Filippo Turati e Anna Kuliscioff - La tragedia di Giacomo Matteotti

Cesarino Rossi va ripetendo da per tutto che bisogna sopprimere fisicamente, ad uno ad uno, gli oppositori. Nella nostra riunione di oggi furono ventilate altre proposte, ma si concluse che per ora, ciò che più preme è tentare la disperata impresa di sal– vare, se è ancora possibile, la vita di Matteotti, e perciò ogni attacco politico sarebbe prematuro. Vi è qualche altro caso in cui uomini nostri vennèro, anche in Roma, se– questrati, bastonati, purgati, oltraggiati in ogni modo, e poi lasciati liberi dbpo qualche giorno e non raccontarono la cosa. Questi precedenti.danno ancora un filo - un te– nuissimo filo - di speranza. E' orribile pensare allo strazio che deve aver patito, che forse subisce ancora, il nostro povero amico. Ieri sera andai dalla signora, trascinando Treves, e vi era già Musatti, e ti lascio imaginare il suo stato. Mi misi a sua di– sposizione per rimanere anche la notte, ma non lo desiderava. Le lasciai tre pastiglie di adalina, ma so che non riescono a farle chiudere occhio neppure questa notte. Certo, ora attenderà ansiosa altre notizie, ma, quando arrivassero funebri e definitive, bisognerà sorvegliarla perchè - vincendo l'amore pei tre bambini - non si butti ma– gari dal suo terzo piano. Ricevo una quantità di telegrammi. Ma la gente avrà la risposta dai giornali. lmagino la pena che avranno fatto anche a te le notizie della mia lettera e quelle - ripeto, inesattissime - della stampa di oggi. La Sig. Musatti dev'essere in questo momento dalla sig. Velia, per prepararla alle notizie che devono uscire nei giornali della sera. Stamane ci fu la Modigliani. Cerchiamo di esserle vicini per turno., senza darle troppo molestia. Ieri sera ho speso tutte le bugie possibili per rianimaila, ma essa aveva la visione del disastro. '· Politicamente, fatti come questi dovrebbero affrettare la· crisi del fascismo. Se ci avessero soppressi nei giorni della marcia su Roma, il lenzuolo dell'oblio si sa– rebbe steso presto su di noi. Ma ora è troppo tardi perchè il Governo possa invo– care le necessità della rivoluzione e questi ammazzamenti alla spicciolata non rimar– ranno, spero, senza conseguenze risolutive. Nel peggior caso, moriremmo utilmente. Amendola disse nel suo discorso, rispondendo a una interruzione del duce (se ben ricordo), che non si trattava di noi - che noi - « della nostr.a vita non facevamo più alcun conto dal momento che ci eravamo messi volontariamente e liberamente alla Opposizione». E questo è assolutamente vero e degno. Con questo animo non c'è possibile di prendere parte alle Commissioni e alle discussioni della Camera. Può anche darsi che lo sv~lgimento dei fatti ci ponga nella necessità di dimissionare. Ma chaque jour sa IO.che, e giova ponderare ogni passo. Simpatico, benchè spiegabilissimo e in certo senso anche ·egoistico, il gesto dei rappresentanti dei gruppi vicini - Velia, Gramsci, Lussu, Bergamo, Molè, Berlinger ecc. che chiesero di intervenire alla nostra riunione e assentirono a che uno di noi parlasse per tutti. La riunione delle Opposizioni aveva bisogno, forse, di un cadavere per iniziarsi. I popolari non c'erano, ma non oseranno, credo, differenziarsi. Amendola è intieramente con noi. Non potrò darti le ultime_notizie della giornata, perchè bisogna impostare per le 19,30 e la seduta anderà forse ç,ltre le 20. Ma i giornali di domattina completeranno le mie informazioni. Addio, mia carissima povera Anna. Non stare in angoscia per noi. Forse queste infamie affrettano le soluzioni invocate. Ad ogni modo, noi tutti - per quanto addo– lorati - siamo intieramente sereni e concordi. Stamane fui da Bonomi, per una lunga chiacchierata. Ti saluta. come tutti ti sa– lutano e ti ricordano. Chi sa che non ci riyediamo fra pochissimi giorni. Cento abbracci e baci il tuo Filippo. ,13 Biblioteca Gino Bianco

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