Filippo Turati e Anna Kuliscioff - La tragedia di Giacomo Matteotti

Filippo ad. An■a. Mia carissima, Rt,lflO, •tnrrdi 27/6/9;M i,fft ON' 181h La commemorazione fu grandiosa, commovente e commossa. Si vedevano pian– gere molti visi arsi di vecchi e di giovani, che si direbbero refrattari alle lagrime. Ma che pena, mia cara·! Si ha l'impressione di aver buttate le ultime palate di terra e di ciotoli su una bara che si affondi nel suolo. Queste cerimonie sembrano allon– tanarci sempre più dal Povero morto, ucciderlo sempre di più, tendere a restituirci la pace I lo non so come mi è resistita la voce, che tratto tratto il singhiozzo minac– ciava di rompere. Quando fui coperto di baci da cento persone, sentii la prima volta che l'avevano sotterrato per sempre. Il testo, che ti ho mandato, fu ancora temperato qua e )à e completato. Ma lo troverai sui giornali, insieme alla dichiarazione, che nessuno si attentò a discutere. Ora bisogna curare la eredità del povero morto - la eredità intellettuale, per– chè l'altra aveva bene in mente di disporne e voleva fare testamento, anima presa– ga - ma non ne ha trovato il tempo. Ho spedito un telegramma alla vedova e alla madre, che io stesso proposi all'Assemblea, Vi è un volumetto già pronto ma che non doveva uscire col suo nome. Convoco i presenti a Roma per deliberare. Edito– ri ci scrivono per fare uno o più volumi. Bonardi e Tremelloni per conto di una casa editrice vogliono fare un excepto dei discorsi; ma non hanno gli atti parlamen– tari. Ma Ruini, che avevo pregato di scovarli, mi disse che non lo trovava conve– viente per varie ragioni. Comunque, non è cosa che si possa improvvisare. Rimango volentieri a Roma tre o quattro giorni di più, per occuparmene. L'ottimo Basso e.... ottimo, ma molto impacciato. Vorrebbe ora dare col nome di Matteotti una antolo– gia mussoliniana che il nostro Giacomo voleva far uscire come cose di un fascista. Scorrerò stanotte le bozze, ma non mi pare conveniente. Ad ogni modo sarà bene avere il parere degli amici. Ma oggi, tutti mi erano intimi: anche quelli che meno si crederebbe, quelli con cui ci salutiamo appena, quelli che conosciamo aridi. La lragedia ha stemperato i cuori, ha reso tutti più buoni, ha creato come una fratellan:ia d' anime che la vita non dà, che la sola morte può dare. Addio, mia carissima. 42 Biblioteca Gino Bianco

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