Vincenzo Sechi - La verità sul processo Matteotti

36 Si viene così pure a conoscere. un altro particolare importante, che la sera del nove, alla vigilia del delitto, Du1nini incontrò· Matteotti che usciva dalla Camera e lo seguì (per puro caso ammette l'imputato, poichè facevamo la stessa strada) sino all'angolo di via della Scrofa, dove, altro caso, sostava il Thierselwidt che da quel momento, si incaricò di pedinare sino alla piazza del Popolo il deputato. Così mentre Dumini si recava a pranzare tranquillamente da Alfredo, non si badava davvero nella scelta dei locali di lusso, poichè i co,nti erano pagati dal Viminale, Matteotti inv.:ecedi esser sorvegliato dalla polizia di De Bono, quella ufficiale, era spiato dalla polizia del partito e dai criminali che il giorno dopo lo avrebbero.. assassinato. * * * Nell'interrogatorio del. 24 luglio Amerigo Dumini modif.icava alquanto le sue dichiarazioni circa il colloquio avuto alla stazione con il generale De Bono, il quale pochi giorni prima era stato interrogato dal comm. Del Giudice. Dice infatti l'imputato che il colloquio si svolse in maniera ben diversa da come era stato riferito in un primo momento: De Bono avrebbe detto « lei non parla con il capo della polizia, ma parla con un fascista, un vecchio fascista, un vecchio fa~ scisla » e poi, subito dopo « se sà qualche cosa neghi, · neghi, neghi, io voglio salvare il 7ascismo » e alle obiezioni del magistrato su· tale versione del colloquio Dumini rispose « sono adesso costretto a dire la verità poichè capisco che mi si vuole accusare a torto». - Vedremo poi che cosa aveva deposto al magistrato il candido e innocente ex Direttore Generale della Polizia, mentre la macchia di olio si allarga 'sempre più e dalle ammissioni più o meno esplicite dei numerosi arrestati le responsabilità emergono sempre più palesi e chiare. · · De Bono dichiarò che subito dopo l'annuncio della sparizione di Matteotti, Mussolini gli aveva detto che cominciav~ a temere qualche colpo di testa di qualche facinoroso, n1a gli aveva raccomandato di andare a fondo nella cosa. Dichiarò di conoscere il Dumini solamente di nome per alcune delle sue imprese, mentre conosceva assai meglio Volpi, al quale, si potevano·...senza meno imputare tutte le azioni ill~- gali commesse a Milano negli ultimi tempi. J\ tal proposito il povero ex Direttore Generale della polizia si sfoga in seno al magistrato « Volpi era un po' "l'enfant gaté" della Federazione F~cista di Milano, sapeva abilmente sfruttare le strette •di mano e le parole rivoltegli da Mussolini in varie occasioni, e così era difficile poterlo l'improverare e arrestare 1perchètrovava sempre difensori facili e nascondigli ... ». Confessione candida della impotenza della polizia davanti alle Biblioteca Gino Bianco

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