PARTITO SOCIALISTA ITALIANO -- MATTEOTTI SOCIALISTA Con il contributodi PRESIDENZA DEL CONSIGLIO OEl MINISTRI Smmura di mi--sionc anni,-crs.'\1i nazionali ed c,~nti sporti,i n:-izio1iali e int('nlazionali
Biblioteca Gino Bianco
MATTEOTTI SOCIALISTA note biografiche e profilo, politù:o a cura di ANNA PAGLIUCA Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine il 22 maggio 1885, da un'agiata famiglia di proprietari terrieri. Il fratello Matteo lo iniziò alla dottrine e all'ideale socialista, ed egli, dopo èssersi laureato in legge a Bologna nel 1907 con una tesi su « I principi generali della recidiva», poi pubblicata nel 1910, entrò giovanissimo nel Partito Socialista Italiano. Il Polesine era stato ed era ancora a quel tempo, una zona di bracciantato agricolo, di piccoli proprietari, schiacciati dalla lotta per la sopravvivenva, lontani da ogni luce di progresso civile, da ogni speranza di miglioramento della loro miseria. Il ceto dominante era quello degli agrari, essi stessi spinti, nei rapporti politici e sociali, su posizioni grette e arretrate, dagli scarsi margini che lasciava loro una agricoltura arretrata e povera. Già alla fine dell' '800 la fiammata del grande sciopero agrario della « Boje! » aveva rivelato di quale tensione fosse carica quella che poteva apparire come una palude sociale. Le condizioni dunque nelle quali Matteotti si accinse a dare un volto definito al partito nel Polesine non erano delle più facili; si trattava di educare nelle «Leghe» contadine, le masse arretrate e abrutite alla civile lotta di classe, e di incanalare una forza potente verso l'au,togoverno nelle amministrazione dei comuni e della provincia. Matteotti st pose all'opera, ,insieme ad un gruppo di compagni, per fare di quella forza lo strumento ,coscit;.nte di una politica educando le coscienze al iiOcialisnìo, çreando sezioni, leghe, entr~ndo di persona nei consigli comunali sia nei gruppi di· maggioiànza> che· di minoranza, partecipand<? attiv,.alllente allà vita non solq delle s~zioni d~l partito, mà. dell'intera popolazione .. Sindaco di Villainàrzana dal 1912, ,e.a Boara Polèsvie nel '14, fu membro dei consigli comunali di Lendinara ·e. Occhiobello, dal ;~O ·consiglie-' .1 Biblioteca Giro 8.anco
re provinciale a Rovigo per mandamento di Occhiobello. Sua preoccupazione costante, in questi anni di noviziato politico, fu un principio dal quale non si distaccherà mai anche negli anni avvenire, facendone un caposaldo delle sue battaglie all'interno del partito; il legame del partito con gli organismi di classe, con la lega contadina soprattutto, e la natura di classe del movimento politico del proletariato, che lo p6rtava a distinguersi da.Ue altre forze anche quando con queste collaborava nelle amministrazioni locali. Fu più volte relatore sul « rapporto fra partito e organizzazioni di classe», nei congressi del partito, e sempre alimentò su « La Lotta», il settimanale socialista polesano; una serie di polemiche anche violente, con i ·democratici di varie scuole e soprattutto con i clericali dei quali Matteotti mise seinpr'e in luce il sostanziale opportunismo e la spinta ad esercitare comunque il potere per il potere. Queste posizioni politiche, spesso colorite di toni attivistici e-moralistici, rendono difficile la collaborazione politica di Matteotti all'interno di-una delle due principali correnti: il riformismo· e il ma!;lsimalismd, nelle quali si articolava il PSI in quegli anni. Si può dire che egli fu con i riformisti, se si tiene ben fermo che la sua adesione a questa parte non volle ·mai dire scelta dell'accordo al di là della classe; ~on volle mai essere abbandonò dei principi socialisti anche quàl)-do questo dovesse comportare dei sacrifici per il partito a favore della collettività; il suo riformismo,· se fu certamente :rifiuto_della predicazione della violenza, del momento eversivo e palingenetico, no·n fu però con altrettanta sic;urezza, accettazione del-« giolittismo,; che imperava negli strat1 più fortunati e protetti del proletariato organizzato del nord d'Italia. Anzi Matteotti, in quegli anni, fu tra i . pochi riformisti (con Modigliani, con, Mondolfo e con Ja stessa· Kulischioif) che portarono av~nti nel Par- 'tito la campagna contro il regime doganale protezionista degli alti dazi.- - LA POLEMICA COL « GIOLI1'TISMO »: IL LI:8EROSCAMBISMO .La polemica liberoscaml>ista contro la tendenza del Gruppo_ Parlamentare Socialista era allora_in pieno sviluppo specialmente ad opera di Salvèmini e della sua « Unità ». 2 Bibl oteca Gi'1o Bianco
