U. Zanotti-Bianco e A. Caffi - La pace di Versailles
/ polare) — V Unità presentava qualche domanda precisa e molto opportuna : « Noi non crediamo, diceva V Unità, per quanto tocca Fiume, alla favola della "opposizione russa. Lasciamo queste bugiole al signor Bergamini e ai suoi accoliti, che i n questo nubifragio sono ridotti ad attaccarsi al loro naso per non ca– dere. Ma essendo la favola stata narrata al pubblico e cento volte ripetuta, chiediamo: dopo i l trattato di Brest-Litowski, nel marzo del 1918, scomparsa la Russia e ogni speranza del– l'Intesa nella Russia, i l barone Sonnino, autore dei Patto di Londra, intimò forse, con una nota, agli alleati la correzione di quanto in quell'articolo riguardava la sua rinuncia a Fiume ? Noi avevamo di contro, caduta la Russia, tutto l'eser– cito austro-ungarico. Questo spostava i fondamenti del Patto di Londra. Perchè s'è taciuto allora? E, se non s'è. taciuto, perchè non si pubblica i l testo di quella nota? « Tra i l novembre 1918 e i l maggio 1919, sono passati più di sei mesi dalla vittoria. I n che giorno, chiaramente, ener– gicamente, solennemente, i l Governo italiano e, a Parigi, i delegati italiani hanno, durante questi sèi mesi, dichiarato per la prima volta agli alleati e associati nostri che Fiume, nonostante la rinuncia fattane dall'on. Sonnino nel 1915, do– veva essere italiana, e che questa era una condizione essen– ziale, fondamentale, indiscutibile per la conclusione della pace? I n che giorno?» Giacché i l « patto di Londra » stipulava espressamehte ohe Fiume sarebbe stata attribuita alla Croazia, non era affatto impossibile che Francia ed Inghilterra i n un speciale accordo, con la Serbia si fossero impegnati ad assicurarle i l possesso d i questo porto ; e se i trattati segreti sono sacri e devono essere puntualmente eseguiti, quella ipotetica cambiale rila– sciata alla Serbia non avrebbe potuto essere annullata se non in compenso c(i un uguale annullamento della convenzione anglo-franco-russo-italiana riguardante la Dalmazia. Ma un programma di politica estera che si limita alla rivendicazione di « più equi confini », se non può bastare neppure ad un piccolo Stato, obbliga tanto più i l Governo di una grande Potenza ad avere elaborata una propria concezione; precisa e completa, conforme ai propri interessi ed alle er-i- ^enze del momento storico, di tutto i l sistema di correlazioni
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