Filippo Turati e Anna Kuliscioff - La tragedia di Giacomo Matteotti
* Vie/or Noir, the Filippo ricorda nella lettera del 14, venne ucciso dal rngino di Napoleone lii mentre gli portava un cartello di sfida per conto di /-lenri Roche/ori, formidabile polemista antibonapartista. li trasporto della salma al Pére-lachaise adunò tutta Parigi repubblicana e parve dovesse essere il segnale della ril 1 olta che 11011 ci /11. Ma l'avvenimento segnò il primo formidabile scrollone dell 1 opinio11epubblica, precor– ritore della catastrofe dcli' Impero a Sédan. li processo per la riabilitazione del capitano Dreyfus e la campagna di stampa che lo accompagnò determinarono il crollo del!' intangibililtì della casta militare fran- cese e del mifo della "cosa giudicata,,. · * Stretto nella vettura che lo portav.a attraverso Ponte Mil11ioverso la campagna romana, e sfìletlato dai sicarìi, Matteotti avrebbe detto queste parole a cui accenna FUippo nella le/tera del 16: " Uccidete me, ma I' idea che è in me non la ucciderete mai.... La mia idea non muore .... I miei bambini si glorieranno del loro padre .... I lavoratori bene– diranno il mio cadavere,,. * A proposito delle incertezze, degli indugi, dei dubbi del/' O,iposizione lamentata da Filippo, raccontava il compianto amico Agenore Guberti che, una diecina di giorni dopo. l'assassinio, Mario Santarelli - anch'egli morto giovane - si recò a Roma alla redazione della • Voce Repubblicana• per avvertire che in Romagna 1111 gruppo di uo– mini armati e decisi erano pronti per scendere alla capitale e impadronirsi della per– sona di Mussolini. Egli fu accolto da taluni con sorrisi di scherno per la superfluità del proposito, •a altri colf' insinuazione che il tentativo sarebbe stato inutile in quanto il fascismo era già a terra, come mw vescica sgonfiata, e Amendola aveva dato per certo esser tutto combinato col re per far cessare la tragica avventura. Fu anche detto in quei giorni che Mussolini aveva già fatto preparare, per fuggi– re, un aeroplano al campo di Ciampino, dove sarebbe stato raggiunto efermato da Fa– rinacci e Arp(nali i quali gli ingiunsero di ritornare a Roma e di "puntare i piedi,,. Come fece infatti. · Raccontava Francesco Bonavita - altro conterraneo - di averlo consigliato con insistenza ad andarsene dal govemo, ma Mussolini, dopo qualche attimo di medita– zione, gli rispose: "Col sangue sono venuto, col sangue dovranno mandarmi via,,. Quello di Giacomo Matteotti non era bastato. Ce ne vollero dei fiumi ed infine anche il suo, Che è la sorte di tutte le dittature. 46 Biblioteca Gino Bianco
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