Vincenzo Sechi - La verità sul processo Matteotti

VINCENZO SECHI -~ i ~~~. ~ , I 11-1 . I • I I i ljl\ \ . . ~ - - LA VERIT A' SUL PROCESSO MATTEOTTI Con il contributodi PRESlDENZA DEL CONSIGLIO ?--~.~~~ I DEIMINISTRI ,~ ... .~) ~ NA'l\O

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. . TUTTI I DIRITTI RISERVATI , Copyright 1945 • BibliotecaGino Bianco

... I. .L' AMBIENTE DEL DELITTO -· , DOPO lunghi· venti anni il nome di Giacomo Matteotti, il fiero deputato socialista, torna più yivo ·che inai e si leva implacabile -accusatore di quel nefasto regime che lo aveva colpito a morte perchè più non potesse parlare. Il fascismo ·con i- suoi metodi e con la sua feroce campagna di persecuzioni, si era illuso di poter far dimenticare e seppellire nell'oblio la figura delta vittima, ma il popolo non lo rli1nenticò Jllai, e il suo nom.e ri_n1ase nel cuore e nella coscienza di tuUi gli uomini onesti; d'ogni partito, simbolo purissimo di una fede e di, un ideale aJtissimo, quella fede e quell'ideale per iJ quale Egli cadde combattendo . .Giacomo Matteotti è stato perciò, negli anni più oscuri della pre- · parazione e della lotta clandestina, quando sembrava che ormai libertà e giustizia fossero travolte e abbattute per sempre, l'animatore di tante energie, il suscitatore di tante volontà tese verso un unico e supremo fine, la rinascita di tutti quei v~lori ideali e supremi che il regime aveva dapprima corrotti e_poi cercato di distruggere sotto i segni della più abietta dittatura. Il suo n01ne è stato invocato in segreto, ed ora assunto quale bandiera dalle brigate che hanno combattilto per liberare il. sacro suolo della Patria dai tedeschi invasori e dai loro complici fascisti nella guerra di redenzione dell'Italia. Alla vigilia del nuovo processo per il delitto; che tanto appassionò e co1:in1osse l'opinione pubblica e tanta indignazione suscitò non solo in Italia ma in tutto· il mondo dvile, per i suoi tragici particohiri e le_ sue conseguenze, il deputato socialista è più vivo che mai con le sue opere e il suo sacrificio. _ Per poter valutare in tutto il suo intero significato il delitto e il processo che ne seguì, è necessario potersi ripor-tare indietro di un -ventennio, e rivivere nel clima torbido e ijrrovéntato dell'epoca, in quel triste e trisfo periodo della vita italiana che per tante persone è solo .- Biblioteca Gino Bianco

6 . . un penoso ricordo, e che è poco noto se non ignorato da tanti giovanj e giovanissimi cresciuti e vissuti sotto ~l segno del littorio e all'ombra dei gagliardetti fascisti. Il delitto Matteotti fu ~efinito, a. ragione, uno tra i maggiori crimini del fascismo, non solo per il gesto con il quale si stroncò la vita ad un rappresentante del Parlamento, ma perchè in quel gesto si doveva riassumere il metodo perseguito e instaurato dal regime con la violenza e il terrore e si additava la strada prescelta onde asservire totalrn_enteil paese al partito e alla dittatura. * * * ' Siamo nel 1924, non sono trascorsi neppure due anni dal giorno in cui Mussolini, per debolezza di governi e insipienza di uomini, ha potuto con la marcia su Roma impadronirsi del potere tanto agognato e insediarsi alla presidenza del Consiglio. · . Poche ore prima di giungere nella Capitalé, a Civitavecchia, egli aveva detto: « fra breve l'Italia non avrà un ministero, avrà µn governo» e, senza volerlo, aveva profetizzato l'avvenire, intendendo ' per governo non già il governo legale soggetto al controllo delle Can1ere e responsabile, verso il paese, delle sue azioni, ma il governo instaurato con la forza, accampato con le sue schiere d'arn1ati in Rori1a, che non dovrà poi conoscere più freni· al suo potere e non ammetterà critiche e opposizioni. . Era fatale· che le schiere di coloro che avevano creato, e ingrossato il partito, giunti alla meta agognata,- cercassero· con· ogni mezzo di restare al potere per dominare incontrastati in ogni campo e il più a lungo possibile. Il 1924 è l'anno in cui violenze e illegalità culminano nella maniera più palese e più sfacciata, mentre il governo invoca la legalità e predica la concordia nel paese, chiede ai partiti· 1a collaborazione e lai fiducia. È l'anno in cui Mussolini sente appieno il disagio di uria rivoluzione non compiuta e non 111aturata, che non ha dato i frutti sperati e i risultati ripromessi, mentre si delineano sempre più evidenti i segni dei primi dissidi e di crisi in seno al partito. Ognuno infatti pretende sempre più imperiosamente e urgentemente i diritti che ritiene acquisiti per quanto .ha fatto o dato alla causa della rivoluzione e del partito; la milizia non ancora ~iste·ma.ta nei ranghi e nelle prpvvidenze che ne faranno poi l'asilo e il comodo rifugio di tanti violenti e fannulloni e che consentirà a tanti caporali di diventare consoli e generali, è pronta a tutto dare ma anche è pronta.· a ribellarsi. La storia dei pretoriani in rivolta contro gli imperatori po-· trebbe ripetersi a distanza di secoli, e Mussolini dovrà perciò cedere alla volontà dei « novanta mila uomini pronti a uccidere ed a morire'»· Biblioteca Gino Bianco

