lato nel successivo Congresso tenuto nel gennaio 1921 nella sua Livorno, dove invece, accanto al rinnovato trionfo del massimalismo, si ebbe la costituzione e il distacco della frazione comunista, che da allora formò un partito autonomo. Questa divisione delle forze socialiste, accentuata l'anno dopo con l'espulsione della frazione riformista che si costitui pur essa in partito autonomo (Partito Socialista Unitario), aiutò senza dubbio la vittoria del fascismo, che pochi giorni dopo attuava la marcia su Roma. Emanuele Modigliani, che era entrato con Turati, Treves, Prampolini, Matteotti e tanti altri nel P.S.U., continuò con i~mutato vigore a combattere la deviazibne massimalista e comunista, ma soprattutto a combattere la concezionè e la violenza fascista, e meritò per questo pienamente l'odio dei paladini della dittatura, specialmente dopo che, assassinato Giacomo Matteotti, egli assunse, insieme con altri due compagni, la rappresentanza della vedova che intendeva costituirsi parte civile; e redasse un atto di accusa mirabile per fierezza, chiarezza, intuito della verità. Si può pertanto immaginare come egli divenisse oggetto di minacce, poi anche di violenze, che egli sòpportò con coraggio, confortato anche dalla devota solidarietà della sua Vera, finchè i compagni lo indussero, lo costrinsero anzi a emigrare all'estero, perchè volevano che la sua mirabile fede ed energia fosse serbata alla futura ripresa dell'azione socialista, anche se lontana. Nella tristezza dell'esilio, accresciuta dall'obbligo di astenersi da ogni forma di troppo aperta attività politica, egli cercò di far comprendere ai compagni di Francia e di tutta l'Europa la triste situazione dell'Italia e del Partito Socialista italiano e di assicurare la solidarietà di tutti gli spiriti liberi per la causa della libertà del popolo italiano. Dopo la morte di Turati e di Treves egli apparve la guida più sicura cui si rivolgevano, per consiglio e per conforto, i sempre più numerosi profughi italiani. Ma le 76
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