IL VINDICESACRIFICIO DIMATTEOTT celebrato da Filippo Turati Vorrei che a questa riunione, non si desse il nome logoro, consunto - specialmente qui dentro - di « commemorazione >. Noi non « comm(\moriamo ». Noi siamo qui convenuti ad un rito, ad un rito religioso, che è il rito stesso della Patria. Il fratellp, queili ch'io non ho bisogi10 di nominare, perchè il suo nome è nei vostri 'cuori, perchè il suo nome è evocato in questo momento da tutti gli uomini di cuore, al di qua e al di là dell'Alpe e dei mari, non è un vinto, non è neppure un assassinato. Egli vive, Egli è qui, presente e _pugnante. Egli è un accusatore; Egli è un giudicatore; Egli è un vindice. Un vindice. Non il nostro vindice, o colleghi. Sarebbe troppo misera e -futile cosa. Egli è qui il vindice della terra nativa; il vindice della Nazione che fu depressa e soppressa;, il vindice di tutte le cose grandi, che Egli amo, che noi amammo, per le quali vivemmo, per le quali oggi più che mai abbiamo, anche se stanchi e sopraffatti dal disgusto, il dovere di vivere. E il dovere di vivere è ;inche, e sopratutto, il dovere di morire quando l'ora lo comand11, . .- Di morire per rivivere; di morire perchè tutto un popolo morto riviva-; cli morire perchè il nostro sangue purifichi le zolle, . le sacre wlle della Patria, che alla Patria - se le fecondi sudore di servi - procacciano messi avvelenate. E questo vivo, che è qui accanto a me, alla mia destra, ritto nella sua svelta figura di giovane arciere, di cui voi vedete il sorriso, di cui voi scorgete'il cipiglio - perchè non è un'allucinazione, perchè lo vedete, perchè non vi inganno, - questo vivo, questo _superstite, questo ormai immortale e invulnerabile, fatto tale d11,i nemici nostri e d'Italia; questo vivo, nell'odierno rito, è trasfigurato. E' Lui ed è tutti. E' uno ed è l'universale. E' un individuo ed è una gente. IJ Bìblioteca Gino Bianco
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