della politica. Davvero nella poesia cl sarebbe una sinistra (mar.ri – sta) una destra (cristiana) e un centro (lai– co) e che questo testimonia « che non c'i let– teratura vera se dietro non cl sono idee, e Idee che s'incarnano•? Non so davvertTperché I « cr•sti0IJI » debbano di nece.uità essere a de– stra: e non so davvero che cosa, in questo ca~ so, si possa intendere per centro; mo so che anche accettando un discorso così discutibile si polrebbe dimostrare non vero che la sinistra e la destra siano attive e Il centro slleneloso, e poi non riesco a credere che quelle .,1ano le sole idee che possano essere et fatte carne». Ma com'i possibile accettare Il discorso? Per chi senta la vita della poesia come una vita unitaria tali classlflcadonl non hanno proba. bflmente alcu,t senso; acretteremo e ricono– sceremo la. voce del paeta dovunque e da qualunque parte sia pronunciata; e poi, d'a/. tra parte, dove collocheremo quegli uomini che, h1dl/esi, scoprono il nuovo per vie lm• prevedute? Ricordiamo che uomini sl/fattl e solo uomini si/fatti sono il futuro della &O– cietà e che solo per tali uomini le società vivranno. LUCIANO ANCESCHl Lo scritto sarà pubblicato contempora– neamente SUI n. 4 della rivista « Nuova Cor– rente». SI aggiunga Il più recente Parronchi (tutto orientato verso il dl.,corso lirico disteso), o Il Blgonglarl ultimo, e si vedrà come anche qu~ sta generazione di mezzo sia tutt'altro che rimasta nel sacco. L'elenco non si ferma qui, e potrei conti• nuare coi nomi di Comi, di Va/eri, di Falla– cara, di Vigolo, di Grande, di Pavollnl, di Penna, di Toblno, di Arcangeli, di Bassanl, di Bodinl, di Borlenghi, di Corrieri, eccetera, presenti nel decennio col loro maggiore o ml- 11orpeso, non escluso certo il Sinlsgalll, senza Il quale - diciamolo· - tanta poesia più gio– vane (compreso Scotellaro, che gli e debitore non meno che al Pavese poeta) non avrebbe assunto il colore che ha. SI potrebbe dire a questo punto, per veni– re al giovani, che la loro crisi conilsle pro– i,rio In questo: nel non aver ancora saputo operare, in seno al linguaggio, ciò che aL loro tempo, e per I loro Jinl - che son pur sempre quelli eternamente rlnnovabllf della poesia - operarono, con o dopo I vociani - un Unga• retti, un Montale, un Saba, un Cardarellf. Ma sarebbe una proposizione - cl sembra - Inadeguata, e qul contentiamoci di constata• re (e già molto) che non pochi sono I giova• 111 che lavorano seriamente nella direzione della poesia, come pcssono testimoniare - rl• sparmlandocl un lun,:,o elenco di nomi - l'an– tologia pur parziale di Chiara e Erba (Quarta generazione) o Il canzoniere diretto da A~ crocea e Vivaldi. Nomi cqmprendentf, oUre /O stesso Accrocca e lo stesso Erba - tanto per dire I primi che ci vengono In mente d'un pa– norama ancora /rammenlario e confuso - la llterinl, la Guidaccl, la Spazlani, la Marnltl, Giannina Angioletti, Fortini. Roversl, Bellln. tani, Gian Carlo Conti, Romanò, Ore/li, Gaio Fratini, Giovanni Giudici (La stazione di Pi– sa. apparsa proprio que.,t'anno), Lulsl, Costa– blle, Capelli, l"osolo, il Volponi dell'Antica mo– neta (che pur nella sua origlnalltd: cl riporta al Bartolnl poela, vivissimo nel decennio in. sleme col non elencato ma non dimenticato Govoni), e, apparsi l'uno nel quaderni dt Schwarz diretti da Spagnoletu, l'altro da Val– lecchi. il Michele Plerri di De consolatlone e Il Marcello Landl di Speranza da Inventare, che per loro conto, e per strade diverse, rt. tentano la dura linea campanlano-reboriana, e che a mio giudizio, insieme al Pa.!ollnl del· la Meglio gioventù. sono da porre fra le voci di poesia più significative uscite, realmente per la prima volta, nel decennio. E ml resterebbe da parlare dei dialettali, della loro reviviscenza proprio In questi anni In cui il Vigolo ha potuto innaLeare, non cer• to /ortultamente, Il suo superbo monumento al Belll, se non dovessi /or punto qui con la pc,esla. Non prima però d'aver nominato, come indicative di certi risvegllatt Interessi, le raccolte e ristampe di Campana, di Jahler, di Rel>ora,dello Sbarbaro dl Trucioli e di P!a- ~:~1~0io cs~:rb 0 /r~od,l:noq~j~~:~~n~as~1~r~ di Rimanenze. grazie o quello stesso Schelwll– ler che, non è molto, cl donò Il palaueschla– no Viaggio sentimentale. E Palazuschl è davuero un bel ponte per passare (col Fratelli Cuccoll, con Roma) dalla poesia alla narrativa, anche se que.,t'ultlma preferisco per Il momento chiamarla prosa, non sapendo altrimenti dove collocare due libri che pure ritengo - anche per la loro scrittura, che è la meno clnematogra/ablle possibile - /ra I pfit rlu3citl e slgnl/lcatfvl del decennio: Il Giobbe d'Anglo/etti e I figli di Blglarettl, opere che pur appartenendo a scrlllori Jormotlsl anch'e.ssl « prima d,J!ldilu– vio», e cosl diverti net gusti e nelle opinioni, ml sembrano fra le pfil Idonee ad e.,primere e ad aiutare a capire la cri.si in atto, grazie al duplice processo sia alla storia di tre gene– razioni, come in Blglaretti, sta alle umane lstltuzlcni, come In Angioletti, Il quale con /orza di poesia ripropone Interi I problemi della lfbertd e della giustizia. Hanno /orse 'dovuto rinnegare, questi due scrittori, le loro anteriori conquiste di lln• guagglo e di coscienza per scrivere questi due libri cosi Impegnati nel presente, eppur co.s1 liberi? L'Interrogativo valga anche per un altro anelano, Il Pratolini di Metello, che una volta di più cl ha dimostrato, con que.slosuo roman– zo d'induoitablle valore, come Il tanto depre• cato scriver bene, alla resa del conti, risulti tutt'altro che ingombrante: gfacchè e proprio anche in vlrtu ·del solido impianto stilistico che appare la vaNdità di quest'opera, cosa che del reSlo potremmo ripetere per tanti altri libri d'altri seritteri - magari opposti tra loro per età e per tendenu - come il semwe vlvls– stmo Vlltorinl, Ca.!sola, Landol/1, Buuatl Soldati - cui dobbiamo alcuni del p!U bel racconti di questi anni - ta Bonti di Arteml• sia. di Le donne muoiono, di Allarme sul lago, il Ba.ssani delle plil recenti novelle, il Petronl di li mondo è una prigione (libro esemplare per la. rara serenitd: eon cui sono visti e rap. presentati glJ an111piil trl$ti della nostra sto– ria), e ciò senza dimenticare che nel decen– nio sono stati ben vivi e presenti anche un Sojjlcl, u,1Moretti, un Ripaci, un De Angells, un Comisso, la Bellonci e, non davvero ulti– mi, Pea, Lisi, la Manzlni, le cui opere suone– rebbe perfino Ironico chiamar slgni/icatlve e ( '

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