U. Zanotti-Bianco e A. Caffi - La pace di Versailles
— 138 — tizzate potrebbero fare di rispettare la vita nazionale di co– munità polacche incluse nei loro Stati? La triste teoria dei compensi suggerisce di annettere alfa Polonia tauti Ucraini e Lituani quanti saranno i Polacchi la– sciati alla Lituania o alla Ucraina. Se non fossimo ipnotiz– zati dalla visione quantitativa degli ettari di terreno e delle « aÉiime », iscritte nello stato civile, apparirebbe assurdo: 1° di considerare cento mila sudditi malcontenti come l'equi– valente di centomila fratelli separati; 2° di volere rimediare a l'ingiusta sorte patita da una frazione di popolo, raddop– piando i l numero delle persone sacrificate. È inutile cercare nei vecchi sistemi di « indipendenza sta– tale » un mezzo per realizzare i di r i t t i uguali di tut t i i popoli. Sappiamo anche noi quanto sia amaro parlare ancora di So– cietà delle Nazioni in questa fine d'aprile 1919! Ma è proprio la pratica che inesorabilmente ci riporta al dilemma: o salda federazione dei popoli (integrata da organizzazioni « federa– tive » e democratiche nell'amministrazione interna e nella economia sociale), o perpetuazione di prepotenze, di schiavitù, di conflitti. • • Un diverso orientamento della mentalità e della azione politica nelle classi dirigenti durante la guerra, avrebbe po– tuto preparare una riconciliazione della Polonia con i suoi vicini ad Est nonché la formazione di una grande uni tà ter- * ritoriale e politica entro la quale Polacchi, Ruteni, Li tuani e forse anche Czeco-Slovachi avrebbero concordato reciproche garanzie di libertà e di uguaglianza. Giacché simile sistema– zione è rimasta progetto utopistico di pochi* incorreggibili idea– l ist i , diviene compito urgente decidere con quale estensione e quale costituzione uno Stato indipendente possa meglio consolidare i l Risorgimento polacco. Da questo punto di vista non ci pare cbe siano tiepidi e superficiali amici della Polonia coloro cbe giudicano assolutamente necessario per la nuova Repubblica una spontanea e.rigorosa limitazione entro le sue frontiere etnografiche, affinchè : a) l'omogeneità «nazionale ve– ramente indubbia renda meno pericolosi gl i squilibra, le incertezze, le crisi scoraggianti cbe sono inevitabili durante i primi anni di vita in uno Stato fondato tra circostanze così procellose ; b) le migliori energie materiali e morali della na– zione, invece di logorarsi i n sterili effervescenze, possana convergere nel compito immenso delle riforme sociali, agrarie,.
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