. 7 secondo le parole lanciate da De Bono nel telegramma al Duce, a ( nome dei fedeli militi .d'Italia. Le discussioni alla Camera, · i consigli di personalità e anche di molti fascisti, le campagne di stampa, a nulla serviranno, il problema della milizia sarà risolto nella. maniera. più totale a vantaggio del partito e anche del governo, il quale ·avrà la sua « guardia armata della rivcluzione » e potrà meglio affrontare con tale sicuro presidio la soluzione di tanti problemi. -· 11 fenomenf> dei ras in tutte le provincie d'Italia andava intanto sviluppandosi e consolidandosi, assumendo proporzioni allarmanti: · le ccnsorterie e i gruppi locali vanno trasformando il paese in fazioni e in feudi dove le autorità sono sopraffatte e impotenti, quando non si alleano più o meno palesemente con i gerarchi che comandano e imperano insofferenti di ogni freno e di ogni disciplina. Farinacci comanda a Cremona, in attesa di comandare anche nel resto della penisola, quando sarà n01ninato segretario del partito, a Lucca spadroneggia Scorza, Giampaoli a Milano con _i suoi seguaci, Grandi e Arpinati si contendono il primato a Bologna, mentre a Roma si lotta tra Bottai e Igliori, Italo Foschi e Candelori; nel Carrarese domina la figura di Renato Ricci, il futuro ministro delle Corporazioni ~ a Trieste quella di Giunta l'aggressore di deputati socialisti e fascisti dis~identi, non ancora presidente delle maggiori società di assicurazione e dei cantieri triestini. È un panorama di violenze e di soprusi, è storia di ieri, che dilaga sempre più, nella quale si mescolano oltre gli odi e le vendette personali, le bra1ne sen1pre più ingorde per ogni speculazione ed ogni affare _ n1ascherate sempre dal più rancido patriottismo e dagli ideali del partito. · La st~ssa- Margherita Sarfatti nel suo « DUX » ha avuto ·parole non- certo lusinghiere verso questa vasta categoria di gerarchi ed i loro 1netodi « i capi fascisti in sottordine, i così deiti ras di provincia, disposti a traspol'tare nella vita civile l'imperioso " à la guerre conun~ ·à la guerre", senza eccessivi scrupoli per le convenienze, la comodità e la legalità del viver borghese, devoti al Capo Supremo, fedeli ~ alla consegna ma tra loro rissosi, gelosi l'uno dell'altro e dei supremi 1 avori, innamorati della gloria. ma facili a scambiarla con la gloriola~ idealisti ~gocentristi disposti a sacrificare se stessi ali' Italia e gli altri a se', fiamme di patriottismo, ma giovani e non insensibili ai cupidi beni, esecutori impareggiabili, mediocri strateghi, eccellenti per l' azione rivoltosa, pericolosi qualche z,olta, dissolvitori per l'azione" di Governo: è da chiedersi se da essi abbia avuto maggior aiuto il Duce in un primo tempo o più gravi fastidi in un secondo». Il quadro, a parte gli apprezzamenti lusinghieri circa l_adedizione e il patriottismo, è perfetto e non ha davvero bisogno di commenti. M~ntre nelle provincie -la situazione diventa sel?pre più grave e~ Biblioteca Gino Bianco

. 8 allarmante, nella, Capitale, dopo l'avvento del fascismo, la piccola ·schiera di trafficanti che si era insediata ai posti di comando minacciava di diventare una _legione. assai ·più quadrata di quelle legioni romane che Mussolini avrebbe dovuto esaltare nei suoi roventi e roboanti discorsi. . R vventurieri dal passato più o meno losco, politicanti improvvi- - sati che osannano il Capo e il partito, imbast~ndo intanto affari e speculazioni di ogni genere, giornalisti a caccia di sussidi e di finanziamenti per nuovi fogli onde sostenere il governo e abbattere le opposi~ zioni di cui si esagerano ad arte i pericoli, finanzieri che mungono sovvenzioni alle esausté casse dello Stato per nuove e mirabolanti ilnprese. È tutto un mondo torbido che si aggira tra it Parlamento, il Palazzo Chigi e il Viminale, al quale si devono aggiungere le famose spie e le confidenti-della polizia, le contesse amanti di De Bono e dei pezzi grossi del p~utito, avanguardia di quella che sarà poi l'-Ovra di Bocchini, i venditori di permessi ai biscazzieri;· i trafficanti in onorificenze e titoli nobiliari e concessio_ni d'ogni genere, spesso venditori di fumo, più spesso impuniti perchè protetti dall'autorità del governo e del partito. E infine squadristi _veri e falsi, i rivoluzionari puri che pretendono arraffare ad ogni costo e vivono ai margini dei più fortunati con1pagni che hann0 potuto salire a posti di comando, i pubblicisti a caccia di sovvenzioni e di contratti per le riviste del partito che· pullulano insien1e ai giornali di propaganda di ogni genere. Scandali sp,esso soi-Iocati sul nascere, processi per diffamazioni, crak bancari chf! si succedono con la rovina di tanti piccoli e onesti rispàrmiatori, speculazioni in borsa alimèntaie da pezzi grossi e dai loro agenti bene informati, rivelazioni più o m~no sensazionali riempiono le cronache di quel periodo della vita· italiana, mentre a IVlilanosi gettano le fondamenta del nuovo palàzzo che ospiterà il « Popolo d'ltalia )> e j milioni aHlui~cono alle casse del partito sempre pronte a ingoiare nuovi denari per la ·difesa degli interessi del paese e la sacra causa della rivoluzione. Rrnaldo il buono, l'apostolo delle foreste, intanto, comincia a tassare gli in_dustriali c;he vogliono appalti o hanno qualche peccatuccio - sulla coscienza, Michele Bianchi il quadru1nviro della marcia su Ron1a, . si pennette il lusso di regalare appartamentini alla Fougez, precursore di Pavolini che regalerà poi ville e pellicce alla Duranti e de.Ilostesso Mussolini con la favorita Claretta e le altre di minor conio... · · È un mondo ,nuovo che ·sorge, \lna nuova regola di vita che si afIern1a e si i1npone, uomini che, senza ·scrupoli ed esitazioni, dovtanno onnai dominare all'ombra del littorio. su tutta la vita economica e in~ dustriale del paese in una casta chiusa e intransigente. · Il partito si va seJTipre più aHermando, e. dovrà rimanere solo a don1inare incontrastato, dopo aver sfruttato in pieno gli errori degli {litri partiti, le gelosie e le rivalità di tanti altri uomini e gruppi. « Non Biblioteca Gino Bianco -

9 più partiti che si controllano, si combattono e si alternano al potere - così scriveva nel 1924, Ivanoe Bonomi nel suo acutp libro " Dal so: ·. cialismo_ al Fascismo " -- ma un solo unico dominante partito, anzi nzovimento come dapprima voleva esser chiamato. Che raduna e conf ondc in un sol blocco tutti gli elementi nàzionali, cioè auelli che negano ogni altra realtà per esaltare soltanto la nazione, e li contrappone agli elementi antinazionali da estirpare dalla . società italiana nella quale non debbono aver alcun diritto di citladinanza ». * * * Nei primi mesi del 1924, avvengono le elezioni volute da Mussolini, per rinforzare la sua posizione e poter ottenere una maggioranza schiacciante alla Camera contro le opposizioni, che ancora potevano e dovevano dare preoccupazioni al gòverno. Elezioni che, con i sist~mi di violenze, corruzioni e brogli, portarono a Montecitorio una nuova. f?la?ge di deputati, alcuni minorenn.i, pronti alla lotta contro le oppos1z10n1. Nelle province la situazione·· era però sempre irr1mutata e le violenze si succedevano con ritmo in1pressionante: devastazioni di circoli politici, bastonate e aggressioni a: deputati socialisti e popolari, minacce _e provocazioni contro operai e. sciogli1nento di associazioni mentre la stampa fascista imperversava con il linciaggio più irruento e con le più grossolane ingiurie contro· gli avversari del fascismo. Dopo i fatti della Brianza che culminarono con la devastazione di circoli religiosi e persecuzioni contro i cattolici, il 13 aprile·« l' Osservatore Romano » denunziava « la pericolosa psicologia per la quale dopo un anno e mezzo di potere legale, di sanzioni legali, di mezzi e di governo, vi sono ancora individui e nuclei che continuano indisturbati le loro violenze efferate... ». · A tali parole Farinacci dalle colonne di «·Cren1ona Nuova» non trova di meglio che rispondere dicendo che si trattava di circoli politici, non religiosi e quinçli erano perfettamente lecite le violenze e gli assalti dei fascisti ... La e-risi in seno al partito, con gli atl~cchi alla politica ·finanziaria di De Stefaiti, difeso da Mussolini, porta come conseguenza l'allontamunento dei dissidenti capitanati da Massimo Rocca che è espulso dal partito. Ed è opportuno ricordare la lettera che egli in tale occasione inviava al Duce « ti avverto che la situazione nelle provincie è assai grave e che il fascismo per ragioni d'inel'zia e di convenienza non sà e non vuol mutare sistema; se neppuré il partito sà dare una legge ferrea e una disciplina consapez,ole al popolo italiano, bisogna davPt:ro disperare del/' avvenire del/' ltalia » . • Biblioteca Gino Bi-anca·

