La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 13 - 9 aprile 1908

22 LA " NUOVA COMMEDIA UMANA,, A TEATRO @-- ÉLmOZTO1=2,A. nvsm S1,1a Dose mi piace; usi piace molto; mi piace enormemente; direi,quasi,irragionevolmente! c'è un po' di feticismo nella mia ammirazione per lei; è con un senso di fastidio e di dispetto che la sento discutere o, peggio, criticare! Anche le rare volte ch'ella non mi dà le sensa- zioni che mi attendo da lei, preferisco credere ad una mia manchevolezza, ad un difetto della inia alla mia poca penetrazione, piuttosto che ad una defi- cienza di quel grande spi- rito! Ho di lei ricordi incan- cellabili! E' bene un !venti anni che con Flavio Andò e con Cesare Rossi ella si concedeva tutte le sere e per lunghe stagioni, nel repertorio più vasto ed eclettico, con un abbandono • ed una prodigalità che non sapevamo allora apprez- zare! si concedeva senza riserve, modestamente ose- rei dire, quasi inconsape- DUSE, giovine vole del suo immenso valore. Passava dalle più semplici alle più complesse figure colla stessa spontaneità, colla stessa sincera emozione, collo stesso fervore; ed era, volta a volta, Mirandolina o Pamela, Odette o Margherita Oauthier, Ghia Costanza di Saint Florent o Cleopatra, Nora o Santuzza con una visione cosi personale e perfetta dei tipi, con caratteri cosi singolarmente suoi, con modi e forme cosi limpide e pure che imitarla voleva dire farne la caricatura e tentare di ditte. . renziarsi, essere rassegnati a farla rimpiangere! Vibrava, fremeva, spasimava. Il riso trillante, la gaiezza pri- maverile, la grazia ingenua e maliziosa, le conferivano tetto il procace candore delle semplici anime goldoniane ; la voce me- tallica che strideva nel sarcasmo, che tremava nell'ira, che si spezneva nei singhiozzi angosciosi, aveva nelle frasi d'amore fremiti di desiderio, languori di seduzione, brividi- di voluttà: c'era- in quella voce tutto un poema di dedizione! Nel quarto

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