Filippo Turati e Anna Kuliscioff - La tragedia di Giacomo Matteotti

al fuocO solo mi limitavo ad esporgli il mio consenso. Probabilmente non parlerà. Si riservò tuttavia di tornare da me dopo il discorso del duce e domattina lo rive– drò. Anche Albertini lo volevano far tacere e certo influirono perchè temperasse. Tutti hanno il senso del piccolo ambiente parlamentare, non hanno quello del paese, di tutto il mondo civile e del domani storico che ci domanda di non essere inferiori, di non essere abili, di ghermire l'istante di non attendere successivi momenli. Il 1empo lavora pel nemico, se non a\•verrà che il nemico lavori contro di sè più di quello che è logico attendere. A me pare che noi siamo complici ~on approfittando con audacia dell'orrore che il sacrificio ha destato (pare che sia stato anche evirato vivente con quelle forbici I) in Italia e in tutto il mondo. - E così lavoreremo anche per i comunisti. Ho profittato di una lettera che dovevo trasmettere alla signora Velia (le hai poi scritto nulla?) per mandarle a dire in lettera sigillata con rict?vuta di ritorno che sono sempre a sua disposizione, e che la mia asst;nza da casa sua dopo quella sera non è atto di mia volontà. Invoco l'intervento del giudice istruttore per riaprire i pacchi di Matteottj e cavarne fuori gli appunti della nuova edizione aggiornata di " Un anno di dominaz. fascista,, ecc. Se no altri ci usurperà quello che è un nostro diritto e dovere. In proposito mi ha già scritto Gobetti. Stasera mi rileggerò il discorso del capo-banda per precisare ciò che si dovrebbe dire doman·i al Senato da un collare dell'Annunziata. MUSSOLINI, ALBERTINI E SFORZA IN SENATO In Senato, Mussolini dichiara espficitame11teche il Governo deve restare al suo posto, che non si può pensare a sciogliere la Milizia, che " la pretesa dello scioglimento della Camera e delle elezioni generali, si"gnifica non rendersi conio che una terribile crisi politica devasterebbeancora per chissà quanti mesi e anni la vita della nazione,,. Il se11atoreAlbertini riafferma che l'opposizione mantiene le proprie posizioni non 'potendo concedere la propria fiduc/a ad un governo del quale so110sospe!U i legami con gli autori, ovvero presanli autori, di 1~11 efferato delitto. Il senatore Sforza, coalizzando il discorso di /1111ssolini, si domanda: • E nella lunga apologia, cosa c'era come argÒmentoprincipe? « Che anche ali' estero si sono compiuti delitti analoghi a/f' assassinio di Giacomo Matteotti. « Signori, un popolo 11011 può dare forse maggior prova di debolezza civile che se • si pone tutto il tempo la domanda: che dirà mai l'Estero? Un gran popolo deve « trarre dalla sua coscienza morale le sue ragioni di giudizio. « E a proposito di giudizi dcli' estero, permettetemi che io ciii qui le parole nobi– lissime che Matteotti oppose due mesi fa ai suoi colleghi della Conferenzasocialista di Brusselle: « Nalla noi vogliamo dai compagni dell'estero. Ciascun popolo deve conqui– stare la sua libertà; se non sa, vuol dire che non ne è degno•· «'Non sentile qui dentro, o colleghi, nelle parole di questo figlio della stessa terra di Battisti - Matteotti era originario di Trento - (comrnenti) - un orgoglio nazionale che egli forse neppure sospettava in sé, e tanto più fiero quanto meno sventolato in paro– loni da sagra?" (1) (I) Da « SejtJli dei tempi: Parta l'opposiziont. La battaglia parlame11tare dell' oppasiz.ione. "1a!leotti, Turati, Gomrnles, Chiesa, Alberti11i, Abbiate, Slorz.a • («Umana•, pubblicaiioni çeriodiclie, MilaJ10, 1924) 3i Biblioteca Gino Bianco

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