• 10 Consigli inutili e vane esortazioni, come tutte quelle già partite dalla tribuna del Parlamento" e dalla stampa e che valsero l'aggressione nella quale l' on. Misuri scampò miracolosàmente la morte! La collaborazione con i popolari sfuma e si dilegua dopo gli attacchi di Farinacci e le violenze contro i soci dell' l\zione Cattolica che provocheranno lo sdegno dello stesso. Pontefice e la sua alta paròla di protesta. Le esortazioni alla concordia e alla legalità cadono nel vuoto. Il 25 maggio si inaugura solennemente la nuova Session~ Parla1nentare alla Camera con il discorso della Corona nel quale è fatto esplicito accennò alla situazione invitando il paese « a· ripudiareogni degenerazionee ogni forma di licenza »; il giorno dopo si iniziano, i_n un'atmosfera di battaglia, e di provocazioni da .parte della maggio-· ranza di .fascisti, i lavori parlamentari. · * * * l ·Giacomo Matteotti nato nel 1885 a Fratta Polesine in provincia di Rovigo, da ·uha ricca famiglia proprietaria di. molti terreni, si laureò. giovanissimo in giurisprudenza nell' l\teneo di Bologna e completò i suoi studi all'estero, in Germania e in Inghilterra, pubblicando poi vari saggi su argomenti giuridici e collaborando anche a importanti riviste italiane ed estere. · Iscrittosi alla « Gioventù Socialista··», appassionato per il movin1ento sindacalista, studioso dei proble·mi sociali specialmente relativi alla terra e all'agricoltura, viene eletto sindaco di Fratta e quindi, nel 1915 segretario del Partito Socialista Unitario dove. doveva profondere la parte migliore della sua vita con una attività inesausta e prodigiosa e una purezza di vita esemplare. Eletto deputato al Parlamento per il Collegio di Rovigo-Ferrara nel 1919 e nel 1921, quindi nel 1924 ·per quello di Padova-Rovigo con un plebiscito di. voti nonostante tutte· le arti e i soprusi messi in opera dal governo e dal fascismo per cercare di sabotare le sue elezioni, continuava alla Camera e sulla stampa la sua opera intesa soprattutto a denunziare pubblicamente gli .iniri1 ghi e le corruzioni di cui erano complici governo e partitò.. .Per scherrio i fascisti lo chiamavano il « milionariosocialista » fingendo di ignorare come Matteotti, fedele ai suoi principi, avesse . di~tribuito tra i suoi contadini che lo ç1doravano,gran. parte delle terre .paterne, e tale gesto doveva sollevare contro di lui le ire di tutti i grandi proprietari. terrieri della provincia ·asserviti al fascismo. · Il giovane deputato; il « migliore del socialisti » come lo definì giustamente Filippo Turati, fu uno tra i pochi uomini dell'opposizione che comprese la situazione politica e intuì le Vere finalità che 1\\ussolini voleva raggiungere a scadenza più o rneno lunga ma a qualunque costo. Biblioteca Gino Bianco

11 La sua attività tenace e paziente nel ricercare accuratamente i documenti delle trame più o meno losche, degli afJari che si andavano a_llcra imbastendo al Viminale; nell'opporre l'eloquenza delle cifre positive ai trucchi. ed alle mistificazioni dei bil~nci manipolati dal go- · · verno, doveva necessariamente far di lui il più pericoloso avversario del governo e del partito. Non era l'uomo il quale si· limitava à· scagliare invettive più o meno plateali dalla tribuna di· Montecitorio, secondo. il buon costume fascista, o a pubblicare vani articoli infiorati di ingiurie·e contumelie volgari sul tipo di quelli di Farinacci e Giunta, ma · era l'avversario colto, intelligente, conosciuto ie apprezzato •:anche , all'estero,- che attaccava solo .quando sapeva di poter documentare· con fatti e con cifre _che non temevano smentite, che preparava da tempo un vasto piano d'opposizione materiato di prove tali da spaventare lo stesso Mussolini. . · · .. . La -sua formidabile pubblicazione « Un anno di dominazione fa·- scista » con la critica severa e precisa di tutti- i metodi del regime, anche di quelli finan~iari, aveva suscitato grandi apprensioni ed era stato un vero atto d'accusa e di sfida contro Mussolini e i suoi complici. . . Tradotta in molte lingue, recensita su molte autorevoli riviste tedesche, francesi e inglesi, la pubblicazione proibita in Italia era stata divulgata e conosciuta in ogni ambiente, così come avevano molto in1pressionato gli ultimi suoi articoli pubblicati sulla rivista londinese « cnglish Life ». . Ecco perchè Matteotti, la persona modesta, che non si poteva nep .. pure attaccare nella sua vita privata, il socialista. puro che· non aveva mai .tradito la sua ·idea e la sua fede come invece aveva fatto l'uomo di Predappio, era iLpiù tèmibile e temuto avversario dei fascisti che, con ogni mezzo, avevano tentato di non Iarlo più entrare in Parlamento, ma non vi erano riusciti. · Il trenta maggio _·Matteotti doveva pronunziare il iormidabile atto di accusa conlro governo e partito, denunciando le illegalità e. le violenze commesse nelle elezioni politiche e contestando la validità dei voti riportati dalla maggioranza. In una atmosfera arroventata, tra le continue interruzioni e proteste della canea fascista~ con l'intervento di membri del G òverno tra cui l'on. Finzi, · il deputato socialista parlò lungamente dando le prove di tutte le falsificazioni, i brogli, i soprusi contro i candidati degli altri partiti e contro la libertà di voto e promettendodi portare altre documentazioni a sostegno della sua richiesta - ·di contestazione e invalidità dei voti riportati da1la maggioranza . . « O ristabilite l'autorità della legge o rovinate l'inthna essenza della Nazione. Voi dichiarate ogni giorno di voler ristabilire l'autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo, altri .. m~nti voi sl veraJ?lente rovinate quella t:he ~ l'intima essenza, la raBiblioteca Gino Bianco

