U. Zanotti-Bianco e A. Caffi - La pace di Versailles

economiche, etniche, statali che essa grande Potenza vuol mantenére o perfezionare o modificare nel mondo. Ed è come grande Potenza che l ' Italia è entrata nel Consiglio dei Dieci ed in quello dqi Quattro. Dagli uomini; ai quali l ' Italia aveva affidato i pieni po– teri perchè affermassero la posizione che gi i spetta nella po– litica e nell'economia mondiali, era doveroso esigere che com– prendessero la complessità e le difficoltà specifiche dei problemi italiani. Se v i si suppliva con iniziative intelligenti e risolute, potevano convertirsi in vantaggi per l 'Italia in questo mo– mento di radicali mutazioni, la stessa mancanza di grandi direttive tradizionali che predeterminano la strategia diplo– màtica nelle patrie di Richelieu, di Cromwell e Pitt, di Wa– shington e Monroe, nonché l'isolamento relativo che avevà seguito la rottura della Triplice bismarkiana. La politica ita– liana avrebbe dovuto però' superare le particolari difficoltà che i n grande parte erano conseguenze di gravi errori o fatali insufficienze dei decenni precedenti. I l risorgimento nazionale dei Dalmati e degli Sloveni aveva violentemente urtato reali interessi o inveterati pre– giudizi della nostra gente: nel 1913 avevamo agito d'accordo con TAustria contro la Serbia'; l'antipatia per l'Italia si propa– gava in tutto i l mondo slavo che era nel suo periodo di mas– sima effervescenza; e l'amicizia delle Nazioni slave sarebbe stata la più propizia occasione di una grande politica italiana; nulla si è fatto per guadagnarla ed oggi Praga ci è contraria quasi quanto Zagabria. Ci siamo messi contro tutto l'ellenismo con i l Dodecanneso, e con Smirne; e tut t i i tentativi di conciliazione pazientemente avviati da Yenizelos sono stati mandati a vuoto. Per ragioni opposte lé principali correnti dell'opinione ci erano sfavorevoli quasi in tut t i i paesi. L'Austria aveva saputo rivolgere contro di noi non sol– tanto i rancori e gl i astii slavi, ma anche i l fanatismo cattolico dei Tedeschi e dei Polacchi. La miseria dei nostri emigranti, abbandonati senza difesa a tut t i gl i sfruttamenti, ci attirava i l disprezzo della benestante borghesia in Svizzera e a New- York ; nella democrazia perpetuava i l preconcetto che l 'Italia fosse un paese di malgoverno e di oppressione sociale. Se– condo la New Bepublic (N. 233 del 19-IY-1919) un comuni-

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