Vincenzo Sechi - La verità sul processo Matteotti

34 * * * Negli interrogatori che seguirono, il Comm. Del Giudice Mauro· Pr~sidenle della Sezione d'Accusa intervenne personalmente insieme· al cornm. Tancredi in sostituzione dei magistrati che avevano proce... duto ai primi interrogatori. Filippelli aveva deposto molte cose importanti, asserendo tra l'altro. che Dumini era andato a trovarlo al Corriere ltaliano il giorno dieci -con la famosa macchina grigia, e poichè Dumini persiste nella negativa avviene un drammatico confronto tra i due imputati. Dumini perde· la calma per la prima volta e chiede di es... ser niesso a confronto anche con De Bono ripetendo « è tutta una bugia io non ho avuto mai mandato da nessuno di comnzettère atti di violenza, nè- ho preso alcuna parte alla aggressionecontro r on. Matteotti ». Ancora più drammatico · è l'interrogatorio del ventisei luglio, quando il magistrato mostra all'imputato i pezzi ,. della tappezzeria mancante nell'interno dell'automobile. « Non so e non posso capire chi abbia potuto mettere nella mia valigia questi ritagli di stoffa... -. dice il Dumini, aggiungendo - co111prendcohe sono tutte circostanzegravi quelle che mi si contestano,·m;;,io con~ tinuo a protestarela mia innocenza». ·Malgrado tali asserzioni e tali proteste, lo stesso giorno il comm~ Del Giudice spicca contro Dumini mandato di cattura con l'accusa precisa di omictdio premeditato in persona dell'on. Giacomo Matteotti. Proseguivano frattanto gli interrogatori dei varii complici arrestati a Roma, Milano e nei loro nascondigli: e le loro dichiarazioni erano quanto mai importanti e decisive per la ricostruzione del delitto e la partecipazione di una vera banda organizzata. Nello.Quirci, il redattore del CorriereItaliano, il quale aveva veduto Dumini e compagni nella macchina la sera del dieci giugno ed · era stato impedito dallo stesso Du·mini di. salire nell'interno, dichiara anche che Filippelli, prima del suo arresto gli avrebbe detto di esser tranquillo perchè tutto quello che aveva fatto lo aveva fatto per ordini precisi di De Bono, Finzi e Cesare Rossi. Aldo Putato, il pavido ragioniere, -sceso all'Albergo -Dragoni insieme agli amici di Dumini ammette che questi gli aveva detto di voler dare l'olio di ricino a qualcuno in maniera che se n~ ricorderà per , µn pezzo, e aggiunge la. frase sibillina ma sintomatica « non cade f oglia che Dio non voglia ». Cesare Rossi anche lui si_difende energicanìent~, dichiarando di aver appreso il fatto solo l'indomani, ma deve ammettere la sua confidenza e i suoi rapporti con Dumini e soci, il colloquio svoltosi la sera al Viminale tra lui, Marinelli e De Bono, la sua preoccupazione onde -evitare l'arresto di Dumini e di Volpi, e non sa spiegare il perchè del suo ,,allontanamento da Roma durante i varii giorni che precedettero la sua costituzione. Spiegherà poi tutto e Biblioteca Gino Bianco

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