gione morale della Nazione. Non continuate· piu oltre a tener la Nazione divisa in padroni e in sudditi, poichè questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. ·Se invece la libertà. è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di sapersi correggere da se medesimo. Noi·deploriamo invece che ~i voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sè e deve esser governato con la forza. Molto danno avevano fatto le dominazioni straniere, ma il nostro -popolo stava risollevandosi ed ·educandosi, anche con l'opera nostra. · ,. Voi volete ricacciarci indietro. Noi dilendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo· il più .alto saluto; e crediamo di rivendicarne la dignità domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violen2a alla Giunta delle -elezioni ». Così chiudeva il discorso che Mussolini ·non esitava ·a definire •« provocatorio » e che doveva esser l'ultimo discorso pronunciato alla Camera dei Deputati dal « leader » -socialista, alla vigilia del feroce ag... guato tesogl_idai ·sic_ariarmati del Viminale. · BibJioteca Gino Bianco· .

II. \ IL DELITTO • NEL pomeriggio del dieci giugno 1924, alle ore sedici e trenta, l'On. · Matteotti usciva dalla sua abitazione in _viaPisanelli, presso la _ porta del Popolo, per recarsi a Montecitorio dove aveva appuntamento con varii amjci e discutere sulla riunione del Gruppo Unitario Socialista che avrebbe dovuto aver luogo il 13 giugno. Il deputato portava seco una cartella di cuoio che verosimilmente doveva contenere documenti, i quali purtroppo non furono più trovati e di cui non si è potuto esattamente sapere nulla, ma certo dovevano esser documenti di grande importanza se furono fatti sparire: era senza cappello, e, particolare che si apprese in seguito, aveva in tasca la somma di sole lire dieci. Molto si parlò e si scrisse sui documenti che il dèputato socialista avrebbe avuto quando sGomparve, invano cercati anche nella sua abitazione. Erano forse i documenti relativi all~aHaredel petrolio, alla cessione dei pacchetti d'azioni da parte di Mussolint alla società francese Sinclair che avrebbe dovuto provocare lo scandalo temuto in Parlamento? o piuttosto altre prove raccolte sulla invalidità e illegalità delle elezioni politiche che l'on. Matteotti aveva già coraggiosamente denunciato alla Camera ed aveva promesso di provare in maniera concreta e completa? Il mistero avvolse da quel pomeriggio tali documenti i quali peraltro non dovevano più apparire a turbare i sonni già agitati dei capi del Governo e del partito. La sera del dieci giugno il deputato non· rientrava a casa; passò - così tutta la giornata seguente e la famiglia, dopo la vana attesa durante la quale non aveva avuta alcun notizia, cominciò ad esser preoccupata ed i primi sospetti cominciarono a farsi strada. La signora Velia, moglie dell'onorevole si decise perciò a telefonare per chieder notizie e comunicare ì suoi dubbi-·all'on. Modigliani ed ai Questori della Camera on. Renda e Buttafuochi. Sin dalla mattina del dodici cominciarono così a circolare nella Capitale le prime voci sulla sparizione. del deputato e i primi sospetti di un attentato fascista data la Biblioteca Gino Bianco

14 notorietà della vittima e gli attacchi violenti cui era stato fatto segno,. specialmente nella ultima settimana da parte della stampa fascista. Pare che il generale De Bono, allora direttore generale della Pubblica Sicurezza, fosse subito informato dall'on. Acerbo dell'accaduto e pare ·anche che non ne restasse stupito, quasi fosse già al corrente della · cosa. La Questura è subito messa in moto, viene interrogato l'agente df servizio alla porta della casa di Matteotti il quale dice averlò visto uscire il dieci alle· sedici ma non averlo· più incontràto: telefonate è telegrammi si diramanq, mentre poche ore dopo lo stesso De Bono assume personalmente la direzione delle indagini. Ai primo istante tale gesto che voleva metter.e in risalto le ottime. intenzioni del Governo di procedere rapidamente - Mussolini era stato subito in-formatoanche lui delFaccaduto - e di far luce sul caso assicurando alla giustizia gli eventuali colpevoli trovò unanime consenso. Ma in verità, man mano che gi avveni~enti si seguirono, lo scopo apparve ben chiaro ed evidente; quello cioè di esercitare sui funzionari addetti alle indagini il più severo controllo, di poter sottrarre subito documenti e altro materiale compromettente e cercare di salvare i responsabili. :Risultò pure che l'Arma dei carabinieri fu completamente estromessa sin dall'inizio e quàndo, in rare occasioni, dovette collaborare con la Pubblica Sic:;urezza, fu ostacolata in ogni maniera. Varie, importanti deposizioni erano per fortuna, :taccolte subito; quella dell'avv. Giannini abitante in via Scialoia, il quale nel pomeriggio del dieci giugno, proprio nell'ora in cui il deputato era t1scito da casa, aveva sentito il suono prolungato della sirena di un automobile e, dalla finestra, aveva assistito ad. una insolita scena: cinque individui trascinavano a forza un passante che tentava di reagire, lo spingevano dentro la macchina che_partiva· a gran velocità. verso la via Flaminia. L'avvocato era subito sceso in strada ma la macchina era già lontana. e nulla aveva potuto fare; analoghe testirnonianze resero altre due persone, una delle quali udì· distintamente. gridare: « aiuto, aiuto», mentre un portiere dichiarò di aver vista l'automobile ferma per vario tempo all'angolo del Lungotevere l\r-- ~1aldoda Brescia, posto isolato e tranquillo, dove rari sono i passanti,_ ,..e che-·il_deputato_soleva abitualmente percorrere per imboccare poi la via che lo portava 'cl Ripetta e al centro. Fortunatamente uno dei passanti che scorse l'automobile sulla via Flaminia, in un attimo di sosta presso un tram, prese il numero della macchina, altri ancora potettero deporre di aver visto passare la macchina a gran corsa, con una per-· · sona sul predellino, mentre la tron1ba suonava insistentemente, e dileguavasi in direzione di Ponte Milvio. Il giorno dopo, in una località oltre tale ponte, era rinvenuta per terra una tessera di deputato, quella del deputato Giacomo Matteotti. L'automobile, una Lancia grigia e ben carrozzata, portava il numero di targa 54-12169 ed era di proprietà della rimessa Tommasini in via, Biblioteca Gino Bianco

