Filippo Turati e Anna Kuliscioff - La tragedia di Giacomo Matteotti

tutto il tono rialzato dei loro giornali di intimidazioni e minaccie secondo il solito stile • delle ondate • prossime, tutto insieme ebbi la sensazione che il martirio di Matteotti non sarà forse l'ultimo. Mi pareva già che, colla mobilitazione della Mili– zia Naz., concentrata a Roma, Mussolini mediti un pronunciamento: deposizione della monarchia e proclamazione della dittatura personale sua per la difesa della sua ri– voluzione con plotoni schierati nelle piazze d' Italia. Insomma', come v'f:.divisioni di– sperate, lugubri che tolgono il respiro. Puoi immaginare, dunque, che conforto ne sia la tua d' ieri, sebbene non dica e non precisi nulla. Non dubitate che mercoledi vi sia proibita la commemorazione del nostro povero Matteotti? E se venisse l' or– dine dalla presidenza di non concedervi una sala a Montecitorio, voi che cosa fa– reste? forzare la situazione, affrontando i moschetti della Milizia Naz., la quale certo sarà raccoUa nei sotlerranei di Montecitorio? Come vedi l'animo è inquieto, e i dubbi angosciosi si accavallano nel cervello. Se potessi almeno esserti vicina in ques1i momenti I Purtroppo, è cosa impossibile, perchè non ti sarei che di peso e di nessun aiuto. So che S. ha confidenze nelle alte sfere e dei progetti di influire su Del Croix. !)ove sono i fa'rnosi Garibaldi, i combattenti e tutti gli altri che erano disposti anche di lasciare la pelle? Quel però che preme di più è che il blocco di opposizione, forza reale in questo m"Omento,agisca egualmente e non si lasci sfuggire l'attimo favo– revole. Come ? In che modo? Stimolando l'avvento di un regime militare immediato. FIiippo ad Anna. Romu, )ftfltrdi 21 gillgno 924 ullt ort 2011, Ieri sera qui si credeva di certo al finimondo. Forti adunamenti di truppe a dife– sa del Parlamento. forza dapoertutto. "Stanotte il colpo di Stato• (còntro chi?). e Stanoue sarà la notte di S. Bartolomeo•· lo non ci credevo e. ridevo, ma altri - che reputiamo i pili freddi di noi - avevano come perduta la testa. Non si doveva andare ai ristòr.rnti. lo mi presi un amico sotto braccio e andai tranquillamente ai soliti Tre Re, dove ci raggiunse Silvestri, il quale (ti prego di insuperbirli del tuo veggiotto) dichiara che non ci sono che due coraggiosi: Treves ed io. Aggiungiamoci anche lui che si espone senza riguardi (ora giustamente cerca di non farsi vedere con noi) e che conlinua a perdere le notti a fare un magnifico lavoro. In realtà un pò di movi– mento di Iruppe ci era di fatto, i fascisti s'erano concentrati fuori Porta del Popolo, e lutti si domandavano se non sarebbe avvenuto un conflitto. Ma stavolta saremmo stati noi dalla parie del re e dell'esercito, colle spalle ben guardate. In gran parte tutte quelle pre,•isioni di colpo di stato ecc. dovevano essere chiacchiere di spioni e di a~cnli provocatori, dei quali la Camera formicola, rese verosimili dal gran bluff dei camions di fasci:-ti che tendolo a spargere il terrore. Però c'è la nota comica, che ti narro per tenerti allegra. Alle 4 ¼ di notte, ero a riposare in casa di un amico sono destalo da una scampanellata. Nella casa non c'era nessuno all'infuori di noi due. Le 4-5 è l'ora consuetudinaria (e tu lo sai per prova) degli arresti nei giorni di retate. Mi levo, mi vesto alla meglio, levo il fermo al revolver, mi affaccio al corridoio. l' amico si leva, .si affaccia alla porta opposta: • Sai, sono io che ho sba– gliato, credevo di premere il bottone della luce•· Una risata e si torna a letto. fo per spegnere la luce: altra scampannellata. Mi torno a levare, mi affaccio, !rovo l'ami– co in camiciola: • sai sono stato io a sbagliàrc • Accidenti ai fili elettrici. Ho messe il campanello ben loqtano dal cuscino e mi sono riaddormentato con un pò di adali- 28 Biblioteca Gino Bianco

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