Filippo Turati e Anna Kuliscioff - La tragedia di Giacomo Matteotti
Roma, marltdl 17/6/24 allt 14.50 Non è possibile p11rtroppo, per lettera, met1er1ial fano di tutte le cose più im– portanti; ma almeno. rimanere vicini alcuni minuti senza iugulamenti. Il turbinio ddle cose è tale che le tue lettere sembra che porlino impressioni dalla Cina tanto sir no già pallide e lontane. Silvestri è venuto e per ora resta qui, dove è anche Alber– tini che vidi ieri: anche Gonzales è tornato (con tue buone notizie) ma Treves credo si deciderà a partire forse domani e avrai maggiori dettagli. Del resto, col tuo fiuto ~iornalistico, molte cose riescirai a leggere fra le righe dei giornali. Il colloquio fra Pinzi e il duce stanotte poteva essere decisivo. Poteva chiuder'! i con una strage, o col rovinio di tutta la baracca nefanda. Pare invece che le cose si siano almeno pel momento, come temevo, accomodate. Fino a quando? Ormai il segreto dei segreti, il segreto che precipiterebbe la situazione è a saputa <li troppe persone e pare dif– ficile che possa rimanere a lungo tappato. Forse anche perchè c'è a Roma il conve– ~no della milizia nera del Lazio, dell'Umbria, di Toscana, e non so ancora se di al– tri siti. Tutto ciò che possono raccogliere perchè al primo appello la milizia nera di qui non rispose che con una percentuale bassissima: si dice il 20 o 'JOOfo. Ma certo ora intensificheranno lo sforzo sperando di svoltare ancora col rimpasto Federzoni, coll'annuncio di un maggior rimpasto a luglio, cogli arresti dei sicari e di qualche mand_ante,col coro degli inni al duce, il capo della tempesta. Tuttavia la ferita è profonda: gli ottimisti pensano che non se ne guarisca, che è - come tu dici - una agonia che si prolunga. Chi può fare il profeta? Nelle riunioni di questi giorni, uffi– ciali ed intime, io fui decisamente per forzare la situazione. Puoi immaginare qual– cuna delle mie proposte, che trovaron"O qualche seguace autorevole e deciso, ma naufragarono nella resistenza passiva o dilazionistica de1 più, i quali nascondono sotto un cumulo di buone ragioni la preoccupazione (legittima: non dico di no) del– la- loro pelle. Amendola è sempre fra i più renitenti e Uronchi lo seconda. lo sento invece che ogni quarto d'ora perduto è un tradimento. Ieri l'altro eravamo i vincitori senza quasi saperlo, e quello era il vinto e lo sapeva. Ieri si sono già rinfrancati. Un intervento legalissimo ma deciso poteva forse sventare la ricomposizione musso– liniana. Ma, e se non si riesce? Si sarebbe fatto il tentativo necessario, ossia Il pro– prio dovere. L'argomento non è politico, dicono. Bisogna che le cose maturino. An– che per la convocazione delle minoranze i differitori finirono col vincere. Fra la formula: • convoca la opposizione il giorno tale• e l'altra e si riserva di convoca– re•, che non impegna a nulla, io proposi e fu accolta la formula transazionale che avrai vista: e delibera di convocare e si riserva di fissare la d!!ta •· Ma all'impa– zienza della commozione pubblica queste decisioni mezzo e mezzo devono fare una impressione pessima. Nel Comitato interminoranze non lottano soltanto queste due lendenze, ma anche quelle fra comunisti (Gramsci, Ribaldi) e massimalisti (Velia, Oro Nobili) che ne sono rimorchiati, e tutte le altre opposizioni: i primi non vo– gliono sconfessare e sconsigliare apertamente e congiuntamente gli scioperi. Nell'or– dine del giorno di ieri che avrai visto stamane, si coperse l'antitesi accennando a qualche riserva, in genere, dei due gruppi estremi. Modigliani aveva manovrato per gettarli fuori: forse era un bene; ma neppure Amendola l'ha capito. Non credo tut– tavia che l'intesa possa a lungo durare. Roma è tranquilla, salvo l'irruzione delle camicie nere che lo stesso Giornal~ d'Italia considera un pericolo e una provocazione e consiglia Federzoni a mandarle 23 Biblioteca Gino Bianco
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