15 dei Crociferi. « Garage Trevi>~; era stata data in affitto precisamente il 9 giugno al giornalista Filippo Filippelli direttore del quotidiano fascista « Il Corriereltaliano » il quale, subito interrogato, disse di aver noleggiato la macchina per co~to di « persona al disopra di ogni sospetto » e quindi ammise averla ceduta a tale l\merigo Dumini, fascista ed ex combattente, raccomandatogli da personalità di tui non - poteva fare il nome. Nel frattempo l'automobile poteva esser rintracciata, sporca di fango, con le tappezzerie e· i tappetini interni. stracciati e tagliati in parte, nel garage Tattini e Maraga presso Ponte Milvio, dove dùe persone la sera del dodici giugno l'avevano portata dileguandosi rapidamente, ed era subito posta sotto sequestro. Non appena si sparse la notizia che la macchina era stata affittata per conto di Dumini nessun dubbio potè più oltre restare sulla causa dell'aggressione e dell'attentato di cui era stato vittima il povero Deputato socialista. l\merigo Dumini, nato nel 1892 a Saint Louis, in l\merica da padre italiano, ex combattente, pseudo giornalista, era il prototipo del fascista avventuriero pronto a tutto, già arrestalo varie volte e poi rilasciato, implicato in un affare di contrabbando d'armi con la Jugoslavia, emissario in Francia per conto del partito onde spiarvi i. movimenti di personalità politiche, era .designato dalla pub.: blica voce quale autore e organizzatore di numerose violenze contro altri deputati dell'opposizione. Sua dimora abituale era Milano, ma frequentemente veniva a Roma dove assiduamente bazzicava il Viminale e Montecitorio, amico di deputati e di autorità7 era pure indicato quale segretario di Cesare Rossi, il Capo dell'ufficio Stampa di Mussolini, l'uon10 di fiducia di Finzi e di De Bono. Non appena fu fatto il nome di Dun1ini la polizia si affrettò a perqu1sire la sua camera all' l\lbergo Dragoni, quartiere generale di loschi tipi di fascisti e avventurieri, portando i corpi di reato, valigie e altri documenti subito al Viminale dove furono esaminati personalmente da De Bono il quale diede ordine di arrestare il fascista. Diede però tale ordine - ciò risulta in maniera inequivoca- . bile dalle stesse dichiarazioni rese al Magistrato da De Bono nel suo interrogatoriò del luglio - non già alla Questura, ma al Generale della milizia l\gostini~ suo intimo amico, con la raccomandazione che non appena catturato Dumini fosse portato alla _sua presenza. Precauzioni e raccomandazioni che avevano il loro motivo, quello cioè che Dumini non potesse parlare con altri prima di veder De Bono, e che quanto si potesse sequestrare fosse subito portato al Viminate per una prima visita ed ispezione... · Purtroppo Dumini, pedinato dal soierte Generale con un agente in borghese, mentre stava per esser agguantato al Corso Umberto, riusciva la sera stessa a sfuggire, mandando su tutte le furie De Bono, che attendeva impaziente al Viminate: dov~va però esser preso il Biblioteca Gino- Bianco

\ 16 giorno appresso mentre si accingeva a salire sul treno diretto a Milano quindi presumibilmente verso Ja Svizzera. . La sera alle ventitrè e trenta, De Bono, che pochi minuti prima aveva avuto il drammatico· colloquio con Cesare Ross-i .e Marinelli,, di cui parleremo a suo tempo e ne aveva relazionato il Presidente {così era allora chia~ato Mussolini non ancora Duce dell'Impero) apprende che Dumini è arrestato e si trova al ·commissariato della Stazione Termini. Egli si precipita alla stazione, ed. ha il rapido e concitato collo.. quio durante il quale si possono da varie persone afferrare le parole - riportate poi dallo stesso Dumini - « neghi, neghi, neghi sempre!» quindi, dopo aver raccomand,;lio al Commissario di tradurre subito l'arrestato a Regina Coeli senza farlo passare alla Questura Centrale ✓per evitare indiscrezioni giornalistiche, si allontana. Ma prima ha cura di farsi consegnare la valigia sequestrata al Du1nini, ·nella quale pare si trovasse anche la borsa di cuoio dell' on. Matteotti, che De. Bono porta al Viminale e che if giorno dopo consegnerà quale corpo di reato con_pochi e insignificanti documenti ... L'arresto di Dumini suscita scalpore enorme e commenti in tutta la stampa mentre cominciano a farsi i nomi degli altri complici ag.. gressori di Matteotti, e si profilan,9 sempre più chiaramente le respon .. sabilità del governo e del partito che sono accusati in maniera più o meno esplicita. · Di quanto successe alla Camera, con le interpellanze, i discorsi dei deputati dell'opposizione e di quelli fascisti, ci occuperemo in se.. guito, ricostruendo in· questo capitolo solo le vicende che seguirono il giorno in cui ,l'automobile tragica si dileguava partendo dal Lungote .. vere Arnaldo da Brescia. Purtroppo, le più diligenti ricerche e le: battute in campagna, sulle piste della strada percorsa dall'automobile, erano riuscite infruttuosé, il corpo di Matteotti non si trovava. · Dumini negava ogni addebito, dichiarando che nulla sapeva nè~ dell'aggressione nè del rapimento del deputato, e così pure altri suoi complici quali il Viola, il Putato e il Poveromo che ·nel frattempo erano stati traiti in arresto; nessuno aveva preso parte all'aggressione, nes .. suno era salìto nella n1acchina, anzi alcuni erano addirittura a Milano e quindi ben lontani da Roma il giornò dell'aggressione. Dopo il primo interrogatorio alla Questura, Filippo Filippelli, colui che aveva noleggiata la automobile e la aveva ceduta al Dumini, crede_tteopportuno cambiare· aria, e con l'aiuto di Pippo Naldi, il diret-- tore de « 11T en1po » altro giornalista implicalo in tale faccenda, scappa da Roma. Pochi giorni dopo è arrestato, dopo un drammatico ;inse-- guimento, mentre a bordo di un motoscafo tentava raggiungere la - costa della Francia, e al momento dell'arresto è trovato in possesso, di documenti, i quali spariranno, e di ben- settantamila lire. Albino Volpi, lo squadrista amico personale di Mussolini, il Biblio eca Gino Bianco

