Acpol notizie - Anno I - n. 2 - Dicembre 1969

sviluppat'o in questi ultimi mesi nella sinistra socialista" che "quello che è avvenuto fra i lavoratori delle ACLI". L'uno e l'altro - sottolinea (ma va osservato che nell' ACPOL opera.no altresì persone che si richiamano a componenti diverse dalle due indicate, N.d. R.) - sono "il prodotto di una profonda crisi sociale in atto nel Paese" e non sono quindi "in alcun modo riducibi.li a iniziative personali o a dislocazioni di piccoli gruppi politici". Ma qual'è la posizione del PCI di fronte a questa crisi? "Noi comunisti - risponde Pajetta - non ci compiac-· ciamo delle difficoltà che si manifestano nel partito socialista e tanto meno pensiamo di strumentalizzare lo sforzo delle ACLI per liberarsi dal dominio democristiano". Ciò che si sta verificando tra le forze di sinistra cattoliche e socialiste rappresenta piuttosto "un processo unitario fra forze democratiche ed operaie, un momento di riflessione e uno sforzo di rinnovamento. Si tràtta di una ricerca che verte su problemi che sono aperti e complessi anche per noi. E' proprio per questo che ci auguriamo che il confronto delle idee, anche lo scontro polemico, possano portare ad incontri e convergenze nell'azione, in una situazione ·in cui · ir problema di sbocchi politici positivi e di svolte concrete nella politica sociale si fa più urgente che mai". Problemi "aperti · e complessi anche per noi": sembra di scorgere, in questa affermazione di Pajetta, un indiretto· accenno all'esigenza di ripensare la propria funzione che investe tutta la sinistra italiana. L'esigenza, cioè , di quel processo di ristrutturazione deUa sinistra al quale anche .I' ACPOL si riferisce, quando rifiuta ogni ipotesi terzaforzista, e, nel contempo, sollecita un tipo nuovo di rapporto fra società civile e lotta poi itica, attraverso un rinnovamento profondo delle forze organizzate all'interno e all'esterno dei partiti. Su questa problematica, che Pajetta ha solo adombrato, un dirigente sindacale comunista, Bruno Trentin, segretario generale della FIOM - CGI L, é più espiicito. "L 1 a costituzione dell' ACPOL - egli afferma - può rappresentare, a mio avviso, un fatto nettamente positivo nel la vita poi itica italiana", soprattutto - aggiunge - "se gli sviluppi che essa assumerà confermeranno la premessa di fondo dalla quale i suoi promotori hanno voluto p_artire". Trentin precisa il suo pensiero affermando di non condividere "l'opinione di quanti, al di fuori della nuova associazione, si augurano, non so con quanta benevolenza, che essa finisca per tradursi in un fatto disgregatore, e non di ristrutturazione, della sinistra italiana", e ciò perchè "il processo di profondo e positivo travaglio dello schieramento di sinistra e dei vari settori del movimento operaio, sollecitato com'è alla costruzione di un nuovo rapporto con le forze sociali che nella fabbrica e nella scuola premono per una svolta nella. vita politica italiana, non trarrebbe certo giovamento dalla creazione di un nuovo partito che, oltre a detew,inare· un nuovo polo di cristallizzazione del dibattito in atto fra le forze politiche del movimento operaio, si coilocherebbe inevitabilmente nello schema di una terza forza che i promotori dell' ACPOL rifiutano in partenza con molta chiarezza". Da questa ·*premessa deriva la conclusione di. Trentin, che riflette le idee è i propositi che hanno presieduto alla co.stituzione dell' ACPOL: "La portata e le prospettive della nuova associazione - egli afferma - sono quindi affidate alla sua capacità di rimanere una iniziativa aperta, tale da liberare nuove forze della sinistra italiana dai pesanti condizionamenti che ancora precludono loro un rapporto diretto e feconde;>con 1 t 1tb eé-~OC.51'.l · el cai ~(J operaio, al vertice come alla base, e tale da mantenere nello stesso ternpo aperto il dibattito coi partiti della sinistra operaia, col movimento sindacale in quanto tale, èol mondo della cultura e con la contestazìone stuqentesca". Parliamo dell'ACPOL con un altro sindacalista, Franco rylorini, del consiglio generale della CISL, un giovane sindacalista del gruppo, guidato da Armato e Camiti, che ha vinto all'interno della CISL la battaglia sull'incompatibilità. Marini considera gli obiettivi dell' ACPOL stimolanti per "un 'processo di partecipazione autonoma dei lavoratori alla vita politica", tale da "favorire la ricerca di un assetto nuovo dello schieramento sociale, civile e·democratico." "Al di là degli interessi contingenti di questa o quella parte politica - continua Mori-ni ..:..questa iniziativa si colloca in un momento del la' storia poi itica del nostro Paese che segna una fase di crisi di quei canali di partecipazione politica che sono i partiti". Gli attuali partiti "sono più consumatori di un patrimonio ideologico nato dalla Resistenza che produttori di nuovi valori capaci ·di esprimere più vaste sintesi di rappresentazione delle tendenze che si muovono nella società italiana". La crisi in atto :_ precisa Marini - si estende alla scuola, al la vita associativa sociale, alla pubblica amministrazione. "Spesso il carat_teredi protesta e di contrapposizione è l'effetto di una stagnazione, di una mancanza di ricambio di classe dirigente e· di adeguamento del metodo del la gestione, oltre che di grossi ritardi strutturali. In questo quadro i gruppi sociali tendono ad acquistare piena autonomia di movimento, non solo come governo rivendicativo ma anche come produttori di valori nuovi, ideologici e culturali. L' ACPOL mi pare èmlga, fra l'altro, questa dimensione del fenomeno. Cioè esiste uno spazio che è di ricerca, di promozione, di liberazione di forze relegate in condizione di subappalto politico. Può essere un grande stimolo ai partiti di massa a muoversi da una staticità che, per quanto ricca di contemplazioni tattiche o vagamente avveniristiche, è ancorata al passato e rischia la rottura col futuro politico del nostro Paese". Marini giudica quindi · assurdo, in polemica con le note tesi adombrate da Piccoli,· "proporre incompatibilità di presenza fra · associazione e partiti, nella misura in cui l'iniziativa supera- steccati confessionali e tende a favorire, anche attraverso una contestazione dialettica, l'adeguamento dei partiti a una visione più moderna e democratica della lotta politica in Italia". A conclusione di questa panoratnica di opinioni, due giùdizi di parte socialista: quelli di Enrico Manca, della direzione del PSI, demartiniano, e di Tristano Codignola, esponente della sinistra sociaIista. L'aspetto più interessante dell' ACPOL - osserva Manca - è "il suo carattere di tentativo serio e responsabile volto ad approfondi.re il significato e le implicazioni, iri termini di cultura politica, di quell'in~ontro non tattico fra socialisti e cattolici che era stato uno dei motivi iniziali più stimolanti dell'esperienza del centro - sinistra e che, dopo le prime enunciazioni cariche di speranza e di possibilità, sembrava essere stato lasciato da parte". "E' importante - aggiunge Manca - che cattolici di sinistra, di diversa collocazione ed estrazione, e socialisti, nella convinzione .tutti che il partito socialista sia e debba rimanere con una sua specifica fisionomia parte integrante dellà sinistra italiana abbiano avvertito l'esigenza, al di fuori di ogni tentazione partitica ed elettorale, di un comune discorso culturale ove sviluppare una meditata critica all'insufficiente risposta che le forze politiche danno 9

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