Vincenzo Sechi - La verità sul processo Matteotti

22 gere ·ed annullare ogni parvenza di libertà e pugnalare alle spalle il .Paese. Il motivo del tradimento era sviluppato e ripreso dalla stampa fascista: li Popolo d'ltalia del 19 giugno scriveva infatti: « 11Duce ha il torto di esser stato tradito più ancora di Cesare e di Bruto, e proprio all'indomani del suo appello alla pace, al lavoro fecondo, alla collaborazione ministeriale, alla concordia»; aggiungendo « ma quest'uomo è ancora, ricordatelo uomini dell'opposizione, l'unico che potrà frenare l'impeto delle masse torbide del bolscez,ismo e delle moltitudini inquadrate nel fascismo>~. Tesi questa che contrastava singolarmente con la campagna di altra stampa, culminata nell'articolo di Farinacci su « Cremona Nuova» nel quale si tentava di far. credere che l'onorevole Matteotti fosse stato sequestrato dai suoi stessi amici. .. Le direttive da seguire non erano ancora state fissate in ogni loro dettaglio e, mentre la pugnalata alle spalle del Duce metteva in chiaro che i colpevoli dovessero ricercarsi proprio tra i fascisti, suo_navano rrwlto strani i discorsi di gerarchi e capi locali i quali come il famigerato Regazzi, ras del fascio di Molinella, sbraitava nei suoi raduni: « Matteotti è stato ucciso dai suoi amici, e· se qualcuno ne Incolpa i fascisti sarà schiaffeggiato se donna, avrà del piombo se uomo» avvalorando la sua promessa con la dichiarazione « io ho già quattro imputazioni -per omicidio, ma non mi fanno paura! ... ». · * * * La « Rivista Penale )> del luglio 1924 pubblicò un fiero _articolo del direttore Senatore Luigi Lucchini, a proposito dèl ·delitto Matteotti, che suscitò larghi ~ommenti e procurò anche noie non lievi al suo autore il quale, da allora passò in Senato alla più aperta opposizione contro il Governo. L'articolo molto impòrlante per l'autorità del~ l'autore che aveva ricoperto le più alte cariche nella magistratura, e per l'onesta premessa « assai prima della marcia su Roma noi auspicammo l'avvento del 'fascismo che ci liberasse dalla tirannia rossa e nera e dal disfattismo bolscevico..., ma in seguito non abbiamo avuto alcun ritegno a disapprovare la richiesta o meglio l'imposizione dei " pieni poteri " e la pratica e quotidiana ostentazione della violenza... » ricorda che Matteotti « era stato uno studioso assiduo e valente delle nostre discipline e la Rivista si compiace di aver ospitato vari suoi pregevoli lavori». ,,.. l\lle, insistenze del Senatore perchè volesse ancora collaborare, il deputato inviava la lettera riprodotta n_ell'articolo e che merita di esser conosciuta: « Illustre Professore, ritrovo qui la su~ lettera gentile e non so come ringraziarla delle espressioni a mio riguardo. Biblioteca Gino' Bianco

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