Vincenzo Sechi - La verità sul processo Matteotti

- III. LE RIPERCUSSIONIlN ITALIAE ALL'ESTERO LE ripe~.eu~sioni del delitto -Matteot~i furono di enor~e e, di in.calcolabile importanza nel Paese e 1n Parlamento. S1 puo oggi affermare, a distanza di vent'anni, che il sacrificio del deputato non sarebbe stato vano se l'opposizione fosse stata più energica e avesse avuto una più chiara ed esatta visione della portata del _fattoe delle sue conseg.uenze. . .Alla Camera, sin dal dodici giugno cominciarono le proteste e le interpelianze: particolarmente drammatica la seduta in cui Mussolini fu costretto a rompere il silenzio e parlare dichiarando che doveva assolutamente discriminare il Governo da alcuni isolati faci- - norosi ma promettendo che la giustizia sarebbe stata severa ed esemplare. L'onorevole Chiesa aveva già lanciato dal suo banco a Mussolini, il quale in preeedenza aveva detto ·che occorreva attender il risultato delle indagini, la frase famosa « alloralei è complice» ma il capo del Governo si era allora limitato a non raccogliere la invettiva del deputato socialista, e all'onorevole Gonzales aveva risposto che tutto il possibile sarebbe stato fatto per ritrovare l'on. Matteotti. Parleranno poi a rincalzo del Presidente l'on. Grandi, allora alle sue prime armi, il quale tenterà in-sinuare il dubbio che nel rapimento deJ Deputato socialista non siano estranei gli anarchici, e il Presidente della camera on. Rocco il quale invocherà la solita concordia per l'amor di Patria, mentre i fascisti si affretteranno a proclamare che , Mussolini non sapeva nulla. di nulla, e che quando gli fu riferito il fattaccio aveva esclamato: « sono stato tradito, sono sta.lo pugnalato alle spalle ». La verità è invece che il pugnalato Iu proprio l' on. Matteotti, e che da allora Mussolini, con le sue arti subdole e il suo giuoco parlamentare alternato di mina<::ciee di blandizie, si preparava a distrugBiblioteca Gino Bianco

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