Vincenzo Sechi - La verità sul processo Matteotti

88 * * * , I giurati nella camera di consiglio della Corte, aèle.sso debbono rispondere ai dieci quesiti posti dal Presidente. La discussione non fu lunga, la decisione era ormai matura e non poteva subire cainbiamenti di sorta: anche i più restii erano stati convinti dal fascino dell'eloquenza di Farinacci. I pacifici ed onesti cittadini di .Chiet.i e dintorni, risposero ai quesiti nella maniera· più benevola e indulgente per gli imputati. ' Dissero infatti che il. fatto esisteva, che Dumini aveva preso parte alla esecuzione del delitto, 1na che non si conosceva l'autore del fatto,, e che ·10 stesso Dun1ini ignorava che l'on. Matteotti era i/1 circostanze da determinare la morte e concessero le attenuanti. Il pubblico attende ansioso il verdetto, e,' ·mentre i carabinieri salutano, la Corte rientra nell'aula per la lettura della sentenza. « In nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele III, Re d'Italia, (non ancora Re d'l\lbania e Imperatore d'Etiopia) -· Viola e Malacria sono assolti, Dumini,. Volpi e Poveron10 sono condannati alla pena di anni cinque, mesi undici e giorni venti di reclusione, alla interdizionè.· perpetua dai pubblici uffici, alla, interdizione legale per la durata della pena,. alle spese del processo ed al risarcimento dei danni. Per il decreto d'amnistia del 31 luglio 1924, godono però del condono di anni quattro, e la loro pena, compt.ttato il sofferto, si riduce così a poco p_iùdi altri due mesi di carcere. Così, il ventiquattro marzo, si conchiudeva il processo alle l\ssise di Chieti, nell'anno di grazia 1926, quarto dell'Era fascista: la stampa proclamava che giustizia era fatta nonostante le opposizioni. dei soliti irriducibili mestatori .•• Da quel giorno il sipario si chiudèva sulla tragedia Matteotti, e ~I velo più fitto cadeva su uomini e cose, mentre l'Italia in camicia nera proòedeva verso i destini imperiali gùidata dall'uomo insonne e · nefasto di pafazzo ·v enezia. · J • . Biblioteca Ginò Bianco

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