Le v.arie tesi erano;in brev,e, le s~guenti: la ,protezione dei prodd1!ti industriali italiani ottenuta mediaBte un alto regime ;di tlazi, se per.metteva <al.rl'industria ili svilupparsi. impedendo l'ingresso 1di rmerci straniere a mitior prez:zo,- 1 manteneva i cons1iltrn popolaTi .ad un livello che spesso e1~a al .disotto del miNirrro vitale. A questo tipo di sviluppo eu0nomico (Corr.i-s]_l)ondevaun ,grosso favore che il prntez-i<imism:o industriale faceva alla parte più ar,11etrata e rapace deghl agrari italiani: l'alto regime dei dazi veniva lill@Osto anche per l'importazione del grano, ipermettendo agli agrari di mantenerie una •coltura antieconomica, di riversare il prezzo dell'operazione sui consumi popolari .e di r.icav.are da tutto questo una forma di rendita usuraria -dalle campagne condannate ad un regime di .immobilismo medioevale. Matteotti, pur seguendo la politica della frazione turatiana, che .non aveva mai veramente lottato contro questo stato di cose, desidera rlal'L un~ interpretazione originale almeno di un aspetto di questo complesso problema; si rende conto fan da allora, ·che tutta la tendenza del .- giolittismo» socialista, può condurre i1_partito a porsi alla testa di un relativamente ristretto numero di operai privilegiati organizzati ·nei loro sindacati, nelle loro caoperative, difesi da loro rappresentanti in parlamento, e avverte che bisogna rompere questo ·cercbio, rare del partito il fulcro di uria politica rinnovatrice, legare il partito con gli interessi di più larghi strati, che 'SÌ vanno svegliando <e si agitano, r.icondu-cendo il ·socia1ismo -alla -sua odgirraria funzione. Numernsi, sono .glì ·articoli che Matteotti soriverà in que:gli anni su ~<La Ldtta » coRtìro i dazi che proteggono il grarro, e più taT<li, con una a-z'itme lunga 1e tenacé, 'l-iuscirtà a -portare ·su queste posizioni 1'in'tero suo partito, anche se riluttante. LA. GUERRA A .spingere .Maiité@tti .su <qll€sta str-ad:a S(i)J1O .n:0Iil :S@ltanto d;a slllaformazi:Cllile morale ;e pG>lifrea, ma dl !legame ohe e.gli ha 'stabilitro omn .le plebi ·if>olesane, 1Che ,cimaqgon@, come xrfim:iti :a:ltri str_ati ~lari, tagJliati fuori -<iai .v.anta,ggi- del ◄gi'mlittismo » re vam0 mettendo in ccisì qt.iesto tip di <>r.gaim:zauOJlle~!la società -oivJJe ,e IP@-litica. . Q~ l!Clop.pi:a la ~rr.a mondia<le. Ila 1Cr-i 0s poLitroa :3 Biblioteca Gino Rianco
italiana ha raggiunto uno stadio già avanzato; con Timpresa di Libia e l'alleanza di Giolitti con i clericali (il Patto Gentiloni è del '13) erano stati compiuti altrettanti tentativi di arrestare questo processo; ma la cri.si economica e fo sviluppo del partito ~ocialista che s~ andava sempre piiì radicalizzando, lasciavano al sistema margini sempre piiì piccoli. Con la guerra, la situazione fu capovolta, le classi dominanti ripresero il controllo del potere iniziando un regime di sfruttamento e di oppressione popolare in aper--' la negazione delle soluzioni anche parzialmente liberaH oel giolittismo. Subito l'intero .partito socialista fu contro fa guerra, non solo per le ragioni ideali del suo tradiziona-' •le antimilitarismo e internazionalismo, ma in difesa degli sfruttati, contro il ricatto patriottico. Unico nell'Europa occidentale, il PSI fu costantemente e tutto all'opposizione mentre crollava la II Internazionale. La formula escogitata da Lazzari su cui si arrocca il partito unitariamente, e nota: « Nè aderire, nè sabotare». Questa però è anche la formula del compromesso all'interno e della paralisi verso le altre forze politiche. Una formula che rende omaggio alla coerenza e all'impegno oel partito verso i suoi principi e verso le masse che lo seguono, ma che denunzia anche la su.a impotenza poliUca nel momento in cui la borghesia scopre il volto del1' oppressione di classe. Matteotti intuisce anche questa volta il limite politico che sta dietro questa posizione e scrive molti articoli su « La Lotta» per spingere il partito a portare alle sue conseguenze la propria opposizione, - fino allo sciopero, fino alla rivolta. I suoi tentativi lo conducono sulle pagine della « Critica Sociale» dove esordisce nel febbraio del '15 polemizzando con lo stesso Turati. Matteotti cerca in questo tormentato articolo di disfare la sapiente formula di Lazzari, il non aderire dei riformisti che si aspettavano la neutralità dall'azione. di Gi.olitti, e incrinavano la opposizione alla guerra distinguendo fra « guerra giusta » e « ingiusta >>,- e il .non sabotare dei massimalisti .trincerati in una interpretazione della .formula secondo cui . la classe era _assolutamente estranea alla guerra; Matteotti çerca di_ mtnostrare che la neutralità. della classe· di fronte. a~ un fatto come la guerrà" che esaspera fa lotta di ~lasse e un ' B bi oteca G·ino Bianco
