Filippo Turati e Anna Kuliscioff - La tragedia di Giacomo Matteotti
non rientrano, come andar avanti? Il masnadiero chiede, non risolve. Se in principio si ebbe qualche dubbio, ora è chiaro che il nostro esodo è la pietra d'inciampo con– tro cui sente di doversi rompere le ossa. Ma le Opposizioni non rientreranno se non a situazione mutata e come accusatori: per es. per chiedere l'inchiesta parlamentare. Insiste fino alla noia sulla conciliazione e sull'allargamento e trasformazione del Mi– nistero, sulla utilità delle Opposizioni anche se astiose e settarie e si limita a fare la difesa teorica del • regime,. e dei • principii ,._ La verità è che tutto gli crolla sotto. La Camera non esiste più: i soli eletti siamo noi e stiamo sull'Aventino; gli altri, i n"ominati da Cesare Rossi e Marinelli, ossia da detenuti o prossimi ad esserlo (si spera di raggiungere anche Giunta), la maggioranza, insomma, non esiste come Par– lamento; è un reparto di milizia nazionale, che subisce gli ordini e cui è imposto di non dire una parola. Dopo ciò parlare di Parlamento e di Costituzione e di re ri– speUoso della stessa sono farse da • Becco giallo,._ Ogni pericolo è tramontato. Evito solo i centri frequentati per sottrarmi alle di– mostrazioni, sopratutto dei giovani, che si levano il cappello al mio passaggio come se passasse il padre - 0 J' ombra - del povero Giacomo. Il che è anche penoso. Anna a Filippo. 26.6.9:U. MIiano ortll Non so, se segui ir. questi giorni il • Corriere della Sera,., che fa una campagna contro il regime fascista in modo meraviglioso davvero. Nò, mio caro, sono tutt'altro che pessimista, rna non arrivo ai voli fantastici migliolini di voialtri a Roma. Non mi pare chi;'!sia in questo momento maturata la situazione al punto da ricevere colpi mortali. Il regime è ferito a sangue, e la ferita a morte verrà quando verrà. Potrebbe accadere da un momento all'altro nello svolgimento dcli' istruttoria e magari prolun– garsi l'agonia per mesi e mesi, e di questo parere, credo, siamo in molti, almeno quelli che non si ubriaccano troppo da suggestioni reciproche dcli' ambiente romano– politico-giornalistico e di Partito. Vedo però che anche le lince generali della vostra dichiarazione, che presenterete domani alla seduta di opposizione, coincidono comple– tamente con quel che 1i scrissi pochi giorni fa, dopo aver letto il primo abbozzo della mozione. Mi pareva premaluro e nocivo ali' attacco la richiesta della messa in istato cl' accusa il Governo e lo scioglimento della Camera. Scartare queste due ri– chieste si rimane nella linea dcli' astensione dalle sedute della Camera finchè non si vedranno attuate le garanzie legali per la libera funzione dei rappresentanti e dei cittadini nel paese, e l'insistenza di eliminazione della Milizia Naz. e cioè nella linea del buon senso e dei sentimenti diffusi nel paese. Per domani mi pare, non c'è da temere nessun genere di sorprese per la manifestazione dei IO minuti della sospen– sione del lavoro all'ora che voi inizierete la ,,ostra seduta di opposizione. Le adesioni della Confed. degli indusiriali e delle corporazioni fasciste sono forse uno dei sin– tomi più significativi della riscossa prossima di tutto il popolo italiano. Povero Mat– teo11iI se potesse vedere nell' al di là come il suo sangue ha lavato l'onta in cui è caduta l'Italia, benedirebbe anche il suo martirio. Non scrissi alla Velia e ti dissi già il perchè, incaricandoti dirle una parola di cordoglio .Jlnchc per parte mia, ma tu forse avrai letta la lettera in fretta e non te ne ricordi ncmltleno. Le ragioni dell'errore della sottoscrizione per una memoria a Matteotti le le dirà Treves. Il monumento al gran martire lo farà il Governo della libertà, ma non colla sottoscrizione, che temo riesca meschina, ma adeguata alla grandezza del suo sacrificio per la redenzione 39 Biblioteca Gino Bianco
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