U. Zanotti-Bianco e A. Caffi - La pace di Versailles

culturali, senza la pronta attuazione delle quali nè le masse popolari, nè la borghesia polacca si salverebbero dalle perni– ciose conseguenze di un secolo, di oppressione straniera e di disgregazione dell'antico mondo nobiliare. La Polonia viva, reale deve uccidere i l fantasma della Polonia storica. Sarà questo i l supremo e più efficace atto eroico della coscienza nazionale polacca, cbe degnamente co– ronerà l'epopea di sacrifici e purificazioni spirituali in grazia dei quali la gente di Slowacki e di Wyspianski si è santifi– cata agli occhi del mondo. D'altronde, pure riconoscendo l'entità e l'amarezza di certe rinuncie, si può affermare che uno Stato di circa 220 mila chilometri quadrati con 21 o 22 milioni di abitanti, pos– sessore dei ricchissimi bacini minerari di Dombrowo e della Alta Slesia, fornito di una vasta rete di navigazione fluviale con proprio sbocco al mare, non saxà un organismo mozzato ed avrà serie fondamenta di prosperità. Pensiamo con tristezza che la giovane Polonia strettasi attorno all'eroico Pilsudski ed agli uomini veramente demo– cratici che formavano i l suo governo sulla fine del 1918 era già avviata verso queste larghe e decisive concezioni del rinnovamento nazionale. L'Intesa ha voluto ad ogni costo umiliare la Polonia popolare ed innalzare la consorteria dei Dmowski e dei Grrabski. Non spetta dunque agli uomini di– rigenti dell'Intesa di criticare l'imperialismo polacco espresso nel memoriale. Ma la più fervida speranza degli amici della vera Polonia è cbe essa stessa nell'interesse del proprio avve– nire trovi la forza di rigettare le decrepite forme di megalo– mania statale, causa di rovine, di disastri, di assurdità inu– mane.

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