rion senso, e propone una formula che pur lasciando unito il partito, superi l'antimilitarismo di puro principio e proponga una azione in nome degli interessi immediati delle masse, i quali sono di per sè unitari e i'enza equivoci. Ai riformisti ricorda la loro battaglia contro la reazione militare del 1898, ammonendo che riformismo non significa tin~nzia all'azione, se da questa potranno scaturire forze nuove che portino avanti un ordine civile; ai massimalisti ricorda che se un momento ci fu mai per una azione violenta del proletariato, questo è venuto e se essi sapranno come muoversi l'intero partito li seguirà unanime come unanime è stato pronunziandosi contro .la guerra. « Facciamo come Liebnecht! » sembra il suo motto sulla «Lotta» in anticipo di alcuni anni con l'altro grido delle folle del '17: « Facciamo come in Russia!». Anche l'equivoca confusione fatta nel campo riformista fra le posizioni dell'interventismo democratico e dell'interventismo nazionalista, 'è acutamente intuita e denunciata qui da Mattetotti, al quale non sfugge la debolezza di tutte le posizioni di centro quando le ali di uno schieramento sono decise a ri-' correre a soluzioni eversi ve. L'intervento dell'Italia conclude questa fase della vita politica di Matteotti. Un capitolo di storia si chiude per il partito socialistae per l'intero paese; il bilancio per i socialisti è una battaglia evitata e una sconfitta politica subita, sconfitta del socialismo e del proletariato europeo. Una densa caliginè di rovine e di lutti avvolgerà ormai il Polesine di Matteotti, e l'Europa intera. La «Lotta» sarà ridotta al silenzio, l'« Avanti!» imbavagliato dalla censura, il partito disperso e immobilizzato. Matteotti, su cui sarebbe caduta una denunzia per un discorso in Consiglio Provinciale di Rovigo contro la guerra, avrebbe pagato la rigidezza delle sue posizioni andando a finire in Sicilia, militare internato per ragioni politiche. IL DOPOGUERRA La fine della guerra vede il partito socialista di fronte al compito immenso di dare uno sbocco politico alla nuova situazione economica, sociale e psicologica del paese. La rovina economica, la cattiva condotta militare e amministrativa della guerra, la fallimentare politica delle trat5 Bibl oteca Gino Banco
tatìve di pace, crean@ un'atmosfera di g,enei-aie disolìdina1iaprotesta, e· lasciano vuoto lo spazio, pollitieo, che- ei!a stato negli anni della monarchia liberale, ìl tèrFemr dellG svìluppo econorni€o, e politic0, dell'Italia moderna,. l!...arovina eco,- nomica, un Govern0 senza aut0rità, un0 Stato senza, gli strumenti adatti a dar· forma e ordine ai fen0meni nuovi che la crisi della guerra ha creato. Di contr0 le· masse .impoverite, piene di rancori e di 0d!ii repressi nei lunghi anni del d'0l0re- e, del forzato silenzi0, esercitan0 una: spin-' ta p0derosa contro Je classi dominanti che non pai.0no 0pporre resistenza. Sci0peri\, agitazioni c0nfro il carovita, tentativi di imstaurazione dei s0viet; fenomeni questi sp0radicr e tuttavia capaci di creare un clima di terrore intorno ai «rivoluzionari» che vogliono fare «.c0me in Russia». Il partito era aperto alla pressione delle masse; vid~ accresciuto enormemente il numer0 dei propri iscnitti' senza, che a questa pacifica occupazione corrispondesse tim adeguato svfluppo ciel suo gruppo· dirigente, un iradiicale mutamento del c0stume- e def vecchio coacervo ide0l@gico d'el riformism0 e del massimalismo · çFte-non offriva J!)ÌÌ:l uno strumento valido per intendere e mu;tare Ja. realtà. In questa drammatica situazi0ne il partrto l'l©n seppe rimane~ se stesso. Ogni gruppb opèrò1 parJò, c0ngiurò ·pel' ~roprio eonto; di fronte al problema_ che- li riaswmeva tutti~ i1 problema della rivoluzione si operò, nel soeiaHsmo ita,lliano una grande, ripetuta scissione, che aperse la via alla c:Fìsgregazforre·degli ord'inamentr d'emocFatici è deJ.lo stato liberare. ·I, ~lJNff A~ DEI. PARTl'l'O ~ L"AZIONE IN PARLAMENTO Matteot.t:it si getfo iru questa. naisc.hia s.ubito,. al congresso del '19, cercando> .:i p.ortare una. voce- di sagg.ezzai.e di chiarezza politica. Egli scelse il tema cruciale dell'unità nel partito, sul quale ebbe sempre alla base g,randi consensi, e che cercò di interpretare politicamente in modo concreto legando, all'unità l'esistenza stessa del partito come- espressione della classe. L'hnità in questo caso· non era più una· meta o un compromesso da 17a:gg-im1gere,ma 11 a sostanza stessa del partito, la sua tradizione che era insie-- me spinta di crasse e ordinato progresso. Egli aggiungeva B blioteca Gino Bianco
