Filippo Turati e Anna Kuliscioff - La tragedia di Giacomo Matteotti

dell'Italia. Spero che oggi lo Sforza avrà trovato il fiato per intonare le trnmbe alla caduta degli ultimi residui delle mura fasciste. LA COMMEMORAZIONEDEL MARTIRE Per il giorno 27, le masse lavoratrici erano invitate dalla Confederazione gene– rale del lavoro a ricordare e onorare Giacomo Malfeotli sospendendo il favore alle ore IO negli stabilimenti per IO minuti, nei servizi pubblici per 2 minuti. A Roma, erano com 1 ocati allo stesso fine in adunanza plenaria i Gruppi di oppo– sizione. Nell' aspe/lozione delle loro deliberazioni, Mussofini, parlando alla maggioranza 'riunita a Palazzo Venezia, m 1 eva invocato il loro ritorno alla Camera con queste pa– role: "Se le opposizioni sono veramentepensose delle sorti· della patria e non vogliono spingere le cose fino al punto in cui l'irreparabile scoppia come conseguenza fatale logica, se le opposizioni si renderanno conto di questa loro responsabilità e rilomeramw alla Camera, a darvi la loro opera di critica, di controllo, di opposizione ancheastiosa, anche settarie, anche pregiudiziale, che noi dovremmosopportare, tollerare, talvolttI quasi incoraggiare, perchè l'opposizione, in quanto ci segn(llacerti fatti, certecose,può essere di utilità grandissima, se questo avviene allora potremo dire di averesuperato la·crisi"· Nella riunione dei r.oppresenlantidei sette partiti della opposizione, Filippo Turati ricordò Giacomo Matteotti quale fu in vita con 11110 elevata e commossa orazione, riboc– cante di poesia e di umanità a un tempo Dopo che ebbefinito di parlare il Turati, l'assemblea delle opposizioni votava una mozione in cui condannato recisamente il passato, affermava come assolutamente pregiudiziale a qualsiasi mutamento di atteggiamento, due cose: la fine degli ilfegali– smi e delle violenze e fa scomparsa di ogni milizia di parte. ,E_ssavenne allora considerata tale da lasciar aperto uno spiraglio per 11110, sia pur dtfficil<', intesa. Filippo ad Anna. Rom/l, gio~edi 26/6/9U nlle 19.4• Non so se ti piacerà. E' tanto difficile essere naturali e semplici, quando se ne fa il proposito. Ma è quello che è. La ragazza che lo dattilografava a mia dettatura aveva i brividi e gli occhi rossi. La serva di Moliére? Comunque è un dovere. E se fili sacrificò la vita, noi possiamo ben sacrificare la vanità. Intanto ho altro motivo per essere contento. Tu mi rimprovei-avi, quasi, che io, spingessi altri (Sforza) alle barricate senza· seguirlo. Non mi hai capito. Gli dissi che lo avrei si,into più energicamenle se avessi potuto seguirlo. Ma non son pentito e J' effetto mi dà ragione. Ha parlato forte, e ascoltato. Vedremo il discorso forse nelle quarte o quinte edizioni - al~eno del "'Mondo». Morgari, che parlò con Gasparri mi disse delle ostilità del Vaticano - meglio di Ratti contro Sturzo e il .. Popolo». Si capiscono. Non vogliono noie. Ma non credo si spingeranno fino a sconfessarli. E se fosse, peggio per loro. Manderò una parola ad Albertini. So che la gradirà. 40 Biblioteca Gino Bianco

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