Diffusa la fama delle sue doti di oratore politico e forense, da più parti i compagni lo chiamarono a tener conferenze e a difendere coloro che l'attività politica mandava dinanzi ai giudici. Oltre che il valore di propagandista e di avvocato, grande fu il suo disinteresse. Era già uno degli oratori più insigni del Partito, appariva una delle menti meglio dotate nel campo della dottrina e in quello dell'azione, ma non pensava, non voleva che questo servisse a soddisfare quell'ambizione che pure è legittima in chi sa di valere e giustamente pensa che il conseguire il meritato premio della sua attività e del suo intrinseco valore può dargli modo di aggiungere nuova efficacia alla propria azione, al servizio dell'idea. Candidature di affermazione, come si diceva, proposte cioè e accettate per aver incentivo a una più intensa propaganda dell'idea, ne ebbe anch'egli in quegli anni, in cui non si voleva trascurare nessuna occasione che desse possibilità di far conoscere in una sfera sempre più larga di pers_onel'esistenza e la nobiltà dell'ideale socialista. Nella divisione che si era generata nel Partito Socialista sin dal 1901, subito dopo la restaurazione della libertà sotto il ministero Zanardelli-Giolitti, egli fu tra i più fervidi a combattere, accanto a Turati e a Treves, per quella sana concezione realistica, che fu chiamata riformista, per un programma cioè di conquiste graduali, tappe successive di una ascensione liberatrice, che non poteva attendersi da una semplice retorica, intransigente, puramente verbale negazione della realtà esistente, a cui si riduceva in sostanza l'atteggiamento di molti.fra coloro che si chiamarono allora rivoluzionari e più tardi massimalisti. In appoggio a questa concezione, che includeva la ferma convinzione che l'ordinamento socialista della società non è il semplice risultato di una evoluzione che si compia nelle cose, ma è una creazione che la volontà degli uomini giorno per giorno attua per un gioco dialettico che 73
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