una critica abbastanza centrata al tipo di rivoluzione attuata 'in Russia e alla dittatura « sul proletariato» cui aveva dato luogo, non·chè ·al tatticismo della Terza Internazionale nei confronti dei partiti socialisti ·europei; moti0 questi che resteranno costanti nel suo pensiero. Matteotti continua, fra il '19 e il '20 quell'opera minuziosa e puntigliosa di educazione all'autogoverno che aveva cominciato negli anni della sua azione in Polesine. L'obbiettivo che si pone nella politica per gli enti locali è un allargamènto delle autonomie locali, mediante un sano decentramento amministrativo, la riforma del sistema tributario mediante la r.ivalutazione della tassa di famiglia, l'alleggerimento delle imposte indirette e l'aggravemento di quelle dirette. A dargli ispirazione e spazio per la sua politica degli enti locali era stato l'enorme numero qi comuni che i. socialisti avevano conquistato fra il '19 e il '20. Il Polesine in particolare era stato.tutto conquistato. La sua attività. è travolgente: sqive opuscoli («Alla conquista del Comune»), articoli su « La t..otta » e sull'« Avanti!», diviene uno dei dirigenti. della Lega dei Comuni Socialisti; con uno stile sempre scarp.o e disadorno, denunzia le inadempienze dello stato nella ricostruzione dei servizi comunali, manda istruzioni agli amministratori su come impostare i bilanci e. la politica fiscale, e 'propone infine uno sçiopero dei comuni contro lo stato inadempiente. Si scontrerà spesso in questi anni con Sturzo e De Felice, rappresentanti dell'Associazione Nazionale dei Comuni, e con certa loro demagogia priva di un serio programma politico. Il '19 è anche an:n,o della elezione a deputato di Matteotti. Se il Parlamento fosse stato quello degli anni precedenti la guerra, avrebbe rappresentato la sede naturale per un uomo politico quale er~ Matteotti. Competente in materia economica e amministrativa, inflessibile su certi principi etico-politici, capace di scelte responsabili di fronte alla necessità di un compromesso, fornito del necessario coraggio per affrontare la impopolarità; egli avrebbe potuto essere un grande parlamentare socialista. Alla 'Camera egli fu membro della Commissione del Bilancio e di quella per la Riforma burocratica, si batte .1 Bibl,otecd Gino B anco
per alcune riforme 'dì fondo che dovrebbero ricreare l'equilibrio economico .sconvolto dalla guerra: egli infatti, in tema di tassazione dei sopraprofitti di guerra_ e di imboscamento di capitale attuato attraverso il debito pubblico, propone che sia attuata uria forma d{ confisca, non puni:. tiva soltanto, ma per affidare alla gestione responsabile dello Stato quei capitali che i privati non sanno sfruttare a vantaggio della comunità; per quei tempi il concetto poteva dirsi rivoluzionario anche se non aveva nulla dello spettacolare rivoluzionarismo caro a molti membri del Gruppo Parlamentare Socialista. II disegno politico che era implicito nelle battaglie parlamentari e nella politica comunale di Matteotti era quello di cercare di utilizzare la spinta rivoluzionaria, la forza delle masse, indirizzandole a mete che non erano eversive ma tali da intaccar:e ugualmente il sistema dei _privilegi di classe, consegnando ai proletari i mezzi per allé1rgare il loro potere, per costruire negli anni quella rivoluzione socialista che per Matteotti era l'unica possibile. Tuttavia questo disegno politico era viziato da una con-• traddizione di fondo: da un lato le masse, i loro voti, la loro spinta tumultuosa non erano disponibili per delle riforme che risolvevano tanto poco del presente anche se avevano per sè l'avvenire, dall'altro il sistema parlamentare non avrebbe mai consentito una reale azione di esproprio, la classe dirigente si contentava di rimanere immobile sperando nell'esercito e nei carabinieri, mentre le masse si sfogavano in agitazioni cieche e slegate, il Gruppo parlamentare e il Partito socialista erano profondamente divisi e finivano con l'esaurirsi in una sterile polemica sui massimi principi. Era la paralisi. LA REAZIONE DI CLASSE: LE PRIME BATTAGLIE CONTRO I FASCISTI Alla fine del '20 le squadre fasciste si mettono in moto. Da :ç3ologna a Ferrara, dal Polesine all'Emilia, alla Romagna, tutta la pianura del Po è sotto il terrore; assassini, agguati, minacce, morti. A diecine le amministrazioni comunali vengono sciolte ,le leghe contadine disperse, i leghisti dispersi uccisi, banditi dai paesi. I superstiti iscritti 8 Oibl oteca Gino Bianco