17 quale con una falsa testimonianza lo aveva saltato a Milano in un processo per omicidio,-e che per tale g-esto è pronto a sacrificarsi per lui, dopo esser sfuggito a Milano cade nelle mani della polizia, tradito dall'oste di Ballabio che. lo-aveva ricoverato: anche Malacria è arrestato. Infine Cesare Rossi, il Capo dell'ufficio Stampa che tanto aveva fatto parlare di sè per tale tragica vicenda, e che aveva dato le dimissioni dal suo ufficio, con l\ldo Finzi pure dim-essosi dalla carica ·di Sottosegretario all'Interno, preferisce allontanarsi da Roma dove - non spira più aria favorevole per lui, tanto -più che Mussolini aveva dato ordini personali per il suo arresto, ma poi si costituisce spontaneamente il 22 giugno. . Non spirano aure favorevoli neppure per altri capi che s_contano 1~negligenze dei loro subalterni; così il Questore l\ngelucci è esonerato e ·De Bono; il quadrumviro çlella marcia su Roma, pregato di allontanarsi dalla carica di Direttore Generale della Polizia. L'opinione pubblica sembrava così. esser soddisfatta, mentre in realtà tali sostituzioni ed esoneri non erano che la maschera dietro la quale si poteva lavorare in pace per far tacere tante voci che invano reclamavano luce e giustizia, e operare _il salvataJ;!giodi responsabili e cqlpevoli, ma .soprattutto di quelli che avevano organizzato e ideato rattentato in ogJ}iparticolare. Coqtinuano intanto le ricerche per poter trovare il cadavere di _Matteotti; improvvisati poliziotti coadiuvano le autorità, lettere anonhne piovono ai giornali ed alla questura indicando nascondigli e. fornendo particolari. Se'condo taluni il cadavere sarebbe stato prima depositato all'ospedale di San Giacomo sotto falso nome e poi seppellito clandestinamente al Verano, altri danno per sicuro che sia stato gettato nel lago di Vico che viene esplorato da barcaioli ed -esperti ma senza alcun risultato. La ridda di ipotesi e congetture si intensifica sempre di più mentre alla Camera ed al Senato varie voci si levano accusando il Governo di inettitudine, impotenza e addirittura di complicità. " Un anonimo scrive in data 15 luglio « la salma è stata ora spostata ed ·allontanata da dove ~i trovava, si trova ora a sedici km. da Monterotondo, cento da Roma, ed è sepolta in aperta campagna sotto un albero: i cani qui. saranno utili e buoni se presenzia la Vedova». Finalmente una scoperta sensazionale è comunicata su tutti i _giornali: il dodici agosto il cantoniere stradale l\rgeo Tecchia mentre è intento alla pulizia di un cunicolo sulla via Flaminia a diciotto km. da Roma rinviene una giacca con una manica recisa, che fu riconosciuta per la giacca grigia indossata dall'on. Matteotti il giorno in cui non doveva più far ritorno a casa. Dalle prime risultanze si · poteva anche stabilire, partic•olare questo di massima importanza, che la giacca era stata gettata nel cunicolo solo da pochi giorni. Naturalmente sono subito intensificate le indagini nelle località adiacenti e Biblioteca Gino Bianco

18 - dopo dùe giorni di iafruttuose ricerche, il cane da caccia di un briga.,.- diere dei Carabinieri in congedo, tale Ovidio Caratelli, Iiglio del guardiano della tenuta della Quartarella, che si era spontaneamente dedicato alle ricerche, grattando la terra, indica una fossa, che scavata mette alla luce un ~adavere, che presenta ferite e contusioni. Vicino al cadavere, anzi secondo taluni, infissa nel corpo stesso, fu trovata una lima di quelle adoperate dai meccanici, tale lima scomparve misteriosamente e non fu più possibile rintracciarla, e la stampa fascista negò tale particolare .. Risulta però dai giornali dell'epoca, non asserviti al partito, che il Caratelli disse subito di aver notato la lhna infitta nel petto del cadavere e tale circostanza fu pure confermata dal contadino Conti Geremia che scavò la macabra fossa aiutando il guardiano, constatando anche che intorno alla lima era ancora un po' di carne imputridita mista a terriccio. Non basta, che nel primo fonogramma spedito dal Pretore alle autorità di Roma circa il ritrovamento del cadavere si accenna ad ,una lima infissa nel petto. Il cadavere fu subito riconosciuto per alcuni particolari, tra cui . un dente d'oro, da parenti ed amici per quello del deputato socialista, quindi nessun dubbio - che anche qu~llo sorse allora e fu abilmente sfruttato dalla stàmpa fascista - potè sorgere circa il corpo straziato rinvenuto nella macchia della Quartarella - che. diveniva subito famosa - a ventitrè km. da Roma, tra la via Flaminia e la via Cassia. L'autopsia fu affidata a due valorosi professori Massari e Bellucch questi riscontrarono le ferite e notarono che « la larga macchia di sangue sul dorso provava che il sangue doveva esser colato. da un mortale colpo inferto sul collo, che si raccolse nel punto dove trovò il suo centro di gravità». . _ Nessun dubbio perciò sulla causa della morte del Deputato, con · che si veniv_aa smentire in pieno le affermazioni del Dumini, il quale, in un suo successivo interrogatorio volle far ·credere che Matteotti fosse morto di morte naturale in seguito a violenta, e improvvisa emottisi. Matteotti era stato rapito e brutalmente assassinato nella automobile grigia dai suoi assalitori quando egli reagì e tentò di sfuggire: non fu subito sepolto nella macchia della Quartarella come potè esser provato in maniera luminosa, dalle perizie entomologica e çhimica eseguite appunto per accertare da. quanto tempo il cadav~re fosse rimasto nella fossa dove fu rinvenuto. Certo gli assassini si erano sbarazzati subito del corpo della loro vittima, perchè Nello Quilici, redattore del CorriereItaliano, il quale sa.lì-nella macchina la sera del delitto, a fianco del Dumini, notò traccie di san·gue, che furono anche osservate dalla sua cameriera, e il Dumini stesso impedì al Quilici di , montare nell'interno dell'automobile dove erano altre due persone, che nella oscurità non furono identificate dal Quilici. l\ltri complici devono indubbiamente. aver sepolta la vittima in qualche località e poi Biblioteca Gino Bianco

19 ]a devono aver spostata, quando la giacca rivelatrice; gettata non si sa da chi e per quale scopo nel cunicolo lungo la via. Flamiqia, veniva a offrire un filo conduttore ai ricercatori del cadavere che forse altrin1enti non si sarebbe mai potuto trovare. , Il destino volle invece, con il ritrovamento della giacca depositata ·nel cunicolo da qualche complice· spaventalo, e con la scoperta della lossa nella boscaglia della Quartarella, il corpo di Matteotti tornasse alla luce e si diradasse il mistero durato oltre due mesi, che tanto a.11.- passionò l'opinione pubblica non· s_oloin Italia ma anche all'este:rt>. \ Biblioteca Gjno Bianco

