U. Zanotti-Bianco e A. Caffi - La pace di Versailles
• — 9 — aggressioni e che nessuno dei gabinetti attuali era capace di t azione coraggiosa, previdente, intel l igente». Essendo gl i uomini di Stato padroni del campo alla Con– ferenza della Paco non vi poteva evidentemente trionfare la " visione „ che hanno*avuto i popoli: i l fermo proposito cioè di stabilire un ordine di relazioni umane, atto ad eli– minare per sempre i nefasti sistemi, le. rivalità, le cupidigie che ci precipitarono nella atroce guerra. Ma tra le conce– zioni di « positivismo politico » che potevano esprimersi nelle decisioni dei Dieci e dei Quattro v i era pure possibilità di scelta. V i era prima di tutto l'idea di una «pace ant i tedesca»: la Francia non può liberarsi dell'incubo di avere per vicina una nazione di settanta milioni, che in campo aperto non è stata mai vinta, che possiede tuttora infinite risorse per 1 organizzarsi e che potrebbe èssere tutta assorta nell'odio e nel desiderio della rivincita. Le elezioni fatte da Lloyd George avevano fatto momentaneamente trionfare anche nel Regno Unito una corrente di sentimenti analoghi verso ogni possibile risurrezione dell'Impero medioeuropeo e della mortale mi– naccia dei sottomarini. Ma mentre la Francia si trov» a di– retto contatto con una compagine che essa sa di non poter soverchiare e tenta disperatamente di allontanare, 1' impero britannico si trova in grado di ricercare con maggiore paca– tezza nelle " misure di sicurezza „, nel controllo di tutti i mari e di tut t i i porti, mezzi sufficienti per prevenire e pa– ralizzare ogni mossa del mondo germanico senza attentare direttamente alla sua indipendenza e alla sua unità. Così l'idea di una dittatura liberale anglosassone attenua e in molti punti contrasta i progetti di Foch e di Clemenceau. La paura e l'odio della Germania non sono mai stati un fattore decisivo dello spirito pubblico e ancora meno della politica italiana. Sul terreno' della « pace antigeriuanica » l ' I t a l i a ufficiale non sapeva affermare un orientamento proprio, e salvo qualche migliaio di tonnellaggio non vi trovava neppure un apprez– zabile tornaconto. Ma auche l'idea che avrebbe dovuto essere animatrice di tutta la partecipazione dell'Italia alla guerra e alla pace mondiale la « distruzione delL'Austria » era senza efficacia, perchè i l governo italiano non l'aveva mai abbrac– ciata francamente ed aveva (coscientemente o no) fatto di tutto
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