di forza ai sindacati fascisti. La caral.terìstica di questa rea .. zione di classe è nota: non vi fu opposizione da parte degli organi dello Stato, i prefetti scioglievano le amministrazi~ ni su ordine dei fascisti, la polizia arrestava i bastonati e ì parenti delle vittime, l'esercito prestava aiuto, armi e mezzi alle bande agrario-fasciste. La reazione di Matteotti fu immediata e durissima. Lasciò il· congresso del partito, nel gennaio del '21 ~ Livorno, per correre a Ferrara invasa dalle bande; fu in Polesine sempre presente per dirigere, aiutare le organizzazioni di partito; predisporre una civile linea di difesa. In Parlamento, in numerosi discorsi, denunciò le violenze, denunciò la collusione fra governo e fascisti, documentando ogni accusa, frustando a sangue i fascisti presentj, insul-' tandoli, ricordando a molti il loro passato sindacalista, le loro contraddizioni, il loro nullismo politico. Quando parlava Matteotti i fascisti si scatenavano, più di una volta il Presidente fu costretto a togliere la seduta, o a togliere la parola a Matteotti, il quale rimaneva calmo, rispondeva ad ogni insulto con i fatti, senza facili battute, mantenendo a gelida distanza i rappresentanti degli «assassini». Venne anche per Matteotti, il bando dal suo Polesine, dove egli lasciava la madre e i beni familiari. Egli tornò spesso, travestito, nella sua terra, giocando ai fascisti parecchie burle, come quella volta che si fece portare da un camion di fascisti ai funerali di Eleonora Duse senza essere riconosciuto. Fu anche -rapito più di una volta; visse insomma da vicino, e senza rinunziare ai suoi doveri di di-' rigente e ai legami essenziali con quello che restava del partito, la tragedia della sua Terra e dei suoi compagni, come quella volta che riuscì ad organizzare una riunione precongressuale in una provincia vicina che non gli era interdetta, ma non potè evitare che i fascisti bastonassero ad uno ad uno i suoi compagni convenuti a sentirlo e a votare sulle mozioni. LE POLEMICHE NEL P.S.I.: COLLABORAZIONE E RIVOLUZIONE Mentre nel paese la situazione precipitava, nel Partito la convivenza fra massimalisti e riformisti si faceva impossibile: fermato lo slancio rivoluzionario · delle mas9 Bibliotecd Girio B'anco
se e 1a valanga dei consensi spontanei, nel partito il tema delle discussioni non era più tanto queHo della rivoluzione quanto quello deUa autonomia di fronte all'Internaziomale di Mosca e della collaborazione con fa borghesia. Matteotti fu, con fa maggioranza di tutto il socialismo italiano, contrario alle imposizioni dei 21 punti, aUa imitazione e alla soggezione. verso il partito bolscevico, e fu parimenti, coerentemente. a se stesso, contro la collaboraziorie di classe. Per queste ragioni, egli si battè energicamente, nel congresso deH'oUÒbre del '21 e in queHo dell'ottobre del '22 per dimostrare che le ragioaj deHe « diatribe » nel partito non esistevano, dal momento che, da un lato il proletariato, sotto l'infuriare della reazione, era unito, e tale voleva restare, e.·dall'altro f.are una questione_ di collaborazione. con ]a borghesia poteva diventare un falso problema. soprattutto quando di rispondere si incaricava la loorghesia stessa. SuUa «·Giustizia·» di R. Emilia uscirono due lunghi articoli alla vigilia del congresso dell'ottobre '22. che nonostante ogni sforzo di Matteotti, vide la scissio- :ne dei due tronconi del socialismo italiano. Quando nasce il nuovo Partito Socialis.ta Unitario, ad. opera dei riformisti, quei due articoli (« I1lusioni e Realtà» e « CoUaborazione e Borghesia.») potranno essere considerati i1 marii- 'liesto politico det ·nuovo partito; del quale egli divenne il Segretario Generale. · Matteotti cerca di delineare in questo articolo un concetto della- coFiaborazione con altre forze democratiche, per , Ja ripresa dellà demoera~a in Italia_ e· per il progresso civHe · ne FIia libertà e nel fiorire ·déIIe libere organizzazioni popolari. Egli esclude però la possibilità che sia abbandonata la natura di ciasse del partito,, il suo legame con le masse ed esclude e.be cÒllaborare voglia dirè far da sup- · porto àIIe piccole ambizioni dei democratici in cerca di por'- tafogli; la speranza di Matteotti è ancòra riposta dunque nell'opera costruttiva e civile di un partito socialista che sia strumento. di progresso democratico e di elevazione morale delle classi popofari, mentre esclude, nell'altro articolo,. che ci sia nei riformisti alcuna intenzione di prestarsi al gioco de1fa borghesia oggi intenfa a proteggere i propri guadagni, con il solito gioco degli a1ti dazi, ossessionata dal p:robl~ma di salvaguardare con l'aiuto del del!O Oiblloteca Gino Bianco
