Almanacco italiano : piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1915

2- -Riforma Giuliana. Giulio Cesare, aYendo troYato che il computo dell'anno ·stal>il\to da Numa Pompilio e ~eguìto fino allora <ùli Romani, aveva prodottò grandissimo disordine, si accinse alla riforma del calendario con il consiglio del1' astroùomo alessandrino Sosigene: e l'anno da lui riformato nel 45 av. C..fu stabilito di 365 giorni, divisi in 12 mesi, alternativamente di 31 .e di 30 giorni, salvo febbraio che ne aveva 29 e 30 nei bisestili. E'u pur13 stabilito, nella persuasione che l'anno tropico fosse precisamente di 365 giorni e¼, che ogni quatt.ro anni si aggiungesse un giorno al mese di febbl·aio, e precisamente fra il 24 e il 25; e siccome nel calendario romano il 24 febbraio si chiamava sexto Kalendas MarUi, il giorno intercalato fu detto bis sexto kal. ll'Ial'tii, e l'anno che aveva tale intercalazione, fu chiamato bisestil,e. L'anno doveva cominciare al :_.,gennaio, e l'equinozio di primavera fu fissato al 25 marzo. La divisione giuliana in mesi, e l'intercalazione quadriennale sono seguì te anche oggi da tutte le nazioni cristiane. Calendario Romano antico. Gli antichi romani non contavano i giorni dell'anno secondo il loro numero ordinativo del mese, ma rispetto alle calende, alle none, agli idi di ogni mese. Le calende (Kalendae; ace. J[alendas; abl. Kalendis) cadevano il primo giorno del mese: le none (Nonae,· ace. Nom1s; abl. Nonis) al ~~ttimo giorno dei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre, al quinto di tutti gli altri; gli idi(nom.e acc.Idus; ablativo Idibus) otto giorni più tardi delle none, cioè al 15 in ma1·zo, maggio, luglio e ottobre, al 13 nel resto· dell'anno. Per indicare gli altri giorni, dicevano l'ordine che questi avevano avanti alle calende, alle none, agli idi; per cui i giorni che precedevano immediatamente i tre dì ora accennati, erano pl'idie Kalendas, pl'idie Nonas, pl'idie Idits; i giorni ancora precedenti erano tertio l[alendas, ec. Riforma Gregoriana. L'anno civile introdotto da Giulio Cesare era di 365 giorni e un quarto; e poichè l'anno tropico era veramente di 365 giorni, f>h, 48', 46'', così quella differenza, lieve in principio, accumulandosi con l'andare degli anni, turbò l'accordo fra i mesi e le stagioni, indispensabile a tutti gli usi civili del calendario. Il pontefice Gregorio XIII stabilì di porre rimedio all'inconveniente, e udito il parere di molti astronomi, su proposta di Antonio Lilìo, decise nel 1582: 1° che per rimett~re al primitivo posto l'equinozio di primavera, che con tutto il calendario avanzava allora di 10 giorni, si sottraessero dall'anno che correva, i dieci giorni di anticipazione, passando da,l 4 ottobre al 15 del mese stesso (fu scelto quel periodo percbè non vi cadevano feste solenni); 2° che per prevenire ogni futura alterazione, poichè il calendario giuliano portava ogni quattrocento anni un'anticipazione di ' circa 3 giorni, si stabilisse che gli anni centenari, ovvero gli ultitni di ogni secolo, foss.ero comuni invece che bisestili, ad eccezione del quarto centenario (ossia degli anni divisibili per 400) che restavano bisestili. Quindi gli anni 1600 e 2000 simo bJsFlstili; 1700, 1800, 1900 furono comuui. Questa 1·iforma lascia tuttavia una lieve differenza, che .peraltro non arriv-a a formare un giorno intiero se non dopo 4000 anni. Il calendario gregoria110, pubblicato con bolla pontificia del 24 febbraio 1582, fu adottato subito in Itali~, in Spa·gna e in Portogallo, nell'anno medesimo in Francia e nei Paesi Bassi, più tardi in Ungheria, in Polonia, in Germania, in Svizzera, in Inghilterra; ed ora non restano che la R~sia, la Grecia,, l'Armenia e qualche altra nazione cristiana d' Odente, che seguano tuttora il calendario giuliano. Computo ecclesiastico. Si dà questo nome ai calcoli che servono a fissare il calendario ecclesiastico, e agli elementi suf quali i calcoli stessi riposano. Il calendario ecclesiastico è regolato tutto sulla Pasqua di Resurrezione, che è la maggior festa della cristianità, e che secondo le decisioni della Chiesa(!) deve ess_ere celebrata la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera, ossia dopo il pJenilunio che cade il 21 marzo o immediatamente appresso: quindi non può venire prima del 22 marzo (1) l~ cosa eletta, e ripetuta in molti libri (•.he fa_. regola della I~.. r.sqna fn def'refata dn-1 Cow::ilio ùi Nicea, tenuto nell" auno 325; ma t::i,le aff'ermazioue nou è esatta. BibliotecaGino Bianco (perchè se il plenilunio cade in domenica, 1a solennità è rimandata alla domenica appresso), nè più tardi del 25 aprile. Elementidel computoeccleslasti.co. Il ciclo solare è un periodo di 28 anni, che riconduce a corrispondere nello stesso modo i giorni della settimana con i giorni del mese. Non si sa da chi sia stato inventato nè quando: al primo anno dell'era volgare si assegua il numero 9 in questo ciclo. 11 ciclo lunare è un periodo di anni 19, il quale, secondo l'astronomo grero·Metone, corrisponde esa,ttamente a 235 lunazioni: di guisa che allo spil:are del ciclo, le fasi della Lur.a

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