Filippo Turati e Anna Kuliscioff - La tragedia di Giacomo Matteotti
Ora si è licenziata la dichiarazione, che Treves ringagliardi. Mi vogliono anche presidente. Rilutto invano. Sento che la famiglia di Giacomo si cos1ituìsce • finalmente • parte civile con l' Avv. Augusto Ferrari, che chiede di presenziare l'assemblea di domani. Addio, mia cara Anna. Era destino che dovessimo vivere agitati gli ultimi anni. Ma anch'io penso, con te, che tutto è meglio, anche l'assassinio subito, meglio del• l'esser vili. ' Anna a Filippo. 27.6.924.Mifono .,,,6 1 /t Che giornata di emozioni, e di rinnovato strazio. Le mani tremano e gli occhi sono velati! Alla prima ora del mattino lagrime sul tuo commovente ed emozionante articolo sulla "Giustizia•· Alle IO l'indimenticabile omaggio cli popolo alla memoria del martire in piazza del Duomo ed ora in Galleria. Mentre suonavano le ore 10,tutti i presenti al rito religioso si levarono i cappelli, le dùnne coi fazzoletti agli occhi, i trams fermi, altrettanto.. le carrozze ed autobus. Vidi ufficiali in divisa che fermavano i ciclisti in corsa, obbligandoli a scendere dal veicolo, scoprirsi e riprendere la corsa qua~do si saranno mossi i trams. Due manigoldi vollero obbligare, all'arco della Gal– leria, un brumista di proseguire, ma egli si scopri e non volle ubbedire all'ordine dei clienti. Il pubblico approvava il brumista, e i manigoldi emisero il grido di Viva Mussolini I Allora nella piazza silenziosa, ma stipata di gente, si udi nn grido che echeggiò formidabile: e copet •. Le notizie alla Camera del Lavoro sono imponenti e dappertutto una sospensione del lavoro in pieno raccoglimento e silenzio. Hai ragione: il grande martire è vivo, ed è adesso più forte che mai . a spingere il popolo di tutte le classi e di tutti i ceti al risveglio, che certo non si assopirà, ma rimarrà vigile sino alla caduta dell'unico, già frusto ed arcifrusto, sipario. Piil tardi a;rivò la tua lettera col tuo grande e insuperabile discorso, dove il pensiero forte, il dolore no,1 piagnu– coloso, ma profondo, una sintesi scultoria della Nemesi della storia e la fine commo– \'ente sino alle lagrime, è verar11ente"più di un discorso funebre al fascismo, ed un inno di resurrezione di tutta una Nazione. Povero mio vef.?giotti! Quando si ha an– cora una mente, dei nervi vibranti e l'arte di far vibrare le anime di chi sà quanta gente, nò, nò, non puoi considerarti una vecchia carcassa già votata alla morte, perchè non altro servizio potresti rendere al popolo affranto. Nò, tesoro caro, devi vivere e con tC', per quanto io sia morta davvero, mi pare ancora di far parte alla vita anch'io. Povero Matteotti I Se potesse vedere il miracolo ottenuto dal suo martirio! Sarebbe contento anche lui, non sentendo più le sofferenze fisiche del suo corpo martirizzato. Il discorso di Sforza è una mazzata unica da principio sino alla fine sulla testa del capobanda; è rude, è formidabile, come un giustiziere. Chi sa che ripercussione avrà all'estero, malgrado i 21 \'Oli soli raccolti al Senato. Quando ti feci osservare che, se l'osare dovesse velare delle azioni, potresti anche seguirlo, considerando che, secondo te, l'osare comunque doveva· servire a qualche sbocco. Non credevo che si trattasse di un discorso, perchè a pronunziarlo potevi anche stimolarlo, poichè oggi toccava a te, come ieri toccò a lui. E trovo che sul terreno parlamentare nessuno ormai do– vrebbe ritrarsi di parlare al paese, e sono contenta che il fiato lo Sforza l'abbia rac– colto e sonato come lo fece ieri. 41 Biblioteca Gino Bianco
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