nar0 ptrbblko1,. Ia propria ecom:omi'a compromessa d'aJila guerra. Amche qui Matteotti :riafferma lai p:roprm. linea c0ntraria al protezionismo. Sembra di Q'ove:r:ricavare da questi arlicoli,. mente affatto teorici e tutti calati me]la polemica del momento (com.e del resto tutta la pr0sa di Matteottit), che Matteo.tti me.nt:re riafferma i vafori tradizi©nalii ael pMtito, fra i quali esiste il legame di e-lasse ma anche la collaborazione cioè la partecipazione al Jil@tere,1110.n, crede J!>OSsibille. che questa c_oUabornzioine si p0ssa attuare in q!-,lelmoment0,, quand0 le :frazi©rn dem0crati:che wno ri- <lotte l'ombra d!i se stesse, e la borg,hesia, libe:r.ale,, è o:r-mai arroccata su posizioni! di cieco egoismo e di pura salvaguaE- ·d!iadel propri.o interesse di classe. Questi dovevano essere, secondo Matteot.ti, i limiti nei (!}Ua1i il 11u1ovo partito si sarebbe collocato, anche· se nol1l tutti i suoi uomini dovette110• accettarli subito e completamente; si ·i<Jileà<ricarnino .i fatti di dare a questa scelta un valore. Wlivo~o. La risposta della bm-g,hesia italiana fu a dis.tanza di appena un _mese, la dittatura. :n fascismo saliva al potere, col favore del padronato, dei p.ote1ri dello, Stato. del Vaticano, per imporie e.on la violenza aH'inte:ro_Paese una p0r litica antipopolare, per scaricare sulle classi popolari il peS© delle distruziomj, della guena e il costo della :ricostrl!1zione. La viia del!la collabo.Fazione era chiusa;, l:lllilasola strada restava per tutti i, socialisti: 1a lotta e0rib01 il fascisra(!),. Matteotti e il suo wa.rtito ne divennero, una dell~ poote aval'lzate. LA PUNTA AVANZATA DELLA LOTTA AL FASCISMO La dittatura era e0minciata, e Matteotti si buttò in una• disperata battaglia. per non disperdere re forze, per dare all'opposizione, ormai solo tli principfo, un sigrrificato che valesse da esempio e. da spr0ne. In Parfamenito }a voce di Matteotti si levÒiw0che volte ancora, poichè il Governo impose a]J,a Camera vacanze molto lunghe in attesa delle nu0ve elezioni. Va ricordata comunque, anche per i :riflessi c~e ebbe nel PSU e nella CGIL, la polemica cli.e Matteotti ebbe con il Goven:io per le tariffe doganali che venner0 tutte aumentater e in particolare per lo ,scandaloso favo:reggilamento degli :rucd1eIl Biplioteca Gino Bidnco
,ieri, operato dal governo non solo in danno del consu• matore obbligato a pagare prezzi esosi, ma dello stesso erario. In questa occasione Matteotti si scontrò con i -rappresentanti della Confederazione del Lavoro, i quali mantenevano per tradizione un contegno piuttosto accomodante nei riguardi della politica protezionista del Governo, ed ebbe sulla «Giustizia» parole piuttosto secche contro lo stesso Buozzi. Un'altra volta, nell'estate del '23, Matteotti affrontò un gruppo di confederali riuniti intorno a Baldesi, il quale proponeva di iniziare delle trattative con Mussolini. Matteotti fu del tutto preciso: coi fascisti non si può trattare, nessuna discussione è possibile se prima non ve.rrà ripristinata la libertà. di riunione e di organizzazione dei lavo-" ratori. Anche questa volta la sua tesi prevalse e la proposta Baldesi fu ritirata. · La battaglia più grossa però si combatteva ormai nel paese contendendo palmo a palmo il terreno alla dittatura. Matteotti era instancabile. Organizzava convegni di partito, nonostante i divieti; arrivava a Palermo dove sfuggiva per miracolo a un'aggressione, cambiava residenza da .Varazze a Siena, a Roma, inseguito, minacciato dai fascisti. Riusciva persino a espatriare clandestinamente, nell'aprile del '24, per parlare al congresso del Partito Socialista a Bruxelles. Da questa libera tribuna egli denunciava all'Europa e al mondo la barbarie che si era abbattuta sull'Italia, le violenze contro le organizzazioni popolari, l'offesa che la stupida pacchianeria dei dominatm;-i faceva ad una •intera nazione civile come l'Italia. Matteotti avv~rtiva, con una intuizione profetica, che la libertà è un bene indivisibile e che un grave pericolo incombeva dall'Italia sull'Europa intera. « Difendete la vostra libertà, salvandola, difenderete quella di tutti». Matteotti tenta anche verso la fine del '23, una analisi più approfondita del fascismo; esce un suo libretto: « Un anno di dominazione fascista». Egli fa un quadro documentato piuttosto ampio della politica del fascismo in tutti i campi della vita nazionale, e documenta i guasti, le illegalità, le contraddizioni del regime; non solo, ma di• mostra che ogni operazione finanziaria o repressiva è sempre rivolta contro gli interessi o le organizzazioni proleta12 B bl·oteca GiF'.lOBianco