·,. ... __, \ " Biblioteca Ginò i~ia;nèo· I ' ,l I \, -- \· •·11, • ... -·· ::-

- III. LE RIPERCUSSIONIlN ITALIAE ALL'ESTERO LE ripe~.eu~sioni del delitto -Matteot~i furono di enor~e e, di in.calcolabile importanza nel Paese e 1n Parlamento. S1 puo oggi affermare, a distanza di vent'anni, che il sacrificio del deputato non sarebbe stato vano se l'opposizione fosse stata più energica e avesse avuto una più chiara ed esatta visione della portata del _fattoe delle sue conseg.uenze. . .Alla Camera, sin dal dodici giugno cominciarono le proteste e le interpelianze: particolarmente drammatica la seduta in cui Mussolini fu costretto a rompere il silenzio e parlare dichiarando che doveva assolutamente discriminare il Governo da alcuni isolati faci- - norosi ma promettendo che la giustizia sarebbe stata severa ed esemplare. L'onorevole Chiesa aveva già lanciato dal suo banco a Mussolini, il quale in preeedenza aveva detto ·che occorreva attender il risultato delle indagini, la frase famosa « alloralei è complice» ma il capo del Governo si era allora limitato a non raccogliere la invettiva del deputato socialista, e all'onorevole Gonzales aveva risposto che tutto il possibile sarebbe stato fatto per ritrovare l'on. Matteotti. Parleranno poi a rincalzo del Presidente l'on. Grandi, allora alle sue prime armi, il quale tenterà in-sinuare il dubbio che nel rapimento deJ Deputato socialista non siano estranei gli anarchici, e il Presidente della camera on. Rocco il quale invocherà la solita concordia per l'amor di Patria, mentre i fascisti si affretteranno a proclamare che , Mussolini non sapeva nulla. di nulla, e che quando gli fu riferito il fattaccio aveva esclamato: « sono stato tradito, sono sta.lo pugnalato alle spalle ». La verità è invece che il pugnalato Iu proprio l' on. Matteotti, e che da allora Mussolini, con le sue arti subdole e il suo giuoco parlamentare alternato di mina<::ciee di blandizie, si preparava a distrugBiblioteca Gino Bianco

22 gere ·ed annullare ogni parvenza di libertà e pugnalare alle spalle il .Paese. Il motivo del tradimento era sviluppato e ripreso dalla stampa fascista: li Popolo d'ltalia del 19 giugno scriveva infatti: « 11Duce ha il torto di esser stato tradito più ancora di Cesare e di Bruto, e proprio all'indomani del suo appello alla pace, al lavoro fecondo, alla collaborazione ministeriale, alla concordia»; aggiungendo « ma quest'uomo è ancora, ricordatelo uomini dell'opposizione, l'unico che potrà frenare l'impeto delle masse torbide del bolscez,ismo e delle moltitudini inquadrate nel fascismo>~. Tesi questa che contrastava singolarmente con la campagna di altra stampa, culminata nell'articolo di Farinacci su « Cremona Nuova» nel quale si tentava di far. credere che l'onorevole Matteotti fosse stato sequestrato dai suoi stessi amici. .. Le direttive da seguire non erano ancora state fissate in ogni loro dettaglio e, mentre la pugnalata alle spalle del Duce metteva in chiaro che i colpevoli dovessero ricercarsi proprio tra i fascisti, suo_navano rrwlto strani i discorsi di gerarchi e capi locali i quali come il famigerato Regazzi, ras del fascio di Molinella, sbraitava nei suoi raduni: « Matteotti è stato ucciso dai suoi amici, e· se qualcuno ne Incolpa i fascisti sarà schiaffeggiato se donna, avrà del piombo se uomo» avvalorando la sua promessa con la dichiarazione « io ho già quattro imputazioni -per omicidio, ma non mi fanno paura! ... ». · * * * La « Rivista Penale )> del luglio 1924 pubblicò un fiero _articolo del direttore Senatore Luigi Lucchini, a proposito dèl ·delitto Matteotti, che suscitò larghi ~ommenti e procurò anche noie non lievi al suo autore il quale, da allora passò in Senato alla più aperta opposizione contro il Governo. L'articolo molto impòrlante per l'autorità del~ l'autore che aveva ricoperto le più alte cariche nella magistratura, e per l'onesta premessa « assai prima della marcia su Roma noi auspicammo l'avvento del 'fascismo che ci liberasse dalla tirannia rossa e nera e dal disfattismo bolscevico..., ma in seguito non abbiamo avuto alcun ritegno a disapprovare la richiesta o meglio l'imposizione dei " pieni poteri " e la pratica e quotidiana ostentazione della violenza... » ricorda che Matteotti « era stato uno studioso assiduo e valente delle nostre discipline e la Rivista si compiace di aver ospitato vari suoi pregevoli lavori». ,,.. l\lle, insistenze del Senatore perchè volesse ancora collaborare, il deputato inviava la lettera riprodotta n_ell'articolo e che merita di esser conosciuta: « Illustre Professore, ritrovo qui la su~ lettera gentile e non so come ringraziarla delle espressioni a mio riguardo. Biblioteca Gino' Bianco

23 Purtroppo non vedo prossimo il tempo nel quale ritornerò tranquillo agli studi abbandonati. Non solo la convinzione, ma il dovere .oggi n1i comanda di restare al posto più pericoloso, per rivendicare quelli che sono, secondo me, i presupposti di qualsiasi civiltà e nazione moderna. Ma quando io potrò dedicare ancora qualche tempo agli studi 1prediletti, ricorderò sempre la profferta e l'atto cortese che dal Maestro mi son_ovenuti nei momenti più difficili. . Con profonda osservanza dev.mo G. Matteotti ». ·. La lettera porta la data del 20 maggio, neppure un mese prima del delitto, e mentre conferma l'alta stima che del deputato socialista avevano personalità e insigni cultori di diritto, smentisce in pieno la leggenda creata dal fascismo sulla figura dèll' on. Matteotti che era definito « uomo di scarsa coltura, milionario_ inco1npetente e solo agitatore di nzasse•.. ». L'articolo così prosegue, dopo aver rievocato in breve i particolari della scomparsa di Matteotti « Procedendo alla ricercà delle causali, non abbiamo alcun ritegno nell'affermare quanto già rilevato, come cioè 1si debba in gran parte, e non nella massima, all'indirizzo segnato e tenacemente tenuto dal Governo, nelle direttive della sua politica a ogni· eccesso cui si abbandonarono i gregari. 11fatto solo di aver conservato il carattel'é partigiano alla propria struttura - tanto da indurre tutti i ministri, non abbastanza gelosi della propria dignità personale, a chieder la tessera fascista per conservarsi al potete, - basta a farne intender l'orientamento e i propositi. E non vi è scusa che valga a giustificare la organizzazione di una milizia, che, a parte ogni altra considerazione, per la scelta delle persone e per il modo come funziona, è la patente negazione di ogni finalità nazionale ed è posta troppo palesemente a presidio del partito che sta al Governo, tanto che la chiamata a Roma negli ultimi giorni, di parecchie sue legioni autol'izzò il popolino la ff aba che si volessero far marciare alla liberazione degli indiziati autori e con1plici del delitto Matteotti che lo" stesso popolino farnetica saranno,. da ultinzo, tutti prosciolti e f ors' t1ncoglorificati ... - Se si vuol ristabilire il prestigio del Governo e ricondurre la fiducia nelle masse, codesta milizia, - nelle cui caserme sta scrillo a grandi caratteri « chi tocca la milizia avrà del piombo!» deve esser non già modificata o, come suol dirsi, normalizzata, ma irremissibilmente soppressa. Il procedimento di cui trattasi è in corsò, e tutti, unanimi in ciò a . invocare giustizia assoluta, severa, implacabile! Ma, checchè si dica o proclami, il paese non ha la più co1npletae serena fiducia nella proN pria magistratura. _ lnf atti, in· presenza del delitto di cui ci· occupiamo, è avvenuto Biblioteca Gino Bianco I

