U. Zanotti-Bianco e A. Caffi - La pace di Versailles

t — 7 — della loro posizione mondiale, poiché da esse dipendono le sorti del mondo intero. ». « Volere la pace giusta e duratura - scriveva i l Corriere della Sera due giorni dopo - e duratura perchè giusta, signi– ficava per le potenze latine accedere al l ' idea anglo-sassone della moderazione, verso i vint i e i r iva l i e per le potenze anglo-sassoni venire incontro alla Francia e all'Italia, gene– rosamente sanandone le piaghe economiche. Invece queste si abbrancarono a programmi esclusivamente territoriali e a speranze di bibliche vendette contro i l nemico, diminuendo negli alleati insulari e oceanici la voglia di mischiarsi, con rischio non proporzionato al vantaggio, nelle disgraziate fac– cende europee. « I nostri sistemi fornivano un alibi al particolarismo degli anglo-sassoni; ma i l loro particolarismo giustificava la esasperazione di quelli, francesi o italiani, che, abbandonati a,sè stessi, tentavano vanamente di rivalersi sul nemico». « Un sempre maggior dissidio è andato rivelandosi fra i l primitivo programma idealista di Wilson e la tendenza predominante nell'opinioue pubblica americana. Ciò che si vede ogni giorno più evidente è che Wilson è tanto in con– trasto con la mentalità europea, quanto lo è con quella del suo paese. I l suo programma non è ostacolato qui' dove, dopo tutto, finora la sua volontà ha liberamente prevalso nelle decisioni della Conferenza e ha plasmato quelle poche con– clusioni che furono definite dal direttorio che la sua figura tuttavia domina; l'opposizione proviene dagli Stati Uni t i , dove prevale con sempre maggiore evidenza i l concetto che l'America non deve assumere impegni di sorta nelle faccende t del vecchio mondo. « Questo è i l dramma intimo di Wilson, combattuto tra le premesse idealistiche del suo programma e la sempre più scarsa autorità che egli sente di possedere per attuarlo, ob– bligato come è a ricorrere a continui compromessi e a radi– cali riserve per tener conto delle intimidazioni che gl i giun– gono dal suo paese. » (Corriere della Sera 9 aprile). « Si persevera nella via sdrucciolevole dei compromessi- E qualcosa per la Francia, che avrebbe diritto a ben più di qualcosa, si fa. Tra l'uscio del non volere trapiantare in Eu– ropa la tratta dei negri, costringendo i Tedeschi (se pur fosse possibile) a lavorare per un secolo in servizio dei vincitori

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