rie, mentre favorisce sempre e soltanto certi gruppi industriali e agrari a danno non solo in definitiva degli operai e dei contadini, ma dell'intera nazione. MATTEOTTI PER UNA POLITICA DELL'ANTIFASCISMO Dallo sviluppo del pensiero di Matteotti, che abbiamo cercato di enucleare dalla sua non facile prosa e dai fatti più salienti della sua vita può apparire chiaro che la politica da lui proposta dopo il '22 è una politica dell'antifascismo.1 Il fulcro su cui essa si poggia è la distruzione della dittatura, la riconquista delle libertà statutarie; questa non sarà però una pura rivendicazione di stampo liberale;. sarà invece legata allo sviluppo e al rafforzamento delÌe organizzazioni operaie e contadine, sarà la dimostr:azione che, senza l'apporto di queste forze, l'intero Paese non può raggiungere un livello di civiltà e di progresso degno di se· stesso e dell'Europa. A questo discorso sulla libertà delle organizzazioni di classe si riallaccia la rivalutazione, sempre presente in Matteotti, del retaggio di civiltà che il socialismo italiano aveva costruito dall'inizio del secolo fino alla guerra mondiale. · Anche per questo aspetto del suo pensiero non· si trat-· tava di un casuale puntiglio di fronte. alle esplosioni estremistiche dei rivoluzionari che guardavano a Mosca: era invece la sicura coscienza che la dittatura aveva condotto e vinto una guerra di classe· per cambiare la base, la natura stessa dello Stato, ·allo scopo di distruggere proprio la sostanza degli ordinamenti liberali che avevano P.romesso, pur rimanendo la borghesia al potere, il nascere e lo svilupparsi delle organizzazioni socialiste. Quando queste organizzazioni avevano messo in crisi le basi del dominio di classe; quando la necessità di riversare il costo della guerra sull'intero paese, aveva dimostrato la necessità di eliminare gli unici ostacoli che si opponevano_ a questo operazione, i gmppi più :forti e ·decisi del capitaiismo italiano avevano scatenato la guerra di·da.sse e impiantato la dittaturà. La rinascita dell'orgal'\izzazione di dàsse era dunque. legata alla vittorii:i della- libertà sul• la dittatura, alla liberazione dell'intero paese che subiva.· 13 Biblioteca Gino Bianco
00:m il fascismo ii tnionfo ,e l'ioppressi,om·e dei gruppi più retcivi e pìù parassitari del ica:pita[!ismo itaftiano. Su questi motivi l'unità antifascista cl~ movimento operaio italiano non si realizzò, come puré sarebbe _stato possibile; negli anni cruciali dell'estrema battaglia, cih1re polemiche divisero i tre partiti che si ispiravano aiJ.socialismo, e molte forze andarono disperse, molte aspi.raz.ioni deluse, molte vittime -rimàsero sui margini della lunga strada deila liberazione. i'l dissenso di fondo che divise Matteotti dai _comunisti fu infatti, a parte i tatticismi di cui essi erano maestri e che Matteotti non si stancò di denunziare, centrato sul fine da scegliere per una lotta comune. Matteotti ,poneva ,come scopo principale la restaurazione della libertà statutaria, mentre i comunisti pro,ponevaJ.ilo che .si prodamasse come .scopo principale la riv,oluzione mntro la honghesia. Ora non .si trattava naturalmente di un .contrasto solta,mto fir.a il tatticismo comunista e il m@deratism.0 riformista, ma _piuttosto di um rconçetto che coinvol 1 geva la natura stessa, ;gli scopi, la funzione dei paFtito, .e .coim1<0Jgevaan:che ,UI;laquestione idi .alleanze. Matteotti .intravedeva la possi.bilità .di .ap,p.qggia,r,e anche un governo -di tipo democratico-borghese, ,per stroncar-e J.a dittat1.1,r,a; i comunisti, inv.ece, ,e.ramocon.trari,, .chiusi in un settar-ismo che <Ci.ovev-:a~1ilc-0r.aper aillillÌ tagliarli fuori <la ogni concreta .azione p01itirca. P.er Matteotti, -00m.1eabbiamo ·già detto, la baJta,glia antifascista si leig.av.a -con tutto lo sv.iJ.uppo e gli .interessi più. v&i .Glel.Pa.rtito e del ..Paese, ai -00mumstr importava i.nwece una ..affermaziome eh.e, m queille condi.zion.i, poteva .esser-e soio di ·_prìp.cipi'(l)J;a Jo.tta ,oontro l'ordine b0x:ghese. :Soltanto dopo il 1:934, l'ridea di un fronte unico, con le -sm:enecessarie aU-earu:ie e per ia restaurazione del,la democr,azia, •oommciò a tarsi .stra.da fra i parti,ti proletari .Europei, menitre la d.i.ttab.il.1:a e fa /g\Jlerra oottev.a!lilOnµovameiilte alle porte del.J.'Eur.o;pa.Si reaJizzava allora quelfu. politica dell'antifascismo elilr<9peo Je cui basi e --- le ,cui p:r-emess~ .sono ,conte:mJ,te DeJJe pos.izfom.i e· neLla bat• ta,gJfa po1itica .di Ma,t,te.otu. • _Ccl passare d~ mesi. mentre ift gowerno prepara mna 1€gge eiettGrale che dara automaticamente:ia maggioranza aii Jfa-scisti, si fa 'Strada fo Mattrotti la ~ eh.e .sk1 n.e14 Ribl"ofeca Gino Bianco