- 24 quel che ordinariamente avviene in ordine a qualsiasi fatto, per quanto notorio e grave che interessi la giustizia penale. Nel caso nostro, non solo Procuratore del Re e Procuratore generale se ne stettero inerti e passivi. per varii giorni, nonostante che in Parlamento, e nella stampa e dappertutto non si parlasse e non si scrivesse di altro che della scomparsa inesplicabile del deput;:1toMatteotti: ma .anche dopo che, per opera dell'autorità di polizia, ne venne investita la .cosidetta autorità giudiziaria, e mentre la Sezione d'accusa avocava a sè il procedimento, la Questura seguitava ad agire per proprio conto, ricevendo deposizioni, procedendo a perquisizioni, visite domiciliari e arresti senza che apparisse intesa o direttioa giudiziaria. D'onde le co;nfusioni, gli sviamenti, gli antagonismi, che si possono ben immagznare -e soprattutto la perdita di tempo prezioso e la 1na11canzadi unità e di salda responsabilità nelle ricerche e negli accertamenti e così si -imbastiscono delle istruttorie che non vedono mai la fine e si portano al giudizio, qualche anno dopo, delle imputazioni e delle accuse che offrono il fianco ad a1.2vocatie alle scherma[llie della difesa, per poi mettere a carico e ludibrio· dei giurati tutti .i proscioglimenti loro imposti dallo stato miserando delle istruttorie». Il Senatore aveva messo il dito sulla piaga, anzi sulle piaghe ... e si comprende facilmente ,come l'articolo lo abbia fatto segnare subito nigro lapillo tra gli oppositori del regime da tener d'occhio, onde evitare altre critiche sulla Rivista Penale, che dal 1929, clopo la morte del Lucchini, si dimostrò sempre ossequiente al Governo e al partito sotto la direzione prima di Silvio Longhi, poi di Antonio Albertini. Non solo le cronache dei giornijli italiani ma quelle di tutti i quotidiani esteri si occuparono.diffusamente del delitto, con parole di commosso rimpianto per la vittima ben nota per la sua cultura e la sua opera, e di sdegno per i colpevoli. _ · L'organo laburista inglese il « Daily Herald » (il cui corrispondente in Italia adèsso ha dichiar,ato « che non vi è operaio inglese che non conosca e tenga arto il nome di Matteotti ») pubblicò un importante editoriale il 16 giugno in cui testualmente era scritto « ll delitto è un tipico delitto del fascismo. che è salito al potere con assassini e incendi e si vuol mantenere ad ogni cos,to con gli stessi metodi... Mussolini .non osa sopprimere la banda di terroristi e di criminali che sono al suo fianco, perchè sa benissimo che su loro riposa la sua potenza... ». Analoghe dichiarazioni facevano altri giornali francesi e persino tedeschi; e pochi n1esi dopo il « Temps » dopo aver definita assai grave confusa e piena di incognite la situazione italiana, a proposito delle ripercussioni che il delitto Matteotti avrebbe potuto~portare così si espriBiblioteca Gino Bianco

25 meva « L'errore maggiore di Mussolini è quello di non az,er compreso che non si identifica un partito con lo Stato. . . Non si assoggetta un grande popolo alla volontà sovrana di partigiani; la forza degli iscritti al partito, vantata ed esaltata dal Capo del Governo, è forza illusoria perchè i fascisti non costituiscono una nazione ed è soltanto con l'appoggio di una nazione che si può creare in politica un'opera duratura». Molto interessante è la corrispondenza pubblicata sul « Times » del 20 agosto 1924 dal titolo « L'errore del signor Mus.solini » che fu riportato per intero da vari giornali dell'epoca. « Quando la prima emozione suscitata dal delitto Matteotti cessò di esser pericolosa, due vie erano aperte al signor Mussolini: egli avrebbe potuto basare la sua· politica o su· un partito fascista organiz- _ iato o su tutta la nazione italiana. Per qualche tempo egH sembrò seguisse questa via più saggia, perchè egli pronunciò parole di conciliazione e di pace nel Paese e verso i suoi alleati liberali, ed annunciò anche un programma di riforme che doveva ca1nbiare lo spirito dei suoi seguaci. Ma appare chiaro, come è risultato dal contegno del Consiglio nazionale fa~cista, _che egli ha definitivamente scelta l'altra via. La scelta è piena di pericolose conseguenze che appaiono importanti· per non dire gravi. I risultati del Consiglio rappresentano infatti la completa riabilitaizione dei « ras » e Mussolini non ha fiducia delle città perchè il fascisn10 vi è debolissimo, e più debole precisamente in quegli ambienti nei quali è più sviluppato il pensiero politico. I fascisti annunciano e proclamano che essi non intendono e non intenderanno mai permettere che il processo Matteotti si tramuti in un processo al regime. La verità, però, piac'cia ad essi o no, è che tutto il loro sistema è e continuerà ad essere sotto processo lino a che il processo giudiziario avrà dimostrato le respoqsabilità principaH e secondarie di tale delitto. Essi protestano contro il loro isolamento, dimenticando che mentre la loro pretesa di essere una elite e di avere il monopolio del Governo e del patriottismo_ li isola ipso facto, un nuovo passo' è stato compiuto nélla storia del fascismo ora che sono cessate le vive speranze che esso avrebbe introdotto un nuovo sistema politico; ed il movhnento li isola a mano a ·mano che cerca disperatamente espedienti nuovi per rompere tale isolamento. Il governo fascista può dti- . rare per il presente e probabilmente durerà per l'avvenire. Ma le differenze tra fascisti e oppositori sono così fondamentali e così vive che una reale e positiva conciliazione sembra esser fuori del dominio pratico della politica ». · Tali parole premonitrici, rispecchiavano in verità• la situazione come era e çome si profilava all'orizzonte mentre mettevano bene in chiaro anche le responsabilità del Governo a proposito del delitto. 3 Biblioteca Gino Bianco

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