cessario fare qualcosa di più: Matteotti era un uomo troppo serio, privo di retorica e di facili pietà per se stesso e per gli altri, e soprattutto disprezzava troppo i fascisti per fare del proprio co.sciente sacrificio un motivo di gloria personale. Egli andrà incontro al suo destino come ad una mèta a cui la strada che aveva imboccato doveva necessariamente portare, sicuro che, come ebbe a dichiarare una volta a Raffaele Rossetti: « Gli italiani sono stati troppe volte ingannati (. ..), oggi essi sono disposti a credere soltanto a chi mostri loro il proprio sangue ►>. Il suo ultimo discorso in Parlamento, pronunciato il 30 maggio del '24, dopo una campagna elettorale condotta sotto il segno delle violenze più brutali e della cancel!lazione di ogni reale personalità giui;idica e politica a danno di intere categorie di çittadini, Matteotti denunzia ancora una volta i fascisti, li accusa per aver degradato il popolo italiano aHa schiavitù più infamante, urla, fra il tumulto e le minacce, il suo ultimo saluto e il suo ultimo appello al popolo italiano al di là. di ogni frontiera di partito, identificando ancora una volta la çausa del socialismo e della libertà con la vita, con la salvezza e ~on l'esistenza stessa deH;Italia. Solenni, anche senza retorica, suonano le sue ultime parole nell'aula d·el Parlamento: « Voi dichiarate ogni giorno di voler ristabiii.re l'autorità dello Stato e deHa legge. Fatelo; se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate queHa che è l'intima essenza, la ragione morale della nazione. Non continuate più oltre a tenerè la nazione divisa in padroni e sudditi, poichè questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. · Se invece la Hbei·tà è data, ci possono essere ei-rori, eccessi' momentanei, ·ma . il popolo italiano. come ogni altro, ha dimostrato, di saperseli correggere da sè ·medesimo. (Interruzioni a destra). Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo_ nel mondo noq sa reggersi da sè e deve essere governato con la fo.rza. Molto danno avevano fatto le dominazioni straniere. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l'opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la li15 ff blioteca Gino Bic-,nco
I bera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendie'arne la dignità domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni». Fare della retorica su Matteotti sarebbe facile e ci si sono provati in molti, ma noi crediamo che il miglior modo di onorare la sua memoria sia quello di studiare e capire la sua vita, il suo pensiero, l'importanza che la sua figura ebbe nello sviluppo del socialismo e della ·storia di tutto il nostro paese. · Queste cose parlano per lui, e la nostra commozìone nel ricordarlo è la stessa commozione che prende noi socialisti di fronte alla storia del partito, alla somma di sacrifici di fede e di coraggio· che rappresentano la nascita e lo sviluppo del socialismo in un paese come il nostro. Sono gli uomini come lui, « eroe tutto prosa», che creano nella storia le cose che contano e che durano, che danno ad un intero Paese la misura di se stesso. Al suo nome fu legata l'estrema battaglia per la libertà che fu combattuta in Italia, prima che il paese fosse buttato in ginocchio di fronte alla dittatura. Nel suo nome si riunirono le opposizioni tutte, giurando che non sarebbero rientrate a Montecitorio se non si fosse fatto luce sul suo assassinio, nel Paese la sua sèomparsa produsse un moto di profonda ribellione, che per lunghi µiesi scosse il fascismo dalle fondamenta, scavando per sempre un solco fra la dittatura e il paese. Nel nome di Matteotti sorsero in Europa iniziative di pace e di solidarietà operaia, nel suo nome le brigate partigiane socialiste combatterono contro i tedeschi e contro i fascisti. Egli rappresenta ancora oggi per noi, al di là di ogni vicenda storica e cli ogni confine ideologico, la dignità e l'onore del popolo italiano che egli difese con il cosciente volontario sacrificio della vita. ,SETI .: Roma R1bloteca Gir:io Bianco
Biblioteca Gino Bianco
Biblioteca Gino Bianco a cura della Sezione Stampa e Propaganda della Direzione del PSI
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